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Anno VI num 11/12 __________________ Pagina 21 - Itinerari culturali


Anno VI numero 11/12 - nov/dic 1997 - pagina 20


STORIA


 

Tattica e strategia nella battaglia del Lago Regillo

Dove si decisero le sorti del Lazio antico

 

Avere individuata l’esatta ubicazione del lago Regillo nel cratere di Prataporci ed il teatro della omonima battaglia del 496 a. C. nella zona a monte e a est di esso, ci permette di esaminare tutto il territorio che a suo tempo fu interessato dal combattimento e di raccogliere informazioni e suggerimenti utili alla migliore interpretazione delle ricostruzioni storiche scritte, diversi secoli dopo la battaglia, da Dionisio e da Tito Livio piuttosto scarse e frammentarie e più simili a racconti epici che a crude e obbiettive cronache militari.

Pertanto ci proponiamo di ricostruire a nostra volta la battaglia del Regillo nei suoi aspetti tattici e strategici più importanti e meno conosciuti ma non al fine di cambiare un’antica e gloriosa pagina di storia bensì per completare il racconto dei Classici dandone una versione più organica e realistica. Trascureremo volutamente i miti e i fatti d’arme eroici e personali dei protagonisti perché niente avremmo da aggiungere a quanto già detto dagli Autori romani, ricostruendo invece gli avvenimenti solo con le notizie storiche sicure pervenuteci integrandole con i suggerimenti raccolti sul terreno ed elaborando il tutto con un pizzico di fantasia e logica razionale. Per renderne più facile la comprensione utilizzeremo i toponimi odierni che naturalmente erano diversi o addirittura inesistenti nell’epoca antica.

Premesso quanto sopra esaminiamo ora le varie fasi della guerra latino-romana culminata nella decisiva battaglia del Lago Regillo.

 

1) Preparazione dei Latini

Sollecitata da Tarquinio il Superbo che anelava alla riconquista del trono in Roma e organizzata da Ottavio Mamilio (dittatore di Tuscolo e genero di Tarquinio). Nell’anno 498 a.C. si formò una potente alleanza detta Lega Latina che riuniva trenta popoli del Vetus Latium allo scopo di battere una volta per tutte la supremazia militare ed economica romana mal vista e mal sopportata. Secondo il disegno iniziale gli alleati latini dovevano preparare singolarmente e con la massima riservatezza le loro forze armate e alla data prestabilita farle confluire, alla spicciolata, nel luogo di concentramento previsto nella zona forestale a est e nord-est di Tuscolo dove avrebbero atteso il momento giusto per balzare di sorpresa su Roma. Nell’anno successivo 497 a.C. i Latini conquistarono, con un deciso colpo di mano, la fortezza romana di Corbium (Rocca Priora) per eliminare una spina nel cuore del loro dispositivo e rendere più facile il concentramento delle loro forze; infine nell’anno 496 a.C. secondo i patti concordati le schiere latine cominciarono ad affluire nella zona convenuta mettendosi agli ordini del prode condottiero tuscolano Ottavio Mamilio. A queste truppe si unì pure una consistente formazione di fuoriusciti romani di fede monarchica comandata direttamente dal vecchio re Tarquinio e da suo figlio Lucio Tarquinio.

2) Preparazione dei Romani

Roma, però, non si fece cogliere di sorpresa e appena venuta a conoscenza dell’alleanza nemica potenziò i propri servizi di informazione e iniziò la preparazione militare. Il partito repubblicano, con meticolosità, organizzò la leva assegnando tutti gli uomini validi alle rispettive centurie e preparando contemporaneamente i quadri militari e le armi; il comando supremo fu affidato al dittatore Aulo Postumio. Mentre l’esercito si andava organizzando i futuri soldati si addestravano alle armi restando tuttavia alle loro dimore; dovevano, comunque, essere sempre pronti a raggiungere rapidamente i reparti di appartenenza.

Il grande sforzo bellico mise Roma in condizioni di allestire una forte armata composta da 24.000 fanti e 3.000 cavalieri, molto inferiore tuttavia all’armata latina che assommava a 40.000 fanti e 3.000 cavalieri. Simili ed equivalenti erano le armi offensive e difensive degli opposti contingenti. Quando giunsero a Roma notizie sui primi arrivi degli armati latini nella zona montana di Tuscolo, venne mobilitata subito una metà dell’esercito che si acquartierò nell’agro romano non lontano dai Colli Albani in prossimità della via Latina da dove si attendeva il probabile attacco; da questa posizione Aulo Postumio incominciò a tener d’occhio, da vicino, ogni mossa del nemico: l’altra metà dell’ armata rimase a Roma in preallarme.

