LETTERATURA
Arthur Schnitzler e linsostenibile
leggerezza dellimmaginazione
«Non si può ipotecare il futuro.»
Arthur Schnitzler
Doppio sogno
Adelphi, Milano 1999, lire 12.000
di NICOLA DUGO
Traumnovelle di
Arthur Schnitzler, ovvero Doppio sogno, è un romanzo in bilico fra il sogno e la
realtà, nellavventura immaginativa del protagonista, il medico trentacinquenne
Fridolin, sospinto verso situazioni nuove, e sempre insondate fino in fondo, da un
impellente desiderio di riscattarsi. A partire dalle «due maschere in domino rosso» incontrate
la sera prima a una festa, il protagonista recupera nella memoria la «ragazza
giovanissima» della spiaggia in Danimarca, già annunciando il carattere più
simbolico che reale che lo porterà a una rassegna di incontri amorosi con la figlia di un
paziente, Marianne, «seduta ai piedi del letto» del padre appena deceduto, con la
«passeggiatrice» Mizzi, con la «pazza» Pierrette, con la donna
mascherata che si sarebbe «sacrificata» per lui in una segreta villa libertina.
Sono per lo più, lo si noti, figure giovani: la bagnante pare al protagonista «giovanissima,
forse quindicenne», Mizzi è «una creatura graziosa, ancora molto giovane,
pallidissima, le labbra tinte di rossetto» e ha «diciassette» anni,
Pierrette è una «ragazza graziosa e giovanissima, quasi una bambina», Marianne «tre
o quattro anni fa, aveva ventitré anni», mentre la donna mascherata resta
anonimamente senza volto e senza età, «ombra fra le ombre», simile «a una
diciottenne come a una trentottenne».
Questo riferimento alle età delle ragazze è puntiglioso e assillante nella mente del
protagonista; e ben si comprende la causa se si tiene conto che la crisi coniugale che lo
induce a ricercare avventure sorge da un episodio rivelatogli dalla moglie Albertine, la
quale non ha più di ventotto anni, più verosimilmente ventiquattro o venticinque: «Non
riesco a capire disse Fridolin. Avevi appena diciassette anni quando ci
fidanzammo. Sedici passati, Fridolin. Eppure
lo guardò
francamente negli occhi non dipese da me se divenni tua moglie ancora vergine.
Albertine
Ed ella raccontò: Fu nel Wörthersee, poco prima del
nostro fidanzamento, Fridolin; una splendida sera destate un bellissimo giovane si
fermò davanti alla mia finestra che guardava sullampia distesa del prato, ci
mettemmo a parlare e durante quella conversazione pensai: che ragazzo simpatico e
affascinante, se dicesse ora una sola parola, quella giusta naturalmente
,
stanotte potrebbe avere da me tutto quel che vuole.
Ma lincantevole
giovane non pronunciò quella parola; mi baciò solo delicatamente la mano, e il
mattino successivo mi chiese se volevo diventare sua moglie. E io dissi di sì.»
È a questo punto che Fridolin esterna la propria gelosia, senza badare che quel giovane
era lui. Egli associa la figura del «signore con la borsa da viaggio gialla sulla
scala dellalbergo in Danimarca», che lestate precedente aveva invaghito
la moglie, con quella di se stesso ventenne: in entrambi i casi la moglie è stata
attratta con un semplice sguardo da «un giovane», senza alcun contenuto intimo
del guardato. Pensare che un giovane possa invaghire la propria moglie non è uno dei
pensieri più felici di chi si ritiene fuori da quellarco detà; pensare che
il solo aspetto esteriore possa esercitare un forte ascendente sulla moglie non è un
pensiero gradito per chi le dimostra quotidianamente la propria intimità e vicinanza;
scoprire, a anni di distanza, dei meccanismi mentali della moglie mette in discussione
lintimità e lascendente di due vite insieme. La domanda che Fridolin pone
alla moglie è allora: «E se quella sera ci fosse stato per caso un altro
davanti alla tua finestra e gli fosse venuta in mente la parola giusta, per
esempio
pensò a quale nome dovesse dire.»
