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anno VIII n. 10 - ottobre 1999

  

 I NOSTRI PAESI

GENZANO

Gli altri e noi
I luoghi dell’immigrazione

Da anni ormai Roma e la provincia sono interessati da un consistente fenomeno immigratorio. La popolazione ringiovanisce grazie all’innesto di nuovi cittadini extracomunitari che vengono in Italia per assicurare alla propria famiglia un futuro decoroso e per contribuire all’arricchimento dei propri Paesi d’origine. Nulla di nuovo sotto il sole, se si pensa che fino a qualche anno fa erano proprio gli italiani ad alimentare il flusso di manodopera a più basso costo, ad essere costretti a rifarsi una vita all’estero, negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Belgio e Svizzera, lavorando con umiltà anche nei compiti più gravosi. Proprio i risparmi da loro accumulati hanno poi contribuito allo sviluppo del nostro Paese. L’immigrazione dunque, lungi dall’essere un fenomeno da demonizzare, rappresenta semmai una prospettiva indispensabile nella dinamica dei rapporti umani, tanto più in un’epoca dominata dalla cosiddetta «globalizzazione», ossia dalla «mondializzazione dei mercati». Un fenomeno che va certamente regolarizzato in modo da non creare traumi alle strutture sociali ospitanti, ma che occorre anche comprendere e rispettare, per poter permettere a tutti condizioni di vita più dignitose, in un quadro di sicurezza sociale. Per questo le iniziative di informazione ed assistenza agli immigrati sono estremamente importanti, e talvolta colmano persino le lacune di alcune amministrazioni locali incapaci o scarsamente pronte ad affrontare il problema con le strutture consuete. Per i Castelli Romani un ruolo prezioso lo svolge il CICAR (Coordinamento Immigrazione dei Castelli Romani), che ha la sua sede a Genzano di Roma, ospitato presso i locali dell’Associazione Famiglie, siti in via Tevere 10 a Genzano di Roma. Il Cicar, che come coordinamento nasce dall’incontro di esperienze laiche e religiose di assistenza agli immigrati, ha attivato sportelli di ascolto aperti nei giorni di lunedì (dalle ore 17 alle 18), martedì (dalle ore 9.30 alle 11.30), mercoledì (dalle 17.30 alle 21) (Tel. 06 9362846). Nell’anno appena concluso, ha avviato anche corsi di lingua italiana con un notevole successo tra gli extracomunitari della zona. Se il Cicar è pressoché l’unica struttura, al di là delle comunità religiose, ad offrire un servizio di consulenza, orientamento ed informazione ai cittadini stranieri, a Roma, invece, sono molti gli organismi che offrono loro una qualche forma di assistenza; in questo variegato ventaglio di realtà associative, c’è da segnalare lo sportello informativo per stranieri aperto e gestito dall’Assessorato alle Politiche per la Qualità della Vita della Regione Lazio, sito in Via del Caravaggio 99 (Tel. 06 51688340-06 51688289), che offre servizi di consulenza il martedì ed il giovedì. Un’iniziativa che, finanziata con fondi comunitari, rappresenta una risposta preziosa per quei cittadini che sono chiamati a vivere il difficile percorso dell’integrazione con una realtà sociale e culturale diversa. Si spera che anche altri enti locali sappiano promuovere iniziative importanti e siano sin da oggi sufficientemente in grado di affrontare il mondo di domani, un mondo che sarà certamente multiculturale e multietnico.
Gianluca Polverari

 

PALESTRINA

Mostra di pittura

Dal 3 al 10 ottobre si è svolta presso il Centro d’Arte la Cittadella di G. Jagnocco la mostra di pittura «Gli Artisti della Cittadella».
Hanno esposto: Marcello Ruggeri, Paola Fulli, Fabiola Bizzarri, Ornella Cicerchia, Anna M. Valgimigli, Claudia Nardi, Irene Sembolini, Patrizia Amati, Angela Pinci, Giosi Costan, Lorenza Fontana, Francesca Farinella, Pia Chiarelli, Domitilla Torri.
Nel corso dell’inaugurazione il sindaco di Palestrina ha consegnato agli espositori un diploma di partecipazione congratulandosi per il lavoro svolto. La rassegna ha riscosso un buon consenso da parte del pubblico. L’impegno degli artisti è stato quello di riproporsi per il terzo millennio con nuova carica inventiva e creatività.

 

ROCCA DI PAPA – VELLETRI

«Azione Comune»
Programma per fronteggiare l’emergenza dei civili fuggiti
dalle aree di guerra

Nell’ambito delle iniziative condotte in Italia per fronteggiare l’emergenza umanitaria dei civili fuggiti dalle aree di guerra nella Federazione Jugoslava, il 12 luglio scorso ha preso avvio «Azione Comune», programma di assistenza realizzato in Italia con il finanziamento della Commissione europea e del Ministero dell’Interno.
In particolare, nella zona dei Castelli Romani sono attivi i Centri «Azione Comune» di Rocca di Papa e Velletri.
In «Azione Comune» si dà accoglienza ai profughi provenienti dal Kossovo e dall’area balcanica presso strutture messe a disposizione da dodici diversi enti, organizzazioni ed associazioni. Oltre all’alloggio, si offre orientamento all’integrazione con interventi in campo medico, psicologico e legale. Alla data del 31 agosto scorso erano state assistite circa 350 persone. Si prevede un ampliamento della disponibilità fino a 900 posti letto.
Al momento è previsto che le attività proseguano fino al 31 dicembre 1999.
Capo fila del progetto è il Consiglio Italiano per i Rifugiati, organizzazione che – come partner operativo dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite – ha una vasta esperienza nel campo dell’assistenza a richiedenti asilo e rifugiati. Oltre al CIR partecipano al progetto: Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI), Arcidiocesi di Lecce, Casa dei diritti Sociali, Centro Informazione ed Educazione allo Sviluppo (CIES), Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), Conferenza Permanente Internazionale per i Rifugiati (COPIR), CTM-Movimondo di Lecce, Federazione delle Chiese Evangeliche (FCEI), Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), Consorzio Provinciale della Cooperazione di Solidarietà Sociale (Sol.Co. Roma), Unione Italiana del Lavoro (UIL).
Maggiori informazioni su «Azione Comune» si possono richiedere alla segreteria del coordinamento (06/84242016).
Per informazioni sulle possibilità alloggiative contattare l’ICS di Trieste (Consorzio Italiano di Solidarietà) servizio banca dati, al numero 040/ 5706014.
Laura Zampetti

 

ZAGAROLO

Museo del giocattolo e delle bambole

Un miliardo e ottocento milioni è il finanziamento comunicato dalla Regione Lazio al Comune di Zagarolo, di cui 610 milioni già elargiti, per la realizzazione di un museo regionale demoantropologico del giocattolo da installarsi nell’ala ovest di  palazzo Rospigliosi.
Il progetto è stato affidato all’architetto Roberto Pinc professionista di riconosciuto valore.  La Regione ha comunicato altresì al Comune di Zagarolo che il CIPE ha concesso il finanziamento del completamento sino alla concorrenza di 500 milioni. Ora l’amministrazione comunale si prodigherà per accelerare le procedure necessarie per l’appalto dei lavori. È stata nominata una commissione apposita presieduta dal sindaco Sandro Vallerotonda. La commissione sarà composta da esperti, quindi destinata a svolgere tutte le operazioni di reperimento di tutti quei giocattoli da varie date e nazionalità che dovrebbero comporre il museo in questione. È molto importante questa ricerca demoantropologica per conoscere e capire la storia del giocattolo attraverso i secoli. Una parte del museo sarà destinato ad accogliere anche una collezione molto vasta di bambole di quasi tutti i paesi del mondo; questo verrebbe ad essere l’unico museo del genere nell’Italia centrale e unico in Italia quale museo pubblico. Una iniziativa questa del museo che valorizzerà ancor più Palazzo Rospigliosi, vanto della città di Zagarolo, ciò è quanto afferma l’assessore alla cultura al Comune, Daria Mattogno.
Carlo Marcantonio

 

