Anno
IX numero 10 - ottobre 2000
I NOSTRI PAESI
monte compatri
Acconciature in passerella
Un successo strepitoso, dopo
lesperienza dello scorso anno
Nellambito delle
serate organizzate per i festeggiamenti di Borgo Ghetto, propedeutiche alla "Sfida
dei Borghi", si è tenuta a fine luglio, nella splendida cornice di Piazza Manfredo
Fanti, resa ancora più bella da una ricca scenografia curata nei minimi particolari da
artisti locali, la seconda "Sfilata dAcconciature". La manifestazione
attesa con interesse e partecipazione da tutti i monticiani è stata proposta, come lo
scorso anno, dalla stilista Sabrina Goffi, alla quale si sono prestate come modelle una
trentina di splendide ragazze di Monte Compatri.
Un successo strepitoso, ma non inaspettato dopo lesperienza dello scorso anno, ha
arriso alla manifestazione. Le acconciature, dalle più sofisticate alle più semplici,
tendevano a mettere in risalto bellezza e personalità delle modelle, e per questo hanno
incantato sia i normali spettatori sia i professionisti presenti.
Le modelle, da parte loro, hanno dato un contributo notevolissimo alla riuscita della
manifestazione, sfilando con molta disinvoltura e professionalità, e certo agli occhi
della maggior parte del pubblico che gremiva allinverosimile la piazza, nulla
avevano da invidiare alle vere professioniste della passerella.
Un plauso particolare va alla signora Teresa Spasiano che realizzando i costumi indossati
dalle modelle ha in modo non trascurabile contribuito alla riuscita della manifestazione.
Laugurio della redazione di Controluce è che questa manifestazione, nata lo scorso
anno e già diventata grande, possa proseguire il suo cammino di successo anche nei
prossimi anni.
Tarquinio Minotti
Collezionismo
Lettera di richiesta di
associati
Vi saremmo grati se voleste
pubblicare la piccola nota che segue sul Vs. Giornale.
Vorremmo dar vita ad una Associazione senza alcun fine di lucro, apolitica, che
riunisca i collezionisti di Filatelia, Numismatica, Cartoline e Telecarte.
Chiunque fosse interessato a tale iniziativa è pregato di scriverci indicandoci i propri
interessi collezionistici, la propria eventuale disponibilità a collaborare alla sua
realizzazione. Risponderemo a tutti entro il prossimo mese.
Anna Pontecorvo Potenza
Gianfranco Potenza
Via S. Cesareo, 57 - 00030 Rocca Priora
Tel 0644244328 - fax 0602721
rocca di papa
Calendario
Manifestazioni autunno 2000
Dal 7 al 22 ottobre
-Mostra di pittura di Franco Carfagna
"Chi non vive non fa storia. Protagonisti del 1900".
Dal 20 al 22 ottobre
-XXI sagra delle castagne.
4 novembre
Festa del patrono s.Carlo Borromeo.
Dicembre 2000
-Accensione stella cometa sulla fortezza.
-3° concorso "letterina a babbo natale"
-Natale in musica (canti e concerti)
-Mostra fotografica
-Capodanno in piazza
monte compatri
La "Sfida dei Borghi"
per il palio dellAssunta
Cronaca del "prologo"
e della giornata del palio di mezzo agosto
Era il 23 dicembre
del 1613 quando
Domenica 13 agosto 2000 ore 17,00 inizia la rievocazione storica. Cala il ponte levatoio
del castello, ricostruito minuziosamente in piazza Marco Mastrofini, il popolo di Monte
Compatri fluisce nellampia piazza e, come per incanto, le vecchie botteghe prendono
vita: il fabbro martella e dà forma al ferro rovente mentre alcuni sgherri sono in attesa
per rifilare le loro armi; al forno, le donne sono indaffarate, chi a preparare
limpasto, chi ad ammassare e preparare le forme per il pane; nel mentre, delle
contadine stanno allestendo il banco per la vendita dei prodotti dellorto.
Losteria è già piena di birri ed avventori con i boccali pieni di vino.
Il popolo, tutto, è indaffarato, ci sono le solite comari che scambiano due chiacchiere e
cè chi torna stanco ed affaticato dalla campagna. Mentre la vita scorre monotona e
tranquilla come in tutti i piccoli paesi del tempo, un cavaliere galoppa verso il castello
e, sceso, consegna un plico al capitano delle guardie, passa un pò di tempo e un
banditore, scortato da due tamburini, annuncia alla cittadinanza, svelando il contenuto
del plico, larrivo del cardinale Scipione Borghese nuovo proprietario del feudo,
elevato per loccasione a Principato da papa Paolo V, suo zio.
Il popolo, con in testa le autorità vestite in pompa magna, si riunisce in attesa del
Principe. Squilli di trombe ne annunciano larrivo. Il corteo del Cardinale, scortato
da guardie svizzere, nobili, cavalieri, stallieri e portatori carichi di bauli, sfila
verso il castello. Qui giunto, il cardinal Borghese è accolto dalle grida di giubilo del
popolo. Il reggente legge la bolla di elevazione a principato di Monte Compatri e il
principe Borghese nella sua munificenza indice la "Sfida" tra i Borghi, mettendo
in palio un trofeo.
Questa la sintesi della riuscitissima e applauditissima manifestazione che ha fatto da
prologo alla "Sfida dei Borghi" tenutasi poi il 15 agosto successivo e dedicato
allAssunta; vinta contro ogni previsione da Borgo Missori. Ma veniamo ai fatti.
Erano ancora le ore 17,00 quando il giorno 15 agosto le genti dei cinque borghi, vestiti
con costumi del 1600, uscivano dai loro ritrovi e sfilavano ognuno per proprio conto per
le vie del centro storico per riunirsi, come convenuto, con gli altri davanti al Duomo
dedicato allAssunta.
La sfilata era aperta dal Cardinal Principe Scipione Borghese e dalla sua scorta di
guardie e nobili. Seguiva, primo tra i borghi, quello di San Michele, vincitore della
sfida dello scorso anno, poi gli altri quattro tutti composti da nobili, birri e popolani
nei costumi tipici dellepoca. Al passaggio del corteo numerosi gli applausi della
folla assiepata ai bordi delle vie, ammirata dallo sfavillare dei bellissimi costumi,
realizzati dai bozzetti del costumista Luciano Capozzi, di armigeri e nobili, mentre
quelli delle popolane, dei bambini, del popolo minuto, dei mestieranti con gli attrezzi da
lavoro, hanno conquistato limmaginario degli ospiti per la fedele ricostruzione e
per la bellezza intrinseca delle realizzazioni che, unita allomogeneità dei
costumi, difficilmente riscontrabile in altre manifestazioni dello stesso tipo che si
tengono in altre parti dItalia, ha contribuito in modo sensibile alla riuscita della
manifestazione.
Terminata la sfilata, il corteo si è sfilacciato ai bordi della piazza, mentre si
allestiva la postazione per il tiro con larco e il bersaglio che, a differenza dello
scorso anno, questa volta era mobile e dondolava come il pendolo di un orologio dentro
larco dingresso del castello.
Venivano chiamati gli arcieri, uno per borgo. Ogni arciere aveva a disposizione 5 frecce
da scagliare sul bersaglio entro un tempo massimo di un minuto e mezzo. Lordine di
tiro era stato stabilito in base ai risultati delle gare che si erano svolte tra i borghi
nei giorni precedenti: "Curza de la Meccanica", "Tiro della
Fune" per ragazzi e per grandi, "Gara di Braccio di Ferro",
"Gara della Saccoccia", "Gara dei Trombolieri" e "Curza de
le Conghe", che avevano avuto come vincitore Borgo Missori seguito da Borgo
Ghetto, Borgo Pantano, Borgo San Michele ed infine Borgo Le Prata. Pertanto, veniva
chiamato sulla postazione larciere di Borgo Missori. Larciere prende
posizione, il giudice dà il via; immediatamente un silenzio irreale scende nella piazza,
il bersaglio appeso al pendolo sembra prendersi gioco dellarciere, due frecce vanno
a vuoto, poi la terza, quasi miracolosamente, centra il bersaglio. Un urlo. La folla rompe
il silenzio! Altre due frecce a vuoto, la delusione della gente di Borgo Missori è
grande. Sale sul podio il rappresentante di Borgo Ghetto, le aspettative sono molte, è un
buon tiratore. Il pendolo entra in funzione e scocca il primo tiro; va a vuoto, poi di
seguito gli altri, tutti a vuoto! È difficile descrivere la delusione sul suo viso e su
quello dellaiutante al suo fianco. La sfida continua, è la volta dellarciere
di Borgo San Michele, è lui il vincitore dello scorso anno. Il silenzio nella piazza è
assoluto; tutti gli occhi sono su di lui. Prende la prima freccia, fa per inserirla
nellarco. Lo stress deve essere tremendo, migliaia di occhi che ti guardano nel
silenzio più assoluto esercitano più pressione di un enorme maglio; la freccia gli cade
dalle mani, è persa; la seconda va fuori bersaglio come la terza e la quarta; sta per
impostare nuovamente, ma il tempo implacabile corre veloce, così come è veloce e fredda
la voce del giudice che ferma larciere: il tempo è scaduto.
Ora è la volta di Borgo Pantano, anche per lui la prova risulta difficilissima. Il
bersaglio mobile, inserito nella manifestazione per la prima volta, sembra non voler dare
soddisfazione. Comunque, alla terza freccia il bersaglio viene colpito nel cerchio più
grande.
Lultimo arciere viene accolto dallincoraggiamento del pubblico, sembra
impossibile che sia così difficile far centro. Al via, la prima freccia cade nel vuoto,
poi la seconda coglie il bersaglio nella parte blu. Larciere è abile, scocca la
terza e anche questa coglie il pendolo, ma solo nel pagliericcio, così come la quarta.
Lultima freccia. Il silenzio di tomba è rotto dal battito dei cuori delle genti di
Borgo le Prata e di quelli di Borgo Missori che in questo momento sono i meglio piazzati,
i primi hanno il cuore in gola perché possono vincere. Larciere sembra aver preso
le giuste misure al bersaglio, gli altri soffrono in silenzio: sono vicini al tanto
sospirato Premio, ma unultima freccia può negarglielo. La freccia è scagliata, un
grido resta soffocato in gola, un altro esplode nei petti della gente di Borgo Missori:
Fuoriiiiiiiii!
Ma la gioia è rimandata di pochi minuti, il boia è pronto. Gli arcieri perdenti vengono
circondati dai birri e scortati al patibolo (costituito da quattro botti in legno da mille
litri, piene dacqua fino al bordo). I condannati prendono mestamente posto sul
patibolo; ad un cenno del giudice il boia fa il suo dovere: una leva viene abbassata e i
poveretti cadono a mollo in unacqua resa tiepida e piacevole dalla forte calura
dagosto.
Esplode la gioia delle genti di Borgo Missori, una vittoria insperata. Larciere, con
il Palio appena consegnato dal principe Borghese, viene preso e portato in trionfo tra
grida festanti. La manifestazione si conclude con un corteo al seguito del vincitore e con
linvito a tutta la cittadinanza di partecipare alla festa che il borgo vincitore
indice per il sabato seguente.