Quel «pensò a quale nome dovesse dire» rivela come ciò che non sapeva continua a non
saperlo. Egli è quel giovane che non sapeva la parola magica che gli avrebbe permesso di
possedere Albertine prima del matrimonio: non la sapeva allora e non la sa neppure ora a
distanza di anni. Quella parola è rimasta per tutto quel tempo nella mente della moglie
senza che lui ne venisse a conoscenza. In quella battuta del narratore si avverte subito
una differenza di contenuto fra sé e la moglie. Questo è solo uno degli indizi che
rivelano la separazione comunicativa fra sé e la moglie. La scena iniziale del romanzo lo
rende ancora più significativo, perché i due personaggi sono rimasti soli proprio per
comunicarsi lun laltra le proprie fantasie amorose suscitate dal ballo in
maschera della sera prima, con la speranza che una «sincera confessione riuscisse a
liberarli da una tensione e da una diffidenza che cominciavano a diventare poco a poco
insopportabili.» Ma dalla conversazione risulta che ognuno ha come vissuto
separatamente quei momenti. Una volta rivelati essi mettono in crisi le sicurezze del
protagonista. E siccome la sicurezza di sé è uno dei valori cui poggia lamor
proprio di Fridolin, egli sente la necessità di riscattarsi dalla delusione suscitata
dalle parole di Albertine.
La narrazione diventa allora un supporto del pensiero del protagonista, con un narratore
che non è equidistante dai personaggi e non è neppure onniscente (per usare una
terminologia critica). Infatti sbaglia, dicendo, per esempio, che Mizzi è «una
creatura graziosa, ancora molto giovane, pallidissima, le labbra tinte di rossetto»,
per contraddirsi successivamente: «Fridolin si accorse che le sue labbra non erano per
nulla truccate, ma colorite di un rosso naturale e le fece un complimento. Perché
dovrei truccarmi domandò. Quanti anni credi che abbia?
Venti? tirò a indovinare Fridolin. Diciassette rispose, si
sedette sulle sue ginocchia e gli cinse la nuca con il braccio come una bambina.»
Se si osserva con attenzione, si nota che tutti quei personaggi femminili che esercitano
un ascendente sensuale sul protagonista sono in qualche misura delle figure fragili,
bisognose di protezione. Fridolin vuole essere leroe che le salva dalla malattia
(Marianne è «dimagrita negli ultimi tempi» e ha l«Acipite,
probabilmente»; Mizzi potrebbe avere una malattia venerea; Pierrette è una demente)
e da un futuro incerto (Marianne è unorfana che non ama il fidanzato; Mizzi è una
prostituta; Pierrette sembra venga anchessa prostituita in casa; la donna mascherata
deve subire una tremenda punizione forse mortale per averlo affrancato). Tutto avviene
nella mente di Fridolin, non in una oggettività della narrazione, al punto che Fridolin
si trova nella condizione di chi è pervaso da sensazioni che non gli danno modo di
ragionare con lucidità. Il percorso interiore del pensiero si fa allora una sorta di
giallo in cui tutto è da verificare allesterno, e che, una volta verificato
parzialmente, assume connotazioni ancora più inquietanti, al punto che il peggio assume
quasi uno statuto di realtà.
Tutte quelle figure femminili che servono a compensare la perdita immaginata della moglie
diventano oggetto di un desiderio ulteriore, di rivalsa sociale, di controllo della
realtà circostante e del futuro. Ecco che Schnitzler impiega allora situazioni
poliziesche, da detective story. La sua attenzione alla psicologia del protagonista
(e non dei personaggi), fa sì che il lettore veda la vicenda dal suo interno, senza però
limpiego del flusso di coscienza o di altri meccanismi di descrizione e dilatazione
del pensiero resi celebri da Proust, Woolf e Joyce. Il suo romanzo psicologico si fa
critica della detective story, nella misura in cui il protagonista avverte sulla
propria pelle il brivido dellinvestigazione. Tale brivido, con le incertezze che ne
risultano, tende a compromettere qualsiasi atto conoscitivo e a rendere lazione meno
nobile dellintento da cui scaturiva. Con Schnitzer si comprende che lo stato
danimo del lettore di un giallo non è lo stesso di quello dellinvestigatore
freddo e sicuro di sé che ne è protagonista (un nuovo modello delleroe). Se questo
è vero, limmedesimazione del lettore in Sherlock Holmes o nei tanti eroi gialli
risulta falsata. Lantieroe di Scnhitzler è luomo, a cui non basta risolvere
un caso, perché la sua ricerca è infinita.
