ATTUALITA' E CULTURA
La critica semiologica in Italia
Levoluzione di una disciplina umanistica
Nellambito degli insegnamenti di Letteratura italiana della Facoltà di Lettere e
Filosofia dellUniversità degli Studi di Roma Tor Vergata, il 3 e il 4
aprile, la Sala delle conferenze della Romanina ha ospitato un Convegno, intitolato
Letteratura, semiotica e didattica. Lobiettivo principale di queste due giornate di
lavori è stato fare il punto sul rapporto tra semiotica e letteratura, riferendosi
principalmente al momento della comunicazione didattica. I relatori hanno delineato i
contorni storici di questa disciplina, le prospettive attuali della critica italiana e
della narratologia francese.
La critica a base semiotica ha avuto il suo ingresso in Italia dalla fine del regime
fascista e dallattenuazione del predominio crociano nella filosofia e nella
letteratura. Successivamente allattività di traduzione e allelaborazione
originale delle idee arrivate dallestero, si sono formate due correnti
allinizio contrapposte, una insistente sulla critica verbale laltra sulle
inter-relazioni letteratura-società. Ad esse sono seguite la critica strutturalistica di
Barthes e di Lévi-Strauss, quella strutturalistica-semiologica della scuola di Praga e di
Jakobson, la riscoperta del formalismo russo e della narratologia di Propp (subito ripresa
e trasformata da Torodov e Bremond), gli stimoli di Lotman e della scuola di Tartu e la
rivalutazione di Bachtin.
Le tradizioni di studio da tempo attive in Italia, quali la linguistica storica, la
filologia romanza, la storia della lingua italiana legate ai nomi di Benvenuto
Terracini, Giacomo Devoto e Gianfranco Contini (che avevano assimilato le teorie di
Humboldt, Ascoli, Saussure, Jakobson, Bally, Spitzer) , hanno consentito
lelaborazione teorica delle nuove metodologie. Ne sono derivati i primi esempi di
critica strutturalistica, semiologica e formalista (Avalle, Rosiello, Segre), che hanno
dimostrato lautonomia con cui tale operazione sia avvenuta.
Il riconoscimento delle nuove metodologie ha avuto la sua consacrazione in Italia con
la creazione di riviste quali Strumenti critici (1966), Lingua e
stile (1967) e con la fondazione nel 1970 dellAssociazione Italiana di studi
semiotici, cui si è affiancato il Centro Internazionale di Semiotica e Linguistica di
Urbino.
Uno dei principi fondamentali comuni ai semiologi italiani è lattenzione alla
storia. Ogni procedimento ha pertanto una sua storicità e la lingua può essere
interpretata solo dopo aver tenuto conto dei suoi sviluppi, delle sue stratificazioni, dei
suoi registri, dei rapporti con le altre lingue e dialetti. Anche lanalisi
narratologica e lo studio dellintertestualità hanno avuto sviluppi storiografici:
la prima nel confronto tra le strutture narrative comparate dei testi e delle loro fonti,
laltra rinnovando limpostazione dei raffronti. A ciò è legato
linteresse per il testo, considerato un prodotto linguistico a più dimensioni, nel
quale vengono sintetizzate tendenze culturali e punti di vista, tradizioni e innovazioni
culturali e via dicendo. Il discorso relativo allo studio della genesi del testo, che in
passato si fermava alla critica delle varianti, appare ampliato se si considera che le
nuove metodologie hanno introdotto il confronto fra redazioni multiple, e tra microtesti
uniti a formare un macrotesto, nei rapporti con le redazioni precedenti. Il testo risulta
inoltre inserito in uno schema comunicativo, tale che il rapporto
emittente-testo-destinatario conferisca rilievo allautore, che ha formulato il testo
e garantisce la sua potenzialità significativa, e al destinatario, che lo interpreta con
inevitabili distorsioni, che egli tende chiaramente a limitare.
Cesare Segre, in un articolo intitolato La critica semiologica in Italia e pubblicato
da LImmaginazione di Lecce, nellagosto/settembre 1995, pone in
evidenza la questione circa la crisi che investe oggi la critica semiologica, una crisi
che può essere estesa a tutta la critica. Sono necessarie nuove idee, nuovi stimoli che
incoraggino una dottrina che ha già ricevuto numerose aperture verso la letteratura,
investendo tutti i campi classici del lavoro letterario, dalla linguistica alle differenti
pratiche della critica letteraria. La speranza è che i nuovi germi emersi anche da questo
Convegno non si esauriscano, come non si consumi il prestigio della letteratura, che
appare sempre più in calo tra le molte e rumorose offerte del mondo attuale.
