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  Anno VIII numero 12 – dicembre 1999

  

 I NOSTRI PAESI

CIAMPINO

Le atmosfere cromatiche di Pierfranceschi
Personale di pittura alla galleria d’AC

È in corso alla galleria d’AC, in via del Lavoro
53, la mostra personale del pittore Maurizio Pierfranceschi, intitolata «L’amicizia dei colori». Pierfranceschi, nato a Roma nel 1957, è uno degli artisti più attivi del panorama romano. La sua opera pittorica è particolarmente contrassegnata da tensioni astratte, nonostante l’astrattismo che egli adotta non sia puro, ma serva la necessità di plasmare in un’idea suggestiva l’oggetto del discorso pittorico. Sono così presenti alcuni paesaggi che vengono avvolti nel colore, come in un’atmosfera cromatica compatta in cui traspare una sorta di luce da dietro le quinte della superficie telata. L’innesto figurativo tende, con i suoi pochi tratti, a lacerare l’atmosfera, senza disturbarne il valore primario, anzi, nell’isolamento delle figure in emersione, l’atmosfera si fa ancora più dichiarativa di sé, come un umore. Il segno figurale, isolandosi in emersione, si presenta talvolta come collocato su un piano diverso, quasi a tenere lontane e senza punto di contatto le figure, come si può osservare in Canto notturno (1997), con due figure che, collocate su piani visivi diversi, producono l’isolamento di un personaggio rispetto all’altro, oppure di due sé staccanti nello spazio come fossero distanziati nel tempo, senza vie di comunicazione (strade, continuo paesaggistico o altro) che indichino una via di interscambio fra le diverse posture. In altre opere, come Pompeiano (1999), la scelta dell’atmosfera in rosso rievoca i rossi delle celebri pitture della cittadina partenopea, così come, nella sua figuralità, l’abbozzato ramoscello che emerge come da una nebbia o da fumi vesuviani inverosimili quanto suggestivi.
Questa scelta pittorica, per le sue caratteristiche di panneggio astratto, rischia altresì di tradursi in un gioco pericoloso, in cui la posizione del pittore assume una marginalità ideologica su non ideativa, così come veniva in qualche modo rivolto a Italo Calvino (posto in epigrafe al catalogo) e alla sua mania della razionalizzazione e penetrazione analitica dell’immagine, secondo piani secondari in emersione e nuovamente centrali nel discorso narrativo. Tale pericolosità è comunque ridotta e quasi annullata dalla mancanza, nell’attuale panorama artistico, di un impegno comunicativo che ponga la pittura in dialogo con le altre forme artistiche e con la collettività.
Fino al 12 dic. Ingresso libero. Catalogo in mostra con prefazione di Maurizio Calvesi.
Nicola D’Ugo

 

SAN CESAREO

Nuovo Vice Comandante dei Vigili

Guido Scarpato, uomo moralmente inattaccabile, nonché lungimirante se si guarda lo sviluppo della comunità di San Cesareo, vigile urbano già da anni, ha superato il duro concorso per Vice Comandante. Subito dopo la nomina, Scarpato ha promesso senza riserve l’impegno di rendere San Cesareo più vivibile per quanto riguarda la viabilità secondo un ben studiato piano del traffico. Ancora più importante per il neo Vice Comandante sarà chiedere alle autorità competenti il necessario e urgente potenziamento dell’organico della Polizia Municipale. A Guido Scarpato gli auguri dalla redazione di Notizie in… Controluce.

 

SAN CESAREO

Onori ai caduti

Al suono di una tromba che scandiva le note dell’alza bandiera, un picchetto d’onore della Aeronautica Militare, al comando del maresciallo Rino Ferracci, ha presentato le armi al monumento dei caduti. Molta commozione da parte di tantissimi cittadini presenti. Ogni anno la stressa intensa commozione, ci tiene a precisare il presidente dei Combattenti e Reduci Mario Serpetti. Il sindaco di San Cesareo, Filippo Mariani, ha stigmatizzato l’importanza di tale manifestazione con parole di profondo significato umano e patriottico. Presenti assessori e consiglieri comunali, il comandante la stazione carabinieri, maresciallo maggiore Antimo De Pasquale e il vice Daniele Esposito. Ha officiato la messa al campo don Enrico Pinci.
Carlo Marcantonio

 

MONTE COMPATRI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
«Sarebbe interessante un Vs interessamento riguardo alle recenti azioni della’Azienda Elettrica di Montecompatri.
Oltre ai problemini di erogazione elettrica che ci sono stati ora vengono richiesti, in toni minacciosi soldi di bollette del 1993 (che venivano spedite agli utenti nel 1994!!!!!). Sicuramente tali bollette devono essere pagate, ma l’Azienda Elettrica è in grado di dimostrare di aver mai spedito le bollette incriminate? (2° e 4° bimestre 1993) e quando si parla di ...interessi di mora che verranno conteggiati successivamente... Per l’incapacità dell’Azienda Elettrica ora forse dovremo pagare 5 anni di mora?
Spero di leggervi in merito sul prossimo numero del giornale».
Lettera firmata

Giriamo la lettera, certi di una risposta da parte dell’assessore interessato.

 

Nunc est Bibendum
Presentato al Liceo U. Foscolo il lavoro della maxisperimentazione linguistica

Clima particolarmente accogliente e gioioso quello di sabato 16 ottobre 1999 nell’Auditorium del liceo «Ugo Foscolo» di Albano-Ariccia per la presentazione del testo Nunc est Bibendum, frutto dello scambio culturale tra le attuali classi 4a e 5a C della maxisperimentazione linguistica e alcuni studenti del liceo «René Descartes» di Cournon d’Auvergne. Il progetto, sostenuto dalla Comunità Europea, è stato realizzato sia grazie alla sensibilità delle docenti Alba Conti, Fiorella Mariani, Franca Bomba (per l’Italia) e I. Kwietniak (per la Francia), sia all’impegno dei ragazzi che hanno vissuto, nel precedente anno scolastico, un’esperienza particolarmente valida. Esplicative le parole della professoressa Conti, che hanno descritto brevemente l’intero percorso realizzato. Dopo aver individuato un tema per entrambe le tradizioni, è partita la fase della ricerca, a cui è seguito il confronto reciproco nei due periodi di accoglienza degli studenti nei rispettivi Paesi. Tutto si è concluso con la stesura al computer e l’impaginazione della testo da pubblicare, grazie anche al particolare contributo dell’alunno Daniele Frison. Bella la testimonianza dei giovani protagonisti, i quali hanno dichiarato che, pur essendo stato duro affrontare da soli l’inserimento nella vita quotidiana di un Paese estero, la storia personale di ognuno si è certamente arricchita della conoscenza di altre abitudini, culture e tradizioni. Interessante è stato scoprire affinità e diversità, creando i presupposti, oltre ogni frontiera, per la nascita di una vera amicizia tra i ragazzi, le famiglie e i docenti. Promuovendo tali iniziative, il liceo «Ugo Foscolo» ha voluto, soprattutto nell’ambito della maxisperimentazione linguistica, sensibilizzare gli studenti a sentirsi veri «cittadini del mondo». In tale direzione, l’istituto rappresenta –così come sottolinea il preside prof. Ignazio Vitelli– una significativa risorsa territoriale su cui i diversi Comuni dovrebbero convogliare la loro attenzione. A testimonianza della particolare sensibilità della scuola al valore di tali esperienze culturali, si è registrato l’arrivo di un gruppo di studenti polacchi, ospiti, in questi giorni, del liceo, accolti con calore ed entusiasmo dai ragazzi italiani. Presenti i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Ariccia (nella persona del dr. Barbetta) e di Genzano (nella persona del vicesindaco Flavio Gabbarini). Quest’ultimo ha motivato la scelta di sostenere l’iniziativa da parte del Comune da lui rappresentato, anche per la validità dell’argomento trattato dagli studenti delle scuole: il vino. Tale aspetto rappresenta, a suo parere, un elemento fondamentale delle tradizioni e dell’economia dei Castelli Romani e, come tale, va inteso e valorizzato. In sala, anche coloro che hanno collaborato per la realizzazione del volume e, in particolare, le aziende vitivinicole di Fontana di Papa, La Selva, Gotto d’Oro,  San Tommaso, Santarelli di Marino, Colle di Maggio, oltre all’associazione dei sommeliers di Velletri. Insomma, un bell’incontro a testimonianza della forte volontà di superare ogni barriera tra i popoli.
Mariateresa Ottavio

 

FRASCATI

Mostra d’arte

Il gruppo Artisti Tuscolani (Gat) nel mese di dicembre terrà una mostra d’arte presso il locale del Palazzo Vescovile di Frascati, situato in via D’Estouville, 6.
Orario: feriale: 16-19; festivo 10-13, 16-19.
Ingresso libero.

 

NEMI

Le navi di Nemi
Il quarto tentativo di recupero (quinta parte)