Dalla dimensione erotica iniziale, lautore viennese si sposta su motivazioni meno
superficiali, abbassando il livello del discorso dai valori sociali (possedere tutte le
belle donne del mondo) a moti danimo irrisolti ed essenzialmente individuali: il che
differenzia lapparire dallessere nella consapevolezza delluomo. Per cui
lo scrittore austriaco indugia meticolosamente sulle reazioni di Fridolin e della moglie
Albertine, evidenziando il carattere psicologico della comunicazione, e le interpretazioni
delle frasi nelle conversazioni. Se Albertine non è la coprotagonista della vicenda, ma
personaggio secondario, è al tempo stesso il personaggio più importante dellintera
vicenda erotica di Fridolin. È lei che suscita, attraverso i propri «tradimenti»
virtuali, la gelosia del marito, troppo orgoglioso per confessare di esserne stato
profondamente toccato. Nei sette capitoli che compongono il romanzo, Fridolin è sempre
presente e il narratore lo segue passo passo nei suoi vari spostamenti, allontanandolo
poco a poco dalla presenza della moglie, mentre Albertine è realmente presente in quattro
capitoli soltanto, in tre come antagonista diretta. Ma, di fatto, non vè capitolo
che non la contenga, perché Fridolin, «senza sapere perché», è «costretto
a pensare a sua moglie».
La «gelosia» di Fridolin del I capitolo si fa nella sua mente «amarezza» nel
II, poi Albertine diventa traditrice nel III, mentre nel IV capitolo è come
unestranea indifferente a lui, addirittura «donna da conquistare», senza
che il medico abbia rivisto nel frattempo la moglie. Limmaginata estraneità della
moglie si fa più realistica quando la rivede, nel V capitolo, e le sue «labbra
semiaperte, segnate da ombre di dolore» gli fanno pensare che «era un volto a lui
sconosciuto», poi «i suoi tratti si deformarono stranamente» e «Albertine
aprì gli occhi, lentamente, a fatica, e lo guardò fisso, come se non lo riconoscesse».
Ha da lei prima una reazione di repulsione, poi una nuova confessione, un sogno che lei ha
fatto e in cui immagina di desiderare la sofferenza e la morte di lui; solo a questo
punto, a letto «nellingannevole atmosfera della stanza matrimoniale»,
Albertine diventa nella sua mente una nemica mortale: «Una spada tra noi, pensò di
nuovo. Poi: sdraiati fianco a fianco come nemici mortali.» Nel VI capitolo Fridolin
pensa al divorzio, nel VII udendo «il respiro tranquillo e regolare di Albertine» e
vedendo «profilarsi sul cuscino morbido i contorni della sua testa
fu preso da
un inaspettato senso di tenerezza, anzi di sicurezza.»
Tutto questo riaffiorare di Albertine nella mente del protagonista lo induce a rispondere
a una inadeguatezza nei suoi confronti, poiché ella gli pare molto più sicura di sé di
quanto lo sia lui: più egli si eccita, più pensa che Albertine sia «tranquilla».
E anche i propri tradimenti vendicativi immaginari gli sembrano inadeguati. Del resto, non
è forse ogni conoscenza inadeguata a vivere con tranquillità? La questione
dellinadeguatezza e della conoscenza si trasferisce di volta in volta in altri
settori della vita di Fridolin, che esorbitano dalla sfera immediatamente erotica: la sua
invidia per il dottor Roediger beneficiario di una cattedra universitaria, il desiderio di
sapere cosa cè dietro i riti della villa misteriosa e la voglia di riprendere la
ricerca scientifica ne sono alcuni esempi.
La scrittura di Arthur Schnitzler è scorrevole e gradevole, regalando al lettore una
vicenda affascinante per le sue tinte carnevalesche in unambientazione cupa tipica
delle grandi città austriache.
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