Tarquinio Minotti
auguri
Il 29 settembre Elio
Verzieri e Fermina Buffi hanno festeggiato i loro 71 anni di matrimonio, auguroni dai
nipoti Mirco e Simonetta
Il 10 settembre si sono
uniti in matrimonio Daniela Minotti e Franco Giuliani; gli sposi ringraziano parenti,
amici e tutti coloro che hanno partecipato alla loro gioia.
La redazione augura ai due giovani un futuro pieno di felicità.
parco dei castelli romani
Ferragosto in compagnia
in
campagna
Anche questanno ho
rispettato la tradizione, insieme ad amici e parenti, una quindicina di persone in tutto,
si è passato il ferragosto in compagnia
in campagna
o meglio tra i boschi che
circondano le nostre colline. Girovagando come spesso faccio per i sentieri del parco dei
castelli (sono un utente con i piedi incalliti), stavolta la mia attenzione è stata
attirata da un angoletto davvero incantevole nella zona che ricade nel comune di Monte
Compatri, detto il bosco del piantato. LEnte Parco ed il Comune hanno
effettuato in loco ottimi lavori di manutenzione, circondando il posto con bellissimi
muretti a secco (carrarecce) segnando vistosamente un bel sentiero con annessi vari
cartelli di segnalazione, pulito la macchia dalle sterpaglie mettendo cosi in risalto
antichi e bellissimi alberi di quercia e acacia
ecc... Da qui abbiamo potuto
ammirare e commentare le evoluzioni e il "librare" di diversi falchi che hanno
trovato in questi luoghi un habitat ideale... godere di uno straordinario
"ponentino" che non ci ha lasciato per tutto il giorno. Credetemi una
meraviglia, andate a vedere!
La nota dolente (è per questo che ho scritto a Controluce) sta nel fatto che a 100 metri
da noi un mucchio di ragazzi diciamo... un po vivaci... facevano un po troppo
come gli pare, non prendendo in considerazione neanche uno dei cartelli esposti. In breve:
falò acceso, prova di gimcana coi motorini, stereo a mille decibel e chi più ne ha più
ne metta. Ho fatto presente la cosa con il risultato che non mi si sono filati per niente
e visto che in fondo era ferragosto pure per loro, che non stavano in casa mia, che gli
organi preposti stavano festeggiando in altro luogo (se vede che nun jè costato niente)
ho pensato
chi se ne frega! Comunque, quasi al tramonto è arrivato un
"folletto" che ha spento il fuoco e raccolto un po de munnezza
(detta alla Frascatana). Ferragosto è ferragosto ma un po di sorveglianza non
guasta, va be che i vecchi dicevano che: "na calla fa bene puro
dagosto!", ma se se potesse evita!
Piero Maccaroni
monte compatri
Beniamino Gigli e il suo Mito
Una tre giorni per ricordare il
grande Maestro
Con una manifestazione ad
alto livello artistico e culturale, articolata in tre giornate, che si è svolta nei
locali dellantico e suggestivo Convento dei PP Carmelitani Scalzi di S.Silvestro, il
Comune di Monte Compatri, con il patrocinio della Regione Lazio e della Provincia di Roma,
ha commemorato il grande maestro "Beniamino Gigli e il suo Mito",
esaltando le sue maggiori attività: canto, teatro lirico e cinema. La manifestazione, che
ha ottenuto un grande successo, si è aperta con una Mostra-Museo (allestita al
piano superiore del convento dal quale si può ammirare un vasto panorama che abbraccia
Roma e la sua campagna) comprendente costumi di scena originali ed una ricca
documentazione fotografica di momenti di vita familiare ed artistica del grande tenore.
Nei pomeriggi si sono svolte proiezioni di immagini tratte da film girati da Gigli e
restaurati per loccasione. Tre indimenticabili serate: Gran Concerto "Melodie
Immortali" con il soprano Anna Maria Altamura, accompagnata al pianoforte dal M°
Rolando Nicolosi (un nome di fama mondiale); "Gran Concerto Lirico" con
lorchestra Philarmonica Straussiana Italiana composta da 43 elementi diretta dal M°
Carlo Monticelli Cuggiò e con la partecipazione della soprano A.M. Altamura, del mezzo
soprano Ileana Orsomando, del tenore Scin Sean Seop, del baritono Wo Jo-Ho, mentre nella
terza serata è stata la volta delle "Canzoni Napoletane e Spagnole"
egregiamente eseguite dal soprano A.M. Altamura e dal tenore Robert Steiner accompagnati
al pianoforte dal M° Rolando Nicolosi. Nella Pinacoteca del Convento si è svolta, poi,
la cerimonia della consegna del premio della cultura "Beniamino Gigli e il suo
Mito" , istituito dal comune di Monte Compatri.
Tra i premiati: la principessa Irma Capece Minutolo; lattrice Sandra Milo, il M°
Mario Morelli, presidente del prestigioso Foyer des Artistes; lOn Giovanni
Mealli presidente del Consiglio Superiore delle Arti e dellArtigianato; il M°
Rolando Sessi; il M° Rolando Nicolosi, il giornalista Augusto Giordano, lo scrittore
Claudio Modena, il telecronista Cesar Brown e il nipote di Beniamino Gigli, Luigi
Vincenzoni. Presentatrice e madrina delle tre serate Paola Perissi.
Pietro Ciuffa
Villa "Matidiae"
Terminata il 18 agosto la quinta
campagna di scavo
Chi percorre la Maremmana
III provenendo da Frascati, nel curvone che precede LOsservatorio Astronomico a
Monte Porzio Catone, noterà sicuramente delle grandi nicchie, meglio note come "Le
Cappellette" semicircolari, sono i contrafforti che fanno da argine ad una enorme
piattaforma artificiale sulla quale si elevano altre imponenti sostruzioni facenti parte
di una ricca area archeologica su cui sorgeva la c.d. Villa "Matidiae"
Era il 1996 quando, a seguito di un rinvenimento occasionale di alcuni tratti di pavimenti
in mosaico, la Soprintendenza Archeologica per il Lazio concesse al GAL (Gruppo
Archeologico Latino), il permesso per il recupero e la valorizzazione di quella che è
ritenuta la villa di Matidia Augusta in virtù del ritrovamento in sito, nel 1888, di una "fistula
acquaria" in piombo con inciso il nome di Matidia Augusta. Attualmente conservata
nel museo di Grottaferrata. Sì stabilì di dare allintervento connotati didattici,
per offrire lopportunità di una formazione tecnico scientifica, in particolare, ai
partecipanti non professionisti. Il cantiere ha assunto così valenza di seminario
permanente aperto a più esperienze caratterizzate da una metodica comune.
Da allora il lavoro svolto si è rilevato molto importante (sarà distribuito
prossimamente un libro che illustrerà quanto fin qui fatto) e liniziale cantiere di
recupero si è trasformato in un vero laboratorio di ricerca.
Dal 31 luglio al 18 agosto scorso è stata portata a termine la 5a campagna di scavo, alla
quale per il secondo anno consecutivo ha collaborato anche il Gruppo Archeologico Comasco "Ulisse
Buzzi".
La campagna si è potuta effettuare grazie allautofinanziamento, derivato in parte
dalle quote associative e, per il resto, con lintervento diretto dei partecipanti
allo scavo stesso. La spinta a visitare larea interessata allo scavo, è venuta,
anche, dalla curiosità di veder lavorare gomito a gomito un così consistente gruppo di
lavoro (ca. 70 volontari tra cui dieci archeologi, provenienti da paesi diversi). Nei
settori, infatti, in cui era stato suddiviso il campo di scavo, ho conosciuto persone
provenienti da Turchia, Olanda, Svezia, Svizzera, USA, Spagna, oltre ai numerosi italiani,
tutti soci dei Gruppi Archeologici dItalia.
Larmonia era assoluta, i lavori procedevano alacremente e in allegria, sotto un sole
rovente filtrato solo da un leggero telo ombreggiante. In ogni lotto cera chi
scavava, armato di piccoli attrezzi, chi raccoglieva e versava la terra nel setaccio, chi
osservava, controllava, puliva e catalogava ogni rimanenza reputata di una certa
importanza, mentre le particolarità erano annotate sul borderò della giornata e sulle
schede di unità stratigrafica.
Finita la visita, mentre tornavo sui miei passi, provavo invidia per quella gente intenta
allo scavo; scavare, cercare, capire, mi ha sempre affascinato. Quella perenne sensazione
che da un momento allaltro possa tornare alla luce un reperto importante che
confermi o apra un nuovo capitolo della storia mi da unebbrezza indescrivibile. Il
Gruppo Archeologico Latino, che opera su tutto il territorio del Latiun vetus,
questanno ha operato in ben 4 progetti; la villa imperiale in località S. Maria a
Nemi in collaborazione con le Accademie Scandinave, la villa dellOsservatorio
Astronomico di Monte Porzio catone, il Barco Borghese e il Tuscolo in collaborazione con
la scuola Spagnola di Storia e Archeologia di Roma. Oltre alle suddette attività di scavo
e di ricerca il gruppo svolge corsi ed attività di restauro del mosaico e della ceramica
antica.
La sede operativa del G.A.L. è presso lOsservatorio Astronomico di Monte Porzio
Catone in via Frascati, 33.
Per informazioni in segreteria: martedì e giovedì dalle ore 17,00 alle 19,00 -
Tel./fax 06/9419665 - E.mail gal.latino@tiscalinet.it
Tarquinio Minotti
Auguri
Gli auguri della redazione
al cav. uff. Pietro Dominicis e Valeria DAnnibali che hanno festeggiato contornati
da parenti e amici, con una cerimonia religiosa, tenutasi nel santuario di San Silvestro,
i 50 anni di matrimonio.
I Conti di Tuscolo
Il Papa bambino
E così, Ottaviano divenne
Papa alla verdissima età di sedici anni. Lo aveva deciso il padre di lui:
lonnipotente Alberico. Lo aveva fatto educare da piccolo, o meglio, fin da
piccolissimo a quello stato sacerdotale che si può abbracciare solo se si è
saldissimamente convinti di moltissime cose, a seguito di una scelta fatta in assoluta
libertà e autonomia.
Libertà ed autonomia? Parole sconosciute intorno allanno mille! In ogni caso come
addebitargli, alla luce di quanto appena detto, se, come riferisce il famoso storico
Ferdinando Gregorovius, si "gettò nel vortice dei piaceri più sfrenati?"
