Anno VI
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Anno VI numero 11/12 - nov/dic 1997 -
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ANTROPOLOGIA
"Humans from the Past"
A Roma il Simposio di Antropologia tra paleontologia umana e
biologia molecolare
Il Simposio internazionale che ha visto (5-6 dicembre) come protagonista
lUniversità di Roma "Tor Vergata"- Dipartimento di Biologia ed il Museo
Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini," ha focalizzato lattenzione sulla
biologia molecolare, la paleoantropologia, la paleonutrizione e le patologie riscontrate
dallo studio osteologico dei più antichi reperti umani finora conosciuti in base agli
scavi e alle scoperte archeologiche. Limportanza dellevento è segnata
ovviamente dallo stato attuale dei risultati raggiunti nella paleobiologia umana, nelle
conoscenze acquisite sulle morfologie fisiche e culturali degli uomini di epoca
pleistocenica ; già una riunione scientifica (20 ottobre) dellIstituto di
Antropologia presso il Dip. di Biologia animale e dellUomo dellUniversità
degli Studi "La Sapienza" con ospiti deccezione quali Svante Pààbo di
Monaco e Juan-Luis Arsuaga di Madrid, aveva riproposto le più recenti opinioni sulle
origini delle divergenze tra Neanderthal e Homo Sapiens Sapiens, alla luce soprattutto
delle ultime ricerche e scoperte sul DNA fossile (nuova conferma dellestraneità del
Neanderthal nella nostra ascendenza, cfr. articolo di Pààbo su "Cell"). Così
anche in un convegno svoltosi al CNR di Roma (24 ottobre) sono state comunicate le
scoperte relative alluomo fossile della Dancalia in Eritrea, area di Buia - Afar,
integrate nel rispettivo contesto sedimentologico, petrografico e ambientale, in base alle
datazioni paleomagnetiche e radiometriche. Si tratta quindi di un periodo particolarmente
felice per i paleontologi e gli antropologi, difatti non solo si susseguono continue e
straordinarie scoperte in breve tempo - Hadar, Kanapoi e Allia Bay (Africa), Atapuerca
(Spagna), Altamura, Ceprano, Ancona (Italia) 1993-97 - ma principalmente gli argomenti
strettamente specialistici escono da un ambito accademico ed investono maggiormente il
grande pubblico come forse mai in passato (salvo scoperte eccezionali) si era verificato.
Le scienze naturali hanno decisamente sostituito ciò che un tempo era compito precipuo
della teologia naturale o della filosofia delluomo dover spiegare. Ma la comparsa ed
il nostro sviluppo sul pianeta nella spiegazione fornita dalla teoria evolutiva (non più
confinata nellambito ristretto delle materie naturalistiche ma estesa ed applicata
allintero scibile) che ha preso il posto del dogma biblico (creazione
delluomo, 4000 a.C.) nonché del presunto "creazionismo ellenico"
attribuito a Platone (Timeo, da cui le "Idealgestalten," essenze immutabili),
nella pretesa di fornire un valido contraltare allidea delluomo creato o
spontaneamente generatosi (Anassimene, Diogene di Apollonia, Senofane, Parmenide) in
virtù dellincompletezza e disomogeneità dei reperti fossili finora rinvenuti nei
continenti, risulta tuttaltro che chiara e ben delineata. Difatti a detta degli
stessi scienziati sono problematici non solo il grado di attendibilità di alcune
datazioni, ma soprattutto la continua revisione dei dati che si ritenevano acquisiti. Dopo
aver rigettato lessenzialismo di matrice platonica, le ipotesi polifiletiche (la
teoria del "candelabro" di S.Coon, 1962) per le origini di homo sapiens a.m. -
di cui a tuttoggi non è stato ancora chiarito né il luogo né il tempo
dorigine - sono oramai esclusivamente le tecniche di ricerca sul mtDNA
(mitocondriale) e i dati fossili della paleoantropologia a fornire spiegazioni
ipoteticamente fra le più attendibili sulla filogenesi dellhomo arcaicus (GOE and
weak GOE hypothesis, ipotesi forte e debole del "Giardino
dellEden"-Wolpoff, Stringer, Andrews; A.R.Rogers, H.C. Harpending). Difatti
nonostante la validità e lalta tecnicità di molti elementi addotti dalle moderne
discipline, siamo sempre di fronte ad ipotesi, teorie e nel migliore dei casi a prove
parzialmente esaurienti che non spiegano, né sistematizzano in un quadro organico le
origini delluomo in forma migliore di quanto poterono le antiche filosofie ;
sia ben chiaro, evitando dietrologie di sorta, oggi le teorie evolutive sulluomo
hanno prodotto né più né meno la stessa impostazione "metafisica,"
"trascendente" * che alla scienza premoderna è stata più volte rinfacciata ed
accreditata a riguardo delle spiegazioni sulle origini. Questo perché oggi nel porsi di
fronte alle varie teorie scientifiche - tutte legate ad una teoria comunquesia
"evolutiva" - non è data lalternativa (cfr. "Archeologia
proibita" di M.Cremo & R.L.Thompson - 1997, o "Dopo Darwin" di
G.Sermonti e R.Fondi-1980) o meglio, nel non necessariamente riconoscersi
nellortodossia evolutiva di fondo si è consequenzialmente estromessi dal dibattito
come "non-scientifici" se non tacciati gratuitamente di creazionismo. Quindi
tale quadretto assai poco edificante dovuto allimporsi di una ben nota superstizione
storicistico-progressistica, frutto di unanalisi con parametri contemporanei su
tutto ciò che moderno non era (soprattutto per quanto riguarda percezione, conoscenza,
spiritualità), ha reso possibile questo dogma evolutivo scaturito dalla considerazione
dei soli aspetti economici, tecnici, materiali, sempre intesi in quella
"dialettica" modernamente intesa. La paleontologia e lantropologia (sia
fisica che culturale) delluomo dovrebbero quindi, oltre allesagerata base
statistica-quantitativa dei meri dati tecnici su cui fondano oggi il 90 % degli studi,
ritornare a contemplare la possibilità di una radicale frattura verificatasi tra quelle
paleociviltà che ancor prima di finire "storiche" furono profondamente
premoderne nello spirito, nellaffermazione super-naturalistica delle facoltà
immaginative, intuitive, e principalmente in una coscienza differenziata se non antitetica
a quella che attualmente si è imposta nei paesi "civilizzati" ed
industrializzati. Se le scienze biologiche ed antropologiche torneranno ad esser scienze
simboliche della natura, sotto un nuovo aspetto le nostre origini potranno esser colte ed
intuite.
Mario Giannitrapani
* i termini metafisica e trascendente sono qui volutamente intesi
nellaccezione genericamente negativa di moda in gran parte della scienza ufficiale.
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