MONTE COMPATRI

Impressioni sull’Estate Monticiana

È passata un’altra estate. Inarrestabile, il tempo ha scavalcato luglio, agosto ed a grandi falcate ci porta verso il nuovo millennio. Forse questa prospettiva di novità ha avuto un’influsso particolare su quest’estate monticiana, che mi ha lasciato sensazioni alterne, di soddisfazione e di perplessità. Finalmente, oltre alle solite festicciole improntate al «magna e balla» (a proposito, ho notato che il ballo di gruppo, molto in voga, non distingue un Tango di Astor Piazzolla, da una canzoncina di Edoardo Vianello, i passi sono sempre quelli!!!) abbiamo rivisto a Monte Compatri il Teatro, sia leggero che più classico (Spaccesi), un concertino di musica Swing a Belvedere, uno di musica barocca in Piazza del Mercato e musica per giovani in piazza. Tutto ciò ha visto coinvolti anche giovani musicisti monticiani, con generi di musica totalmente diversi, ma entrambi piacevoli e seguiti dai più, con entusiasmo, a dimostrazione che sotto le ceneri di un paese addormentato, forse cova ancora un po’ di brace. Purtroppo la cenere presente è ancora molta, perché a giudicare da certi commenti, sul teatro e sui concerti, il livello di atrofizzazione intellettuale e di ignoranza è tale e talmente radicato, da far temere che questa cenere, rappresentata dalle generazioni dei nostri padri e dei nostri nonni, soffochi ancora per troppo tempo il fuoco che i giovani, stavolta, hanno dimostrato indiscutibilmente di possedere, insieme a chi ha avuto fiducia in loro. Un plauso particolare a Mario Palletta ed il suo gruppo che sono stati una rivelazione per chi come me non conosceva le loro qualità; mi ha colpito particolarmente la prova canora di Mario, un ragazzo considerato un po’ strano e sbandato, ma al quale sicuramente pochi hanno dedicato tempo ed affetto; e pur non potendo cancellare quello che è passato e che il destino ci riserva in futuro, possiamo però «liberare» ciò che di buono c’è in noi e che può dare emozioni agli altri. Ed allora, per quanto può contare il mio giudizio, dico bravo! Di cuore. Anche quest’anno, la sfida dei Borghi ha fatto la parte del leone nell’estate monticiana, con l’organizzazione di serate, e con il lavoro che durante l’anno si fa per tener vivo l’evento. Con un’inversione di tendenza, stavolta ho trovato più «intensa» la cerimonia religiosa, rispetto alla festa, con la processione che si svolge prima di ferragosto, e la messa, alle  quali anche i borghi partecipano. Vista l’impossibilità  di usare il Duomo, l’atmosfera che si è creata in Piazzetta durante la messa è stata più familiare e coinvolgente del solito, forse la novità dell’ambiente diverso ha aiutato la gente a sentirsi essa stessa «la chiesa», come giustamente ha sottolineato il parroco, e questa forse è l’ultima dimostrazione che i preti devono scendere di più in piazza, tra la gente, per poter stimolare e meglio indicare la strada che porta verso la parrocchia e verso la comunità. Il destino quest’anno ha versato il nettare della vittoria in un calice per la terza volta diverso. Il vincitore della Sfida è stato Borgo S. Michele; senza voler fare il «mago Otelma» della situazione, io dico che era nell’aria, per una serie di senzazioni che si «respiravano» nel Borgo. Forse è stato quello che si è impegnato con più dedizione nella preparazione delle feste e dei particolari necessari alla sfilata, alla vita del Borgo in generale, dando l’impressione di sentire meno il peso del lavoro rispetto agli altri borghi, presentando un arciere nuovo e giovane, creando un’immagine di equilibrio di squadra che è mancata o al contrario è stata esasperata negli altri. Una nota di merito poi per il capitano del Borgo, con questa figura così «Medioevale», portamento fiero, barba curata ad arte,tanto da sembrare quasi vero, e trasportato con la macchina del tempo per l’occasione, una vera  immagine d’altri tempi, forse un po’ come il suo spirito e la sua visione del mondo. Per quanto riguarda l’organizzazione generale, quest’anno ha lasciato parecchio a desiderare; molti ragazzini sono rimasti delusi senza i giochi per loro, non c’è stato coordinamento tra borghi, e tra borghi e amministrazione comunale. Ed invece del sano spirito di competizione, mi è sembrato di percepire veleni e livori tra le parti. Tutto questo è assolutamente ingiustificato, non essendo il Palio di Siena che fa girare centinaia di milioni, quindi è necessario al più presto che un comitato o un organo istituzionale prenda in mano l’organizzazione, e demandi ai borghi la realizzazione, per tornare al lavoro sereno ed al giusto spirito, altrimenti, come tutte le cose non a scopo di lucro, basate sul volontariato, quando finisce la volontà di fare, finiscono, muoiono. Più viva e fresca è stata invece la festa per la Madonna del Castagno, forse perché fanno parte del Comitato responsabile persone giovani, legate dall’entusiasmo e dall’amicizia, mi è sembrata una manifestazione gradevole ed in crescita, complimenti.
Riccardo Simonetti

 

ZAGAROLO

C’era una volta l’ospedale

Quel magnifico modello di funzionamento che era l’ospedale S. Giovanni Battista di Zagarolo, è solo un lontano ricordo. Non si sa per far piacere a chi, ma da quasi due anni a questa parte ogni sorta di boicottaggio viene perpetrata ai danni del nosocomio, forse perché a qualcuno conviene che chiuda o che sia degradato al rango di ambulatorio. A vantaggio di chi o cosa per ora non è dato sapere, e ci limiteremo ad elencare cosa non va. Prima di tutto, la denominazione «Pronto Soccorso» affissa sulla facciata dell’edificio è fuorviante perché, come dicono gli stessi medici, non ci sono macchinari per fronteggiare le emergenze più gravi e, soprattutto, manca la presenza stabile di un anestesista rianimatore. Se ne deduce che la classificazione più rispondente alla realtà è quella di «Punto di primo soccorso», diversamente si trarrebbero in inganno gli utenti che credono di avere a che fare con un pronto soccorso che tale non è. Una volta la sala operatoria effettuava circa novecento interventi l’anno, moltissimi dei quali di alta chirurgia, con tecniche all’avanguardia, che richiamava pazienti da comuni anche lontani vista la fama che meritatamente si era posata sul personale medico e paramedico. Inoltre, perché manca l’anestesista rianimatore? Quest’assenza fa sì che gli interventi vengano ora effettuati un solo giorno a settimana e nemmeno per patologie serie, visto che in casi di emergenza non si saprebbe come intervenire. E, infatti, tempo fa c’è scappato il morto: un paziente in crisi respiratoria non ha potuto ricevere l’adeguata assistenza perché l’unico rianimatore era di guardia a Palestrina e, ovviamente, non si è potuto muovere. Perché poi i macchinari e il personale vengono dirottati sempre a Palestrina quando il bisogno si riscontra a Zagarolo? Insomma, da tempo manca personale, non s’interviene per rimpiazzarlo, alcuni macchinari come l’ecografo sono obsoleti e non consentono di effettuare diagnosi precise, medici e paramedici sono costretti a turni massacranti, anche di molte ore consecutive, per sopperire alle mancanze. Una volta, tutto funzionava a meraviglia e i cittadini si sentivano tranquilli, ma ora non è più così. Perché in un’Italia afflitta dalla malasanità, quando qualcosa va bene si tende a distruggerlo? Evidentemente, gli interessi in gioco superano come importanza la salute della gente. Attendiamo risposte serie e concrete dalla A.S.L. e dall’amministrazione comunale, affinché venga scongiurato il rischio di chiusura dell’ospedale. Tutti aspettano che il S. Giovanni Battista torni ad essere un ospedale di riferimento come un tempo, diversamente i cittadini non saranno disposti ad accettare passivamente la sua disgregazione.
Luca Marcantonio

 

ROCCA DI PAPA

Biancaneve e i sette racchi

È il titolo dell’ultima opera in dialetto roccheggiano, scritta da Mario Giovanetti e rappresentata dalla «Strana compagnia» presso l’Auditorium della chiesa del Sacro Cuore ai Campi d’Annibale a Rocca di Papa. Una gustosa rivisitazione in chiave comico dialettale della popolare fiaba «Biancaneve e i sette nani»: n’a pore fija, orfana de madre cacciata da casa da ‘na perfida matrigna, che ‘ppe ffortuna ‘ncontra a casa d’i sette racchi, n’do’ trova reparu e ppuru n’maritu.
Diverse sono state le rappresentazioni, tutte con notevole successo di pubblico, si calcola che circa tremila persone abbiano assistito ai vari spettacoli.
La commedia è stata rappresentata anche a Nemi alla Quarta rassegna di teatro dialettale dei Castelli Romani, conseguendo un notevole successo.
L’autore/regista Mario Giovanetti, che si avvale della collaborazione dei fratelli Salvatore e Giancarlo, è autore di numerose rappresentazioni in dialetto roccheggiano tra cui: Cappuccetto rosso, Cenerentola, Pinocchio, I promessi quasi sposi, A crascia e a carestia, Trentum (gustosa rivisitazione dello spettacolo televisivo Forum) e Chi è te u l’utimu (rappresentata lo scorso anno). Nei panni dei vari personaggi si sono esibiti: Roberto Sellati–Biancaneve, Luigi Mele–la Strega, Luca Brunetti–il servo Cirdo, Mirko Palozzi–Dotto, Fabrizio Castri–Eolo, Piero Gatta–Mammolo, Claudio Gatta–Cucciolo, Gilberto Fei–Pisolo, Mirko Eleuteri–Gongolo, Andrea Guerrieri–Brontolo. Il ricavato degli incassi, dedotto delle spese vive, è stato devoluto in beneficenza alla Caritas di Rocca di Papa, alla sezione Avis di Rocca di Papa ed all’Istituto Casa San Giuseppe e Santa Teresa di Rocca di Papa (benemerito Orfanotrofio gestito dalle Suore del Carmelo: e Moniche Tedesche, pe i rocchisciani doc!). Nel rinnovare le congratulazioni a tutto il cast, auguriamo un «arrivederci» alla prossima rappresentazione. Grazie «Strana Compagnia».
Sergio Troìa