Era molto tempo, secoli ormai, che ci si affannava, con mezzi empirici sebbene sempre più perfezionati, a cercare di estrarre dal Lago di Nemi quei reperti che era possibile recuperare. La eco di quei tentativi rimbalzava, di tanto in tanto, da una riva all’altra di quel lago e finalmente arrivò sia alle finestre del Ministro della Pubblica Istruzione che a quelle dei Principi Orsini, risvegliando l’interesse non solo di un privato, se pur nobile, come era accaduto fino allora, ma soprattutto dei Pubblici Poteri. Si vuol sottolineare che, a quel tempo, chiunque avesse abbastanza denaro e volesse dedicarsi alla raccolta di cimeli dell’antica Roma (e non solo di quella) poteva, indisturbato, iniziare scavi e ricerche nel proprio fondo divenendo proprietario di tutto ciò che riusciva a trovare disponendone poi a proprio piacimento. Il che portò alla polverizzazione di buona parte di importantissimi reperti della nostra storia antica che andarono ad arricchire, all’estero, numerosi musei e raccolte private. Tuttavia è doveroso precisare che quei personaggi, portandosi a casa loro quelle cose, non commettevano alcuna illegalità nei nostri confronti. Si avvalevano soltanto della carenza delle leggi italiane che nulla stabilivano sull’argomento; permettendo, così, che persone più mature di noi, dal punto di vista storico-culturale, e che apprezzavano la nostra storia antica potessero venire in possesso di testimonianze del nostro passato. È utile, a questo punto, accennare al diritto di proprietà nei secoli passati, al fine di comprendere il rapporto, e quindi l’atteggiamento, del proprietario della cosa nei confronti della cosa stessa e degli altri uomini. In epoca storica la proprietà era individuale e si confondeva con la sovranità, nel senso che il «pater familias» era l’unico soggetto che potesse essere titolare di quel diritto. Dalla definizione romana dell’istituto si evince che, nell’antica Roma, il cittadino libero avesse la possibilità di usare e di disporre della cosa senza limitazione alcuna. «Usque ad sidera, usque ad inferos» diceva l’orgoglioso quirite ed affermava con questo che il suo diritto di proprietà si estendesse fino al cielo, fino agli inferi. I secoli passano e questi concetti cambiano lentamente in conseguenza dei contatti con altri popoli, con altre civiltà, con altri modi di concepire il diritto di proprietà. Uno sgretolamento del contenuto di quello si verifica nel Medioevo, ove esso è soffocato da oneri ed obblighi. Ciò sia per l’indiscussa influenza del mondo germanico (in cui il nomadismo e l’economia pastorale avevano portato ad una forma di godimento collettivo dei beni),sia per il fatto che il concentramento della proprietà terriera in pochissime mani costrinse i feudatari a cedere parte delle facoltà inerenti al diritto di proprietà ad altri individui meno potenti ma più numerosi. Il fondamento del diritto muta egli stesso: esso non è più in funzione dell’individuo, ma della collettività. La Costituzione Albertina, dopo avere affermato che tutte le proprietà sono inviolabili, precisa che, quando l’interesse pubblico legalmente accertato lo esiga, si può essere obbligati a cederle in tutto o in parte. Il nostro codice all’art. 832 dice che il proprietario può godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dalla legge. Siamo partiti dal diritto romano, abbiamo accennato a quello barbarico ed a quello medioevale e, toccata appena la Costituzione Albertina, ci siamo riferiti all’attuale codice. Questo volo rapidissimo, però, ci è stato utile per capire come, nei secoli, il diritto di proprietà si sia lentamente evoluto da rapporto esclusivo e rigido tra la cosa ed il suo proprietario, a rapporto che debba tenere conto anche degli altri consociati ed, infine, anche dello Stato. Ogni frutto ha il suo tempo di maturazione e, piano piano, ci siamo maturati anche noi, sebbene con un certo ritardo nei confronti di altri popoli più solleciti a considerare i propri reperti antichi non alla stregua di souvenirs, ma come le grandi pietre con le quali era stata costruita la loro storia. Questa maturità del popolo, vieppiù trainata dai ceti più colti e perciò più sensibili, fece il miracolo di far convergere l’interesse di un principe aperto alle romane cose con l’attenzione del Ministero della Pubblica Istruzione. La casa Orsini autorizzò una campagna di ricerche diretta dall’antiquario Eliseo Borghi con il consenso di quel Ministero. Il miracolo era avvenuto ed il dado era tratto: il pubblico ed il privato erano, finalmente, uniti per riscoprire la storia di Roma. Per fortuna la tecnica aveva progredito e ci si potè avvalere della collaborazione di un palombaro. Anzi, di un provetto palombaro che esaminò accuratamente la nave più vicina alla riva e tornò alla superficie con una ghiera in bronzo raffigurante la testa di un leone che stringeva, tra le fauci, un anello. Si trattava, come fu poi identificata, della ghiera di un timone. Era il giorno 3 ottobre 1895 e, giustamente con legittimo orgoglio, il Borghi disse che quella data la si sarebbe dovuta ricordare nella storia delle ricerche archeologiche. Si divelsero dallo scafo le famose «protomi ferine» dalla forma di teste di felino, che stringevano tra i denti anch’esse un anello. E poi, ancora, rulli sferici (dei quali si dirà quando parleremo della avanzatissima tecnica, che avevano i romani, in tema di costruzioni navali), rulli cilindrici (che fanno parte anch’essi della stessa tecnica), paglioli, cerniere, filastrini in bronzo, tubi di piombo, ancora tegole di rame dorato, laterizi di varie forme e dimensioni, frammenti di mosaici con abbellimenti in pasta di vetro, lamine di rame ed altro. Il 18 novembre viene, poi, individuata la seconda nave dalla quale si recupera altro materiale, fra cui un oggetto molto strano: la decorazione del sostegno di uno dei quattro timoni raffigurante un avambraccio ed una mano. Se ne conoscevano poche altre di queste strane cose. Erano simboli «apotropaici» cioè, secondo alcuni popoli antichi, servivano ad allontanare le influenze magiche e maligne. Se ne trovarono , a volte, nei sepolcri ed il loro nome deriva da una parola greca che significa «allontanante». Gli antichi credevano che dalla punta delle dita emanasse un fluido che avesse il potere di difendere. Una manus panthea fu rinvenuta presso Mantova. Questa mano aveva i fori per essere fissata su un’asta e, come una bandiera, come signum, precedeva un manipolo di militi quale mezzo di difesa e simbolo allo stesso tempo. Siamo sicuri, noi moderni che siamo andati sulla luna, che i sensi siano solo cinque? E se i popoli antichi avessero saputo, avessero intuito che ve ne è qualcun altro? Che dire dei guaritori che con la sola apposizione delle mani tolgono alcuni malanni di fronte ai quali la medicina dotta ed ufficiale s’era arresa? E gli illusionisti che spingendo le mani e le dita verso gli astanti li costringono a vedere cose che non ci sono; oppure ne addormentano i sensi (cinque per il livello attuale della conoscenza) e li costringono ad un comportamento al di fuori della loro volontà? Poi c’è il risveglio, a volte alla presenza di centinaia di persone, e questi signori non ricordano più nulla. Forse usciva qualcosa dalla punta delle dita e nessuno vedeva niente.
Il concetto, credo, che sia stato espresso anche nella Cappella Sistina: il dito che crea l’uomo. L’uomo che con una candela in mano, sulla porta dell’infinito si sforza di guardare lontano, ma riesce solo ad illuminare, a stento, la punta dei suoi piedi.
Gli antichi sapevano qualcosa più di noi; oppure l’intuivano? È uno dei tantissimi punti interrogativi che ci accompagnano nella vita. Ma andiamo avanti. Un altro oggetto attrasse l’attenzione e la curiosità: la testa di una Medusa fra i suoi capelli vi erano alcuni serpenti che, racconta Carlo Montani presente al ritrovamento, «usciva dalle acque azzurre del lago, tra le braccia del palombaro che l’aveva divelta dallo scafo affondato. La bella testa di bronzo, grondande acqua, pareva spargere lacrime di dolore per la sua pace di secoli inopinatamnete turbata».
Per quanto riguarda le strutture navali, lo stesso Borghi scrive: «insieme con tutti gli ogetti preziosi di sopra menzionati, fu estratta dal lago una quantità grandiosa di legname, in gran parte costituita di bellissime travi, in ottimo stato di conservazione. Era quello un materiale che, quanto a valore storico, presentava un interesse forse maggiore dei singoli oggetti d’arte riportati alla luce. Erano più di 400 metri di travi, che sarebbero servite come parti principali nella eventuale ricostruzione di quei monumenti e che, almeno, avrebbero rappresentato le linee fondamentali per la ricostruzione ideale di essi. Ma quelle travi –prosegue il Borghi– quei preziosi avanzi che il fato aveva voluto nei secoli conservare e poi rendere alla luce, furono lasciati a marcire sotto la pioggia ed a polverizzarsi sotto i dardi cocenti del sole, onde non resta neppure il diritto di attribuire ai barbari degli abitanti del luogo se, dopo i guasti delle intemperie, misero mani anch’essi sugli avanzi di quelle grandi memorie per farle legna da fuoco.»
Per fortuna la maggior parte del prezioso materiale recuperato dal Borghi fu acquistato dal governo per il Museo Nazionale Romano. Tuttavia, il Montani afferma che non poco materiale, giudicato meno importante, andò perduto nelle mani di collezionisti privati, mentre qualche cimelio di grande importanza,come la testa di Elios, che pare trovasse posto a prua della nave, dopo qualche tempo che il Borghi la custodiva nel retrobottega del suo negozio di antiquario, andasse persa senza sapere che fine avesse fatto.
Dicono gli abitanti del luogo che la statua, forse di Diana o di Drusilla, ed altre otto statuette, dopo essere stata nascosta in un fascio di rami, fu trasportata per un ripido sentiero e non se ne seppe più nulla. È probabile che sia quella che fa bella mostra di se al British Museum. Una statuetta, questa volta di Eros, alberga nel Museo dell’Ermitage dove, dice il Waldhauer, pervenne in quel museo dopo essere stata dapprima portata in Inghilterra. Si ricordano pure un simpulum –un mestolo– di bronzo conservato al Louvre ed un grande elmo monumentale conservati a Berlino. Tutto questo saccheggio, che è durato secoli, ha finalmente termine con i recuperi dell’antiquario Borghi. Arriverà lo Stato a difendere ed a conservare i pezzi della nostra storia, sottraendone ai privati la disponibilità ed avocando a se il diritto di ricerca e di conservazione. L’unica consolazione nei riguardi degli oggetti esposti nei musei esteri è che sono circondati da quel rispetto e dal quel riguardo che, forse, non hanno trovato da noi e che la nostra storia e la nostra civiltà parlano attraverso loro. Ambasciatori di un grande passato.                                (continua)
Massimo e Marina Medici

 