Povero Ottaviano, bisogna essere oltremodo indulgenti con quel ragazzo, al contrario di
quello che ne dicono i molti che hanno scritto su di lui. Vorrei proprio vedere qualcuno
di noi uomini moderni, a sedici anni, scippati della giovinezza schiacciata sotto il peso
della tiara, essere investiti della dignità di Principe e Senatore di tutti i romani,
dover esercitare il governo di una Roma ingovernabile, nella necessità di preservarla da
nemici domestici e stranieri fronteggiando, contemporaneamente, sia gli Imperatori
tedeschi, sempre pronti a scendere in armi dalle Alpi, che quelli di Bisanzio che, da
oltre il Mar Egeo, sono sempre pronti ad affermare di essere loro e non altri i veri
successori dellImpero di Roma. Povero Ottaviano. Prese il nome di Giovanni XII e
regnò dallanno 955 fino al 964. Fra le due date, prima lancia una sfortunata guerra
di conquista nellItalia del Sud, poi chiede aiuto al Re Ottone di Germania per far
fronte a Berengario II che, invece, scende da Nord. Ottone lo aiuta, ma vuole essere
nominato Imperatore. Ottaviano acconsente e lo nomina; ma una volta allontanatosi da Roma
per consolidare la sua influenza sullItalia settentrionale, il Papa, che nel
frattempo si era pentito di quellinvestitura, cerca di allearsi con i nemici di
quello per estrometterlo dalla scena politica. Ottone che, diffidando di lui, aveva
lasciato a Roma numerose spie, viene avvertito di quei contatti che il Pontefice stava
intessendo alle sue spalle e torna indietro per fronteggiare la situazione. Ottaviano,
forse memore del valore paterno, indossa la corazza e va incontro allesercito
dellImperatore germanico per difendere Roma, però il cuore gli viene meno e fugge
sui monti portando seco il tesoro della Chiesa. Ottone entra in Roma per la seconda volta
e fa giurare, sia ai nobili che al popolo, fedeltà a lui ed a suo figlio. Era lanno
963. Inoltre convoca un sinodo, fa deporre il Papa e gli contrappone un nuovo Pontefice:
Leone VIII. Poi riparte nuovamente da Roma avendo lasciato sul Soglio di Pietro una
persona della quale, pensava, potersi fidare; ma appena allontanatosi dallUrbe,
Ottaviano vi rientra, depone Leone VIII e si vendica sui partigiani di quello che fu il
primo "antipapa". Narrano le fonti storiche che al Cardinale Giovanni fece
amputare il naso, la lingua e due dita di una mano; ad Azzone, addetto alla Cancelleria
Imperiale, fece tagliare, invece, una mano.
Morì improvvisamente vittima di un marito tradito, dicono le narrazioni cui si riferisce
lo storico Gregorovius e lo storico Liutprando, conferma la notizia di quella morte nelle
circostanze che si è detto
precisando che avvenne di notte. Aveva solo ventotto
anni.
Chi ricorda il titolo che fu dato a queste righe, rammenterà che era "I Conti di
Tuscolo, tre millenni e
la Magistra vitae".
Vogliamo vedere se tale maestra abbia insegnato qualcosa nel corso dei secoli che, sommati
gli uni agli altri, stanno diventando pesanti millenni?
Intorno allanno mille abbiamo visto come andassero le cose di questo mondo. Facciamo
passare un altro mezzo millennio ed apriamo di nuovo il libro della storia, certi che
luomo, anzi, lUomo abbia imparato molto dalla sua esperienza; e pur ammettendo
che cinque o seicento anni non sono certo leternità, sono tuttavia un bel lasso di
tempo.
Quel ramo del lago di Como
Correva lanno 1.600 e la Lombardia era sotto la
dominazione spagnola. Ecco vediamo una bambina giocare, da sola, con delle bambole vestite
da monaca. Che strano. Un padre che voleva che tutto il suo patrimonio ed il suo titolo
andassero al figlio maschio, laveva ridotta così. Il Principe, (ed al Manzoni non
regge il cuore di chiamarlo padre), aveva destinato a Geltrude il chiostro fin da prima
che nascesse, per quei motivi dinastici-economici di cui si è accennato. Si trattava solo
di sapere se sarebbe stato un monaco od una monaca; decisione per la quale era necessario
non il suo consenso, ma la sua presenza.
"Che madre badessa" era, per lei, il complimento più usato in famiglia.
E quando, poi, le si voleva negare qualcosa: "quando sarai madre badessa, allora
comanderai a bacchetta, farai alto e basso".
Una volta in convento, contro la sua volontà sebbene inespressa per paura, compressa ed
insoddisfatta del suo stato, fu facile preda di Egidio, lo scapestrato, che le rivolse la
parola ed al quale quella poveretta rispose. Tutti sappiamo come finì quella storia. Ella
era stata addirittura nominata maestra delle educande. Una di queste, sgridata
eccessivamente da lei, accenna a quella relazione e firma, così, la sua condanna a morte.
Ed ecco il parallelo fra le vite di Papa Giovanni XII e Gertrude: entrambi destinati ad
una vita che non avevano scelto. Il povero Ottaviano viene fatto Papa a sedici anni. A
quanti anni mandano in convento la monaca di Monza? Tra i due fatti corre mezzo millennio,
nulla è cambiato e la "Magistra vitae" osserva sgomenta. Se qualcuno si sente
di gettare una pietra, faccia pure: la strada ne è piena.
Il fratello di Ottaviano era Gregorio, passato alla storia come Gregorio I Conte di
Tuscolo. Fu lui, secondo alcuni storici, il vero capostipite di quella casata. Di lui, che
per aver accolto S. Nilo in Grottaferrata è particolarmente importante per quella
cittadina, parleremo prossimamente.
Massimo Medici
rocca priora
Il salutare soggiorno a Rocca
Priora di Raffaello Sanzio
Corre lanno 1513.
Raffello sta ultimando il capolavoro "Le stanze del Vaticano" con il
celebre dipinto della "Trasfigurazione", quando subisce una forte crisi
creativa, che lo rende irrequieto e gli procura una forte depressione.
Un breve soggiorno in una località montana isolata e tranquilla gli viene consigliata da
chi gli sta vicino per ben superare la crisi; ma quale comunità salubre e tranquilla a
due passi da Roma, poteva essere meglio di Rocca Priora? Sicché Raffaello fu avviato
proprio a Rocca Priora, e prese alloggio in una modesta casetta sita in un vicoletto nello
storico centro urbano del paese (oggi identifica Via Raffaello Sanzio). In conseguenza di
tale avvenimento, nella toponomastica del tempo, venne ascritto come Via del Pittore
(elemento significativo), fino a quando, verso la fine dellottocento, venne
convertito in Via Raffaello Sanzio, questo cenno conferma tale storico evento. Raffaello
quindi, fu ospite illustre di Rocca Priora tra il 1513/14, naturalmente recandosi a Roma
per curare il suo eccelso capolavoro, ogni qualvolta le esigenze pittoriche lo
richiedevano.
Sta di fatto che la sua permanenza a Rocca Priora lo riabilitò e sembra che,
nellalternanza dei suoi impegni, con lausilio dei suoi lavoranti, fra i quali
Lorenzo Lotto detto il "Lorenzetto", relizzò alcuni "rosoni" a mò di
"edicola", con figure di Madonna, figure che si sono estinte collandare
del tempo. Anche se la parte pittorica è attribuita a Raffaello, la parte muraria di
queste "edicole" è opera del Lorenzetto.
In quella che trovasi in via Umberto I, fino a cinquanta anni fa, si poteva intravedere
una figura di Madonna Forse quella del Cardellino mentre in quella di Via
Raffaello Sanzio, forse la Madonna della Seggiola.
I due reperti storici, trascurati nel tempo, nellanno 1997 sono stati riportati alla
luce dietro mio petulante interessamento con un restauro di ottima fattura,
opera del pittore e scultore Giovanni Michetti detto "Gianni", di Monte
Compatri.
Si legge nella "Vita di Raffaello":
"Raffaello Sanzio si reca Roma chiamato da Papa Giulio II che gli commissionò la
decorazione e laffresco delle "Stanze vaticane".
Nella prima "Stanza", quella delle "Segnature", la "Scuola di
Atene", il "Parnaso" e la "Disputa del SS.
Sacramento".
Nella seconda, quella di Eliodoro, dipinse "Lespulsione di Eliodoro dal
Tempio", il "Miracolo di Bolsena" e la "Liberazione di
San Pietro".
Nella terza, quella dellincendio di Borgo dove lavorò dal 1514 al 1517
È il periodo in cui, tra tutte le altre opere come Santa Cecilia, Santa Caterina, e il
ritratto di Giulio II, realizza la sublime opera "La Fornarina". Ma qui
la fantasia creativa subisce una crisi profonda, che lo rende irrequieto e teso
e da
qui venne il salutare soggiorno a Rocca Priora.
Si può ben dire tale soggiorno giovò tanto alla sua salute e lo mise in condizione di
finire la sua ultima opera "La Trasfigurazione" (Pinacoteca Vaticana),
definita "Una mirabile armonia di colori e di linee, e un bellequilibrio
costruttivo"...
Ma la sua salute e le crisi si riacutizzarono, e Raffaello morì, ad opera ultimata, nel
1520.
La sua salma venne tumulata al Pantheon in Roma.
Mario Vinci
Le navi di Nemi
Il salvataggio. La distruzione.
La prima nave, strappata
alle acque del lago, è, per ora, al riparo sotto un capannone nellattesa che sia
costruito un museo che possa degnamente accoglierla, insieme ai reperti che le sono stati
trovati sopra ed intorno.
A questo punto nascono due correnti di pensiero. Alcuni sono contrari al salvataggio anche
della seconda nave; altri, invece, pensano che si debba recuperare anchessa. I primi
adducono a ragione delle loro perplessità il fatto che le strutture della nave che è
ancora sottacqua sono identiche a quelle del natante che è già stato tratto a
riva, quindi sarebbero spese e fatiche inutili. Inoltre affermano che i reperti che si
troverebbero, sempre che se ne trovassero, sarebbero certamente del tutto simili a quelli
già rinvenuti sopra ed attorno alla prima nave e che, quindi, sia le spese sia le fatiche
risulterebbero vane anche per loro. I secondi, invece, sono dellavviso che si debba
trarre fuori delle acque anche laltra imbarcazione. Essi affermano che, in ogni
caso, spese e fatiche sarebbero ampiamente giustificate dallimportanza di ciò che
sta ancora sotto il Lago di Nemi.
Prevalse la seconda tesi: anche laltra nave fu tratta a riva ed entrambe trovarono
posto nel Museo delle Navi Romane che possiamo ancora ammirare. Purtroppo possiamo
ammirare solo il museo e non più le navi per le ragioni che saranno narrate tra poco.
Il sottotitolo del capitolo precedente recita così: "Peccato che agli uomini non
sia dato guardare, nemmeno un poco, nel loro futuro. Se lo avessero potuto,
forse
".
Ma è un peccato od una fortuna che non si possa guardare, nemmeno per un attimo, ciò che
sta per accaderci? Quante volte, in cento occasioni, cè capitato di dire a noi
stessi "Ah, se lavessi saputo prima
". Se lavessimo
saputo non avremmo forse fatto così. Ma se lavessimo saputo, che gusto ci sarebbe a
vivere? Sarebbe come leggere un libro conoscendo "a priori" come andrà a
finire. O, forse, sarebbe meglio? Ognuno ha le sue idee. E per fortuna, almeno queste,
possono navigare nellinfinito senza confini, meravigliosamente libere, sulle ali dei
nostri pensieri, e questa è una cosa bellissima.
Ma torniamo a terra, anzi sulle rive del Lago di Nemi.