 

SAN CESAREO

Uva, pittura, musica e danza alla 32ma Sagra dell’uva

Il nastro di inaugurazione è stato tagliato dal sindaco Filippo Mariani. Seguivano il vicepresidente della Provincia Gianfranco Bafundi, i consiglieri provinciale Astorre e Calsoletti, Claudio Bucci, il sindaco di Palestrina Diacetti, il tenente dei Carabinieri De Mauro, il presidente dell’amaca, l’assessore alla cultura Vera Mattei.
Circa diecimila persone hanno animato la 32ma Sagra dell’uva, provenienti da Roma, dai paesi limitrofi e locali. Il tutto sotto gli occhi vigili del comandante la stazione dei Carabinieri di San Cesareo, Antimo De Pasquale e il maresciallo Esposito. La manifestazione ha avuto inizio da via Filippo Corridoni sino a snodarsi a piazza Giulio Cesare. Uva italia a go go per tutti e ciambellette al vino. I pittori Mario Magliocchetti, Giacomo D’Alesio, Franca Lubrano, Dall’Uomo, Eva Skunke De Santis hanno dato vita, sotto gli sguardi pieni di curiosità del pubblico, alla creazione di un dipinto. Eccellenti le danze dei giovani ballerini della Scuola Full Dance. Hanno riscosso applausi i campioni di organetto arrivati da molte città italiane. Il presidente della Pro Loco, Giancarlo Bazzoffi, ha organizzato una miniolimpiade di atletica. Molti importanti stand e le esibizioni di Gigione e Antonello. Insomma una Sagra riuscita alla grande, con chiusura gastronomica eccezionale. A mezzanotte, polentata in piazza. Meglio di così!
Carlo Marcantonio

 

ROCCA PRIORA

3° festival internazionale di musica
A Rehlingen la Banba Corbium

La banda folcloristica Corbium di Rocca Priora ha partecipato al 3° festival Internazionale di musica a fiato, che si è svolto a Rehlingen nei giorni 10 e 11 luglio scorsi.
La cittadina di Rehlingen si trova a pochi km da Saarlouis, dove risiede da anni un nostro concittadino, Enio Fiore, attualmente eletto anche consigliere comunale, e tiene costanti contatti con Rocca Priora. È stata anche costituita una associazione di amicizia Italo-Tedesca. Nel 1991 fu realizzato un gemellaggio tra la società sportiva Stella del Sud di Saarlouis e la A.S. Rocca Priora calcio. In questo contesto numerosi sono stati gli scambi e le visite di giovani e di delegazioni tra le due cittadine. La banda musicale di Rehlingen in quella occasione festeggiava anche il 75° anniversario della fondazione, per cui ci ha tenuto a fare la cose in grande. Al festival hanno partecipato 9 gruppi musicali; 3 tedeschi, e le bande di Rocca Priora, una francese, una cecoslovacca una polacca ed una ungherese.
Il successo è stato straordinario, le bande oltre a suonare in un grande tendone il repertorio nazionale, si sono esibite insieme nello stadio   cittadino, dove è stato eseguito l’Inno alla Gioia - Inno ufficiale europeo ed un inno tedesco. Aveva preceduto la manifestazione un’esibizione di paracadutisti alla quale ha preso parte il presidente del festival  che all’atterraggio ha consegnato la bacchetta al direttore per dare il via al concerto. La banda Corbium si è esibita anche nella cittadina di Saarlouis Silvanus. L’accoglienza è stata veramente ottima, durante tutto il soggiorno sono stati accompagnati da un interprete e da un membro della locale banda. Tutte le delegazioni sono state ricevute la domenica dal sindaco di  Rehlingen, per la nostra erano presenti il presidente Giuseppe Sera, Paolo De Paolis e Fiorella Emili.
Nicola Pacini

 

MONTE COMPATRI

IV Festival Moreschi

Si è concluso il 19 settembre, nel convento di S. Silvestro, il IV Festival Moreschi, organizzato, con il patrocinio del Comune, dall’Associazione Musicale dei Castelli Romani con la collaborazione degli Amici della Musica di Monte Compatri.
Il pubblico che ha gremito la Chiesa del convento dove si è tenuto il concerto in onore di Alessandro Moreschi (L’Angelo di Roma), ultima Voce Bianca  della Cappella Sistina, ha dimostrato il suo apprezzamento con numerosi scrosci di applausi al termine di ogni brano. Notevole il successo ottenuto dal sopranista Mario Bassani che si è esibito come solista e di Elena Fierli che lo ha accompagnato al clavicembalo. Molto applaudito anche il coro Ottava Nota diretto dal maestro Fabio De Angelis. Al termine del concerto gli Amici della Musica hanno premiato il mezzo soprano Bruna  Baglioni consegnandole una magnifica statua in bronzo rappresentante il Genio alato, divenuto ormai il simbolo della cittadina .
Dato il superbo risultato e il prestigio che sta acquistando la manifestazione, l’augurio è che per il prossimo anno gli organizzatori possano avere altre  risorse per svilupparla ulteriormente.

 

FRASCATI

Presentazione del libro «La via Tuscolana»

L’Associazione Tuscolana «Amici di Frascati» ha organizzato, per sabato 30 ottobre alle ore 17,30 presso la Sala Conferenze del Centro Arredamenti Paoletti in Largo Gregorio XIII n.1 a Frascati, la conferenza (ingresso libero) nel corso della quale il dr. Marco Valenti, direttore del Museo Archeologico di Artena, presenterà il suo libro «La via Tuscolana».

 

ROCCA DI PAPA

Riconoscenza per due sacerdoti

Don Luis Alfredo e don Oliver R.Laurio, che svolgevano il  Ministero Sacerdotale presso la parrocchia S.Maria Assunta di Rocca di Papa, sono stati destinati, dal vescovo della Diocesi di Frascati, ad altre Parrocchie, ed alla fine di Settembre si trasferiranno: a Frascati (Cattedrale) don Luis,  ed a Grottaferrata (S.Cuore) don Oliver.
Da circa cinque anni al servizio della comunità, unitamente al parroco don Giovanni Busco, si sono resi sempre  disponibili arricchendo la comunità con i loro insegnamenti, la loro bontà d’animo ed il loro esempio di umiltà e semplicità.
La comunità parrocchiale, sorpresa da questi spostamenti, esprime riconoscente un ringraziamento ai due  Sacerdoti, ed augura loro di continuare il  proprio cammino di fede, con lo stesso spirito, nelle nuove parrocchie.
Sergio Troia

 

ALBANO

Mostra Fotografica

Autore:                 Marco Ceccarelli
Titolo:                 Tessere e Manipolazioni
Organizzatore:  Foto Club Castelli Romani
Luogo:                  spazio espositivo Break
Indirizzo:              Via Cellomaio 48
                        Albano Laziale
Date:                           13 - 14 - 15 novembre 1999

Per informazioni tel. 06-9305485

 

ROCCA DI PAPA

Antenne

L’amministrazione  Comunale di Rocca di Papa, guidata dal Sindaco Umberto Ponzo, ha detto stop ad antenna selvaggia. In attesa che si proceda al trasferimento delle potenti antenne TV di Monte Cavo ed altre zone è entrato in vigore nel comune di Rocca di Papa un Regolamento per l’installazione degli apparati privati di ricezione delle trasmissioni radiotelevisive di tipo tradizionale e di tipo satellitare (parabole) nei centri urbani. A questo regolamento dovranno conformarsi nuovi e vecchi impianti di ricezione; l’autorizzazione sarà rilasciata dal competente Ufficio Urbanistica ed Ambientale del Comune di Rocca di Papa. L’indicazione di massima è di ridurre il numero delle antenne, e quindi si dovrà installare ove possibile un impianto di tipo centralizzato per rispondere ai principi della salvaguardia del decoro nonché dell’aspetto estetico del paese nel rispetto dell’impatto visivo ed ambientale. Sono vietate le installazioni di antenne paraboliche all’esterno sui balconi, sui terrazzi che non siano di copertura, nei giardini e nei cortili,  quando le antenne siano visibili dalle pubbliche vie. Le stesse devono essere collocate sulla copertura degli edifici possibilmente sul versante opposto alla pubblica via. Qualora non sia possibile soddisfare i requisiti occorrerà sottoporre l’installazione all’Ufficio Tecnico e ambientale per trovare la soluzione più adeguata. Nel caso d’installazioni non conformi al regolamento emanato, sarà emessa apposita Ordinanza di rimozione in un termine di 15 giorni, altrimenti sarà rimossa  con rivalsa di spese a danno dell’interessato. Forse sarà fastidioso conformarsi al nuovo regolamento comunale,  ma sicuramente il decoro e l’aspetto estetico, il panorama, del nostro paese, che vive anche di villeggiatura e di turismo domenicale, ne trarranno dei vantaggi.
Sergio Troìa