MONTE PORZIO

La «Villa Matidiæ»
Una villa romana presso l’Osservatorio Astronomico

Con il 22 Agosto si sono concluse le attività della IV Campagna di Ricerca Archeologica della c.d. «Villa Matidiae», una evidenza archeologica esistente presso l’Osservatorio Astronomico di Monte Porzio Catone (RM). L’alta platea su cui sorge questo importante istituto scientifico è costituita da un terrazzamento artificiale limitato a valle da imponenti muraglioni di contenimento articolati in due distinti livelli. L’aspetto di grandi nicchie absidate di queste sostruzioni di epoca romana ha contribuito alla formazione del toponimo della zona che è quello de «le Cappellette».
I ruderi di questo imponente manufatto, nel tempo, non passarono inosservati, poiché furono citati e descritti da diversi studiosi ed eruditi, i quali, nella totale assenza di conforti scientifici che solo la moderna archeologia avrebbe potuto offrire loro, procedettero ad attribuzioni basate solo sulla interpretazioni delle fonti antiche; interpretazioni talvolta patentemente forzate. Lunga è la lista di codesti studiosi.
Uno di codesti eruditi fu il padre gesuita Kircher1 che nel 1671 identifica i ruderi dei muraglioni con quelli del tempio della «Bona Fortuna».
Lo stesso Winkelmann2, non riconosce, attraverso la presenza delle sostruzioni in argomento, la possibilità che queste potessero riferirsi a una importante presenza archeologica.
Il Nibby3 propone per questi ruderi una datazione tra la fine della repubblica e gli inizi dell’impero; considerando poi la vicinanza del monumento a Monteporzio lo attribuì, piuttosto arbitrariamente, a una villa appartenuta a Catone l’Uticense.
Tutto questo fino al 1888, anno in cui il sacerdote Antonio Rocchi, soprintendente della Abbazia di Grottaferrata, segnala4 il rinvenimento nella vigna Mancini, in località «le Cappellette», di una «fistula aquaria», una condotta idrica in piombo, recante un’iscrizione riferentesi a Matidia Augusta5.
Da questo momento, con il sostegno del dato epigrafico, i successivi autori disquisiscono circa l’appartenenza della presunta villa alla Matidia maior (68 - 119 d.C.), nipote dell’imperatore Traiano6 e suocera dell’imperatore Adriano7, o alla di lei figlia, Matidia Minor.
L’Ashby8 , riferisce l’incertezza circa la possibile appartenenza della «Villa» a una delle due Matidie. Così il De Vit9 che propende però per un’attribuzione alla Matidia Maior.
Tale attribuzione è messa in dubbio dal Grossi Gondi10 che ne attribuisce la proprietà alla Matidia minore.
Il pianoro su cui i diversi topografi avevano disputato non fu però mai soggetto a scavi archeologici che potessero apportare qualche dato più concreto circa l’esistenza e la eventuale identificazione della presunta «Villa»; e questo né prima, né dopo la costruzione dell’Osservatorio astronomico.
Un giorno di primavera del 1995, dopo un periodo di forti temporali, uno dei giovani alberi messi a dimora nel corso della cerimonia «Alberi sotto le stelle» organizzata il 3 Giugno 1994 dall’Osservatorio, con il concorso degli alunni della scuola elementare G. Carducci di Monteporzio, fu inghiottito da un cedimento del terreno che sprofondò. Allargando, per motivi di sicurezza, l’affossamento formatosi nel terreno, fu individuato, ad una profondità di pochi centimetri dal piano di campagna, un breve tratto di mosaico pavimentale nonché, poco a lato, una ampia cavità sotterranea la cui volta, cedendo, aveva causato lo sprofondamento dell’albero. Tale cavità, ad una rapida ispezione effettuata al momento, fu subito riconosciuta come un ambiente ipogeo di probabile età romana.
La Soprindendenza Archeologica per il Lazio, prontamente intervenuta, provvide a consolidare i frammenti di pavimento musivo così casualmente individuati e affidò al Gruppo Archeologico Latino il progetto del recupero e della valorizzazione di quella che, in base al dato epigrafico precedentemente accennato, si ipotizza sia la c.d. «Villa Matidiae».
A partire dal Luglio 1996 l’intervento del Gruppo Archeologico Latino, oltre a mettere in evidenza che la eventuale proprietà della «Villa» ascrivibile a Matidia Augusta è solo un momento di una più complessa vicenda, ha consentito l’individuazione di almeno dieci ambienti ipogei, di ulteriori superfici pavimentali musive e un impianto edilizio di cui si stanno identificando alcuni degli ambienti in cui questo settore della presunta «Villa» era articolata.
Le vicende legate alla edificazione dell’Osservatorio Astronomico, dagli ultimi anni Trenta per tutto il periodo bellico fino a metà circa degli anni Sessanta, hanno coinvolto la gran parte del terrazzamento sconvolgendo profondamente l’impianto edilizio della «Villa». Di queste vicende sono in atto ricerche ma, al momento, non sono stati scoperti né rapporti, né testimonianze circa la individuazione di elementi archeologici.
A rendere più complessa la questione è la probabile organizzazione della c.d. «Villa Matidiae» in più livelli. Ciò comporta un intervento assai lungo, complesso, delicato e, proprio per questo, stimolante per la identificazione cronologica delle fasi edilizie del monumento; fasi che dovrebbero iniziare in età tardo-repubblicana.
Le attività di studio e di ricerca, condotte dal Gruppo Archeologico Latino in questi quattro anni, e a partire dall’estate del 1999 con il concorso del Gruppo Archeologico Comasco «Ulisse Buzzi» sono mirate alla definizione di quella che le correnti ipotesi identificano come la Villa suburbana di Matidia. Di questo personaggio storico sappiamo che fu nipote dell’imperatore Traiano nonché suocera del successivo imperatore Adriano.
Di Matidia Maior che ricevette nelll’anno 107 il titotolo di «Augusta», sappiamo che aveva ampie proprietà in Roma sul colle Esquilino11, in Ostia12, forse il «Pons Matidiae»13 che scavalcava la «Fossa Traiana» a Porto (Ostia) e vantava addirittura la proprietà del Monte Argentario14 passato poi sotto l’imperatore M. Aurelio nei possedimenti imperiali con il nome di «Insula Matidiae».
Il ritratto riportato in figura si riferisce ad un busto marmoreo conservato presso il Museo Archeologico di Napoli e la effigia con un’acconciatura ad alto diadema ad un solo ordine di ciocche verticali, forse il più maestoso; ritrae Matidia in età matura, in posa altera, quasi ieratica; la «Palla» che le ricopre parzialmente il capo mette in evidenza la già imponente acconciatura.
Attraverso i lavori di scavo, assai complessi a causa dello stato delle emergenze archeologiche che nel tempo hanno subìto notevoli devastazioni, abbiamo recuperato una serie di importanti dati circa le diverse fasi di edificazione della «Villa» che coprono un arco cronologico assai ampio; è ipotizzabile, infatti, una fase iniziale tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C. Dopo vicende assai complesse in cui il primo predio tardo repubblicano sembra trasformarsi in villa residenziale con evidenti fasi di ristrutturazione (assegnabili a questa epoca sembrano le grandi camere ipogee), in epoca adrianea il complesso subisce una profonda trasformazione dove le destinazioni d’uso di alcuni ambienti sembra che vengano profondamente mutate. Sembra successiva al IV sec. d.C. l’ultima grande riorganizzazione della «Villa», però secondo concetti assolutamente diversi dai precedenti: non più residenziali ma economici.
Per questa stagione lo scavo è terminato: ma uno scavo archeologico non termina mai con la chiusura del cantiere poiché inizia quel lavoro anonimo ma fondamentale che permette di interpretare in maniera scientifica e quindi di comprendere e approfondire ciò che durante la campagna è «venuto alla luce». È un lavoro che impegna noi del G.A. Latino alla pulizia, restauro e consolidamento dei materiali, alla loro schedatura, disegno e fotografia, alla loro lettura. È questo il lavoro preparatorio per la campagna di ricerca del prossimo anno. È questo il momento di verifica dove le diverse ipotesi trovano conferma o vengono rigettate; è il momento in cui i diversi dati iniziano ad essere inseriti al loro posto nel grande puzzle della Storia.
Franco Nicastro

Note:
1 Kircher, Latium, Amsterdam 1671, pag. 73.
2 Winckelmann, J. J., «Relazione n. 11», in Lettere Italiane, Milano 1961, pag. 354.
3 Nibby, A., Analisi Storico Topografica Antiquaria della carta dei dintorni di Roma, Roma 1848.
4 Notizie degli scavi, Roma Gennaio 1888, pag. 141.
5 C.I.L. 7822..
6 Traiano, imperatore dal 98 al 117, era zio materno di Matidia Maior perché fratello della di lei madre Marciana Augusta.
7 Matidia Maior, a seguito del matrimonio contratto con Lucio Vibio, ebbe Matidia (detta «minore») e Sabina la quale andò sposa ad Adriano, imperatore dal 117 al 138. Tanto Sabina quanto Matidia minore erano pronipoti di Traiano.
8 Ashby, T., «The classical topography of the Roman campagna» in P.B.S.R., parte 1, Londra 1902; parte 3, voll. I e IV, Londra 1907.
9 De Vit, V., Totius Latinitate Onomasticon.
10 Grossi Gondi, F., Il Tuscolano nell’età classica, Roma 1908, pag. 188.
11 B.C.A. 1883, n. 627, pag. 220.
12 C.IL. 7737 fistula plumbea rinvenuta in Ostia nel 1863.
13 Veloccia Rinaldi, M. L., «Il Pons Matidiae», in Ricerche archeologiche nell’Isola Sacra, Roma 1975. L’iscrizione portuense n. 10957 (cfr. Patriaggi, R., in Viae Publicae Romanae Leonardo, De Luca Editori, Roma 1991, pag. 78 e ss.) si riferisce alla dedica del «Pons Matidie» ricostruito durante l’impero di Onorio e di Teodosio dopo che era andato distrutto in un incendio. Più che a un vero e proprio possesso questa intitolazione a Matidia sembra riferirsi a una sorta di Largitio, vale a dire a una onorificenza dovuta al patrocinio fattivo della famiglia imperiale, forse personale di Matidia, per il completamento della grande opera di Traiano.
14 Carandini, A. – Settis, S., Schiavi e padroni nell’Etruria Romana, Bari 1979 pag. 34.

 

CASTELLI ROMANI

Parco dei Castelli
Prospettive di recupero ambientale

Allo stato attuale il territorio dei 15 Comuni del Parco dei Castelli risulta urbanizzato per circa il 30% dell’ intera superficie. La distribuzione sul territorio delle attività antropiche ha comportato la distruzione di ambienti naturali e agro pastorali quali boschi, fossi, zone umide, pascoli, vigneti, oliveti e seminativi.
Questa distruzione è avvenuta sia legalmente secondo le previsioni di P.R.G. sia in modo abusivo, l’ estrema e diffusa urbanizzazione ha portato gravissime conseguenze sull’ ambiente, in alcuni casi ha addirittura modificato i cicli naturali. L’ enorme utilizzazione di risorse idriche ha causato come conseguenza l’ abbassamento dei livelli di prelievo dei pozzi, questo ha provocato lo sfruttamento delle falde profonde e l’ abbassamento del livello batimetrico dei laghi castellani: si stima in 7 milioni di m3 il prelievo annuo da acque di falda.
L’ assetto idrogeologico è stato minato in superficie dall’ urbanizzazione delle aree a maggiore acclività e dal riempimento, a scopo edilizio, dei fossi naturali. L’ area agricola che caratterizza le pendici del recinto tuscolano-artemisio è quella oggi a maggior rischio, si calcola che nell’ ambito della provincia di Roma secondo i dati ISTAT la superficie agricola utilizzabile ha subito dal 1982 al 1990 una variazione media negativa del 7.8%, mentre nel territorio dei Castelli Romani nello stesso periodo si è avuta una variazione negativa pari al 18%.
Questo è quello che chiunque può osservare o dedurre da dati non sistematici disponibili in letteratura, è necessario a questo punto organizzare, su base scientifica, una metodologia  per la  raccolta di dati.
Si intende, quindi, alla luce del D.L. 152/99 monitorare lo stato della qualità delle acque superficiali con la finalità di definire lo stato ambientale dei corpi idrici, partendo dal presupposto che se non si ha l’ esatta conoscenza dello stato di riferimento non è possibile individuare i mutamenti, nè tanto meno programmare gli interventi di risanamento.
Per quanto riguarda le problematiche connesse con la gestione e il controllo dello smaltimento dei rifiuti solidi, si intende censire le aree degradate dagli scarichi abusivi: il progetto consiste  nell’ individuazione di tali aree, nella definizione di un criterio di campionamento per valutare il rischio ambientale e da ultimo nell’ impostare interventi per la bonifica e il ripristino ambientale.
Riguardo le zone umide si ritiene che l’ ecosistema del Pantano della Doganella e del Bosco del Cerquone sia il più significativo all’ interno della zona del Parco, obiettivo di un progetto di valorizzazione è quello di effettuare interventi di salvaguardia dei diversi habitat, attraverso un miglioramento della gestione dei livelli idrici della zona umida in questione.  
In estrema sintesi le linee di intervento per il settore ambientale, saranno sostanzialmente: 1) l’ individuazione dello stato di qualità delle acque superficiali, 2) il monitoraggio delle zone degradate dagli scarichi abusivi, 3) la ricostituzione degli habitat naturali.
Tali interventi richiedono sicuramente una fase iniziale conoscitiva su base scientifica, anzi è possibile immaginare che il Parco possa diventare un laboratorio di ricerca. Per rendere disponibili le informazioni che saranno ricavate si intende costruire una rete telematica di informazione che costituirà la banca dati dello stato dell’ ambiente del territorio.
A tale riguardo hanno dato la loro disponibilità a collaborare per la riuscita del progetto importanti centri di ricerca quali il Dipartimento di Biologia dell’ Università di Tor Vergata, l’ Istituto di Studi sulla Ricerca e la Documentazione Scientifica del C.N.R. e l’ ESA- ESRIN di Frascati.
Franco Medici

