RACCONTO
Respiro buio
di ELISA CHIAROTTO
Non so per quanto tempo ho camminato, quando penso a tutto quello che
è accaduto in questi pochi anni mi perdo in un tempo infinito, tanto che il giorno, la
notte, il rumore dei clacson e le urla delle persone non possiedono eco, né tantomeno
suono
Gli odori invece hanno il potere di riportarmi in luoghi, spazi, in persone e
occhi che altrimenti vedrei come forme indistinte.
Questa mattina lodore dinverno e il freddo che mi impediva di respirare mi
hanno scaraventato in un tempo e in un luogo che possedevano lo stesso odore, doveva
essere inverno anche allora.
Allora entravo nel portico di quel luogo e, come al rallentatore, respiravo la sua
atmosfera, assorbivo i respiri delle sue persone; ed era come se avessi catturato la loro
anima, non quella pura, ma quella già respirata, già vissuta, forse stanca, piena di
loro e della loro vita, dei loro pensieri, gioie e rancori. Respiri intrisi delle loro
cene e colazioni, odoranti di notti insonni a fumare e sesso, dormire e ridere. È come
una mania, quella di respirare vicino alle persone, anche un po insana a dire il
vero, ma a me sembra il modo più profondo per cominciare a conoscerle, profondo come un
respiro.
Così, in quellodore dinverno ho conosciuto lui, con cui ho vissuto momenti di
vera passione, attimi che mai potrebbero essere legati per formare la parola amore o
relazione.
A stento lo ricordo come reale, visto che non sempre riesco a non venire risucchiata dalla
tendenza comune a voler classificare con delle parole, parole troppo spesso come gabbie,
il «reale», imprigionarlo per poterlo sentire nostro, violentarlo e lasciarlo morire,
per poi piangerne e soffrirne.
Non è più semplice essere attivi e passivi allo stesso tempo, vivere e lasciarsi vivere,
chiedere nulla e magari ricevere tutto, senza legarsi e dare comunque sé stessi?
Per fortuna ci sono gli odori, però, altrimenti non potrebbero tornare alla luce quelle
sensazioni slegate, altrimenti nulla tornerebbe dal buio delle emozioni alla limpidezza
del reale.
Ora che ci penso non ricordo il suo viso, né il suo corpo, perché vivevamo il nostro
tempo nelle tenebre; tutto, noi compresi, doveva avere senso solo nella notte degli
istinti, e solo lo scambio dei nostri respiri e dei nostri odori attraversava il tempo e
lo spazio.
E in quello stesso buio si è dissolto, non lho più incontrato, nemmeno nei miei
sogni più oscuri, scomparsi luno allaltro senza parole, spiegazioni, senza
sorrisi o sguardi
Loro hanno bisogno di luce per essere scambiati.
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