 

MONTE COMPATRI

Nella sala Don Bassani Mostra di pittura e scultura

Il Comune di Monte Compatri ha inteso allestire una complessa mostra d’arte nella Sala Don Bassani. Varie sono le sfaccettature storiche e stilistiche. Evidenti le differenze di caratura artistica. Gli espositori provengono da varie cittadine del Lazio. Sabrina Paciotti si rivela non solo raffinata decoratrice di vetrate, ma pittrice di trepidanti soggetti sacri. Piero Gentilini è presente con delicati, romantici acquerelli ricchi di esperienza tecnica.
Un passionale impulso figurativo sviluppato con buona coscienza culturale  si nota nelle opere di Nicola Mariani. Paola Salvatori coltiva segreti spazi con evidente intelligenza pittorica; ma non è mai disgiunto il suo interesse per la Scuola lombardo veneto. Claudio Di Modica che conoscevamo sensibile cantore di paesaggi locali, lo ritroviamo a cimentarsi a copiare, haimè, alcune opere di Van Gogh. Stefano Lodadio è presente con opere di cromatismo controllato e Sante Eusanio con le sue sculture vitali.
Ci auguriamo che rassegne d’arte si tengano, in provincia, più spesso per abituare il pubblico ad amare l’arte.
Carlo Marcantonio

 

ALBANO

Estate a Cecchina
Castelli fuori di sé

Una interessante ed inedita manifestazione ha contribuito a riempire il disarmante vuoto di iniziative che normalmente la stagione estiva porta con sé nella realtà di Cecchina; nella circoscrizione del Comune di Albano lo scorso 23 luglio, la Biblioteca Comunale, il Centro di Ascolto Ce.I.S. di Albano e di Genzano, in collaborazione con la Pro Loco, hanno messo in piedi una manifestazione dal titolo curioso ed accattivante di Castelli fuori di sé. Arte, musica e libri hanno fatto mostra di sé nella cornice della Villa del Vescovo, in una serata che, a dire il vero, non ha riscosso un grosso successo di pubblico ma che non ha tradito le aspettative di quanti vi hanno partecipato.
L’iniziativa infatti è apparsa di notevole interesse, sia per la novità dell’idea proposta, quella di creare un luogo di svago e di incontro in cui anche la cultura possa trovare un posto, sia per la varietà della programmazione offerta. La serata ha infatti offerto mostre di arte, di artigianato, e momenti di intrattenimento musicale. Negli stand dell’esposizione artistica hanno trovato spazio una mostra di fotografia, allestita dal Club fotografico di Albano, ed una di pittura, promossa dall’associazione pittori «gialloblurosso». Interessante anche la serie di lavori presentata nella sezione dedicata all’artigianato, nella quale hanno esposto le proprie opere artigiani come Franco Di Pietro, Raffaella Rovina, Lucia Casieri ed altri ancora.
L’organizzazione, curata anche con la collaborazione del circolo scacchistico Unicorno di Cecchina, non ha fatto mancare un punto di ristoro ed uno spazio musicale, affidato alle sonorità di alcuni gruppi locali come gli Afrorotmia, gli Wish ed i Mizar e con l’animazione finale affidata al Max Leonelli Group.
Ma il momento centrale della serata è stato l’allestimento di un punto di lettura e di prestito di libri all’aperto: una vera e propria biblioteca «fuori di sé», trasferita negli spazi antistanti alla propria tradizionale collocazione, nel tentativo ideale di creare un collegamento ancora più forte con lo spazio circostante.
Un’iniziativa senza dubbio lodevole, che ci si augura possa essere ripetuta in futuro magari e che possa trovare una partecipazione di pubblico maggiore di quella avuta in questa prima edizione; un’esperienza, quella della lettura dei libri, che conferma come la biblioteca di Cecchina sia uno dei luoghi più vivi di un territorio scarsamente votato ad iniziative culturali di un certo spessore ed altrimenti destinato ad essere un mero dormitorio. Una vocazione culturale che, per quanto piccola, andrebbe sostenuta ed incoraggiata dalle stesse amministrazioni locali con altre iniziative tangibili che vadano nella stessa direzione di questa iniziativa.
Gianluca Polverari

 

ROCCA PRIORA

Arriva il nuovo parroco

Cambio della guardia nella parrocchia s. Maria Assunta di Rocca Priora; don Massimiliano Paiè va a Colonna come nuovo parroco di S. Nicola, e arriva don Maurizio Del Nero come nuovo parroco di Rocca Priora. Mons. Valerio Missori resta a Rocca Priora, quale ausiliario del parroco; alla soglia degli 80 anni non può certo sopportare le fatiche che l’impegno parrocchiale richiede. Don Valerio aveva già presentato le dimissioni al compimento del 75° anno, ma soltanto ora il vescovo Matarrese ha ritenuto di poterlo sostituire. Molti sono stati gli impegni portati avanti da don Valerio dal  lontano 1966 quando, proveniente da Rocca di Papa, prese il posto di don Tobia Dominici, ad iniziare dal restauro completo della chiesa parrocchiale, interno, impianti, facciata, tutte realizzazioni ciclopiche, con il sostegno dei parrocchiani. Ricordiamo anche il Centro di Formazione Professionale Regionale, poi ceduto al Comune, la costruzione della nuova chiesa di San Giuseppe artigiano al Buero, la istituzione del museo parrocchiale, con la collaborazione di mons. Rufini. Don Massimiliano prenderà possesso della parrocchia di Colonna il 12 settembre, con una solenne cerimonia.A Rocca Priora lascerà  il rimpianto del suo dinamismo, specialmente verso i giovani; ha creato i gruppi di preghiera, gli scout, i campi estivi per ragazzi. Don Maurizio arriverà a Rocca Priora il 19 settembre prossimo, da 3 anni parroco di Colonna, troverà  non pochi impegni da portare avanti, ad iniziare dalla costruzione del secondo lotto della chiesa di San Giuseppe al Buero, di cui si stanno preparando i progetti. Anche il campanile della parrocchia avrebbe bisogno di un bel restauro, ma essendo di proprietà del Comune, dovrà vedersela con l’Amministrazione di Rocca Priora. Naturalmente gli impegni pastorali saranno al primo posto nell’opera del nuovo parroco, e il mondo giovanile ha bisogno di una seria iniziativa.
Anche il santuario Madonna della Neve vede l’avvicendarsi dei responsabili. Don Leonardo d’Angelone, rettore e maestro dei novizi dal 1987, nonchè  cappellano del Centro anziani, della banda Corbium, della banca del Tuscolo, dell’Associazione Combattenti e reduci, direttore spirituale dei gruppi  di preghiera della Congrega della Madonna della Neve, di Padre Pio e sempre in prima linea nell’attività pastorale e nelle cerimonie, lascia il posto a don Mario Morelli, nativo di Rocca Priora. Don Leonardo andrà a ricoprire l’impegnativo compito di rettore nel nuovo Centro di Spiritualità dei Padri Pallottini di Grottaferrata, dove si tengono esercizi spirituali, corsi di spiritualità, ma anche accoglienza dei pellegrini, in vista del Giubileo del 2000. Don Mario Morelli, attuale vice parroco della chiesa Stella Maris di Ostia, per numerosi anni  missionario a Londra, avrà anche lui un bel da fare con i lavori di restauro del santuario.
Nicola Pacini

 

TUSCOLO

Il Tuscolo, tre millenni e...
I Conti di Tuscolo (terza parte)