 

COLONNA

3a Edizione di «Musica nell’Arte»
Armonie musicali e armonie architettoniche

Prosegue il significativo percorso culturale tracciato dalla Rassegna Musica nell’Arte, che prevede, per il periodo nov.1999-gen. 2000, l’esecuzione di dodici concerti di musica medievale, rinascimentale e barocca nei Comuni dell’area dei Castelli Romani e Prenestini. La peculiarità della rassegna è stata quella di realizzare i concerti nei più significativi monumenti e siti storico-artistici dei singoli centri, «Musica nell’Arte» appunto, volendo sottolineare il profondo rapporto tra le diverse arti che caratterizzano la millenaria cultura della provincia romana. Si è realizzata così una concreta opportunità per valorizzare sia siti storici e architettonici delle nostre aree (una chiesa, una piazza, un castello) che risorse artistico-musicali: ai concerti, infatti, hanno dato vita musicisti e gruppi vocali e strumentali del nostro territorio.
Sulla scia dell’enorme successo di pubblico registrato nelle precedenti edizioni, «Musica nell’Arte» ha avviato la sua terza edizione: un vero e proprio viaggio «ideale» culturale nei Castelli Romani e Colli Prenestini. Un percorso significativo che, a cavallo tra il 1999 e il 2000, in coincidenza con la fine del millennio, ne ripropone la storia laica e religiosa dei nostri luoghi.
L’iniziativa patrocinata dall’Assessorato alla cultura della Provincia di Roma, è stata fermamente voluta e promossa con impegno dall’Assessorato alla cultura della XI Comunità Montana del Lazio (Castelli Romani e Prenestini). Anche per la terza edizione è stata chiamata a collaborare all’organizzazione della Rassegna l’Associazione Musicale dei Castelli Romani.
Il Concerto di Inaugurazione della Rassegna si è tenuto il giorno 6 novembre 1999 nel Duomo di S. Nicola a Colonna, dove si è esibito il Coro «Città di Palestrina».
Roberto Proietti

 

SAN CESAREO

Il Premio Sulmona 1999 a Carlo Marcantonio

Con l’opera «La casa del mistero ed altro» il pittore Carlo Marcantonio, da anni uno dei più validi e letti collaboratori di Notizie in... Controluce, si è affermato al XXVI «Premio Sulmona 1999», rassegna internazionale di arte contemporanea.
Il dipinto entrerà a far parte della pinacoteca comunale d’arte moderna di Sulmona e lì potrà essere ammirato, come merita, dai visitatori; di esso l’autore dice: «Un dipinto che è la somma di una ricerca mirata ad evidenziare la vegetazione egli oggetti quotidiani, una reltà in chiave poetica che guarda all’esterno e nell’intimità interna». L’artista non è nuovo a riconoscimenti di così alto prestigio eppure, ogni volta, tale è l’amore per la pittura, che a lui sembra essere la prima volta. La redazione si complimenta con Carlo e gli augura tanti altri successi.
M. B.

 

MONTE COMPATRI

Festività natalizie
Tra nuove iniziative e antiche tradizioni

Le prossime festività natalizie vedranno una serie di manifestazioni che, sposando tradizione e novità tenteranno di rilanciare la partecipazione alla vita paesana ed insieme il turismo.
Con la prima manifestazione denominata «Presepe in Cantina» si rinverdisce una tradizione che - con fasi alterne - vive da lungo tempo. Persone singole e gruppi d’amici hanno allestito, dedicandoci impegno, soldi e tempo libero, presepi nelle cantine di Monte Compatri e, dove possibile, nelle grotte scavate nel tufo, lì dove fino a qualche anno fa, prima dell’avvento delle nuove tecnologie, venivano appostate e tenute a temperatura costante le botti con il vino.
La manifestazione punta a porre in risalto la Natività e, quindi, l’amore e l’idea universale della pace, ma anche, attraverso la scenografia delle grotte, ed ancora con la seconda manifestazione chiamata «Via dei sapori», a far conoscere ed apprezzare ai visitatori i «frutti» del nostro territorio. Infatti, verranno offerti prodotti tipici di Monte Compatri, quali vino bianco e rosso (per l’occasione verrà offerto anche vin brulè), castagne (caldarroste), olio (bruschette), arrostini misti locali ed infine i vari e molteplici dolci tipici. Durante tutti i giorni della manifestazione, gruppi organizzati della Banda Folcloristica Compatrum intratterranno gli ospiti con musiche natalizie.
Per il 31 dicembre, tutta la cittadinanza è invitata in piazza Marco Mastrofini per un grande e propiziatorio brindisi al nuovo secolo, durante il quale un grandioso spettacolo pirotecnico darà il benvenuto all’anno nuovo.
Nei giorni precedenti, spettacoli per i più piccoli verranno presentati nelle scuole, mentre per gli altri verranno organizzati due concerti di natale, il primo nella chiesa di s. Michele arcangelo e l’altro nel convento di s. Silvestro.
Il 6 gennaio, Monte Compatri parteciperà con una rappresentanza di spicco, insieme a tutti i Comuni dei Castelli Romani, alla manifestazione «Viva la Befana», giunta alla sua XV edizione, che si terrà in piazza S. Pietro a Roma.
Qui circa 1.500 persone provenienti da tutti i paesi dei Castelli Romani sfileranno nei costumi tipici, di varie epoche, seguiti dalle locali Bande musicali e dai Gonfaloni delle città. La manifestazione si concluderà con la consegna, da parte dei Magi, al Papa, di doni offerti dai Castelli Romani. Uno dei Re Magi, di Monte Compatri, offrirà a papa Giovanni Paolo II, una Conca d’oro realizzata a nome del Comune e delle Associazioni di Monte Compatri da «Arte orafa». La conca sarà inserita in una fontana, realizzata nel classico «Sperone», dall’artista monticiano Stefano Lodadio.
T. M.

 

ALBANO

In ricordo della Riforma
Il Culto ecumenico degli evangelici

Il 31 ottobre di ogni anno il mondo protestante ricorda il momento nel quale Lutero, professore di esegesi biblica, affisse novantacinque Tesi sulla porta della cattedrale di Wittemberg per condannare senza mezzi termini il sistema delle indulgenze perpetrato dal mondo cattolico, la ricchezza della Chiesa di Roma e per propugnare un discussione pubblica fra i teologi sulla efficacia delle indulgenze ai fini della salvezza. Da allora, si era nel 1517, la Riforma Protestante ha avuto in Calvino e Zwingli ulteriori momenti di riflessione e approfondimento teologico, fino alla strutturazione di una dottrina teologica fondata sull’autorità dei Testi Biblici ed alla creazione di comunità, talvolta molto diverse tra loro, unite nella comune interpretazione del sentire religioso alla luce dell’insegnamento evangelico. Domenica 31 ottobre 1999, nella sala dei convegni dell’Istituto dei Padri Somaschi ad Albano, si è svolto un culto evangelico, organizzato dalle Comunità protestanti di Albano, Ariccia e Fontana di Papa, alla presenza di un vasto gruppo ecumenico da anni impegnato in uno sforzo di comunione tra cattolici ed evangelici. L’occasione, trasmessa in diretta nazionale da Raidue, a cura della rubrica televisiva Protestantesimo, si è aperta con le letture e la prediczione di Gabriela Lio, pastora sudamericana, da anni residente in Italia, ed attuale guida religiosa della piccola Comunità battista di Fontana di Papa. Il culto è poi continuato con l’invito a celebrare il ricordo della Riforma, scisma storico per antonomasia dell’unità dei cristiani, come istante di preghiera e di riflessione comuni con le altre comunità cristiane della zona, e come momento di un superamento delle barriere teologiche che ancora dividono in maniera apparentemente inconciliabile, i due mondi della cristianità divisa. Un passo importante, come ricordato dal Pastore Luca Negro, della comunità Ecumenica di Albano membro della Unione delle Chiese Evangeliche Battiste d’Italia, è stata la sottoscrizione ad Augusta in Germania da parte di alti rappresentanti del mondo cattolico e della Federazione Mondiale delle Chiese Luterane, di un documento comune in materia di salvezza per grazia; una tappa fondamentale sulla via del dialogo e del superamento delle rigidità dottrinarie. Il culto evangelico dei Castelli Romani, reso possibile anche grazie alla disponibilità dei Padri Somaschi, ha visto l’incontro delle piccole comunità evangeliche battiste della zona, attive nei Castelli Romani sin dai primi anni Settanta ed oggi particolarmente attive specie nel campo dell’impegno sociale a favore degli strati meno abbienti della popolazione e degli immigrati e dei rifugiati; i ricavi della colletta domenicale verranno infatti utilizzati per il sostegno di parte delle attività del Coordinamento Immigrazione dei Castelli Romani (CICAR) e di alcune famiglie di kosovari ospiti da mesi presso il Centro Evangelico di Rocca di Papa. Una presenza, quella degli evangelici, che è indubbiamente sinonimo di ricchezza spirituale e di riflessione ecumenica, ma anche di momento di solidarietà irrinunciabile.
Gianluca Polverari

 

CASTELLI ROMANI

Un futuro sostenibile per tutti
Coordinamento delle associazioni e dei gruppi di base

