DOVE VIVIAMO?
Viaggio all'Inferno
La vita della Laguna è in grave pericolo
Benvenuti allInferno. Alte torri nascoste nella nebbia sputano
lingue di fuoco e neri fumi che offuscano la vista. Più in basso deformi rialzi dai
colori innaturali si gettano in mare, in unacqua
che ribolle ed effonde aspri odori.
No, non siamo allInferno, ma vi siamo molto vicini. Il gommone di Greenpeace
sfreccia veloce sullacqua della Laguna Veneziana. Mentre i turisti attoniti si
reggono saldamente alle funi, ci avviamo sulla strada del ritorno. Anche questo viaggio
nellincubo di Porto Marghera è finito. Novelli Caronte, noi del Gruppo dei Castelli
Romani, come altri volontari di Greenpeace, ci siamo prestati a condurre e a guidare i
visitatori della città lagunare in un breve ma intenso viaggio dal paradiso di Venezia
allinferno, il Petrolchimico della laguna. Breve: sono solo 3 chilometri di acqua a
separare la poesia di Piazza San Marco dalle atmosfere irreali del polo industriale.
Intenso: perché per molti sarà un viaggio da ricordare, forse più delle passeggiate tra
cale e canali.
È lestate alternativa di Greenpace, lennesima tappa della guerra contro chi
vuole mettere a rischio una delle città più belle del mondo, di chi vuole continuare ad
avvelenare gli abitanti delle laguna, a uccidere gli operai del Petrolchimico, di chi
tenta di insabbiare le proprie malefatte dietro rassicuranti comunicati stampa e una
sterile campagna promozionale. Da anni ormai indagini, ricerche e studi effettuati da
organizzazioni ambientaliste, dallIstituto Superiore di Sanità, da magistrati e da
università di tutto il mondo hanno provato lo stato agonizzante della Laguna Veneta.
Laria, lacqua e la terra sono costantemente, da troppo tempo, oggetto di ogni
tipo di inquinamento: si chiama inquinamento ubiquitario, è ovunque e non si può fare
nulla per evitarlo. Causa di tutto è il tristemente famoso Petrolchimico. Il gommone di
Greenpeace passa velocemente in rassegna le principali «attrazioni»: la raffineria
dellAgip, i fanghi colorati del Canale industriale Ovest, gli scarichi SM3 ed SM15.
La vita della Laguna è in grave pericolo. A partire dagli anelli più bassi della catena
alimentare sino a quelli più alti, uomo compreso: si vive ormai in una situazione di
quotidiana emergenza.
Delle dodici sostanze ritenute più inquinanti per lambiente da una commissione
inter-governativa nel 1995, ben 5 sono presenti nella Laguna. Tra queste una delle più
pericolose è la diossina: lassunzione di dosi elevate di diossina ha sulluomo
effetti cancerogeni, può alterare lappartato endocrino, riproduttivo, immunitario,
può causare ritardi e riduzione nella crescita e aborti. Tracce più che significative di
diossina sono state rilevate in tutta la zona del Petrolchimico: addirittura nei pressi
dello stabilimento Enichem la concentrazione di questo inquinante supera dalle 30 alle 300
volte il limite di sicurezza posto dalla Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale.
La diossina è originata dai processi di clorazione dei composti del cloro, come il CVM:
e, guarda caso, proprio la Evc, joint venture tra Enichem e Ici, produce in laguna questo
composto. Presenza di diossina è stata perfino rilevata da uno studio condotto da
Greenpeace nelle vongole prelevate a Porto Marghera. Addirittura nella zona adibita alla
raccolta dei sedimenti del polo industriale (denominata PM1) si è arrivati a una
concentrazione tale che, secondo le leggi vigenti negli Stati Uniti, una dose di vongole
provenienti da quellarea superiore a 0,1 g comporterebbe gravi rischi per la salute;
stessa cosa per una dose di 1,4 g nella zona di Chioggia. Il pericolo che sulle tavole dei
ristoranti veneziani finiscano vongole inquinate da diossina è reale: Chioggia infatti è
un importante centro di molluschicoltura e il PM1, nonostante sia stato dichiarato zona
chiusa, è sempre stato oggetto di raccolta illegale di vongole che vengono poi rivendute
a prezzi stracciati ai ristoratori veneziani.