Fino agli anni Venti, l’impianto di sollevamento idrico realizzato nella località Molara con l’attingimento all’Acquedotto Aldobrandini, era il solo a fornire acqua alla Comunità di Rocca Priora. Per un susseguirsi di gestioni commissariali nell’Amministrazione comunale, il problema della ricerca di falde acquifere nel territorio non fu tenuto nella dovuta considerazione. Nell’animo dei roccaprioresi, si riaffaccia il desiderio di portare a capo dell’amministrazione qualche persona locale, che più di ogni altro recepisca le ansie e le aspettative della popolazione. Questa oculatezza (o forse il «fato»), aiuta a reperire proprio la persona giusta, alla quale affidare le sorti del paese. È l’avv. Ruggero Mazzi, membro della prestigiosa famiglia Mazzi che già nel 1874-1880, aveva dato al paese un altro sindaco: il prof. Francesco Mazzi, padre di Ruggero. Il 3 marzo 1933, gli venne confeito l’incarico di Podesta’ e di buon lena, prese le redini dell’amministrazione, che reputò sua. La lunga e maleaugurata staticità delle passate gestioni «commissariali», disattese i reali problemi sociali del paese, lasciando dietro di sé una situazione di squallido abbandono. Mazzi, dopo un primo riassetto generale in ogni settore burocratico, si propose con assoluta determinazione di risolvere in tempi brevi il problema più immediato: l’approvigionamento idrico al momento pressoché inesistente. Dopo accurati accertamenti affidati ad esperti in materia idrogeologica, andò alla conclusione. Il 24 aprile 1933, deliberò di affidare, con regolare contratto di concessione, alla ditta Catoi- Mataloni, la ricerca di falde o giacimenti acquiferi nel bacino della Doganella, sotto la direzione dell’ingegnere Casini, esperto in geologia e bene collocato nell’ambito prefettizio. L’impresa  iniziò in breve tempo i lavori di trivellazione nella contrada Lagaccio, dove in pratica si realizzò il primo Pozzo che, a distanza di pochi mesi, doveva dare il premio sperato ai ricercatori a agli amministratori. L’embrione di quello che oggi viene ostentato come CAD (Consorzio Acquedotto Doganella) stava prendendo corpo e vita, ma a noi roccaprioresi, iniziatori e leggittimi proprietari di eccelso bene -l’acqua- pochi vantaggi economici ci ha dato, e come ricompensa ci ha tolto il sacrosanto diritto di bere la nostra acqua sostituendola con l’acqua del Simbrivio. Per le ricerche minerarie e idriche del sottosuolo non esistevano ancora congegni sofisticati come oggi e tutto era affidato ai famosi «rabdomanti» professionali, veri «maghi» della ricerca idrologica. La Mataloni, che era membro della società Catoi, era una di questi, credo che prevalesse su altri colleghi. Con la bacchetta metallica divaricata, che stringeva fra gli anulari, procedeva con passo felpato in direzione dei punti suscettibili di falde acquifere nell’ambito del bacino della Doganella, che già a lume di naso si considerava pro0vvido di sorgenti perenni. La quantità avvertita dalla bacchetta, idrica o mineraria, era tale da far roteare la stessa dal basso in alto per effetto di una strana forza magnetica, fino a far roteare in verticale l’aggeggio rispetto al corpo della rabdomante. L’esperimento rivelò immediatamente abbondante presenza d’acqua, o di altro materiale minerario, tale da incoraggiare l’impresa; in particolare nella contrada Lagaccio o Quarto delle Porci. In alcuni tratti quel primordiale aggeggio, la Bacchetta, vibrava vistosamente nelle mani della Mataloni, come sollecitata da una forza occulta, mentre il suo corpo, come fosse in estasi, si contorceva.Si disse allora che la rabdomante, negli stati di massima tensione, non fosse più in grado di contenere… le urine, tanta era la densità magnetica che in quel momento la investiva. Dopo ripetuti sondaggi fatti nei punti più probabili di giacimento acquifero, sentenziò che l’intera conca della Doganella custodiva tanta acqua da garantire un rifornimento idrico perenne di gran lunga superiore al fabbisogno dell’intera comunità roccapriorese: era la verità!!
Forte di tale risultato, la Ditta iniziò i lavori di trivellazione con i sistemi di allora, sotto il costante controllo del Podestà o persona da lui preposta. Vennero praticati due pozzi posti a 140m uno dall’altro e la sonda, montata su conocchia, durante la perforazione incontrò materiale geofisico di varia natura e fra questo strato di argilla litoide turchina di m. 4,50; materiale vitreo refrattario compatto più che la pietra silicia, come si legge sulla relazione stilata dall’ing. Casini che così concludeva: «La profondità della scaturiggine e lo strato di argilla litoide turchina che la separa dalle acque meteoriche e pluviali, costituiscono una assoluta garanzia contro ogni tipo di inquinamento». Finalmente, dopo cinque mesi circa di febbrile lavoro di trivellazione, venne tentato il primo esperimento di pompaggio. Ai primi di settembre 1933, avvenne il «miracolo». Con un modesto impianto di sollevamento azionato da un motore a scoppio di media cilindrata, vennero erogati ben settanta litri al secondo per ventiquattro ore, senza che il livello idrostatico si modificasse. Lo scopo era stato raggiunto e fu così che ebbe origine il provvidenziale e salutare «Acquedotto della Doganella». Il nove settembre 1933 avvenne l’inaugurazione alla presenza di tutte le autorità del momento e la totale partecipazione della popolazione. Ci fu gran festa e giubilo per l’eccezionale evento, avvenimento che tanti ultrasessantenni non hanno certamente dimenticato. Il Podestà, l’avv. Ruggero Mazzi, potè ben dire di sentirsi appagato e felice per aver saputo dare al suo paese ciò che da secoli anelava… «la Sorella Acqua!». Il suo mandato era durato dal 31 marzo 1933 al 7 luglio 1936.
Mario Vinci

 

LABICO

Rassegna di pittura

Negando ogni convenzionalismo stilistico, ogni ricercatezza storica, le opere esposte nell’ex locale di una banca si può benevolmente affermare, che hanno riscosso attenzione e consensi.
Bisogna pur riconoscere che l’iniziativa, merito di Angelo Galli, in una cittadina che ha sete di cultura è stata molto propedeutica  per i tanti visitatori. Interessanti per modalità tecniche e ricerche sul piano delle visioni contemporanee Gianni Mastrantoni, robusto costruttore di forme che corrobora con inusitato vigore disegnativo. Claudio Martinucci rivela una presenza di primo piano per la cromia e la spedita tecnica. Giovane, ma di sicuro avvenire pittorico, Giacomo D’Alessio con opere di visibile apparire e di superba energia compositiva. Roberto Delle Case, pittore molto giovane ma già con un notevole curriculum; si esprime con profonda serietà culturale nelle aristocratiche intersecazioni di elementi di nature varie. Raffinato e letterario ricercatore tecnico ci è apparso Giuseppe Coluzzi, non meno Vincenzo Frisco. Passione e tensione romantica nelle delicate forme paesistiche di Alessandra Ciocci. Di notevole interesse Francesco Costanzo, Stefano Zampieri, Gianni Mezzo e Mark . Figurativi di pregio Tudini, Giuseppe Corsi; ricercatori Granati, Massiale e Ramaccato.
Carlo Marcantonio

 

MONTE COMPATRI

Monte Trinità SS. in Algido

Il IV pellegrinaggio alla croce sul monte Trinità SS. in Algido (m.710), organizzato domenica 12 settembre 1999 dal Circolo Culturale PRO- M.C. con gli scout e la parrocchia, ha visto la partecipazione di una trentina di pellegrini, per la prima volta spontaneamente affluiti e non tutti religiosi, ma unitariamente curiosi di avventurarsi per il sentiero verso quell’alto ed ameno luogo. Don Narciso con la croce di legno ha passionalmente condotto i pellegrini intonando il rosario, dedicato alla SS. Trinità come del resto la S. messa in cima al monte: «…Cari fratelli, ai piedi di questo santuario dobbiamo invocare la SS. Trinità con le parole di un grande santo, ‘Amore, dammi l’amore’. …Sapete, quando si affrontano grandi temi come la SS. Trinità l’uomo diventa piccolissimo: egli è capace d’amare ma non ha l’amore. …Per questo Gesù, nel vangelo d’oggi ci dice: ‘ vi do un nuovo comandamento, che vi amiate come io vi ho amato’».
Molte preghiere sono state rivolte alla comunità monticiana, tanto bisognosa delle misericordie del Dio Trino. Al ritorno dal monte il PRO-M.C. ha offerto un ristoro con ciambelle e vino e consegnato un pieghevole per escursioni.
Patrizio Ciuffa

 

MONTE PORZIO CATONE

500 tondi tondi e tre o quattro…
Tanta è stata la partecipazione al Giro del Tuscolo