Le associazioni di volontariato e le Onlus presenti nei Castelli Romani hanno organizzato una rete tra loro per coordinarsi e unire gli sforzi per creare un futuro sostenibile per tutti.
La rete è composta da gruppi che si occupano di diversi aspetti dei problemi della nostra società ed in particolare nei Castelli Romani. Tali gruppi si occupano di diritti civili come Amnesty Internetional, di ambiente come il Wwf Castelli Romani o la nuova cooperativa sociale integrata Reseda, di Immigrazione come il C.I.C.A.R.. gruppi religiosi e di volontariato come le comunità ecumeniche o il volontariato Vincenziano, solo per citarne alcuni. La rete si propone di rivolgersi ai Comuni e alle altre istituzioni presenti nel territorio per far valere i temi riguardanti il volontariato, le iniziative di solidarietà e la difesa dell’ambiente.
Si invitano tutte le associazioni a prendere parte alla rete per condividere con gli altri, risorse e idee, coordinarsi per attività comuni e far valere il volontariato. Per partecipare basta prendere contatto con una delle associazioni o gruppi citati o telefonare allo 06/9320495. È oggi più che mai necessario far trionfare concezioni di sobrietà, di solidarietà, di parsimonia, di sufficienza, di riduzione del nostro profondo impatto sulla natura e sui popoli. Per tutti questi motivi è stata avviata questa fruttuosa collaborazione fra i gruppi di base, ben noti ed impegnati da anni in un lavoro puntuale per costruire un modello di vita  consapevole e critico per ragionare a fondo su come consumiamo, su quello di cui realmente abbiamo bisogno, su come possiamo venire concretamente incontro alle esigenze del nostro martoriato ambiente di vita e alle tremende diseguaglianze che stanno conducendo ad un mondo  sempre più disumano e antinaturale. Ci stiamo avvicinando a grandi passi al terzo millennio, che ci presenterà sfide ben più gravi delle attuali, perché saremo di più (9,4 miliardi nel 2050), perché consumeremo di più  e perché, se non si fa nulla per cambiare, si acuiranno sempre più le devastazioni ambientali, mentre i poveri diventeranno sempre più poveri. Non ultimo poi il problema delle violazioni su larga scala dei diritti umani, soprattutto nei conflitti armati ancora presenti in più numerose parti del mondo. Mentre si cerca di creare con il massimo impegno da parte dei governi un sistema di libera circolazione delle merci su scala planetaria, non esiste ancora un sistema di giustizia internazionale che possa punire i responsabili di gravi violazioni dei diritti dell’uomo ovunque esse avvengano, non essendo ancora in vigore il trattato sulla Corte Penale Internazionale. La globalizzazione dell’economia è invece già una realtà, un obiettivo a cui tutti i governi tendono e sul cui “altare” ormai stanno sacrificando i valori fondamentali dell’esistenza. Questo sfide riguardano tutti: il legame sulla salute umana, stato dell’ambiente, economia e commercio sempre più stretto. In questo quadro, certamente affascinante per le grandi sfide proposte ma profondamente triste per il peggioramento della situazione, le associazioni e i gruppi di base devono operare alacramente per creare il più possibile alleanze con partner significativi nel tentativo di incidere di più sulla realtà.
Roberto Salustri

 

CASTELLI ROMANI

Atletica Tusculum: una realtà sportiva

Una nuova aggregazione sportiva, che va oltre il campanilismo dei nostri paesi, l’Atletica Tusculum nata dalla fusione dell’Atl. Rocca Priora e dell’Atl. Amatori Frascati.
Lo scopo è di costruire una struttura più rappresentativa del territorio, individuando nel “Tuscolo” un punto d’aggregazione per tutti i paesi limitrofi ed un’ubicazione territoriale nell’ambiente dei Castelli Romani.
Gli obiettivi sono ambiziosi, proponendo, oltre alla partecipazione a gare nella provincia, manifestazioni sportive già attive o di nuova promulgazione nei nostri paesi e nel territorio tuscolano. Riproporre il giro delle Ville a Frascati, la corsa dell’Angelo a Monte Compatri, una gara a Rocca Priora per la sagra del Narciso, collaborare con Monte Porzio Catone e Colonna, è con certezza uno stimolo per la collettività per la creazione di momenti di aggregazione e di condivisione di esperienze comuni.
L’iniziativa parte dalla proposta di un atleta locale da tutti conosciuto, Leandro Croce. Senza esitazioni i presidenti dell’Atl. Amatori Frascati, Franco Gizzi, e dell’Atl. Rocca Priora, Gelsino Martini, con il parere favorevole degli atleti iscritti ed il supporto dei direttivi, danno il via alla discussione ed in breve tempo alla fusione delle due società.
Coinvolto personalmente non posso che credere nei nuovi intenti e nel raggiungimento degli obiettivi preposti. Il superamento degli ostacoli organizzativi e propositivi sarà per l’Atletica Tusculum motivo di crescita e, per i nostri paesi, una scelta sociale e politica per proporsi negli anni futuri.
Il direttivo della nuova società è composto da: presidente Leandro Croce; segretari Franco Gizzi e Gelsino Martini. Consiglieri Claudio Buazzelli, Patrizio Lavagnini, Franco Mastrofrancesco, Maurizio Mastrofrancesco, Sergio Molinari, Massimo Proietti Semproni, Roberto Sabatini, Gualtiero Vinci. A tutti “buon lavoro”.
Per tutti gli appassionati di atletica che intendano iscriversi alla società per il settore amatoriale “Maschile e Femminile”, possono rivolgersi ai seguenti nr. telefonici, nelle ore serali: Gizzi F. 069425375; Martini G. 069470616; Mastrofrancesco M. 069485755.
Gelsino Martini

 

CASTELLI ROMANI

Rally dei Castelli Romani
Aprirà da Frascati la stagione del nuovo millennio

È tutto pronto per la  quarta edizione del Rally dei Castelli Romani, la chermesse automobilistica che aprirà ufficialmente la stagione del nuovo millennio, la gara laziale giunta alla sua quarta edizione sarà ancora una volta affiancata dalla seconda edizione del Rally Storico dei Castelli, la gara sarà di scena come è tradizione l’ultima settimana di Gennaio e più precisamente Sabato 29 e Domenica 30, confermata anche la sede di partenza e arrivo del Rally Romano, ancora una volta grazie all’interessamento del Comune la gara avrà come starter la cittadina di Frascati. La passata edizione partita da piazza Marconi ha visto la presenza di tutto lo staff dei Vigili Urbani di Frascati che  in collaborazione con Polizie e Carabinieri di concerto con gli organizzatori sono riusciti a rendere più gradevole e sicura la manifestazione. L’edizione del 2000 sarà ancora più bella, infatti Motori & Motori società organizzatrice in collaborazione con l’agenzia Promogest, vuole proporre per la giornata di Sabato sera la partenza ufficiale del Rally e una prova spettacolo, per poi ripartire la mattina dalla piazza e proseguire tutto l’itinerario proposto, questo comunque in grandi linee il programma : Sabato 29 Gennaio presso Piazza Marconi ci saranno le Verifiche Sportive e Tecniche, dalle 14.30 alle 18.00, successivamente alle 21.00 ci sarà la Partenza ufficiale per proseguire con la prova spettacolo, (salvo approvazione della CSAI-ACI) il ritorno a Frascati è prevosto alle 21.30 (orario della prima vettura) per poi ripartire Domenica 30 Gennaio alle ore 8.00 dopo aver disputato sei prove speciali che si alterneranno tra Frascati, Grottaferrata, Rocca Priora e Monteporzio, per quanto riguarda la cittadina di Grottaferrata sarà come sempre teatro di assistenza delle vetture all’interno dell’area San Nilo (dove si svolge il Formula Challenge), questo per tre passaggi, l’arrivo del Rally nella piazza di Frascati è fissato alle ore 12.30 circa di Domenica 30 Gennaio, naturalmente gli organizzatori raccomandano a tutti gli spettatori la massima diligenza nel seguire le vetture in gara. Per quanto riguarda l’elenco degli iscritti, come sempre il top delle case automobilistiche al via, lo scorso anno si impose la Peugeot infilando due vetture ai primi due posti assoluti, per quanto riguarda i piloti, tutti i migliori al via della gara Castellana, naturalmente la gara è un ottimo trampolino di lancio per provare le vetture di competizione in vista della prossima stagione, l’elenco degli iscritti sarà disponibile successivamente di cui informeremo nella prossima uscita.

 

GENZANO

Volontariato: una realtà viva

Data domenica 16 novembre il 2° raduno dei volontari della Regione Lazio, organizzato dalla Fivipol (Forza pronto impiego volontari Lazio), che conta quasi la totalità delle associazioni di volontariato presenti nel Lazio, nei suoi registri. «La seconda giornata del volontariato e dell’associazione civile della Regione Lazio», che si è tenuta presso il Pala Cesaroni di Genzano, ha richiamato circa 500 persone da tutta la regione. La manifestazione ha avuto un profondo significato per ciò che è emerso durante il dibattito, che ha visto coinvolti molti esponenti politici della zona, a partire naturalmente dal sindaco di Genzano, Giancarlo Pesoli che ha fatto gli onori di casa insieme ai rappresentanti del gruppo Genzanese della Protezione civile e della Croce Rossa.
Le istituzioni regionali sono state rappresentate dagli esponenti più significativi. Piero Badaloni, presidente della Regione Lazio e Giovanni Hermanin assessore  regionale all’Ambiente ed alla Protezione Civile, hanno espresso il loro riconoscimento verso l’opera dei volontari.
“Ben presto la Fivipol, che già rappresenta un punto di riferimento ben saldo per le istituzioni, relativamente al coordinamento delle forze di volontariato, vedrà riconosciuto a pieno titolo il suo ruolo- ha affermato Piero Badaloni- affinché la regione possa dare tutto il supporto amministrativo, economico e burocratico a tale coordinamento”. Al momento è infatti in fase di elaborazione uno schema di convenzione tra la Fiavipol e la Regione Lazio. Ciò permetterà, nel prossimo futuro, di attivare anche una sala operativa di protezione civile e un centro di formazione alla protezione civile per fornire sempre più un servizio specializzato.
Questo è uno dei principali vantaggi nel rafforzare una struttura di coordinamento regionale. Al coordinamento regionale questo darà modo di gestire un’emergenza attraverso una sola telefonata. Nel giro di poche ore potranno essere pronti 400 volontari specializzati. Tutto ciò sarà reso possibile con una comunicazione a cascata attivata dalla futura sala operativa.
L’associazione, che raggruppa la Protezione Civile la Croce Rossa e molte altre importanti associazioni di volontariato, si è costituita dopo la caduta del palazzo nella zona del Portuense a Roma e da allora ha continuato a prestare la sua opera in molte missioni, come nelle iniziative di pace in Kosovo, ottenendo riconoscimento anche dagli organismi internazionali.
Silvia Del Prete

 

SAN CESAREO

Centro Anziani

Meno male che i centri anziani dei nostri comuni sono identificati con idilliaci quadretti di teneri vecchini che giocano a carte! A San Cesareo si è invece consumato un terribile scontro che ha visto combattere sul campo accaniti duellanti, i quali si sono sfidati a colpi di lettere, minacce, articoli giornalistici e quant’altro quando si è trattato di andare alle urne per eleggere il nuovo presidente. Difatti, a causa delle tensioni interne, il Centro ha dovuto essere commissariato per il mancato insediamento del precedente Comitato di Gestione. Finalmente è giunta la data delle elezioni, prima delle quali si è svolta una micidiale campagna senza esclusione di colpi. Due le liste formate, una facente capo al commissario stesso, Luigi Conti, ed una al vecchio leone della politica sancesarese Gaetano Sabelli. Il quale, come gli accade sempre, ha fatto man bassa di voti, questa volta però senza riuscire a conquistare la carica perché non supportato in termini numerici dagli altri iscritti della sua lista. Alla fine, nuovo presidente del Centro Anziani di San Cesareo è risultato Luigi Conti, mentre in qualità di membri del Comitato di Gestione sono stati eletti Gaetano Sabelli, Giulia Muzzini, Luigina Parrelli, Marcello Zaffini, Giampietro Garipori, Domenica Savina, Angelo Prestiti, Domenica Nunnari, Matilde Olivieri e Michele Simone. Obiettivo principale del neopresidente è quello di eliminare le ingerenze politiche nella gestione, per fare in modo che il centro torni a svolgere quella che è la sua principale funzione, cioè rappresentare un luogo di tranquillità e aggregazione dove passare piacevolmente il tempo.
I problemi da risolvere sono molteplici, in primis quello di dotarsi di attrezzature come, ad esempio, un televisore e una fotocopiatrice. Non da ultimo, ci si augura un più sostanzioso intervento economico da parte del comune.
Luca Marcantonio

 

CIAMPINO

«Assenza di vento» alla galleria d’AC
Personale di Roberto Piloni

Si inaugurerà il prossimo 18 dicembre alle ore 18,30, alla galleria d’AC, una mostra personale di Roberto Piloni. Si tratta di una quindicina di quadri esgeguiti a tecnica mista, con pittura e componenti in rilievo. La mostra è curata da Tiziana D’Acchille e Franco Speroni.
Dal 18 dicembre al 23 gennaio. Ingresso libero. Catalogo in mostra.