Il museo, maestoso anchesso, le conservò entrambe. Alzando gli occhi ad osservarne
laltissimo tetto, sembra che questo abbia la forma di unenorme imbarcazione
rovesciata dalla quale si possa ammirare il fasciame, in alto, sopra le nostre teste.
Anche i numerosi reperti trovarono posto accanto alle due antiche navi. Leoni e pantere di
bronzo guardavano il turista incutendogli rispetto e destandone meraviglia ad un tempo.
Antichissimi macchinari che, nella loro modernità, ci stupiscono e che credevamo frutto
di scienza recente, erano, invece, il risultato di una tecnica millenaria. Ed il turista,
e non solo il turista ma anche lo studioso, anzi soprattutto lo studioso, si aggirava fra
tutti quegli oggetti che erano risorti a nuova vita con quellammirata meraviglia
piena di rispetto per una civiltà che aveva forgiato il mondo antico e risplendeva ancora
in quello di oggi. I secoli passati scorrevano lenti di fronte a noi che avevamo la
ventura, che avevamo la fortuna, di poterli osservare nel loro lento incedere maestoso.
Nel loro muto linguaggio parlavano a chi sapeva ascoltarlo. Per i millenni futuri, alle
future generazioni.
Ma venne il fuoco. Tutto avvampò nelle fiamme: le belle navi, i tanti oggetti antichi, la
loro storia.
Perché? Correva lanno 1944 e cera la seconda guerra mondiale. La notte tra il
giorno 31 maggio ed il giorno 1 giugno le fiamme rischiararono il Lago di Nemi.
Bombardamento? Cannoneggiamento? Scintille sfuggite ai fornelli degli sfollati che,
riparatisi nel museo, cuocevano il desinare sotto le navi? Atto vandalico delle truppe
tedesche in ritirata? Non si seppe mai, con certezza, il perché di quelle fiamme. Tutto
andò distrutto. Si salvarono solo quei reperti che erano stati, precedentemente,
trasportati nel Museo Nazionale Romano, proprio per essere più sicuramente conservati.
Ora quel che resta, quel che si è salvato, è stato ricomposto alla venerazione dei
visitatori e degli studiosi. Le due navi sono state riprodotte in scala 1/5, i cui
modellini sono, luno dietro laltro, esposti in unala del museo,
bastandone, purtroppo, una sola a contenerli entrambi.
Quel che resta, però, è ancora sufficiente a stupire il visitatore.
Nel prossimo articolo, che sarà lultimo, saranno esaminati nella forma e descritti
nellutilizzo tutti i reperti ora esposti.
Massimo e Marina Medici
monte porzio catone
Luoghi archeologici dimenticati
La Casaccia di Monte Porzio
Catone
Nella accattivante cornice
del Barco di Borghese, il borgo recentemente restaurato alle porte di Frascati il 12
settembre la dott.ssa Mirella Ghigo, presidente dellArcheoclub di Monte Porzio
Catone, ha organizzato una interessante conferenza su: "La Casaccia di Monte
Porzio Catone, storia di un monumento e del suo rilievo".
Validi conferenzieri, i professori Diego Maestri, della Facoltà di Architettura
dellUniversità di Roma Tre e Rodolfo Maria Strollo, della Facoltà di Ingegneria
dellUniversità di Roma Tor Vergata, decisamente accattivante il tema proposto.
A chi si trova a passare in prossimità della chiesetta di S. Antonino, sul versante
nord-occidentale del colle di Monte Porzio Catone non può certo sfuggire quella strana
costruzione che una mano di ciclope sembra aver tentato di capovolgere. Si tratta, nella
realtà, di un antico sepolcro romano del I secolo d.C. così ridotto forse a causa del
cedimento della volta di un cunicolo protostorico sottostante. Il risultato è quello che
oggi si vede: il blocco delle fondazioni è emerso, anche aggettando, dal terreno, dando
allopera quel suo caratteristico aspetto così affascinante ed ad un tempo
inquietante.
E proprio questa peculiare caratteristica, per un reperto in fondo non molto grande
né di particolare pregio storico-archeologico, a renderlo unico in Italia e forse al
mondo, sia per il curioso aspetto sia per linsolita resistenza che a tuttoggi
dimostra la struttura in muratura che, unicamente, lo costituisce.
I relatori con toni appassionati e competenti hanno illustrato a un pubblico
particolarmente numeroso e qualificato i risultati dei loro studi, protrattisi per vari
anni, sul monumento.
In particolare hanno illustrato i metodi usati per il suo rilevamento, reso difficile
dalla particolare giacitura che la tomba ha assunto nel tempo, avendo subito in tutta la
sua interezza una rotazione, lungo una diagonale, di 30° circa, nel verso opposto alla
pendenza del monte.
Decisivo, nellaiutare la comprensione delleffettiva disposizione del monumento
e della spazialità interna (troppo difficile e pericolosa da visitare dal vero), è
risultato il grande plastico scomponibile in scala 1:20, dellopera e del suo
intorno, realizzato ed illustrato con dovizia di particolari dai due relatori.
Grazie allimpegno dei professori Maestri e Strollo, della Sede Tuscolana
dellArcheoclub dItalia, del Comune di Monte Porzio Catone
dellAssociazione Amici di Frascati e della rivista Castelli Romani, è stato
possibile aggiungere un nuovo tassello alla conoscenza del nostro territorio.
Un territorio ricco di storia che gli Amministratori ed Enti preposti potrebbero
valorizzare e culturalmente sfruttare al meglio sullesempio di quanto avviene in
altri Paesi esteri dove perfino organismi del XIX secolo, vengono monumentalizzati e
trattati alla stregua di fondamentali reperti di storia locale.
Roberta Abbate
grottaferrata
È a rischio di lottizzazione il
Colle della Molara
Tra i programmi
dellattuale Amministrazione comunale ci sarebbe quello di lottizzare un versante di
Colle della Molara.
Se ciò avvenisse sarebbe un danno per un ambiente così ricco di storia e di cultura
Il luogo dove si trovano i
resti del castello della Molara ospitava fin dal IV secolo lantico monastero di S.
Agata, officiato da monaci di rito basiliano.
Alcuni storici hanno ipotizzato che il monastero sia stato fondato da Giovanni di
Cappadocia, allievo di S. Basilio il Grande, intorno al 370 dellEra cristiana. S.
Basilio, ordinatore e organizzatore del monachesimo greco-orientale, donò a Giovanni il
suo cappuccio, donatogli a sua volta da un altro grande padre di Cappadocia, Gregorio
Nazianzeno.
Nei pressi del monastero di S. Agata in epoca romana doveva esserci probabilmente la Statio
Roboraria, luogo di sosta e ristoro lungo la via Latina (via, questa, diventata poi
nel Medioevo via Anagnina ed oggi ribattezzata Tuscolana ). La Statio era riportata
nellItinerarium Antonini del 217 d. C. ed era attestata ancora
dallanonimo ravennate nel sesto secolo, nonché dal cosmografo Guido nel VIII sec.
La zona del monastero di S. Agata era, tra laltro, ricca di acque sorgive e
importante dal punto di vista viario. Era infatti attraversata da antichi sentieri,
probabilmente diverticoli di epoca romana, che dalla via latina conducevano al Mons
Albanus, oggi Monte Cavo.
Le genti latine che si recavano al santuario sul Mons Albanus per celebrare la
festa della loro etnia, le Feriae Latinae, dovevano percorrere necessariamente quei
diverticoli.
La radura di Molara collegava, infatti, la viabilità della zona labicana (oggi quasi
coincidente con la via Casilina) e Tuscolana a quella Albana, fino alla via Appia.
È verosimile che anche il monastero basiliano di S. Agata avesse un suo Xenodochium,
ospizio per poveri, malati e pellegrini che percorrevano la via Latina, poiché il
fondatore dellordine S. Basilio il Grande, dopo il Concilio di Nicea che aveva
esortato i vescovi a promuovere fattivamente lassistenzialismo cristiano, fu un
entusiasta sostenitore di questa idea.
Il monastero di S Agata fu abbandonato dai monaci nel 1004, che andarono a dimorare dove
oggi sorge lattuale Abbazia di S. Nilo
Il santo monaco calabrese Nilo da Rossano, ormai ultra novantenne, proprio nel 1004 si
spegneva nellantico monastero basiliano. Dopo aver vissuto lunghi anni nello studio,
meditazione, paziente copiatura dei codici, e istruzione dei primi discepoli, prima nel
monastero di Merkurion in Calabria, poi in altri: a Capua, Montecassino, Vallelucio,
Serperi vicino Gaeta, si era trasferito infine a Tuscolo in quello di S. Agata. Le sue
spoglie furono portate in processione dai monaci nel luogo dove trasferirono la nuova
dimora nellattuale Grottaferrata. Seguiva il feretro il Signore di Tuscolo, Gregorio
I, che altre volte era sceso dal suo castello ad ossequiare il santo monaco.
Il Conte di Tuscolo aveva donato a S. Nilo, poco tempo prima di morire, una piccola parte
dei suoi domini dove sorgeva loratorio detto Cryptaferrata con le annesse
rovine di una villa romana. Nel 1004 qui fu edificato il nuovo monastero che portò il
nome del santo monaco e che poi divenne Abbazia S. Nilo.
Pochi anni dopo i Conti tuscolani donarono quel che restava del monastero di S. Agata alla
abbazia benedettina di Montecassino.
Quando nel 1191 Tuscolo fu rasa al suolo dal popolo romano, i suoi abitanti trovarono
rifugio nei territori circostanti e probabilmente anche tra le rovine del monastero di S.
Agata gravitante sulla via Latina, che stava riacquistando limportanza delle
origini, risalenti in età protostorica, quando costituiva il principale tracciato verso
la Campania.
Eredi dei Conti di Tuscolo, erano insieme ai Colonna, gli Annibaldi che, data
limportanza assunta dalla via Latina, fecero costruire un castrum sul Colle
della Molara inglobando quanto restava del monastero di S. Agata.
Il castello raggiunse il suo massimo splendore verso la metà del 200 ad opera del
Card. Riccardo Annibaldi. Nipote di Papa Innocenzo III, Riccardo fu fatto Cardinale
diacono di S. Angelo nel 1238. Divenne uno dei maggiori protagonisti della vita della
Chiesa, ricoprì diverse cariche ed esercitò notevole influenza sui papi di quel periodo.
Nel suo castello di Molara il Cardinale ospitò Papa Innocenzo IV, che nel 1254 percorreva
con il suo seguito la via Latina, per recarsi a Napoli a rivendicare quel regno alla
Chiesa. Nel 1266 il Cardinale poteva pure accogliere nello stesso castello Carlo
Dangiò con il suo esercito in viaggio verso il sud. LAngioino era stato da
poco nominato Re di Sicilia dal Papa francese Clemente IV, nomina questa caldeggiata
proprio dal Cardinale Riccardo. Dopo la sosta a Molara Carlo dAngiò percorse la via
Latina e giunto a Benevento si scontrò con Manfredi, figlio di Federico II, che perdette
oltre al regno anche la vita.