Visti i lampi e sentiti i tuoni che squarciavano l’oscurità della sera precedente, i quali disegnavano spettacolari coreografie che non lasciavano di certo presagire una successiva giornata di pieno sole, in tanti si sono presentati la mattina dello svolgimento della manifestazione non competitiva per podisti e per amatori della mountain bike. E calcolando che qualcuno ha preferito non rischiare rimanendosene tranquillamente nel letto possiamo ribadire che tanta è stata la partecipazione, come peraltro sempre più massiccia è la rappresentanza dello staff organizzativo, arrivato a ridosso delle sessanta unità e che vorrei di nuovo ringraziare come ringrazio tutti coloro i quali contribuiscono in altri modi: praticamente un successo.
La manifestazione è stata organizzata per il quarto anno dalla W.S.W. «Walks… Sentieri… Wegh…» in collaborazione con il neo nato MTB Runners e l’Associazione «Una citta per tutti». Quest’ultima ha curato l’iniziativa denominata «Primi passi nel verde», una sorta di passeggiata che raggruppa persone che vanno dai bambini, tanti, agli adulti.
I partecipanti, alla fine dei saliscendi dei due percorsi, si sono visti dare il ben arrivato circondati fra piatti di pasta (25 kg con un sugo di 50 salsicce), fette di panzanella, crostate e ciambelle annaffiate dal buon vino che si chiama sì Frascati, ma è monteporziano a tutti gli effetti, e il caloroso affetto dei ragazzi dei ristori.
Malgrado che tutto, come già detto, si sia svolto alla meraviglia, purtroppo esce sempre fuori qualcuno (i tre o quattro…) i quali reputano sia meglio boicottare (con quale guadagno poi?) le iniziative portate avanti da altre associazioni o persone, invece di dirgli grazie per avere tolto un peso a loro. Infatti, con grande sorpresa per voi che state leggendo, ma non per me che scrivo, i signori che attualmente dirigono la Proloco del paese hanno pensato di non concedere l’uso dell’amplificazione (a questo punto vorrei ricordargli e senza alcun rancore, che tale cosa non è un bene privato ma pubblico, in virtù del fatto che la stessa venne acquistata con gli utili di una festa patronale di quattro anni fa) e del palco (preso in affitto con contributi comunali e popolari), facendo mestamente scendere dallo stesso lo speaker della manifestazione, giustificandosi che il Giro del Tuscolo per loro è un’iniziativa privata. Se per loro una manifestazione che va avanti da 24 anni e alla quale contribuisce il Comune, la XI Comunità Montana, la Regione Lazio e il Parco dei Castelli, affiliata alla Federazione Italiana Amatori Sport per Tutti e alla quale partecipano mediamente 500 persone le quali giungono anche da fuori regione, è un’iniziativa privata tanto da non inserirla nel programma dei festeggiamenti patronali (ma io in fondo di quest’ultima cosa ne sono contento), beh io sono Garibaldi senza barba.
Ma al di là di ogni mera interpretazione, il brutto della storia è che le cose le mandano a dire tramite altre persone o comunque non le dicono ai diretti interessati, che in questo caso è lo scrivente.
Che bella figura. Forse non sanno cosa vuol dire Proloco. Molto velocemente vorrei modestamente insegnarglielo: Pro vuol dire «a favore» e loco vuol dire «luogo», e come per magia se si uniscono le due parole ecco che esce fuori la giusta definizione: «a favore del luogo».
Inizialmente non avrei voluto mettere nero su bianco quanto detto (come si dice? «carta canta e villan dorme» oppure «le chiacchiere se le porta via il vento») proprio per non alzare un polverone, ma poi, ripensandoci bene, preso atto che comunque non serbo rancore nei loro confronti e considerato che simili scherzi li hanno gia fatti sia nel ‘98 sia nel ‘97, ho dedotto che comunque era la cosa più giusta da fare.
Altra nota negativa è arrivata dal Consiglio della Direzione delle Scuole Elementari che ha praticamente negato l’uso dell’edificio scolastico (fermando così una sorta di tradizione che durava da 23 anni, complimenti), concedendo in primis l’uso di una sola stanza per le questioni organizzative, ma non mandando poi nessuno per aprire la stessa.
Anche a loro un bel grazie di cuore.
Marco Primavera

 

SAN CESAREO

Convegno sulla Polizia Municipale

Presso la Sala Conferenze del «Torraccio» si è svolta una giornata di studio per gli appartenenti alla Polizia Municipale e settori amministrativi. La giornata, organizzata dal Coordinatore Provinciale della Di.C.C.A.P/S.U.L.P.M. Guido Scarpato e patrocinata dal Comune di San Cesareo, ha visto la partecipazione di operatori del settore provenienti dai comuni delle Provincie di Roma, Frosinone e Latina e da funzionari della Regione Lazio. Quasi trecento persone presenti al convegno, che ha avuto lo scopo di affrontare le problematiche relative alla professione di Vigile Urbano e di discutere la riforma della Legge Quadro sulla Polizia Locale. Si è cercato di fare chiarezza, anche con l’ausilio di domande e risposte, sulle nuove normative contrattuali e legislative, al momento abbastanza confuse. Decisamente soddisfatti l’artefice del convegno Guido Scarpato, il sindaco di San Cesareo Filippo Mariani e l’Assessore competente Gaetano Sabelli per l’ottima riuscita dell’incontro che si è svolto, a differenza del solito, in un piccolo ma attivo paese di provincia.
Luca Marcantonio

 

ROCCA PRIORA

Progetto Giovani
Inziativa finanziata dalComune e dalla Regione

Il dr. Paolo Fratarcangeli, capo-area del settore socio culturale del Comune illustra il progetto Giovani, una nuova ed interessante iniziativa creata per trovare lavoro ai giovani.
Il Comune da tempo sta progettando iniziative in campo occupazionale, sopratutto giovanile; nell’ambito del GAL Castelli Romani è stato creato questo Progetto Giovani, dove sono attualmente impiegati 6 giovani, iscritti all’ufficio di collocamento e selezionati dall’ufficio stesso. I 6 giovani, coordinati da Letizia Leoni, laurea in ingegneria ambientale, verranno impiegati in varie iniziative in campo ambientale. Inizialmente nella zona della Doganella, che contiene una flora particolarmente interessante, verrà crerato un parco biologico, proprio alle spalle della Fonte Regilla. Nel parco del Cerquone verranno realizzati percorsi pedonali e aree attrezzate; verrà inoltre ripulita tutta la zona dai rifiuti abbandonati in decenni di incuria. Questa zona potrà essere visitata sia da privati che da gruppi e da scolaresche e adibita anche ad area pic-nic. Successivamente questi giovani potranno anche curare l’arredo urbano nel centro storico. Di recente è stata ripristinata l’area della Fontana Maggiore, ora chiamata Giardino Fontana del Sassone. Inoltre, visto che il Comune di Rocca Priora  è proprietario di vaste estensioni di boschi, questi ragazzi potranno curarli, sistemare sentieri e sorgenti, creare insomma delle attrattive turistiche e, nel contempo, conferire un valore maggiore ai boschi adeguatamente curati e ripuliti. Questa inziativa  è stata co-finanziata dal Comune e dalla Regione Lazio al 50 %, ed avrà un periodo di avviamento di 2 anni.
Dopo questo periodo la cooperativa di giovani dovrà essere autonoma e marciare con le proprie forze, noi riponiamo molta fiducia in questa iniziativa, se avrà il successo che speriamo, si potrà ripetere in altri settori.
Nicola Pacini

 

NEMI

Le navi di Nemi
Il terzo tentativo di recupero (quarta parte)

