numero 3 marzo 2000
ARTE
Alla ricerca del tempo perduto
Alla Casa Centrale degli Artisti di Mosca la mostra di
"Septima"
di Valeria Molotova
Non sono una grande amante della pittura contemporanea russa. Mi sembra che l'ultimo
periodo dell'arte vera sia sopraggiunto nel primo trentennio del secolo scorso, sia
agonizzato all'inizio dell'era sovietica e abbia avuto pochi sprazzi fino ad oggi. Credo
che occorrano anni o secoli per superare quelle intime paure che il nostro spirito
nazionale ha patito dal tempo della repressione e della dittatura. E ora questo spirito
artistico è inghiottito da un nuovo drago: il commercio. I dipinti e le sculture soggiacciono all'idea di interni d'abitazione e gusti della
cultura di massa al fine di essere venduti. Ma a volte fievoli soffi di freschezza ci
regalano, a noi che aspettiamo il tepore per quasi cinque mesi l'anno, i segni di una
primavera di certa venuta.
Si sono chiamati "Septima" e hanno inaugurato una mostra delle loro opere alla
Central'nyj Dom Hudoznika, la Casa centrale degli artisti di Mosca. Si tratta di un gruppo
di sette giovani artisti recentemente riunitisi. Non hanno alcuna dottrina o programma, e
la loro arte non ha un'idea comune. Il punto più evidente che li raggruppa è l'età. Ma
dichiarano un principio molto importante: esprimere la propria individualità senza
imporla ad altri. Forse è per questo che gli estimatori di un artista può difficilmente
comprendere i gusti degli altri artisti presenti e la mostra promette di essere un luogo
di interessante confronto. E non è davvero facile combinare in una le impressioni che
vanno dai luccicanti dipinti decorativi di Galya Otamfatta, fatti alla maniera egizia o
orientale, ai pastori di Teimuraz Mardiev che corrono a ripararsi dalla notte e dal brutto
tempo in un verdescuro e rossoscuro paesaggio vellutato, con il suo gregge di pecore
teneramente dislocato sulla vuota terra color sabbia e bruciata dal sole della nativa
Osetia, nel Caucaso.
Senza alcuna connessione con i dipinti, si possono godere i caroselli tradizionali in
ceramica. Buffe figure che emulano i fischietti-giocattolo si sparpagliano tutt'intorno,
mentre i visitatori della sala osservano le collezioni di pittura. I campanelli appesi
come a una fiera ("yarmarka") e le figure decorative, i vasi da pavimento tutti
dipinti nello stile tradizionale rendono quella parte della sala un nido domestico.
Una parola va spesa in particolare per le sculture di Tatyana Beresneva. La sua Madonna
con bambino ("Sogno") ha un bel volto radioso. Le fattezze sono consunte dal
tempo, dalle centinaia di anni di sofferenze e patimenti della donna russa, di spirito di
sacrificio ed eroismo, tenerezza e profondità d'animo. E questa è la vera fonte della
sua bellezza e luce interiore, non tanto le proporzioni e le fattezze del viso. Una delle
più popolari icone russe della Madonna si chiama "Tenerezza", e questa stessa
peculiarità delle donne russe è rappresentata nella scultura. È un segreto che nel
mondo le donne russe siano considerate il più importante tesoro della nostra terra?
Fra i membri di "Septima", i più simili per stile e soggetti pittorici sono tre
artiste già famose: Natalia Grigoryan, Vika Pletneva e Jana Poklad.
Queste tre giovani artiste, che sono amiche fin dall'infanzia, hanno condiviso parecchie
esperienze assieme, hanno viaggiato insieme e riconosciuto insieme il mondo. Possiamo
vedere gli stessi luoghi e oggetti nei dipinti, ma dipinti in modo diverso. L'idea
portante della loro arte è presa dall'idea di Marcel Proust, secondo il quale l'arte
scaturisce dal desiderio di ritornare nel tempo che abbiamo perduto. Questi artisti
ricercano e mostrano nelle loro creazioni il tempo e la freschezza dell'infanzia quando
tutto sembra avere un'anima e tutto sembra essere fatto con una sola mano. Lo sguardo
rivolto a questi dipinti ci riporta nel tempo della fiducia e del divertimento. E ci rende
certi che la primavera verrà presto.
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