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Anno IX numero 9 - settembre 2000

 CINEMA

Pane e tulipani: povere mogli, che tragedia la loro vita…

Regia: Silvio Soldini.
Interpreti: Licia Maglietta (Rosalba), Bruno Ganz (Fernando), Giuseppe Battiston (Costantino), Marina Massironi (Grazia), Felice Andreasi (Fermo), Tatiana Lepore (Adele).
Distribuzione: Istituto Luce.
Durata: 115'.
Origine: Italia, 2000


Un bel film, per pensare e tornare a sognare ancora una volta

di Fabrizio Natalini

Una delle frasi del movimento studentesco, alla fine degli anni Settanta, era: "La famiglia è una camera a gas, avvelena anche te, digli di smettere." Lo slogan ne parodiava uno pubblicitario, ed era in voga Licia Maglietta è la protagonista di nel gruppo milanese di Re nudo, quelli del Parco Lambro, per chi se ne può ricordare.
Licia Maglietta (della factory di Martone) avrà una quarantina d'anni, come Francesca Neri, d'altronde. Fra le tante recensioni che ho letto su questo film, nessuno lo ha accostato a Matrimoni di Cristina Comencini, interpretato proprio dalla Neri. Eppure…
Eppure i due film nascono in modo uguale, una delle tante giovani del Settantasette, ormai quarantenne, scoppia, stanca di mariti distratti e ambiziosi, di famiglie incubo (quelle di Re Nudo, per capirsi), di una vita monotona e sempre eguale, fa un gesto (la Neri saliva su un treno, la Maglietta fa l'autostop, nulla è casuale. Treno/autostop: ecco le differenze vere fra Comencini e Soldini) e abbandona il tetto coniugale, il marito distratto e ambizioso, i figli assenti e odiosi, l'orrendo tran tran della vita quotidiana.
Matrimoni c'era discretamente piaciuto, anche se poi la buttava in pochade, il film finiva in vacca, fra cornuti, rimpianti e doveri (la lusinga facilona della commedia all'italiana era dietro l'angolo e la Comencini, con Liberate i pesci, si è impastoiata fino in fondo), Pane e tulipani ci è piaciuto di più.
La sceneggiatura del film Rosalba in una scena del filmdella Comencini era firmata anche da Roberta Mazzoni, quella di questo film da Doriana Leondef, già coautrice de Le acrobate dello stesso Soldini e de La parola amore esiste di Mimmo Calopresti (in questi giorni è in uscita anche il suo Femminile, singolare, che ha scritto con Claudio Del Punta).
C'è, forse, una nuova scrittura femminile che riesce a descrivere questo sfascio con leggerezza e ironia, usando le facce giuste, oltre dalla Maglietta, splendida nella sua trasformazione, nella sua presa di coscienza (si può dire?) dimostrata persino nell'abbigliamento, nella maniera di camminare, nel reinserimento nella vita reale, a Bruno Ganz (un'icona di un certo cinema minimalista europeo), a Marina Massironi, che in questo film si libera dell'ambiguo ed esaltante ruolo di Musa del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, a Antonio Catania (in Matrimoni l'abbandonato era Diego Abatantuono, che squallidi mariti i quarantenni di Salvatores!), a un ispirato Felice Andreasi, fioraio anarchico che si nutre di aglio e caccia le clienti monarchiche.
La storia è presto detta, dopo una visita familiare a Paestum, fra finte griffe, telefonini e padelle in acciaio, reggiseni e tristezze dopolavoristiche, Rosalba, casalinga pescarese, viene Grazia e Rosalbadimenticata all'autogrill dal marito e dall'intero torpedone (figli, amiche, vita) con cui viaggiava. Rosalba è una goffa, non è a suo agio nella sua vita, si perde le cose, si chiude nei bagni, vive male il suo essere quello che è.
Ma fa un gesto (come le Neri), decide di prendersi una vacanza dalla sua vita, vuol vedere Venezia, raramente bella e privata come in questo film.
Da quel momento comincia un road movie –legittimato ai suoi occhi dalla battuta, che Rosalba dice per giustificare il suo comportamento: "Sono di passaggio", a cui le viene risposto: "E chi non lo è?"– che la porterà a conoscere una serie di disinseriti (drop out) della società civile, il cameriere Fernando Girasoli (Bruno Ganz), ex cantante, delittuoso per gelosia che l'accoglie in casa, l'amica Grazia (la Massironi), massaggiatrice olistica e anima in pena che le aprirà il suo cuore, l'anarchico e poetico fioraio Fermo (Andreasi), una serie di vinti, o di non integrati, dotati però di una qualità: la solidarietà di chi sente col cuore.
Girasoli, Grazia, Fermo… Tutto casuale?
Oltre alle musiche e alla fotografia, che contribuiscono a costruire questo gioiellino di affascinante presa (Soldini ha fatto un film comico e lieve, e ci sembra sempre più abile a descrivere le donne della nostra generazione: forse solo Giuseppe Bertolucci è alla sua altezza), una segnalazione particolare a Giuseppe Battiston, un esordiente, Costantino e, sullo sfondo, Rosalbache dipinge un'immagine buffa e accattivante di idraulico vittima di ansiosa madre mediterranea, un grasso elefante (un altro goffo) che trova, nel film, l'inatteso amore, liberandosi di tubi, bulloni e vasche idromassaggio per giocarsi un'altra vita, e un ironico cameo di Don Backy, che ci riporta ancora a Francesca Neri, passando per Adriano Celentano.
In Pane e tulipani la casalinga Rosalba riscoprirà la musica, l'amica troverà l'amore, il cameriere tendenzialmente suicida ritroverà la voglia di vivere…
Troppo ottimismo?
Troppa tenerezza?
Forse.
È inutile dire come finisce (per me bene), ma, una volta tanto, vincono i nobili di cuore. E credetemi, è bello qualche volta che succeda, magari solo dentro a un film.


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