 

CASTELLI ROMANI

Trenta anni di attività di Italia Nostra

Italia Nostra è una associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, è stata fondata nel 1955 in un momento di espansione economica, legata anche alla ricostruzione post bellica ed ha contribuito a rendere meno violento l’ impatto dello sviluppo e della crescita sul patrimonio storico - artistico.
Nei Castelli Romani la sezione di Italia Nostra è stata fondata nel 1969 da don. R. Baldazzi ed ha contribuito, con un gruppo operante inizialmente a Marino, alla formazione del comitato promotore del Parco dei Castelli con l’obiettivo della difesa delle caratteristiche naturali e culturali del Vulcano Laziale. L’attività guida è stata quella legata al Parco dei Castelli, è stata una esperienza faticosissima, che, negli ultimi anni, ci ha fatto conoscere da vicino l’ inerzia amministrativa degli enti sovracomunali, ma  ha reso possibile una stretta collaborazione con il W.W.F. e la Legambiente. Nel corso di questa battaglia siamo però cresciuti culturalmente, abbiamo capito molte cose, conosciuto i personaggi e i protagonisti delle  vicende del nostro comprensorio: oltre ad identificare la nostra azione con l’ istituzione del parco abbiamo sostenuto l’ azione dell’ ex sindaco di Nemi V. Canterani che ha scelto uno sviluppo basato sul contenimento edilizio.
Ricordiamo in questi anni alcune vittorie: nel 1988 un nostro intervento in appoggio ad un comitato di cittadini ha consentito di eliminare alcune antenne dal centro storico di Rocca di Papa. Nel 1997 in collaborazione con l’Archeoclub un intervento forte presso la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio ha consentito di fermare i lavori di ricostruzione del teatro del Tuscolo e di indirizzare le opere verso un restauro solo conservativo. Da soli nel 1998 ci siamo opposti alla trasformazione dell’ assetto paesaggististico ed urbanistico di Castel Gandolfo, opponendoci ad un progetto di intervento approvato dal consiglio comunale in vista del Giubileo del 2000. Nel 1999 abbiamo contribuito, in collaborazione con i comitati di quartiere, a fermare un devastante progetto di razionalizzazione della viabilità a Grottaferrata che avrebbe sconvolto la vita del quartiere del Bivio.
Queste le vittorie, non abbiamo però fermato il degrado del territorio, in Italia, nel solo 1995 sono stati costruiti 129 Km quadrati di capannoni, è stato “capannonizzato” in un solo anno un territorio pari a quello del comune di Velletri in un periodo di recessione industriale. Nei Castelli Romani non siamo riusciti a fermare la febbre edilizia che ha del patologico e che ha portato ad urbanizzare il 30% della superficie disponibile e a perdere negli ultimi 15 anni il 16% della superficie agricola. Crediamo che ogni trasformazione del territorio porti maggiori svantaggi di quelli che sembrano essere gli apparenti vantaggi economici iniziali, riteniamo che chi governa lo sviluppo urbanistico di questo territorio deve saper porre un limite alla crescita finora incontrollata delle prime e delle seconde case e all’aumento non naturale della popolazione favorendo l’immigrazione.
Ci accusano di essere troppo spesso dalla parte del “no”, ma se proviamo a ripercorrere mentalmente la rassegna dei disastri evitati (le follie translagunari dell’Expo di Venezia, la lottizzazione della pineta di Migliarino, il sottopasso di Castel Sant’Angelo a Roma, il sottopassino di Castel Gandolfo) crediamo di essere dalla parte della ragione. Ci siamo decisamente opposti  all’utilizzazione indiscriminata del territorio: la logica del fare tutti i costi, o peggio del pianificar facendo non ci appartiene, ci siamo schierati sempre contro la cementificazione, con la nostra opposizione siamo sicuramente riusciti a far riflettere qualcuno.
Maria Pia Consoli

 

ZAGAROLO

Il Museo del Giocattolo

Una iniziativa come poche in Italia si concretizzerà tra poco a Zagarolo. Finanziato dalla Regione Lazio, sorgerà, infatti, il Museo del Giocattolo che sarà realizzato nell’ala ovest di Palazzo Rospigliosi.
Fortemente voluto dall’attuale amministrazione, in particolar modo dall’assessore Daria Mattogno, il museo si articolerà su vari piani e stanze e sarà completo di tutto, dalla sezione del giocattolo regionale a quella del modellismo, da pupi e marionette alla realtà virtuale, dalle bambole ai giochi elettronici. Nuovo, antico ed evergreen saranno presenti nella struttura che consentirà un incremento del turismo e della fama di Zagarolo e del suo palazzo.
Una parte dei lavori è stata già appaltata e i tempi di realizzazione non dovrebbero essere lunghi. Ci saranno anche una sala audiovisiva, una dedicata ai giocattoli artigianali, due per contenere le oltre trecento bambole della collezione Salvini. Facciamo fatica ad immaginare che il museo riscuoterà un successo notevolissimo in termini di critica e di pubblico, in quanto la sua completezza lo renderà sia punto fondamentale rispetto ad analoghe strutture sia mèta obbligata per coloro i quali, famiglie e non, si interessano al magico mondo del giocattolo.
Luca Marcantonio

 

MONTE COMPATRI

Corpo Folkloristico Compatrum
Aperte le iscrizioni alla scuola di musica per l’anno 2000

La Banda Musicale è l’associazione più antica di Monte Compatri, di essa si parla già nel 1865 quando si chiamava “Concerto Municipale” e allietò la visita di papa Pio IX al nostro paese; è l’associazione che impegna attivamente il più alto numero di persone, tra musicanti e majorettes ha toccato anche le 80 unità e oltre; è l’associazione che, unica, riesce trattare alla stessa maniera bambini, ragazzi, adulti e anziani: la musica si sa, non ha età, la si impara e si incomincia ad amarla da piccoli e accompagna per tutta la vita. All’insegna di questo spirito la Banda Musicale di Monte Compatri, che oggi si chiama “Corpo Folkloristico Compatrum”, ha sempre tenuto corsi di musica per persone di ogni età, ma soprattutto per i bambini, i quali, appena sono in grado di leggere bene, quando cioè hanno 7-8 anni, riescono facilmente ad apprendere la musica. Attualmente frequentano la scuola di musica 9-10 bambini, alcuni di loro stanno per essere inseriti nell’organico musicale, cioè nella Banda, che purtroppo in questi ultimi anni ha perso troppi elementi in confronto ai nuovi entrati. Il ricambio generazionale insomma è stato un po’ troppo lento e al di sotto delle aspettative e delle esigenze. La Banda però non si avvilisce e continua a sfilare allietando le nostre feste, con l’orgoglio di chi ama veramente la musica e assolutamente non vuole che la grande tradizione musicale di Monte Compatri finisca con il finire di questo millennio. Invita pertanto tutti i giovani che si vogliono avvicinare a questa nobile arte, forse la più antica del mondo, quella che riunisce in se la poesia e l’immagine, quella che riesce ad esprimere, più di ogni altra, le passioni che abbiamo dentro, ad iscriversi alla Scuola di Musica che, ricordiamo, è assolutamente gratuita. Per le escrizioni ci si può rivolgere alla Scuola stessa in via Placido Martini n° 124 il martedì e venerdì dopo le ore 17.00.
Mirco Buffi

 

GENZANO

Il palazzo della pretura

Nonostante fosse saltato l’incontro con il Ministro Diliberto che doveva prendere parte ad un convegno a Genzano per parlare anche del problema pretura, organizzato e poi cancellato per sopraggiunti motivi, il palazzo della pretura potrebbe aprire finalmente le sue porte. Eh sì perché un’opera costata quasi 4 miliardi e 10 anni di lavori non può rimanere morta, vista anche la grande funzionalità di cui è dotata. La struttura è ora lì pronta per essere utilizzata, ed essere messa in piena funzione. Il sindaco Pesoli, a nome della giunta e del consiglio comunale, ha continuato a chiedere a gran voce di dare a questo palazzo la dignità che merita. Ora, anche grazie alla tenacia ed alla forza con cui la richiesta è stata portata sul tavolo del Ministro Diliberto, potremo finalmente fruire di questo servizio. Ciò contribuirà a reinserire Genzano nel circuito dell’amministrazione giudiziaria dei Castelli Romani. I veri problemi erano cominciati con la riforma del 1998 sulla giustizia che ha soppresso le preture inserendole nei tribunali di zona. Ora che la situazione sembra aver trovato una soluzione, possiamo guardare con ottimismo verso la futura centralità di Genzano come polo di giustizia affiancato a Velletri, dal momento che della moderna e funzionale struttura se ne potrebbe fare una sede distaccata del Tribunale dei Castelli Romani con competenze territoriali più ampie.
Silvia Del Prete

 

PALESTRINA

Convegno di medicina

Un interessante convegno sulla delicata materia di ostetricia e ginecologia è stato tenuto presso l’Auditorium di Palestrina con la partecipazione di illustri personaggi della medicina di livello nazionale. Ha coordinato l’incontro  la dottoressa Tufi. Il tema specifico riguardava: virus basso tratto genitale femminile – coesistenza fastidiosa e pericolosa. Relatore il prof. Benagiano, mentre i dottori Arduini, Tufi, Serra e Russo sono intervenuti a disquisire sui principi di immunologia e patologia. Il prof. Villani ha trattato il virus e la patologia cervicale, su tale argomento sono intervenuti i dottori Massi, Carosu, Mazzon, Morricone, Scotto. Per quanto riguarda la diagnostica e i metodi di cura ha parlato ampiamente il dott. Moscardini, e per prospettive di oggi e domani sono intervenuti: Tocci e Scarinci. Il numerosissimo pubblico ha seguito con vivo interesse le argomentazioni degli illustri medici.
Carlo Marcantonio