 

3) I Latini escono allo scoperto

Dalle alture di Tuscolo i Latini videro l’esercito romano, posizionato nell’agro sottostante e compresero che ormai era fallito il loro disegno iniziale di sorprendere Roma e allora formularono una nuova strategia.

Dopo aver valutata la ridotta consistenza numerica del contingente romano schierato, decisero di attaccarlo al più presto e di annientarlo accerchiando l’accampamento con le loro forze preponderanti. Venne perciò impartito l'ordine alle varie formazioni armate di abbandonare le posizioni montane e di uscire allo scoperto disponendosi in formazione di battaglia sul monte Doddo (posto in posizione intermedia e più bassa rispetto a Tuscolo e a Corbium) ed ai piedi di esso lungo il sentiero pedemontano: appena terminato il dispiegamento sarebbero piombati sul nemico.

 

4) Contromossa dei Romani

L’attento comando romano recepì subito il significato dei movimenti latini ossia che l’attacco principale ormai prossimo non sarebbe venuto dalla via Latina bensì dal sentiero pedemontano a nord di Tuscolo e immediatamente inviò a Roma il segnale di mobilitazione generale per il resto dell'armata con l’ordine perentorio di raggiungere la zona di operazione entro due giorni. Ai Romani appariva evidente che in campo aperto non vi sarebbero state speranze di resistere; occorreva perciò sostenere l’urto nemico su un fronte ristretto e limitato che non consentisse ai Latini di sfruttare interamente la loro superiorità numerica. I1 terreno più favorevole venne individuato nella zona a monte del lago Regillo attraversata dal sentiero pedemontano che sicuramente avrebbero percorso i Latini. Così nella notte seguente con una marcia silenziosa di alcune ore la fanteria romana avanzò verso est in territorio tuscolano raggiungendo lo nuova posizione che distava circa un miglio dallo schieramento latino e occupando nello stesso tempo anche la sovrastante altura di Monte Porzio, fortezza naturale, per proteggere il proprio fianco destro. Il grosso della cavalleria romana rimase invece nel precedente accampamento con funzione di retroguardia per garantire le spalle da eventuali attacchi a sorpresa e con l’ordine di tenersi pronto a qualsiasi evenienza.

I Romani iniziarono subito a fortificare la nuova linea di schieramento e anche l’altura di Monte Porzio dove vennero dislocati osservatori che dovevano scrutare continuamente il territorio dal Monte Doddo al Regillo fino alla pianura romana per prevenire eventuali movimenti nemici. Il giorno seguente sopraggiunse da Roma l’altra metà dell’esercito condotta dal console Virginio che si congiunse ai reparti già schierati facendo del Colle Pisano la propria base fortificata. Sul fronte del Regillo, lungo non più di duemila metri e limitato a valle dal lago stesso e a monte dall’altura precedentemente conquistata, i Romani attesero l’urto nemico ritenuto imminente.

 

5) I Latini ritardano l’attacco

Mentre stavano completando il loro dispiegamento i Latini restarono sorpresi dall’avanzata quasi temeraria dei Romani e anche molto perplessi quando videro in seguito raddoppiare le forze nemiche con l’arrivo del console Virginio. Compresero che la situazione si era fatta assai più difficile e che ancora una volta il loro disegno era stato prevenuto. Decisero perciò di prendere tempo e si riunirono a consiglio per studiare ancora una volta una nuova linea strategica. Emersero tre opinioni principali: la prima consigliava di attaccare subito, prima che i Romani completassero le fortificazioni, sfondare il fronte e dilagare nella pianura in direzione di Roma; la seconda proponeva di dividere l’esercito in due parti e mentre la prima avrebbe fronteggiato e bloccato il nemico sulla sua posizione l’altra avrebbe dovuto risalire il monte Tuscolo e scendendo dalla via Latina puntare su Roma rimasta quasi indifesa. La terza opinione che prevalse e venne adottata, consigliava infine di attendere gli imminenti e grossi rinforzi promessi da alcuni popoli alleati che avrebbero resa ancor più schiacciante la potenza militare della Lega. ............la fine al prossimo numero

Pietro Frangini