Dai primi due tentativi di recupero delle navi passarono quasi tre secoli prima che qualcun altro ne tentasse un terzo. E fu una vera fortuna, visti gli scarsi mezzi tecnici usati fino ad allora ed ancora i soli ad essere a disposizione, salvo una lodevole buona volontà che, però, non poteva certamente sostituirli.
In ogni caso quel gran darsi da fare intorno, sopra e sotto il lago di Nemi aveva risvegliato l’interesse dei ceti più colti del tempo che furono coinvolti vieppiù al recupero delle navi, a quello che v’era sopra ed a quello che, si supponeva, vi fosse dentro.
Si era sicuri, ormai, che si trattasse di due imbarcazioni. Si era certi che vi fossero, sopra d’esse, delle costruzioni di tipo terrestre, come edifici, colonne, statue, addirittura pareti e pavimenti in marmo pregiato proveniente da tutto il Mediterraneo e mosaici finemente lavorati. Così la fantasia riprese a correre favoleggiando di tesori sommersi, di monete d’oro e di monili preziosi.
Se la parte più dotta della popolazione di quei tempi pensava di riscoprire un po’ della storia romana, quella meno dotta pensò di recuperare la parte più... preziosa, se ve ne fosse. Così i pescatori del lago, ai quali ormai era stato indicato il luogo esatto dove erano sommerse le navi ed avevano visto che non era impossibile raggiungerle, superate tutte le paure che erano aleggiate finora intorno ai due scafi, cominciarono, anzi continuarono, con più lena di prima la loro spoliazione. Questa fu documentata anche dalla cronaca di Padre Casimiro che ne parla  nelle sue «Memorie sui conventi francescani» nella seconda metà del settecento. Il religioso dice di legnami, grossi chiodi di rame, lamiere di piombo, tegole di rame, cose tutte che sono continuamente strappate alle navi, che subiscono così più danni dalle rapine degli uomini che dalle ingiurie del tempo. Tuttavia, pur essendo uomo colto, il Padre Casimiro incorre in grosse inesattezze, alimentate probabilmente sia da tutte le dicerie e racconti fantasiosi che si facevano sull’argomento, sia anche dal desiderio e dal piacere di fare asserzioni più o meno dotte sebbene in mancanza di elementi certi. Ma facciamo parlare l’autore stesso delle memorie:«Nel mezzo del lago l’Imperatore Tiberio edificò un palazzo, cui servivano di fondamento due navi gettate nel fondo dell’acqua, non altrimenti di quello che facessero nel secolo XV° il Conte Borso di Ferrara sul Po, Ludovico di Mantova sul Mincio ed i Principi Elettori sul Reno, come narra Pio II° (Silvio Enea Piccolomini) nei suoi Commentarii».
Finalmente, nel settembre 1827, si tenta per la terza volta l’impresa del recupero delle navi. Il nobile cavaliere Annesio Fusconi, dopo aver studiato i tentativi dei suoi precursori, pensa di servirsi della «campana di Halley» alla quale aveva apportato alcuni perfezionamenti in varie parti, munendole, fra le nuove apparecchiature, di una pompa per l’afflusso dell’aria al suo interno. Ne costruisce una abbastanza grande nella quale possano prendere poste otto marangoni, quei famosi nuotatori genovesi. Oltre a questo fa apprestare una piattaforma galleggiante, piuttosto ampia, idonea a sostenere la campana ed a calarla in acqua mediante quattro argani.
Il cavalier Fusconi doveva essere, oltre che un uomo che si interessava alla storia antica, anche una persona avveduta ed attenta alle relazioni sociali. Questo si può evincere facilmente dal fatto che, ci è tramandato dai testimoni del tempo, dopo aver costruito un magnifico palco ed un ponte per salirvi sopra, «vi invitò gli spettatori più illustri ed il corpo diplomatico oltre che tutta la nobiltà romana e forestiera che, numerosa, vi accorse».
Poiché, però, le fonti ci informano che dell’impresa fu testimone una moltitudine innumerevole di persone, dobbiamo arguire che anche il popolo fosse presente in gran numero a guardare... dalla riva del lago. Arguendo ed analizzando ancora un po’ di più, si può pensare che l’interesse per la cultura si stesse, piano piano, diffondendo presso il popolo minuto, che certamente non era stato così cortesemente invitato.
E così il giorno dieci settembre dell’anno 1827 si diede inizio al tentativo di recupero della nave che era più vicina alla riva: fu immersa la campana con dentro gli otto marangoni che però, una volta sul fondo, non poterono apportare grandi quantitativi di materiale. Allora furono legate alcune gomene agli argani e, nella speranza di poter strappare al lago tutta a almeno parte della nave, si avvolsero delle cime allo scafo di quella. A forza di braccia si misero in tiro gli argani, ma ancora una volta le corde si ruppero e l’impresa fu rimandata anche a causa di un gran temporale sopraggiunto. Evidentemente Giove Pluvio, piuttosto preoccupato, era intervenuto da par suo e vi aveva posto rimedio.
Tuttavia, era stato portato sulla zattera, dai marangoni, abbastanza materiale del quale il Cavalier Fusconi compilò, nelle sue Memorie, un preciso elenco:
«due tondi di pavimento uno di porfido orientale e l’altro di serpentino, pezzi di marmo di varie qualità, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, laterizi, chiodi, tubi di terracotta ed infine travi e tavole di legno». Tali travi e tavole furono, ma solo in parte, utilizzati per ricavarne bastoni, canne da fumare (cioè bocchini da sigaro) ed ancora tabacchiere, segretini, cassettine da viaggio, libretti, ricordini ecc.....
L’impressione che si erano fatti analizzando il comportamento del cavalier Fusconi, quando apprendemmo del famoso palco mobiliare nonché diplomatico ci sembra, ora, confermata dall’utilizzo che fece delle travi e delle tavole dell’antica romanità per ingraziarsi la romanità del suo tempo. Ma tant’è, quando una persona è avveduta alle relazioni sociali...
Al termine del suo resoconto il Cavaliere lamenta di non aver trovato «un ricco amatore vago di siffatte peregrinità il quale incoraggisca il volenteroso autore della macchina a nuovi più felici esperimenti». Ma fortunatamente, dice uno storico, la sua voce non viene raccolta. In ogni caso, e qui dice il contemporaneo, il Fusconi era, con tutta evidenza, sinceramente interessato anche al proseguimento dell’impresa ed al recupero delle navi.
Secondo il Borghi «gran parte degli oggetti estratti dal Fusconi furono, per consiglio dell’Accademia di S. Luca, acquistati dall’eminentissimo cardinale Camerlengo pei Musei Vaticani; ed i rimanenti oggetti furono conservati, per conto del Fusconi stesso, né i magazzini di uno dei palazzi del principe Torlonia duca di Ceri. È, però, notevole il fatto che, per quanto si sia cercato, di questi oggetti null’altro si è rinvenuto se non un frammento di trave con chiodi, dé quali il Fusconi scrisse che erano ‘con testa dorata’ oltre a due lunghe travi di larice, unite da chiodi di ferro, ed alcuni tondini di porfido e di serpentino».
Il Montoni, da parte sua, raccontava che il principe don Alessandro Torlonia mostrava con orgoglio nel suo palazzo, che occupava l’area dell’attuale edificio delle Assicurazioni in Piazza Venezia, un gabinetto di stile gotico, il cui pavimento era formato di tavoloni in terracotta provenienti dalle navi nemorensi, e parecchi arredi costruiti col legname recuperato nel 1827, come pure risulta dalla memoria citata.
Di tutto questo è fatta precisa menzione da Guido Ucelli che, con molta esattezza, ci racconta del recupero delle navi, dei materiali ritrovati e della tecnica di costruzione dei natanti.
Dobbiamo essere grati a quello studioso che ci ha trasmesso tutta la storia di quest’avventura che, altrimenti, sarebbe andata persa, come perse sono le due antichissime imbarcazioni.
(continua)
Massimo e Marina Medici

 

SAN CESAREO

Alla parrocchia di San Giuseppe parte don Remo Ronci e arriva don Enrico Pinci

Monignor Remo Ronci, per decreto del 12 agosto scorso del vescovo S. E. Eduardo Davino, dopo aver diretto la Parrocchia di S. Giuseppe di San Cesareo per 17 anni, viene trasferito a quella di S. Francesco Saverio di Carchitti. Gli subentrerà don Enrico Pinci proveniente dalla parrocchia di S. Rocco di Olevano Romano.
C. M.

 

MONTE PORZIO CATONE

Il Parroco di Monte Porzio Catone ci ha inviato questa lettera, che riportiamo integralmente, come risposta e rettifica all’articolo pubblicato nel numero di agosto.

Risposta di rettifica all’articolo di Angelo Marini
«Cronaca di un pellegrinaggio» (Notizie in... Controluce, agosto 1999, p. 13)