 

Il Tuscolo, tre millenni e...
I Conti di Tuscolo

Siamo arrivati, ora, ad accennare al nome di Marozia, sulla quale, come detto nell’articolo precedente, sono corsi fiumi d’inchiostro e s’è detto e scritto tutto ed il contrario di tutto. Era la figlia, con Teodora II, di Teofilatto e di Teodora I. Ma prima di raccontarne la storia, punteggiandola di considerazioni sullo “status” di donna dell’altro ieri, è bene parlare dell’uomo che sposò, di chi fosse costui e di cosa fece; in modo che, lasciatolo poi in disparte, potremo trattare ancor più liberamente di Marozia. Faremo come si fa (o come si dovrebbe fare) nelle corsie preferenziali nel traffico urbano: ai lati le auto meno importanti e meno veloci, per lasciare la corsia preferenziale a ….. Marozia. L’Italia, attorno all’anno mille, era un ottimo terreno per coloro che, coraggiosi, amanti del rischio e dell’avventura, intraprendenti, con un bagaglio di scrupoli non eccessivamente pesante, volessero far fortuna, denaro e potere. Seminato sé stesso in tale terreno, germogliò anche la pianta di un tale Alberico del quale nulla si sapeva fino all’anno 889. A quel tempo uno dei migliori e più sbrigativi sistemi per far carriera consisteva nell’affiancarsi a qualche signorotto, oppure a qualche conquistatore o capitano di ventura provvisto di un bagaglio di scrupoli ancor più esiguo del proprio. Il nostro Alberico, che la storia ci descrive di bell’aspetto, audace e combattivo, si pone al servizio di Guido di Toscana del quale diviene vassallo, dimostrando, in più occasioni di essere un uomo coraggioso. Nell’anno 897 si può fregiare del Marchesato di Camerino e, poco tempo dopo, del Ducato di Spoleto, sostituendosi all’ultimo duca di quella città. Ecco che ha un territorio a lui soggetto e dei titoli di cui fregiarsi. La carriera militar-politica è in ascesa, poiché ora è divenuto uno dei signori più potenti dei dintorni di Roma. Ricordiamo brevemente che in quella città il nobile romano Teofilatto e sua moglie Teodora avevano tra le loro mani le leve del potere, che si chiamavano: amministrazione pubblica, comando dell’esercito pontificio ed influenza sulla chiesa. Oltre a queste i due coniugi avevano tra le loro mani anche due figlie da marito, che si chiamavano Marozia e Teodora. Si sa come vanno le cose di questo mondo (sia allora che adesso. Alberico era un giovane che prometteva bene; Marozia era bellissima di padre posizionato…. Alberico sposa Marozia. Correva l’anno 915 ed una potente famiglia romana si unisce con brillante avventuriero.
Poche righe sopra si diceva che, a quel tempo, uno dei migliori e più sbrigativi sistemi per far carriera consistesse nell’affiancarsi a qualche signorotto. Ma ve n’è un altro di sistema che non tema confronti né è legato ad un tempo preciso: quello di sposare una donna ricca e figlia di un padre che può. Alberico, in conseguenza del suo matrimonio, ottenne tutto l’appoggio del suocero e della lui moglie che lo introdussero nell’ambiente della nobiltà romana che fino ad allora gli era stato precluso.  A onor del vero, bisogna dire che il giovane Marchese di Camerino e Duca di Spoleto, era già di per sé impetuoso e valoroso ed ebbe presto l’occasione di dimostrarlo. A quel tempo i pirati saraceni effettuavano, molto spesso, delle scorribande in Campania distruggendo villaggi, depredandone gli abitanti e traendone molti in schiavitù. Per questa ragione il Papa Giovanni X° promosse una lega tra varie popolazioni italiane per rigettare in mare quei pirati e liberare le coste e le popolazioni dell’Italia meridionale dall’incubo delle loro sanguinose scorrerie. Queste incursioni sulle coste italiane erano dettate certamente dalla volontà di saccheggiare le città del litorale che godevano di una certa dovizia quale risultato dei traffici marittimi, ma erano anche dettate dal desiderio di punire i cosiddetti “infedeli” e bruciare, poi, le ricche biblioteche dei conventi della Calabria che era, allora, la regione più colta d’Italia. Nessun pirata saraceno, è probabile, pensava che, per i cristiani, gli “infedeli” erano proprio loro maomettani. Sicuramente né gli uni né gli altri pensavano che farsi la guerra per questioni religiose era una cosa quanto mai stupida, perché delle due l’una: o Dio esiste ed allora è lo stesso per tutti, e ciascuno lo chiama come gli pare a secondo della sua religione e della sua lingua. In questo caso perché farsi la guerra; solo per una questione di vocabolario? Nel caso opposto, se non esiste un dio, non c’è per nessuno. Ed in questo caso farsi la guerra per una cosa che non esiste è ancora più stupido. Lo scrivente, sommessamente, pensa che, a parte le varie dominazioni, un “autore” ci debba pur essere. Se non altro a filo di logica, se non di fede. Il ragionamento è questo: volgiamoci intorno, guardiamo lontano. Tutti gli oggetti che vediamo sono stati costruiti da qualcuno: il nostro vestito lo ha fatto un sarto, le scarpe un calzolaio, i palazzi i muratori ecc…. Mi domando perché, nell’arco compreso fra l’ameba e l’infinito non ci debba essere un autore anche lì. Un’altra piccola considerazione, se i lettori me lo consentono: non credo che si gettassero alla rinfusa gli uni sugli altri dei mattoni, ne verrebbe fuori una casa. Né credo che il vento del deserto, soffiando molto forte, ne riuscirebbe a costruire un castello, anche se di sabbia. Si fermerebbe solo alle dune. Insomma, non basta un soffio per creare, se non è divino. Questo, in sintesi, quanto il sottoscritto pensa a riguardo; ma ora torniamo a Marozia, anzi a suo marito, che di tempo ne abbiamo perso abbastanza. Eravamo rimasti che Papa Giovanni X promosse una lega contro i saraceni. Intorno a lui si raccolsero soldati di molte regioni d’Italia: Toscana, varie regioni del nord, città marinare dell’Italia settentrionale, come pure del sud, genti di Camerino e di Spoleto terre di Alberico. A quest’ultimo era stato affidato il comando delle truppe papali che facevano parte di questa composita armata che mosse contro i saraceni. Gli era stato affidato il comando per due motivi. Il primo era che Alberico aveva già dato prova del suo valore quando aveva combattuto, in qualità di vassallo, agli ordini di Guido di Toscana; il secondo che, avendo Teofilatto fra le altre cariche anche il comando delle milizie pontificie, ne aveva trasmesso al genero, nel quale evidentemente aveva fiducia, l’effettivo esercizio sul campo. Lo scontro con i pirati avvenne nel giugno dell’anno 916 con la battaglia del Garigliano. In quel mese si cominciò a muovere contro le schiere dei saraceni che si difesero ostinatamente per ben sessanta giorni. Circondati da tute le parti e senza alcun soccorso dalla Sicilia dove erano molti di loro, si apersero un varco e si rifugiarono sui monti. Di notte diedero fuoco al loro campo e se ne scagliarono fuori con grande impeto, ma caddero sotto la spada dei cristiani inferociti. Moltissimi furono fatti prigionieri e quanti si salvarono sulle vette dei monti, ivi pure furono inseguiti e sterminati.  Dopo quei cruentissimi combattimenti i saraceni abbandonarono le foci del Garigliano che occupavano da più di trent’anni e dalle quali erano partiti per mille scorrerie. Furono ricacciati nella parte più meridionale dell’Italia del sud. Alberico si comportò come un leone, combattendo con le armi ed incitando i suoi con la voce e soprattutto con l’esempio. Il Papa Giovanni X°, che partecipò anch’esso a quel fatto d’arme, notò il suo coraggio e lo volle al suo fianco quando il popolo romano gli tributò quel trionfo che meritava quale ispiratore e vincitore di quell’impresa.  Ferdinando Gregorovius, il più illustre degli storici tedeschi di cose italiane, nella sua opera “Storia della città di Roma nel Medioevo” ricostruisce l’entrata in Roma di Giovanni X in veste di trionfatore preceduto dai prigionieri in catene e seguito da nobili e cavalieri che avevano maneggiato la spada con valore. Al suo fianco v’era Alberico, primo dei suoi capitani e primo dei suoi eroi. Il popolo acclama i suoi campioni riconoscente d’averlo liberato da quei feroci pirati. Ma il carattere ardente, la gioia incontrollata per aver partecipato insieme al papa al trionfo, una notevole dose di imprudenza e, soprattutto un desiderio incontenibile di comando, furono cattivi consiglieri per il giovane ed avventuroso capitano; si inimicò il papa e volle, addirittura, usurpare il governo di Roma. Vi riuscì e dominò  l’Urbe con violenza e dispotismo, tanto da costringere il pontefice a chiedere aiuto ai romani per scacciarlo dalla città. Questi, stanchi del suo malgoverno e della sua tirannia, aiutarono il papa così il valoroso Alberico fu scacciato da Roma. Lasciata l’Urbe fuggì ad Orte che era il suo più grande possedimento e vi si fortificò; ma i romani riunirono ancora una volta le loro milizie ed, assalito il castello dove si era rifugiato, lo uccisero.  A questo punto è bene fare una considerazione storico - politica sulla battaglia del Garigliano: essa, cinquecento anni prima della Disfida di Barletta, aveva riunito gli italiani di varie regioni per combattere un nemico comune, gettando il seme che, secoli dopo, sarebbe germogliato in un sentimento nazionale propedeutico all’unità d’Italia che sarebbe avvenuta dopo altri cinquecento anni. Questi sono i ritmi del disfacimento e della creazione di nuove nazioni che risorgono dalle loro ceneri come novelle Arabe Fenici. Ritmi lunghi millenni dove i popoli si avvolgono su se stessi, si scontrano con altre genti, lentamente si evolvono e si trasformano ancora tornando a scrivere le loro vicende nel grande libro dell’umanità. Qui finisce la storia e la vita di Alberico, primo Conte di Tuscolo e capostipite di quella schiatta che da lui e da Marozia ebbe inizio. Di quest’ultima cominceremo a parlare nel prossimo capitolo.            (continua)
Massimo Medici

 