Il Cardinale morì nel 1276. Poco prima di morire accolse a Molara un capitolo di
Agostiniani, ordine di cui era stato promotore e protettore. La chiesetta in forma gotica
del Cardinale Riccardo, che portava incisa sulla porta il nome di "S. Agata de
Tuscolana" forse prese il posto di quella già esistente del Monastero di S. Agata.
Un nipote del Cardinale, Annibaldo Annibaldi, compagno di studi a Parigi di S. Tommaso
dAquino, ospitò questultimo a Molara, che sicuramente pregò in quella
chiesetta.
La potente famiglia degli Annibaldi prese il nome "della Molara" a significare
che il castello omonimo era il fulcro della loro potenza.
Il castello, infatti, avendo necessità di unadeguata rete di avvistamento per
sopravvivere, era diventato nel corso degli anni il centro di un sistema di dominio
territoriale, composto da torri semaforiche, fortilizi e castelli, dislocati su più linee
e a quote diverse.
Gli attuali resti del castello suggeriscono che esso era costituito da due cerchie di
mura, una inferiore con torri cilindriche, e laltra superiore con torri quadrate,
con al centro il torrione baronale. Il nome del castello è legato anche a Frà Iacopo
Molara, un Annibaldi maestro dellOrdine Templare.
Nel 1463 Papa Pio II lasciò scritto che aveva trovato Molara in completo abbandono. La
rovina del casato degli Annibaldi travolse anche la vita dellintera Valle Latina che
nei secoli successivi si inselvatichì. In questo periodo furono abbandonati altri
monasteri e chiese della zona.
Nel fianco sudoccidentale del Colle del castello di Molara si può ancora vedere una
grotta scavata nel tufo , risparmiata da una cava del 700, poco distante da
unaltra che reca incisa la data del 1759.
La cava di tufo potrebbe aver spazzato via altre grotte simili a quella esistente, ed è
possibile che appartenesse allantico cenobio basiliano.
Si tratta di un ambiente scavato interamente nella roccia, con la volta leggermente
convessa, la pianta ellittica e un abside sul fondo.
Di sicuro i monaci di rito greco-orientale usavano ricavare gli ambienti dei loro
monasteri dalla viva pietra, o utilizzare grotte naturali. Così pure è certo che il
successivo castello, edificato sul colle, inglobò la grotta entro la sua cerchia muraria.
Oggi questarea, che rientra nel territorio del Comune di Grottaferrata, è di
proprietà della Famiglia Aldobrandini. Tra i programmi dellattuale Amministrazione
comunale ci sarebbe quello di lottizzare un versante di Colle della Molara. Se ciò
avvenisse sarebbe un danno per un ambiente così ricco di storia e di cultura. E se ci si
prepara a festeggiare tra quattro anni con tanto entusiasmo la ricorrenza del millennio
dalla morte di S. Nilo a Grottaferrata, la cui storia è tanto legata al Santo, perché
non tenerne conto!
Giovanna Ardesi
rocca di papa
Paese bello, bellissimo, ma dove
scrivere è difficile, difficilissimo
La forza democratica di un
paese dipende anche dalla cultura delle sue famiglie e dallenergia dei suoi
cittadini
Se scrivi che ci sono
cristiani che per avidità ricercano sempre più potere e soldi, ti obiettano che ce
lhai con chi, pur incassando gonfi affitti e pur percependo grasso stipendio, non
esita a far lavorare la moglie, con buona pace del giovane disoccupato che la
sostituirebbe nellimpiego.
Se scrivi che poco di buono puoi aspettarti da una giunta con un architetto assessore al
bilancio, ti ribattono con che coerenza facevi lassessore tu, non risultando la tua
specializzazione proprio per niente connessa ai lavori pubblici, anzi contraria.
Se scrivi delle misere condizioni socio-economiche di Rocca di Papa nell800,
lamentano che svergogni il paese, quello stesso che plaude ai suoi compari di pagnottella
denuncianti Rocca sporca, buia, antennata, oggi.
Se scrivi che hanno fatto male a sopprimere il giornale parrocchiale, serio produttore di
religione e cultura, ti crei malcontento.
Se scrivi che la sistemazione del Corso è un buon lavoro, unapprezzabile rifinitura
urbana; ma che daltra parte su quella pendenza sè sempre
scivolato, specie in presenza di neve e/o ghiaccio; che lattuale amministrazione
nella fattispecie centra poco o niente, trattandosi di progetto degli anni miei,
scontenti alcuni.
Se scrivi che di certi consiglieri, presentatisi per fare il "coso" ai
passeri, sè persa traccia, scontenti altri.
Se scrivi che è strano accordare patrocinio a chi recita dialettale e lesinare con chi fa
Teatro, non tanto o non solo per la differente valenza culturale, ma perché uno incassa
milioni sonanti, laltro paga di proprio, scontenti un clan.
Se scrivi che il prato del campo-giochi ai giardinetti è durato non più di un mese, ne
scontenti un altro.
Se scrivi che i bus del Cotral tarderanno, si romperanno, non passeranno, e che
allacqua, al freddo, alla neve in mezzo alla strada ad aspettare troverai
anziani-ragazzi-filippine, e che allora pensiline lungo la strada statale 218 sarebbero
finalmente democratiche e popolari, ti dicono minimalista.
Se scrivi che niente si intravede circa un progetto urbanistico serio, complessivo,
credibile, taccusano dandar per punti.
Se scrivi che niente o poco si fa per la cultura, scontenti il sindaco.
Se scrivi che la politica del PPI si riduce ormai ai casi di due/tre persone, scontenti il
vice sindaco.
Se scrivi che gli Anziani danno tanto rispetto al niente appioppato ai giovani e ragazzi,
ti fai 600 antipatie.
Se scrivi di piaceri ad amici e parenti, ti tirano le orecchie.
Se scrivi dellabusivismo, ti tirano i sassi.
Se scrivi che lopposizione si barcamena, più che contrastare, insorge
lopposizione.
Se scrivi che alla fin fine la maggioranza si regge sui voti AN, insorge la maggioranza.
Se scrivi che la via di Marino, quella che collega con lospedale più amato dai
rocchiciani, sarebbe in qualche modo da allargare, sistemare, sinquieta un delegato.
Se scrivi che la situazione dei gemellaggi è micragnosa, sinquieta un altro.
Se scrivi che nella giunta cè più supponenza che stoffa, rischi che ti si ritorca
contro.
Se scrivi che nellaltro schieramento si fatica a scorgere chi alle prossime elezioni
potrà credibilmente sfidare Ponzo, rischi altrettanto.
Se scrivi che avrà imbarazzo a votare chi è stato trattato bene e da Enrico Fondi e da
Carlo Ponzo, pare che sei geloso.
Se scrivi che uguale imbarazzo sarà di chi è scontento e delluno e
dellaltro, pare che vuoi provocare.
Se scrivi che sarebbe tanto gradito un interessamento forte per la riapertura della strada
che collega col lago, ne dimezza la distanza e fa evitare galleria e passaggio a livello,
disturbi certi addetti ai lavori.
Se scrivi che ti preoccupa il destino del lago, visti a quali enti è affidato, ne
disturbi altri.
Se scrivi che a Rocca di Papa i furbi e i furbastri di ogni tempo hanno avuto storicamente
vita facile, e che tentativi autentici di ricondurre alla regola sono stati solo quelli di
Tito Basili e Ciampa agguerrito il primo, più velleitario il secondo mezzo
paese ti toglie il saluto.
Allora se le cose stanno così che fai? Non scrivi? Certo che scrivo, anzi: per bagnare la
collaborazione a Controluce prendo un argomento serio quantaltri mai, la Cultura, di
non facile gestione, di non scontata popolarità, col rischio di espormi, a chi in
malafede o non conoscente, a caccia di esibizionismo, e mi volgo direttamente a:
Caro Sindaco,
Verificato che fra le deleghe da te rilasciate non rilevo contemplata quella alla Cultura;
attestato che ritengo la omissione assolutamente da recuperare, perché la Cultura si
concretizza in acquisizione di conoscenze nuove, approfondimenti di conoscenze possedute,
in affinamento delle idee. La Cultura va oltre le sue determinazioni e i suoi
conseguimenti immediati, e si traduce in acquisizioni per sempre, in idee e valori senza
tramonto. Proprio della Cultura è suscitare nuove idee e bisogni meno materiali, formare
una classe di cittadini più educata e civile. La Cultura non è un rifugio, una
consolazione, ma necessità senza alternative. La Cultura è una scelta, libera e
incondizionata, verso la civiltà, verso il rispetto di se stessi e del prossimo, verso la
vita, capita e gustata. È sempre stato fin troppo facile attribuire agli amministratori
le carenze del Comune. A ben osservare, la forza democratica di un paese non dipende solo
dalla capacità e dallintegrità della sua classe politica, ma anche dalla cultura
delle sue famiglie e dallenergia dei suoi cittadini. Sullimportanza della
Cultura, sulla sua decisività circa linnalzamento complessivo di una cittadinanza,
potrei continuare, ma fidando, caro Sindaco sulla tua perspicacia, non
voglio sottrarti ulteriore tempo per tante incombenze di giornata, delle quali, con cinque
elezioni alle spalle, ho buon ricordo.
Tirando le somme, vivamente ti sollecito a una pronta assegnazione della delega alla
Cultura e, qualora ti impacciasse questione umana, ricordato che in politica ho riportato
una, e una sola accusa: quella di idiosincrasia al potere e ai privilegi, mi permetto
proporre Gianfranco Botti per la delega. Garantisce:
tempo-serietà-competenza-gratuità-rendiconto alla lira.
Comunque, ti rinnovo la mia stima, ti saluto cordialmente e auguri di buon lavoro.
Gianfranco Botti
colonna
Il Palio degli Asini
Una festa nata pochi anni fa che è
già diventata tradizione
Quando nellagosto
1994 andai ad Allumiere ad assistere al Palio degli Asini, rimasi sorpresa per
linteresse e la partecipazione di tutta la comunità nella realizzazione della
manifestazione. Poi seppi che anche a Colonna si sarebbe svolta la stessa festa e fui
piuttosto scettica nel ritenere che nel piccolo paese castellano si sarebbe affermata una
tradizione capace di coinvolgere la popolazione in cortei in costume e sfide rionali.
Invece lideatore della manifestazione, Gianni Ghirelli, ha creduto nella creatività
e volontà dei Colonnesi e nel giro di tre anni si è avuto il primo corteo storico: il
principe, la principessa, i rappresentanti dei rioni guidati dal Capitano e la sua dama,
seguiti da nobildonne, damigelle, tamburini, e poi popolani, frati, contadini
Una
sfilata ricca di colori, di abiti realizzati con cura e fedeltà ai dati storici,
sfavillanti di pietre, gioielli, velluti e broccati, la cui preparazione inizia diversi
mesi prima con la creazione di nuovi costumi, la messa a punto dei vecchi e
lallestimento degli addobbi. Colonna annuncia infatti levento prima ancora che
attraverso manifesti e locandine, attraverso uno sgargiante abito colorato fatto di
bandiere, striscioni, luminarie che decorano abitazioni, strade, negozi, cambiando quasi
completamente il suo aspetto abituale.