La laguna è colpita anche da inquinamento dovuto a metalli pesanti. Il più presente e
pericoloso è il mercurio, la cui presenza in elevate percentuali è da addursi alle celle
elettrolitiche usate nelle industrie del cloro, e il cui uso dovrebbe per legge essere
stato ormai abolito. Nonostante questo la concentrazione del metallo nei sedimenti vicini
al collettore SM15 (dove vengono raccolti gli scarichi di Enichem, Evc, Società Ambiente
ed Edison) supera di 50 volte la soglia di rischio, raggiungendo il livello di Minamata,
zona in cui la presenza di mercurio fu fatale per parte della popolazione. Il mercurio
metallico è ancor più pericoloso se si pensa che una volta venuto a contatto con
lacqua lagunare si trasforma in mercurio organico, divenendo biologicamente
disponibile, ed entrando così nei tessuti degli organismi marini (nelle vongole la sua
concentrazione supera in alcune zone del 60% i limiti di legge). Ultimo anello, come per
la diossina, luomo. Il mercurio ha portato a un cambiamento della fauna lagunare, e
nelluomo tra le altre cose causa alterazioni del sistema immunodifensivo.
Terminiamo la nostra carrellata di veleni ricordando tra gli altri i livelli elevati di
HCB (pesticida a base di cloro, la cui alta concentrazione è cancerogena e causa
disfunzioni di ogni tipo) e di PCB (derivato del cloro che si lega facilmente alle materie
grasse e quindi agli organismi viventi, uomo compreso, causando alterazioni neurologiche).
Lo stato della laguna è, come abbiamo visto, grave, e i rischi connessi alla presenza di
inquinanti in aria, in acqua e negli alimenti richiede un intervento deciso.
Lindustria del cloro di Porto Marghera invece continua a prosperare, nonostante i
frequentissimi incidenti agli stabilimenti che causano il rilascio di sostanze venefiche,
e nonostante i ripetuti interventi della magistratura. Da parte sua il Governo ed il
Ministero dellAmbiente fanno poco, se non emanare decreti che di fatto non
migliorano la situazione, andando a tutto vantaggio delle aziende del Petrolchimico. Prova
ne sono gli oltre 6.000 miliardi stanziati a favore della «difesa del degrado» e
dellistituzione di un Magistrato dellAcqua, che sono stati gettati al vento:
non è stato fatto nulla per il degrado e il magistrato non ha in realtà alcun potere.
Anche i sindacati badano più alla contingenza e al mantenimento di buoni rapporti con i
vertici delle aziende, piuttosto che alla difesa della salute dei lavoratori (ne sono
morti tanti a causa di incidenti o del costante contatto con i veleni delle fabbriche) e a
una programmazione seria di riconversione di unindustria, quella del cloro,
destinata secondo numerose indagini (confermate dagli stessi produttori di cloro) a un
trend sempre più negativo, il che significa cassa integrazione e perdita per molti operai
del proprio posto di lavoro.
Ogni anno la Laguna veneta è invasa da 100.000 tonnellate di inquinanti e da 700
tonnellate di composti cancerogeni, tutti provenienti dal Polo industriale di Porto
Marghera: chi ha lavorato o lavora nelle industrie continua a morire, gli incidenti si
ripetono, lecosistema lagunare è ormai snaturato e gli effetti
dellinquinamento colpiscono in diversi modi abitanti e turisti veneziani. E non si
sta facendo nulla. Greenpeace propone una seria e graduale riconversione del Polo
Industriale verso tecnologie pulite, che risolvano i problemi ambientali e che
garantiscano un futuro occupazionale. È necessario quindi ritrovarsi tutti intorno a un
tavolo: industrie, Comune, Governo e associazioni ambientaliste. Un appello, questo,
caduto sinora nel vuoto. Noi intanto continueremo a dirigere i nostri gommoni verso
lInferno, verso quelle lingue di fuoco e quei rialzi dai colori innaturali che,
piano piano, stanno uccidendo Venezia.
Per informazioni, e-mail: castelli.romani@greenpeace.it
Sito Web: http://www.greenpeace.it/local/castelli.romani
Marco Pennacchiotti
(Greenpeace GdA Castelli Romani)
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