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frascati

8 settembre di 55 anni fa

I primi di settembre, ogni giorno, per più giorni, bianchi cerchi, enormi nel cielo azzurro, come lugubri spirali avvolsero la città impaurita. Non capimmo il tristo e oscuro presagio.
L'otto settembre a mezzogiorno la sirena suonò più volte, più insistente che mai; taglienti lamenti ci richiamarono alla realtà, allarmato l'appello del si salvi chi può. Il sordo rumore dei quatrimotori cominciò a distinguersi tra la confusione dei fuggitivi. Corro al ricovero di via Mentana mentre sento i primi spari della contraerea, e il rombo dei biombardieri si fa distinto e vicino; vengono da sud, a squadriglie successive. Poi i primi boati, scoppi tremendi fanno tremare e oscillare le pareti della grotta.
Grida di terrore, gemiti di paura. La gente accalcata nei cunicoli, raccolta in preghiera, invoca la salvezza. Entrano i primi feriti, aiutati dai pompieri, teste fasciate, arti spezzati; i primi morti, tanto sangue.
Per il corridoio centrale, colmo di gente atterrita, porto aiuto, faccio quello che posso, correndo disperato in cerca dei miei cari. Poi lo scoppio tremendo, tutto precipita in basso. Sono scareventato contro una parete, tramortito, perdo i sensi, è la fine. Raccomando l'anima a Dio; ed è il buio totale.
La morte ricopre l'umanità atterrita, è il silenzio della fine.
Quanto tempo passa non so. Poi le invocazioni di aiuto di due ragazzi sepolti mi richiamano alla vita.
Sono pieno di fango e di sangue, ma vivo grazie a Dio. Aiuto i ragazzi, sono vivi e sani.
Intorno a me tanti morti, i pianti disperati, invocazioni a non finire.
Si aiuta, si scava, tutti fratelli allora. Poi piano piano si dirada la polvere, e il fumo si fa meno acre; un raggio di sole filtra dal cielo a squarciare il buio della morte. Un baratro enorme è aperto su piazza Roma. Manie piedi mi arrampico disperato in cerca d'aria, non respiro, sono coperto di sangue di fango. Sull'orlo del cratere sento due voci, Don Biavati, il mio professore di lettere, e Pietro Giorgi, mio carissimo amico: "Chi sei"? mi domandano, "Sono Florido Bocci e sono vivo".
Florido Bocci