Il titolo parla di una cronaca di un pellegrinaggio al Divino Amore: invece la cronaca non appare, c’è solo un livore nei miei confronti. E veniamo ai particolari.
Cominciamo dalla frase: «Nel frattempo don Massimiliano venne trasferito, ma il pellegrinaggio continuava ad essere regolarmente organizzato, malgrado non godesse del benestare dell’attuale parroco don Gioacchino. Infatti nel 1990, di ritorno dallo stesso e scesi dal pulman (il parroco era in piazza), ci dirigemmo verso la chiesa che, con vera sorpresa la trovammo con le porte chiuse». È da far notare al nostro Eroe che don Massimiliano fu trasferito nel 1989 e nel 1990 il sottoscritto non era parroco qui a Monte Porzio C. ma a Frascati, il parroco qui era don Orlando.
Io stavo qui nel 1991 e il Marini mi si lamentava di questo fatto precedente. In quell’anno oltre a mandare il vice-parroco, allora don Sergio, permisi anche il «rientro», come pretendevano i partecipanti paesani a questo pellegrinaggio, e lì mi accorsi di aver sbagliato e perché il parroco precedente si era comportato in quel modo: Angelo Marini e CC. non venivano a ringraziare il Signore ma volevano la glorificazione del Paese per aver fatto questo pellegrinaggio: accoglienza trionfale, benedizione solenne, campane, campanelle… quest’anno perfino la Banda!
Subito mi fu fatto notare: perché hai permesso questa «sciapata»? Com’è che tutti gli altri pellegrinaggi non lo fanno: quelli a Trisulti, quelli a Pompei, alla SS.ma Trinità, a Loreto, a Lourdes… (e non è che qui a Monte Porzio C. ne vengano organizzati pochi!). Che questi sono più bravi? Che senso ha questa messa in scena?
Nella settimana santa del 92 sempre il Marini aveva l’incarico con un comitato di persone di organizzare la «Rappresentazione della Passione»: pretese di fare la raccolta in Chiesa il giorno delle Palme come finanziamento… solo che il pomeriggio di detto giorno egli sparì, all’insaputa degli altri del comitato, con la raccolta delle Messe centrali della giornata: scandalo di tutti che aggiunsero «per questo motivo il nostro ‘Zeffirelli’ (così è chiamato per le sue indubbie capacità organizzative) è stato estromesso dai vari comitati cittadini». Lo dovetti classificare come meritava e dirgli di non voler più avere a che fare con lui (purtroppo lo devo fare ora per iscritto, ma vi sono costretto!).
Dal ’92 in poi con il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è stabilito che questo pellegrinaggio è come gli altri: quindi è al Divino Amore… non per essere glorificati a Monte Porzio C..
Quando si è potuto vi ha partecipato il vice-parroco: prima don Maurizio e poi don Thomas (il Parroco nelle domeniche di maggio è sempre occupato in Parrocchia dai vari turni delle Prime Comunioni!).
D’altra parte non mi risulta che nei centri vicini facciano al ritorno l’ingresso trionfale al Paese: così a Frascati, dove si fa questo pellegrinaggio a piedi da almeno 20 anni e dove, quest’anno, vi ha partecipato anche il Vescovo diocesano Mons. Matarrese, neppure si sognano di fare questi rientro solenne.
Da notare poi la sensibilità di certe persone: l’anno scorso, al ritorno, entrarono in Duomo, all’improvviso e tutti insieme durante la celebrazione della Messa domenicale vespertina, impaurendo all’inizio i presenti e recando disturbo a tutta la Comunità in preghiera; quest’anno sono tornati di pomeriggio, ma hanno inventato di sana pianta che ero in chiesa al penultimo banco e mi sono rifugiato in sacrestia per sfuggirli. Ero assente e solo la sera ha sentito della processione con la banda e della pretesa del suono di campane e campanelle…
Che cosa si vuole? Dove regna la falsità anche un pellegrinaggio può essere l’occasione favorevole.
Monte Porzio C. 8.9.1999                don Gioacchino Liberti

 

ALBANO

Festa della Sacra Famiglia a Cancelliera

Il desiderio di socialità e di condivisione ha contribuito anche quest’anno alla buona riuscita della festa parrocchiale della Sacra Famiglia di Nazareth organizzata dalla piccola comunità di Cancelliera, frazione del comune di Albano, nella settimana dal 5 al 12 settembre scorsi. Nel programma, predisposto dal comitato parrocchiale sotto il coordinamento del parroco, hanno trovato spazio non solo i momenti religiosi, conclusisi con la messa celebrata dal Vescovo di Albano, ma anche significative occasioni di intrattenimento e di incontro, in una realtà come quella della piccola frazione che cerca da tempo di darsi un’identità comunitaria. Nel corso della settimana gruppi musicali, cabarettisti ed artisti locali hanno animato le serate, coinvolgendo un pubblico abbastanza numeroso tra i colori e la musica tipiche delle feste di piazza. Il tabellone delle iniziative è stato arricchito anche da un mini-campionato di calcio a cinque, da una corsa campestre il cui percorso è stato disegnato in modo da attraversare l’intero territorio di Cancelliera, da una gustosa caccia al tesoro e da numerosi  tornei di ping pong, di calcio balilla e di ciclocross. Tra i momenti più innovativi rispetto agli anni scorsi vi sono stati l’allestimento di un cinema all’aperto con la proiezione  del film di Benigni premiato con l’Oscar La Vita è bella e quello di una improvvisata discoteca allestita in proprio da alcuni giovani della zona. Particolarmente ricco è stato poi il programma offerto nella giornata di domenica, conclusiva della settimana di festeggiamenti; nel piazzale antistante la chiesa sono stati organizzati giochi popolari come l’albero della cuccagna, il tiro alla fune ed il gioco della pentolaccia, nonché ulteriori e divertenti incontri di calcetto femminile e di sfide tra scapoli ed ammogliati.  Una festa che deve la sua realizzazione all’impegno profuso dal comitato parrocchiale ed alla determinazione di alcuni cittadini che hanno voluto cogliere l’occasione di una festa religiosa per coinvolgere la popolazione locale in un momento partecipativo più ampio, nella speranza che anche una piccola frazione come Cancelliera possa godere di una socialità più ricca e coinvolgente.
Gianluca Polverari

 

GENZANO

Negozi a ritmo continuo

Anche a Genzano è stata recepita la riforma relativa al settore commerciale promossa dal Decreto Legislativo 114 del 31 Marzo di quest’anno che prevede delle novità sicuramente interessanti, ma che faranno senza dubbio discutere. Tra i provvedimenti principali ci sarà quello relativo all’esposizione dei prezzi  relativi alla merce venduta, ma questo, nella stragrande maggioranza dei casi non è una novità almeno per Genzano. I provvedimenti che accenderanno il dibattito sono sicuramente gli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali previsti con un massimo di 13 ore giornaliere tra le 7 e le 22 e l’ apertura domenicale, opzione che è stata concessa al comune di Genzano dal momento che la cittadina è stata segnalata, per ora solo in via transitoria, nell’elenco dei comuni ad economia prevalentemente turistica. L’apertura domenicale si potrà effettuare per un massimo di otto domeniche l’anno, prevalentemente in estate. Per l’anno in corso lo si è potuto fare fino al 30 settembre. C’è sicuramente una frangia favorevole alle iniziative proposte da questa deregolamentazione generata dal Ministro Bersani, soprattutto tra coloro che possono permettersi di pagare il personale, e quindi mantenere i negozi aperti fino a tarda sera con domenica compresa. Ma il malcontento serpeggia tra gli imprenditori commerciali medio-piccoli che avendo spesso delle attività a gestione familiare non riescono a stare al passo con il grado di competizione proposto sugli orari allungati. Ad incrementare la lista delle novità, per la nostra cittadina, l’amministrazione comunale ha proposto la modifica della chiusura infrasettimanale, abitualmente per tutti il giovedì pomeriggio, da decidersi secondo l’appartenenza alle differenti tabelle merceologiche. Anche questa iniziativa non mancherà di suscitare polemiche. I prossimi mesi saranno utili a valutare questi provvedimenti sia tra gli esercenti che tra la clientela.
Senza dubbio, tra i clienti, le nuove possibilità offerte hanno suscitato pareri favorevoli se si pensa che in alcuni supermercati il flusso giornaliero di persone è aumentato in modo considerevole .Ma questo psicologicamente è ancora una volta pericoloso per i piccoli commercianti poiché, non riuscendo loro a soddisfare questo ulteriore bisogno (quello di comprare anche a tarda sera o quando pensavamo di non poterlo fare) vengono ulteriormente esclusi dal mercato. Ancora una volta trionfa il gioco del più forte…
Silvia Del Prete

 

DETTI ROMANESCHI

«Chi magna solo se strozza»

Per i romani chi «magna solo» è un egoista che non pensa agli altri; quindi gli si può solo augurare di strozzarsi. Anche se questa eventualità non si verifica mai.
Il mangiare è per il romano un rito. Osservando un milanese consumare la colazione in fretta e pagare subito il conto, senza fermarsi neanche per fumare una sigaretta,  un romano dice che i milanesi «so’ abituati a magnà co’ l’imbottatore» e cioè con l’imbuto. Benchè l’imbuto serva a tirare via il vino dalla botte, rende ugualmente l’idea della rapidità con la quale i milanesi, in genere, si nutrono.
«Se magna pe’ campà o se campa pe’ magnà?»
Il quesito è ancora tutto da risolvere. Il proprietario di un ristorante di Albano apostrofò una volta nel suo dialetto un giornalista di scarso appetito: «Ma, se non magnete e non bevete, come campete?».
Tornando al mangiare da soli, è male. Non solo perché non si deve essere egoisti, ma anche perché farlo da soli, senza compagnia, senza il gusto di adempiere un rito, si mangia in fretta o distrattamente, leggendo un giornale o un libro, il che è nocivo. Quando «se magna» non bisogna «penzà a niente, manco ar prossimo!»
(nota dialettale a cura di Mauro Proietti tratta liberamente da: Rizieri Grandi, Motti e detti romaneschi, ed. Delfo)


 

  


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