Il palio è diventato uno dei principali appuntamenti culturali per Colonna e anche
questanno, il 2 luglio, dal "Palazzaccio", antica dimora della famiglia
Pallavicini, è partito il corteo che ha sfilato lungo le vie del Paese, accompagnando gli
asinelli, che subito dopo si sono esibiti nella competizione femminile, vinta dal rione
Maranella e in quella maschile, conquistata dal rione Circonvallazione.
La festa, secondo un rituale che gli abitanti di Colonna amano rispettare, è stata
preceduta la sera di sabato da una cena comunitaria organizzata in ogni quartiere, dopo la
quale la popolazione si è ritrovata in piazza per la consegna ufficiale dei quadrupedi.
Sebbene il 2 luglio si svolgesse la finale dei campionati europei di calcio, la
competizione degli asinelli ha attirato ugualmente molto pubblico, dimostrando ancora una
volta che il lavoro durato mesi ha il suo valore ed è molto apprezzato.
Gabriella Giuliani
castel gandolfo
Manifestazione civile e
religiosa
Presentato il libro
"Itinerari nella campagna romana Castrum Gandulphi, Castel Gandolfo", di Luigi
Devoti.
Sabato 2 settembre, in
occasione della festa di San Sebastiano, patrono di Castel Gandolfo, si è fatta
coincidere la ricorrenza religiosa con una serie di manifestazioni civili. La cerimonia si
è aperta con la presentazione del libro "Itinerari nella campagna romana Castrum
Gandulphi, Castel Gandolfo", scritto da Luigi Devoti. "Non è un libro ma
un diario di viaggio, interessante perchè ormai non si viaggia più nel vero senso della
parola" ha commentato Mammuccari. Ed è vero, Devoti coglie anche i dettagli del
paesaggio che lo circonda durante questo viaggio, descrivendoli poi nei minimi
particolari. "La novità è che Devoti sceglie una sua strada personalissima,
riuscendo a realizzare un bel volume su Castel Gandolfo, che mancava; il tutto mettendo in
luce una serie di itinerari nascosti" ha aggiunto Petrillo, Direttore delle Ville
Pontificie di Castel Gandolfo.
"Girando e curiosando per i castelli romani, mi accorsi dello scempio che veniva
fatto su tante belle opere, soprattutto fontane", è stata questa constatazione,
ed il desiderio di far riscoprire ai suoi lettori tutte le "opere darte"
che siamo abituati a vedere ma non ad osservare, a far scattare in Devoti la scintilla che
ha ispirato il libro.
Luciano Toti, Sindaco di Castel Gandolfo, sentendosi "legato da fraterna amicizia al
"collega" di Chateauneuf du Pape, in occasione del quinto anniversario del
gemellaggio con la cittadina francese, ha voluto titolarle il sottopasso pedonale e
conferire al sindaco la cittadinanza onoraria, consegnandogli la "chiave della
città". Si è proseguito con la titolazione, a Sandro Pertini, del Terminal Bus e
della Piazza "perchè le nuove generazioni non dimentichino luomo che aveva
capito limportanza dellEuropa unita".
Il sindaco Toti, dopo aver letto il telegramma inviato dal cardinale Angelo Sodano,
segretario di Stato pontificio, che non è potuto intervenire alla cerimonia, ha offerto a
Devoti ed a Mammuccari una moneta coniata per loccasione. Pergamene di
riconoscimento sono state consegnate, tra gli altri, a Petrillo, a Giorgio Fiandesio
(artefice del gemellaggio con Chateauneuf du Pape), al Parroco della cittadina francese ed
a don Claudio De Portu che non è potuto intervenire alla cerimonia. Al Sindaco di Aughen,
paese tedesco gemellato con Chateaunef du Pape da 25 anni, il Sindaco ha consegnato due
statuine, copia delle matrone romane ritrovate nel lago e conservate ora presso il museo
di Albano Laziale.
Al sindaco Toti è stato consegnato, dal collega tedesco, un quadro rappresentante la sua
cittadina, dal collega francese bicchieri e caraffa con i simboli dei due comuni. Il tutto
è stato supportato dallesposizione di "Castel Gandolfo nelle cartoline
depoca" della collezione privata di Luciano Mariani, dalle icone di Adriana
Alexanderson e dalle cartoline raffiguranti riproduzioni di francobolli di Maurizio De
Simone. Dopo è seguita una suggestiva rappresentazione delle Olimpiadi del 1960, in cui
il castellano Aldo Dezi, in coppia con Francesco La Macchia, vinse la medaglia
dargento di canoa.
La manifestazione si è conclusa con una serie di diapositive sulla storia del gemellaggio
e rappresentazioni teatrali, musicali e balletti.
Valeria Scillieri
palestrina
Acquerelli: magie di Giorgio
Borghesani
Il sindaco, Enrico
Diacetti, ha inaugurato linteressante mostra di acquerelli di Giorgio Borghesani,
esaltandone le qualità artistiche. Cinquanta opere sono state esposte nel magnifico
chiostro del convento di San Francesco. Già nel tardo quattrocento Albrecht Durer dava
inizio alla difficile tecnica dellacquerello, seguito da tanti altri importanti
artisti, e tra questi il grande e celebrato William Turner. Borghesani ha voluto
abbandonarsi alla realizzazione di questa mostra inneggiante allo spettacolo della natura,
narrando con magistrale perizia alcuni tagli scenografici di vedute dinsieme di
Palestrina e Zagarolo. Stradine medievali, anguste con sorprendenti fughe prospettiche
accidentali, e scalinate con luci radenti. Lopera dal titolo "Chierichetti di
S. Agapito", i cui ragazzi in composizione si snodano frontalmente in linea
orizzontale, rivelandosi un veicolo di intelligenti chiaroscuri e un sincero momento di
azione cristiana, è immersa in una suggestiva atmosfera di fede. Borghesani sa trarre da
questa difficile tecnica vibrazioni inusitate di notevoli effetti. "Le tre cime di
Lavaredo" ed "Emiciclo a Palestrina", rappresentano una trasfigurazione
lirica: i due soggetti emergono da un processo pittorico che coinvolge linteriore
poesia dellautore.
Carlo Marcantonio
colonna
Gemellaggio culturale
Un gemellaggio con i fiocchi
per il Centro Anziani di Colonna con il centro socio-culturale di Ponte S. Giovanni
Domenica 17 Settembre
presso il Centro Sociale Anziani di Colonna si è svolto il Gemellaggio con il Centro
Socio-Culturale di Ponte S. Giovanni, circoscrizione situata nella periferia di Perugia.
Già il 18 Ottobre del 1997 nella città umbra si era proceduto ad un accordo preparatorio
per favorire e consentire una approfondita conoscenza e scambio delle diverse culture,
delle proprie storie, dei caratteri, nonché degli usi e costumi delle due comunità.
Il Comitato di Gestione del Centro si è dato molto da fare per la perfetta realizzazione
dellevento. Tutti i componenti di tale Comitato, il Presidente Nicola Trivelli, il
Vice Presidente Silvano Cannuccia, il Tesoriere Pietro Nardella e i Consiglieri Luciana
Roffo, Natalina Ferretti, Luisa Zenobi e Pietro Michelini hanno sensibilizzato i tanti
soci iscritti (circa 280) e la popolazione intera per una massiccia partecipazione alla
festa.
Alla presenza delle varie autorità, il Sindaco Gaetano Bartoli e lAssessore alla
Terza Età Stefano Battistini per il Comune di Colonna, ed il Vice Presidente del
Consiglio Provinciale di Roma Maria Grazia Passuello e del Consigliere Bruno Astorre in
rappresentanza dellAmministrazione Provinciale di Roma, presso la sede sociale sita
in Via Frascati, si è svolta la cerimonia ufficiale con i vari saluti di circostanza.
Per tale occasione il Centro Sociale Anziani ha curato la ristampa del libro "Storia
di Colonna" che Don Paolo Di Re pubblicò nel 1982 e del quale era rimasto in
circolazione ormai un numero limitatissimo di copie. Lo stesso autore è stato premiato
dal Presidente del Centro Anziani e da Angelo Zaratti, Presidente della Banca di Credito
Cooperativo del Tuscolo-Rocca Priora, istituto che ha generosamente finanziato
liniziativa.
A seguire molto gradita è stata lesibizione della Scuola di danza A.D.S. Time Dance
diretta da Franca Monacelli e notevole successo ha riscosso lesibizione del coro
"Arunte Volumnia" diretto dal prof. Ermanno Brenci di Perugia. Coreograficamente
apprezzata poi la sfilata in costume depoca da parte del Comitato dei Rioni del
"Palio degli Asini".
A tutti gli intervenuti sono state servite delle succulenti specialità gastronomiche
locali.
La festa odierna rappresenta un primo passo ci ha confidato il Presidente Nicola
Trivelli verso la completa azione di socializzazione di tale Associazione, secondo
quanto previsto dal nostro statuto approvato lo scorso anno. Il Centro infatti organizza
molteplici attività: gite, simposi, serate danzanti, serate a teatro, attività
ricreative, ludico motorie, ma anche scambi con le nuove generazioni, incontri culturali
in genere e favorisce linserimento dellAnziano nel mondo del lavoro. A tal
proposito nel corso dellanno tante sono state le iniziative intraprese: vari
incontri con i ragazzi della Scuola Media, gita sociale a Spoleto e Todi, il Giubileo a
San Pietro nel mese di Maggio, la 16° Festa Sociale in Giugno, il soggiorno marino a
Vasto, le numerose serate danzanti in estate e tante altre iniziative sono in programma
per i prossimi mesi.
Lattività frenetica del Centro non conosce sosta e costituisce pertanto uno stimolo
maggiore per gli iscritti e per coloro che ancora non conoscono tale realtà. Complimenti
per limpegno e labnegazione con cui vengono affrontate le varie
manifestazioni.
Fausto Giuliani
Feste e sagre, il lato genuino
Per fortuna, non tutti i
cittadini hanno perso i propri valori, e ci sono ancora momenti di aggregazione in
occasione di feste e riunioni paesane. Nelle scorse settimane si sono succedute diverse
iniziative in tutti i paesi, come le sagre delluva, la festa vetriciana, la festa
delle capanne, lo stradarolo, lestate a palazzo rospigliosi e le serate sancesaresi,
le feste per il Patrono eccetera. Tutto questo grazie a coloro che in queste riunioni
credono fermamente come indispensabili per non far morire le tradizioni, gli usi, i
costumi e i momenti di aggregazione sociale nel nome dellamicizia e della
fratellanza. Come gli amministratori, i componenti delle associazioni e dei comitati di
quartiere, i presidenti delle Pro-Loco, i volontari della Protezione Civile, sempre
presenti, i Carabinieri e i Vigili Urbani, e come i semplici cittadini che amano il
proprio paese e che quindi si adoperano gratuitamente per far sì che tutto riesca nel
migliore dei modi. Finchè ci sarà gente così, forse abbiamo ancora una speranza.