SAN CESAREO

Addio Alessio

Un male incurabile ha strappato all’affetto della famiglia e degli amici Alessio Zangrilli, scomparso a soli diciannove anni. Non diremo come al solito che è ingiusto morire a quell’età, che il vuoto che lascia sarà incolmabile, che non si riescono a trovare spiegazioni per questo lutto che ha gettato nella disperazione i genitori, i parenti e gli amici di Alessio. Del resto, bastava assistere ai funerali per rendersi conto di quanto fosse amato. Non lo diremo perché è ovvio e scontato, come pure è ovvio ricordare, se mai ce ne fosse bisogno, quanta gioia di vivere e quanta bontà d’animo avesse Alessio. Cercheremo piuttosto di ricordare che le parole, da sole, non serviranno né a consolare né a far sparire prima il dolore di questa gravissima perdita. Il modo migliore di ricordare la sua memoria sarà quello di stare il più possibile accanto alla sua famiglia, e di dedicare a loro l’affetto che lui riceveva. Sarà il modo migliore per farlo arrivare anche a lui, dovunque sia. Alessio ci guarda dall’alto, ora è sereno, non facciamo cose negative che lui non avrebbe voluto ma piuttosto dedichiamogli ogni nostro bel gesto quotidiano. Alessio, tu lo sai bene che non ti dimenticheremo mai.
Luca Marcantonio

 

ROCCA PRIORA

La palestra che non c’è

Molte sono le problematiche di una società, varie le condizioni che portano alla valutazione ed alla risoluzione dei problemi dei cittadini. E’ bene non realizzare scale di priorità, bensì esporre un’analisi di alcuni fatti riguardanti il paese. Il nostro paese è carente in strutture da destinare ad attività ludiche sportive, ad esclusione del calcio, sport eletto a livello nazionale. Unica struttura chiusa è la piccola palestra delle scuole Elementari, utilizzata in comunione di beni con le associazioni sportive che da anni organizzano corsi ed attività promozionali sportive. La palestra ha circa trenta anni e li dimostra tutti. Nel tempo ci si è limitati a piccole manutenzioni, nulla è strutturalmente cambiato nonostante la cittadinanza e la scuola esigessero un’ambiente maggiore e più funzionale. Bisogna purtroppo costatare che l’adagiarsi sull’esistente ha erroneamente preposto la soddisfazione per una palestra non idonea ad attività sportive, se non a prestazioni tipo per una scuola elementare. A questo va aggiunto l’incultura sportiva cronica che non riguardi un pallone, ed il piatto è servito.
Ottobre, mese classico per la riapertura delle palestre, ha visto le porte sbarrate alle ass. sportive “della palestra che non c’è”. Motivo: l’Amm. Comunale l’ha dichiarata inagibile. Per meglio conoscere le argomentazioni inerenti al fatto, ho proposto alcune domande – intervista al Sindaco ed alle due società sportive che utilizzano la palestra: l’Olimpia R.P. ed il GS Rocca Priora 85.
Queste le domande rivolte alle associazioni.
Da anni utilizzate la palestra, quali i rapporti con il comune?
Olimpia - un rapporto di collaborazione
GS 85 - collaborazione, a volte difficile
Versate una quota di affitto al comune?
Olimpia - si, stabilita con delibera di giunta
GS 85 - attualmente no (stagione trascorsa), in comodato delle spese campionato che affrontiamo per quattro squadre
Chi provvede alla manutenzione ordinaria?
Olimpia - la società sportiva
GS 85 - la società sportiva
Quali sono i vantaggi che ne traggono i cittadini?
Olimpia - di praticare le attività, ed un’agevolazione sui costi
GS 85 - un servizio ai cittadini
La palestra mostra caratteri di inagibilità, a cosa è dovuto: alla mancata manutenzione degli anni passati, oppure ad un allarmismo esagerato del presente?
Olimpia - non spetta a noi giudicare se è agibile o no, sappiamo solo che gli allievi/e sono senza attività dal 1° ottobre
GS 85 - molto al 1° quesito
A cosa possono essere ricondotte le attuali carenze strutturali, ed in cosa possono essere identificate?
Olimpia - sono da considerarsi usura del tempo
GS 85 - alla mancanza di una cultura sportiva degli amministratori
Le attuali condizioni, secondo voi, precludono l’utilizzo della struttura? Se no, perché?
Olimpia - non è precluso l’utilizzo, certamente la ristrutturazione migliora l’utilizzo dell’impianto
GS 85 - non è precluso, la messa a norma è dovuta per legge, la manutenzione necessaria per non farla decadere (sia sul piano igienico sia funzionale)
Ritenete di aver fatto presente, alle passate amm. Ed all’attuale, i problemi inerenti alla palestra?
Olimpia - sì, che eravamo senza riscaldamento ci avevano assicurato che avrebbero provveduto
GS 85 - alla passata molte volte, all’attuale qualche volta.
All’amm. Comunale, nella figura del sindaco dott. Giuseppe Giovannetti, sono state poste le seguenti domande.
Il nostro comune non possiede una vera palestra. Quali sono gli obiettivi dell’amministrazione per il futuro?
abbiamo richiesto con delibera di giunta circa tre miliardi alla Regione Lazio, per la costruzione di una palestra polivalente presso il centro sportivo di Monte Fiore.
In che modo intendete risolvere i disagi del presente? Quanto tempo occorre per rimuovere i problemi d’inagibilità?
con delibera del Cons. Com. 246 del 14/10/99 è stata approvata una variazione di bilancio, e con ordinanza 81/99 si dà mandato per l’esecuzione dei lavori. Attualmente in corso credo termineranno entro i primi giorni di dicembre.
Quali sono i motivi che precludono l’utilizzo della struttura?
mancanza delle normali condizioni igienico sanitarie. I riscaldamenti non hanno mai funzionato.
La gestione – utilizzo della palestra da parte delle Ass. sportive private, com’è regolata?
fino a adesso alla cosiddetta carlona. Da oggi in poi con un regolamento disciplinato dal Comune.
Essendo la palestra annessa al complesso delle scuole Elementari, chi e con quali criteri ne amministra l’uso nei confronti della scuola e dei cittadini di Rocca Priora?
la palestra è istituzionalmente deputata all’attività scolastica. Solo successivamente potrà essere adibita al pubblico.

Mi auguro che questa breve intervista, possa aver chiarito almeno parte dei problemi inerenti la palestra delle scuole Elementari, nell’attesa di vederla presto attiva per i cittadini. Spero che gli stessi non dimentichino che nel nostro paese una “vera palestra non c’è”. Non assopiamoci nuovamente su una struttura inadeguata. Spingiamo l’Amministrazione a realizzare quanto proposto per l’edificazione della palestra nel centro sportivo di Monte Fiore.

 

ALBANO

La solidarietà in un mercatino
Iniziativa della Chiesa Evangelica Ecumenica

Nell’ambito delle attività della rete di associazioni di volontariato e di gruppi impegnati attivamente nel sociale, costituita da oltre un anno nella zona dei Castelli Romani, la Chiesa Evangelica Ecumenica di Albano Laziale ha programmato, per le giornate di sabato 11 (dalle 16 alle 20) e di domenica 12 dicembre (dalle 10 alle 18), presso i propri locali situati in via Risorgimento 87 ad Albano, un mercatino della solidarietà. Scopo dell’iniziativa è quello di raccogliere fondi per le diverse attività sociali e culturali di una comunità ormai da anni punto di incontro delle diverse realtà dell’associazionismo locale, nonché quello di contribuire a diffondere una visione equa ed ecologica del consumo e di propagandare le iniziative di sensibilizzazione poste in essere dai vari gruppi di volontariato. Quest’anno negli stand del mercatino dell’usato si troveranno libri, dischi, oggettistica, giocattoli e ricami; un posto del tutto particolare avranno poi gli spazi espositivi dedicati ai prodotti biologici della bottega del Commercio Equo e Solidale di Albano Laziale e del Servizio Cristiano di Riesi. Altri prodotti artigianali ed ecologici saranno in mostra negli stand della cooperativa ecologica Reseda, specializzata nella creazione di nidi artificiali di legno, e di quella Spazio-Lavoro che offrirà all’attenzione del pubblico oggettistica in legno, prodotti tessili e scatole di cartone. Non mancheranno inoltre prodotti artigianali realizzati da gruppi di immigrati della zona e dal centro ecologico della Chiesa Valdese di Casa Cares. In vista del Natale, un intero settore sarà poi dedicato ai biglietti augurali, realizzati a mano o a stampa, alle candele profumate, opera di artigiani di Castel Gandolfo, ai libri delle case editrice Claudiana e Com Nuovi Tempi. Il mercato avrà poi un momento di discussione e di documentazione con i punti informativi sulle iniziative di “100 lire per il pane per un mondo senza fame” e di “Jubilee 2000 per la cancellazione dei debiti del Terzo Mondo”, e con gli stand di Amnesty International, della Banca Etica e del WWF. Nei locali della Comunità troveranno infine posto anche una sala video ed una per l’uso di internet. Una festa prenatalizia, dunque, all’insegna della solidarietà e della collaborazione tra le diverse anime sociali dei Castelli Romani.
Per informazioni è possibile chiamare la Comunità Evangelica Ecumenica tel. 06 9324214, o il pastore Luca Negro allo 0335 6869974.
Gianluca Polverari

 

FRASCATI

Artemisia
Collettiva di artisti

I Castelli Romani aprono le porte all’Arte contemporanea. Dal 6 al 25 Novembre la Galleria Helios  ha inaugurato a Frascati la prima di una lunga serie di incontri e manifestazioni presentando “Artemisia”, collettiva di artisti tra i più rappresentativi dell’arte figurativa italiana. Sono state esposte opere originali di autori protagonisti contemporaneamente di altri eventi in Italia e all’estero. Ugo Attardi alla galleria  Borger di Buenos Aires. Bruno Caruso, a Napoli presso l’Istituto di Studi Filosofici per “Napoli 1799”. Alejandro Kokocinski che realizzerà la scenografia delle “Troiane” al Teatro Stabile di Catania e successivamente nelle più importanti sedi nazionali. Marino Haupt, con una personale alla galleria Senato di Milano. Franco Fortunato, presente in esposizione a Palo Alto, California ed insieme ad Alberto Gallerati a S. Sebastian in Spagna. Franz Borghese, con una personale a Caserta e nell’allegato alla prestigiosa rivista Arte. Ettore de Conciliis, che ha recentemente concluso una personale alla fortezza spagnola dell’Aquila, promossa dall’Alitalia e dalla Regione Abruzzo. Domenico Purificato, tra i più importanti del panorama artistico internazionale. E ancora grandi nomi: Francesco Messina, Enrico Benaglia, Ennio Calabria, Antonio Saliola, Franco Marzilli. Dai primi di dicembre ai primi di gennaio, Helios presenta “Artemide”, collettiva di Arte Grafica dei migliori artisti italiani. Evento reso ancora più importante e qualificato dalla presenza in contemporanea di opere del M° Germano, artista orafo di fama riconosciuta ed internazionale.
Appuntamento quindi con il salotto dell’Arte a Frascati in Via Cairoli, 35. Tel. 06/941.52.57 – 0347/75.41.178 Orario 10,00-13,00 17,00-20,00


 

  

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