Francesca Vannucchi
La città di Roma celebra Giacomo Leopardi
Un fiorire di manifestazioni nel bicentenario della sua nascita
In occasione del secondo centenario della nascita di uno dei più grandi scrittori
italiani, Giacomo Leopardi, molteplici sono state le manifestazioni promosse
dallAssessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, su proposta e in
stretta collaborazione con il Dipartimento di Italianistica e Spettacolo
dellUniversità di Roma La Sapienza. Articolato dallo scorso gennaio
fino a giugno, il calendario è apparso ricco di eventi e il favore del pubblico ha
dimostrato il successo di questa proposta culturale. I principali temi della poesia e
della prosa dello scrittore di Recanati sono stati oggetto di discussioni in una serie di
conferenze tenutesi presso la Facoltà di Lettere de La Sapienza, che hanno
visto lintervento dei più insigni studiosi leopardisti italiani. Lultima di
questo ciclo si è tenuta il 30 aprile scorso. La Biblioteca Universitaria Alessandrina ha
invece allestito la mostra bibliografica dellimportante Fondo leopardiano, curata
dal conservatore bibliotecario Gianni Rita. In seno a questo progetto è stato presentato
il Catalogo del Fondo, elaborato dagli studiosi del Dipartimento di Italianistica e da un
gruppo di bibliotecari dellAlessandrina. Inoltre, è stato illustrato il contributo
che negli ultimi anni alcuni ricercatori, operanti presso biblioteche e archivi italiani,
hanno offerto agli studi leopardiani. Anche il Museo Napoleonico dal mese di maggio ha
ospitato una mostra monografica, organizzata da Luigi Trenti, con la collaborazione di un
gruppo di studiosi e di Maria Elisa Tittoni, direttrice del Museo. Oggetto di questa
rassegna è stata lesperienza romana del poeta, insieme alle edizioni delle sue
opere pubblicate in questa città, con riferimenti a quei personaggi e ai fermenti
culturali attivi allepoca del suo soggiorno nella Capitale. Su questa linea di
valorizzazione e divulgazione dellopera artistica leopardiana, la compositrice
Giovanna Marini, in collaborazione con la Scuola popolare di musica di Testaccio di Roma,
ha portato in scena, al Teatro Argentina, il Coro dei morti,
lUltimo canto di Saffo e il Canto notturno di un pastore errante
dellAsia, musicati per loccasione. Presso i giardini dellAccademia
di Francia a Roma, a Villa Medici, il 29 e 30 maggio, Carmelo Bene ha eseguito letture di
canti ed altri testi leopardiani su musiche del maestro Cesare Luporini. Anche Luca
Ronconi ha apportato il suo contributo a questo progetto: al Teatro di Roma, infatti, ha
organizzato un laboratorio dedicato alle Operette Morali, che concluderà la
sua attività nel mese di giugno con uno spettacolo al Teatro dellAngelo.
Il 4 maggio, nella sala della Promoteca in Campidoglio, un gruppo di poeti italiani e
stranieri si è espresso intorno allopera leopardiana, offrendo altresì al pubblico
letture e dichiarazioni di poetica. La medesima Sala, lAula I del Dipartimento di
Fisica Guglielmo Marconi dellUniversità La Sapienza e la
Sala conferenze dellAccademia dei Lincei, il 14-15-16 maggio, hanno ospitato un
Convegno, intitolato Leopardi e il pensiero scientifico, curato da Giorgio Stabile, che ha
visto lalternarsi di illustri relatori, da Giuliano Toraldo di Francia, che ha
aperto i lavori, al poeta Mario Luzi, che ha segnato con il suo intervento latto
conclusivo delle tre giornate.
Francesca Vannucchi
Latelier di Canova aperto al pubblico
LAssociazione Città Nascosta e quella di Via del Babuino hanno
promosso per due domeniche di maggio, il 10 e il 17, gratuitamente, unoriginale
iniziativa che ha portato alla scoperta di una delle tante perle ancora nascoste a Roma.
Dalla fontana di via del Babuino, dalle ore 10 alle ore 14, ogni venti minuti, si sono
succedute passeggiate guidate, che hanno avuto il loro culmine con la visita di un antico
atelier, riaperto al pubblico dopo oltre cento anni. In questo studio hanno lavorato prima
Antonio Canova, allinizio del suo soggiorno romano, e successivamente quattro
generazioni di artisti romani, i Tadolini, che hanno coperto un arco temporale che va dai
primi anni dellOttocento agli anni Sessanta del Novecento (Adamo, allievo di
Canova,
il figlio Scipione, il nipote Giulio ed il pronipote Enrico). Per loccasione i
negozi della strada sono rimasti aperti e il pubblico ha inoltre goduto, durante il
percorso, delle suggestioni di un appropriato accompagnamento musicale. Il museo ha
esposto una serie di curiosità come le antiche vasche che contenevano il gesso utilizzato
per modellare i bozzetti, oppure gli strumenti per la lavorazione delle sculture; ritratti
di Papi, di Re, di Capi di Stato; particolari anatomici, oggetti insoliti e animali, tutti
esibiti come in un vero studio di artista. Le sale dellatelier hanno permesso ai
visitatori di calarsi in unatmosfera ormai passata, ricca di quegli irresistibili
incanti che larte continua a donare alluomo con assoluta generosità.
Per avere informazioni riguardo le molteplici iniziative promosse
dallAssociazione Città Nascosta telefonare al numero 3218987.
Francesca Vannucchi