Luca Marcantonio
rocca di papa
Giornata Mondiale della
Gioventù
Un discreto numero di volontari
si sono attivati per rendere confortevole il soggiorno dei ragazzi nel nostro paese
Con diversi mesi di
anticipo la nostra Diocesi e le nostre Parrocchie si sono preparate al grande appuntamento
del Giubileo della Chiesa Giovane, rispondendo così allappello lanciato dal Papa
attraverso il suo "Messaggio ai giovani del mondo" che aveva come titolo "Il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Quante volte
labbiamo letta questa frase? LUomo Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio,
colui che è potente si è fatto debole per noi e con il sacrificio della Sua vita, ha
testimoniato lamore infinito di Dio per noi. Alla luce di questa riflessione
sconvolgente (un Dio fatto uomo), il Papa chiede a noi e soprattutto ai giovani di
riconoscere nel Figlio di Maria, il nostro Dio e Salvatore e a diventare annunciatori e
testimoni per il millennio che inizia.
A Rocca di Papa i giovani hanno cominciato ad arrivare lunedì 14 agosto. Ospitati nella
locale Scuola Media a Villa Pocek, nei locali della Chiesa del Sacro Cuore ai Campi
dAnnibale e presso i vari istituti di religiose e religiosi hanno trovato
ospitalità circa 540 giovani provenienti dalla Francia, dal Libano, dallInghilterra
e dallItalia.
Sotto la direzione di Alberto Zitelli e Rocco Giudice, coordinati da don Franz Vicentini,
un discreto numero di volontari si sono attivati per rendere confortevole il soggiorno dei
ragazzi nel nostro paese cominciando già dalla prima sera, nei locali della Chiesa del
Sacro Cuore, offrendo la cena ai ragazzi che erano arrivati durante la giornata. Giovedì
17 agosto nel Parco Comunale dei Campi dAnnibale alle 20, 00 le Comunità
Parrocchiali e lAmministrazione Comunale hanno organizzato una festa di benvenuto a
cui ha preso parte il Vescovo di Frascati S.E. Mons. Giuseppe Matarrese, il Sindaco di
Rocca di Papa, Umberto Ponzo, lAssessore al Turismo Roberto Sellati. Ai ragazzi sono
stati offerti cibi e dolci locali e sono stati intrattenuti con canzoni romane e
napoletane eseguite da "Corrado Amici e fratelli" in una calorosa atmosfera che
li ha coinvolti a ballare insieme ai roccheggiani.
Le giornate sono trascorse veloci e senza intoppi tra momenti di catechesi e i pasti a
Frascati e i pellegrinaggi giubilari a San Pietro a Roma. Venerdì nel pomeriggio si è
svolta a Grottaferrata la Solenne Via Crucis della Diocesi con la partecipazione
dellArchimandrita della Abbazia di San Nilo, allinterno della quale si è
conclusa tale celebrazione, e che ha dato occasione a S.E. Matarrese di familiarizzare
gioiosamente con i giovani.
Sabato 19 e Domenica 20 il grandioso appuntamento a Tor Vergata. Quanti di noi non
lhanno seguito almeno per un attimo attraverso la televisione? Che testimonianza
offerta dai 2 milioni dei Wojtyla Boys durante la Celebrazione Eucaristica
officiata da Giovanni Paolo II, giovane tra i giovani a suo agio tra i ragazzi, senza
imbarazzi, né rituali da rispettare. A Tor Vergata i ragazzi non sono arrivati portando
solo un sacco a pelo e lo stuoino, ma tante aspettative e sogni per un cammino vissuto con
una lunga preparazione che li ha condotti al Circo Massimo per il Sacramento della
Riconciliazione, alla Porta Santa di S.Pietro, a condividere esperienze vissute e speranze
realizzate.
Il Messaggio del Papa, che ha affidato i giovani alla protezione della Madonna, li invita
ad essere santi del nostro tempo: "Spalancate le porte a Cristo, non abbiate
timore di essere santi, amanti della preghiera, coerenti con la fede e generosi nel
servizio ai fratelli, di "incendiare" la vita quotidiana con testimonianze di
fede concreta in ogni gesto".
Ma oggi è possibile essere santi? Certo! Essere santi non significa rinunciare al mondo,
alla gioia, allamore, agli amici, ma impegnarsi quotidianamente per un mondo nuovo,
fondato sulla potenza dellamore e del perdono, sulla lotta contro lingiustizia
ed ogni miseria fisica, morale e spirituale, essere al servizio delluomo e del suo
sviluppo integrale.
Sergio Troia
castelli romani
Giornata Mondiale della
Gioventù
Dal 14 al 20 agosto i
Castelli Romani sono stati oggetto di un autentico assalto da parte di migliaia di
pellegrini che hanno raggiunto la provincia di Roma in attesa della giornata mondiale
della gioventù celebrata a Tor Vergata il 20 agosto. Lorganizzazione
dellevento è stata praticamente perfetta soprattutto grazie alla disponibilità di
circa trecento volontari che nellarea castellana hanno assicurato un complesso
servizio di ordine e di assistenza ai coetanei provenienti da ogni parte del mondo. I
colori, i suoni, lallegria dei ragazzi hanno riempito principalmente gli edifici
scolastici che, per loccasione, sono stati trasformati in ostello. Naturalmente,
oltre ai momenti di convivialità, sono stati significativi gli appuntamenti spirituali:
dalla catechesi organizzata quotidianamente a Frascati, alle confessioni al Circo Massimo,
alla via Crucis di Grottaferrata. Il momento centrale è stato, come da programma, tra il
sabato e la domenica quando i nostri ospiti hanno raggiunto i due milioni di pellegrini
radunati a Tor Vergata prima per la veglia e poi per la celebrazione eucaristica. Il
deflusso dallarea è stato particolarmente impegnativo: sono infatti saltati i
contingentamenti previsti e tutti i pellegrini si sono riversati verso i varchi di uscita
contemporaneamente. La situazione, però, è rimasta sempre sotto controllo e tranne
qualche ragazzo interessato dal classico colpo di sole tutti hanno potuto raggiungere i
luoghi di accoglienza in tempi più che accettabili.
Jeorge Herrera
artena
"Operazione Buffalo"
25 maggio 4 giugno 1944
Grazie ad associazioni
internazionali e regionali di collezionisti storici, i Comuni di Artena, Rocca Massima e
Giulianello rivivono i tragici giorni della fine della seconda guerra mondiale.
Lo scorso luglio si è svolta lottava Fiera della Città di Artena, e tra le
innumerevoli iniziative è apparsa di rilevante interesse quella della IMVCC
(International Military Veichle Collectors Club), italian charter, associazione di
rilevante spessore internazionale con sede legale nella città di Torino e della
Associazione Storia del Lazio 1943-45. Queste associazioni, oltre a raccogliere
materiale fotografico, testimonianze e documentazioni del secondo conflitto mondiale, si
interessano al recupero, restauro e mantenimento di mezzi militari dellepoca,
organizzando manifestazioni di carattere storico-culturale in tutto il territorio
nazionale . Il 15 luglio, giorno di apertura della 8a Fiera, con 15 mezzi storici e circa
50 partecipanti (tutti rigorosamente in divisa depoca), il corteo, dopo un breve
giro per la città di Artena, nella mattinata depositava ritualmente nella chiesa S.M.
delle Grazie, bombardata nel 44, la corona ai caduti.
Dopo un percorso di circa 30 chilometri tra boschi e campagne circostanti le guide
storiche, insieme a testimoni dellepoca, rievocavano con emozione vecchie battaglie
e la drammaticità di quei momenti vissuti dalla popolazione e, alle ore 12.00, il corteo
veniva accolto con entusiasmo dalla popolazione di Rocca Massima dove alla presenza del
Sindaco, della Giunta comunale, del Presidente della locale ProLoco e cittadinanza tutta,
veniva deposta una corona sullaltare in onore ai caduti. Raggiunto il belvedere
della cittadina il sig. Mortari Massimo, esponente delle associazioni, commentava,
rievocando tutti i movimenti bellici della zona adoperati dagli Alleati contro le truppe
di Kesserling, comandante delle truppe tedesche del III Reich nellItalia
meridionale, in unatmosfera densa di ricordi e di immagini vissute con fantasia da
noi presenti. La cittadina, come ricordò Mortari, fu un punto strategico di controllo del
fronte dal mare alla SS 6 Casilina e venne liberata dalla 1a Special Service Force,
tramite loperazione "Buffalo" 25 maggio 4 giugno 44 del 6 US
Corps attraverso il percorso Rocca Massima-Giulianello-Artena -Valmontone. Il Sindaco poi,
dopo il rituale discorso, ringraziava le associazioni interessate per aver organizzato e
commemorato con tale nobile iniziativa la bellissima manifestazione in onore dei caduti in
guerra, ribadendo ai presenti di "
non dimenticare mai quegli anni tristi e
drammatici, nella memoria dei caduti e di chi può ancora testimoniarne la tragedia umana,
grazie anche a tali commemorazioni
" con linvito di un "arrivederci
a presto".
Nella città di Giulianello raggiunta alle ore 16.15, la popolazione accorsa in massa
applaudiva il corteo storico ed anche qui insieme ai reduci locali veniva deposta
unennesima corona sullaltare dei caduti. Il vice Sindaco dopo un ampio
discorso di ringraziamento sottolineava che tali manifestazioni rivestono allinterno
della comunità cittadina "
unimportanza vitale atta al non dimenticare
gli anni più bui della storia del nostro paese
", invitando a breve le
associazioni partecipanti a nuove commemorazioni.
Successivamente il corteo, durante il tragitto di rientro snodato nelle campagne artenesi,
raggiungeva altri siti commemorativi valorizzandone lintera giornata. Nel tardo
pomeriggio la sfilata rientrava ad Artena. Le Amministrazioni pubbliche di Artena,
Giulianello, Rocca Massima e la stessa ProLoco delle Città visitate, nonché le
Associazioni culturali coinvolte, hanno ringraziato gli organizzatori della IMVCC e
della Storia del Lazio 43-45 rinnovando nuovi inviti, i quali rimangono un
obbligo morale e sociale per tutti coloro che vorranno per limmediato futuro
partecipare con impegno e sacrificio alla commemorazione dei Nostri caduti per la Patria
in nome della Libertà.
Chiunque fosse interessato a partecipare a tale manifestazioni può contattare i
seguenti numeri: Arena Ennio 0349-6045584 06-9439290 fax 06-9439290; Sorci Alberto
0349-7527470; Bucci Marco 0347-5926733
Roberto Sciarra
san cesareo
Pittori in piazza
Organizzata
dallAssociazione Commercianti, il giorno 24/9/2000 si è svolta a San Cesareo una
estemporanea di pittori che ha riunito interessanti artisti nella piazza centrale della
cittadina. Luva era il tema conduttore del concorso, ed i pittori, provenienti oltre
che dal circondario anche da Campobasso, Chieti, Fiuggi ecc. si sono espressi validamente
creando opere, nonostante il limitato tempo a loro disposizione, di rilevante contenuto
culturale ed artistico. La giuria, presieduta dal prof. Carlo Marcantonio e composta fra
gli altri dal pittore Mario Magliocchetti e dal gallerista romano Piersergio Lazzari ha
assegnato il 1° premio allartista Francesco Costanzo, il quale ha presentato
unopera dal contenuto mitologico interpretando alla perfezione la millenaria cultura
della coltivazione della vita. Al 2° posto si è classificato il giovane Antonio Marziale
con un bel paesaggio campestre bloccato nella notte di San Lorenzo: migliaia di stelle
cadenti che illuminano le fatiche delluomo espresse in una serie di campi ben
coltivati e produttori di vita. Il 3° premio infine è stato vinto da Antonio Civitarese
di Chieti con una spettacolare composizione architettonica di un paese dove
linteresse maggiore viene catturato dalla calda luce che proviene dagli interni
delle case, ritrovo della famiglia contadina dopo una dura giornata di lavoro. Molto bravi
e premiati anche gli artisti Lamberto De Angelis e Luigi Fusano. I premi sono stati
consegnati dal presidente dell Associazione Commercianti di San Cesareo Mauro
Ginepri.
Mirco Buffi
montecompatri
"Fogli castellani"
Esposti il 26 e 27 agosto i
disegni di Roberto Proietti
La mostra "Fogli
castellani" di Roberto Proietti raccoglie il materiale prodotto dal disegnatore per
il nostro mensile diffuso nei Castelli Romani. Si tratta di disegni realizzati per
illustrare i numeri del giornale degli ultimi due anni. Il disegno, qui, è quindi frutto
di unassociazione incrociata, fra gli scritti degli autori di Notizie in
Controluce e il disegnatore, e fra il disegnatore e il giornale, saltando a piè pari,
nella stragrande maggioranza dei casi, il rapporto fra il disegnatore e gli autori degli
scritti.
La mostra ha offerto la possibilità di vedere gli originali che sono stati pubblicati,
più qualche pezzo in anteprima, come la serie dei disegni ispirati dai versi romaneschi
di Trilussa. Questi lavori inediti vedranno fra breve la pubblicazione sul nostro
giornale. La scelta adottata non è stata quella di proporre una mostra in qualche modo
unitaria, tematica, dal punto di vista iconografico: come avviene nella gran parte delle
mostre, in cui si seleziona il materiale, togliendo allocchio del visitatore tutti
quei disegni in qualche modo "meno riusciti". Volendo "documentare"
gli originali che stanno dietro alle pubblicazioni del giornale, appariva contraddittorio,
e comunque lontano dalle finalità della mostra, proporre i lavori di Proietti che
spiccassero per la riuscita "artistica", magari inserendo altre illustrazioni
dellautore, o lopera fumettistica.
A questo punto, è facile notare la diversità delle illustrazioni degli articoli del
giornale dalle illustrazioni dei racconti. Nel caso dellillustrazione degli
articoli, non si richiedevano allautore liquidi voli pindarici in architetture e
arcobaleni di linee e colori. Al contrario: si richiedeva un disegno molto semplice,
lineare, il cui fine era la stampa di una illustrazione piccola come un francobollo, e il
cui tempo di realizzazione del lavoro era di poche ore. Nel caso dei racconti, il discorso
è diverso. Trattandosi di unopera di fantasia, nel genere della narrativa, il
racconto assume forme estetiche e drammatiche diverse, con colorazioni sonore e
ambientazioni che possono variare di molto. Si tratta di un sistema di scrittura più
articolato, da cui si possono trarre opere teatrali, fumetti, film o sceneggiati
televisivi. Nella sua brevità il racconto dà un umore e unatmosfera, richiama
odori, eppure, non sviluppando molto i temi e i personaggi, permette di essere una sorta
di soggetto, su cui si può ancora lavorare.
Il rischio per un disegnatore che voglia illustrare un racconto è simile a quello di un
traduttore che voglia rendere in italiano una poesia o un romanzo stranieri. Può adottare
la propria voce, naturalmente, il proprio stile, di certo, annullando o comunque
sommergendo la voce e lo stile delloriginale. Labilità di Proietti su questo
terreno sdrucciolevole è stata quella di rendersi subito conto della differenza fra un
lavoro artistico personale, fatto per sé soltanto, e un lavoro artistico fatto per un
giornale e i suoi lettori. Rispettando tutti, ha dato sfoggio a una serie di illustrazioni
stilisticamente variegate, mantenendo una fedeltà fisionomica e ambientale rispetto ai
personaggi originali, ma ricorrendo a un disegno che cerca di riprodurre lironia di
un autore, lamarezza di un altro, la crudezza di un altro ancora, attraverso
colorazioni e tratti di volta in volta studiati per loccasione.
Nelle serie "Lodore dellassoluto" e "Il buco", la mania e
la fobia per i buchi venivano trattati con inquietante ironia dallo scrittore Lorenzo
Pompeo, e allora il disegno di Proietti assume tratti scanzonati e innocenti di un certo
modo di fare fumetti in Francia (a partire da Tin Tin). Questa soluzione sarebbe stata
inadeguata a raccontare per immagini il dramma di Irina (nellomonimo racconto): qui
il contesto della prostituzione e del degrado sociale e affettivo, che lo scrittore
Fabrizio Natalini ha reso in modo informato, con unottima tenuta drammatica e una
rischiosa quanto controllata abilità linguistica, ha prodotto una serie di disegni che
trovano le proprie radici nel fumetto nero italiano. Di fronte alla realtà rurale della
rivolta contadina nel Mezzogiorno raccontata con amarezza da Michele Pascale in
"Papara Ciompa", lesito iconografico prende spunto dai murales come mezzo
di denuncia sociale: una sorta di radio o televisione del sottosviluppo. Da "Joycismi
Protosenili" di Sergio Maria Faini, luomo solo, in attesa di una temuta
telefonata, si concretizza in un disegno rarefatto e compatto, con zone di depressione
cromatica, intese a chiudere il personaggio nel suo isolamento, addirittura a distorcerlo
nella sua massa figurativa, in una sorta di instabilità emotiva, e, ancor più,
instabilità di identità: linstabilità psicologica si fa irrequietudine che invade
tutto il corpo, e il personaggio si vede "guardato", sottoposto al giudizio di
un occhio esterno. Delicato e trasognato appare il disegno di Proietti nella trasposizione
figurativa del racconto "Ritratto di luna con cascina", mentre nel caso
dellillustrazione de "Il revisionista", un racconto più didascalico e
complesso degli altri, Roberto Proietti ha voluto aderire al lavoro della scrittura di
Piero Vaglioni attraverso il proprio stile più congeniale: quello che in genere impiega
nella costruzione del fumetto.
Felici appaiono alcuni esiti dellincontro con la poesia presentati nella mostra. Il
poeta romanesco Trilussa viene riscandito attraverso alcune vignette divertenti, e qui la
scansione, più che seguire i versi, è libera, e questo offre delle possibilità di
realizzazione originali, che vanno oltre lillustrazione, assumendo le
caratteristiche più proprie della satira.
Articoli giornalistici e letteratura dautore hanno attraversato quindi la mostra,
che è stata goduta sotto vari profili: losservazione del disegno in sé, il disegno
come momento editoriale, il disegno come rilettura dellopera di altri. La gamma dei
profili è ampia, e il taglio documentaristico della mostra ha permesso al visitatore di
far libero ricorso alla propria sensibilità e ai propri interessi più particolari.
Nicola DUgo
Roberto Proietti è
nato a Roma l11 febbraio 1970. È autore di fumetti. Lavora per diverse aziende
nellambito della grafica pubblicitaria e collabora con Notizie in
Controluce come illustratore. Nel 1999 è stato premiato a Catania alla
mostra-concorso "Grandi catene per piccoli schiavi. Fumetto contro lo sfruttamento
dei minori", organizzata dalla Fondazione Marco Montalbano e dallassociazione
Mani Tese. È membro del "gruppo di frascati".
labico
Premio Internazionale per la
creatività
La piccola ma attiva città
di Labico anche questanno ha voluto regalare ai propri cittadini e ai numerosissimi
intervenuti dai molti centri del comprensorio, una manifestazione eccezionale sotto
diversi punti di vista. Già nel 99 la giunta comunale con a capo il sindaco Alfredo
galli e lassessore alla cultura Tulli, coadiuvati da tutti gli altri amministratori,
ha fornito una prova di coraggio e di buon gusto nellorganizzazione della prima
edizione. Questanno le cose sono andate ancora meglio per la presenza di giovani
talenti di livello nazionale nel campo della moda. Sono stati presentati modelli a firma
di Balestra, Massimo Orlando, Jamal Taslaq, Massimo Capuzzolo e Canistrà. Ospite
donore, la stilista Slana Dragana Ognjenovic di Belgrado, città con la quale Labico
è gemellata. Molte le presenze importanti, dal vicesindaco Giordano ad alcuni sindaci dei
paesi limitrofi quali Enrico Diacetti, Latini, Angelo Miele. Per San Cesareo, Mariani ha
inviato un suo rappresentante. Presenti inoltre gli Onorevoli Santoro e Cacciotti, e il
noto gioielliere di Via Veneto Nicola Capuano, che ha donato le targhe assegnate agli
stilisti e alla presentatrice della serata, lattrice Anna Kanakis. Alcune simpatiche
battute dellattore Stefano Masciarelli hanno concluso la serata molto apprezzata
dagli oltre tremila presenti.
Carlo Marcantonio
san cesareo
Achtung, rifugiati!
Ha suscitato un vivo
allarme nella popolazione la notizia che in paese sarà aperto un centro di accoglienza
per rifugiati politici. Immediata lagitazione e il fastidio provato dai paesani che,
evidentemente, sono venuti a conoscenza di qualche motivo valido per provare un senso di
ribrezzo lungo la schiena a causa della venuta di stranieri. Il Copir, Conferenza
Permanente Internazionale dei Rifugiati, ha acquistato in Via Nazario Sauro una villa che
accoglierà in un clima ostile gli ospiti non Italiani. Immediata e decisa la crociata per
preservare la purezza del territorio e della popolazione da parte di molti cittadini.
Alcuni hanno consegnato al sindaco Mariani una petizione con 150 firme al fine di
scongiurare il pericolo di contaminazioni. Il primo cittadino però ha fatto sapere che ad
avere ospitalità non saranno profughi, delinquenti o clandestini entrati in Italia
chissà come, bensì normali famiglie perseguitate nel proprio paese per motivi politici,
quindi di tipo razzista. Miglior sorte non troveranno, a quanto pare, i perseguitati,
evidentemente tali in ogni parte del mondo. Recita un vecchio proverbio che, a chi nasce
sfortunato, piove sul didietro anche se sta seduto. Mariani non esprime preoccupazione per
la trentina di rifugiati che saranno accolti a partire dal prossimo gennaio, bensì per i
più pericolosi clandestini che si aggirano nel territorio perpetrando reati.
Luca Marcantonio
genzano
Addio a un Maestro
La fine dellestate ci
ha portato un lutto che ci fa sentire un po più soli. Renato Torti ci ha lasciati,
così, con la stessa semplicità e modestia con cui ci ha accompagnato tutti questi anni,
lungo le vie dellarte e delle tradizioni artistiche dellInfiorata, lungo via
Livia, dove molto spesso lo si incontrava e ci si discuteva sulle nostre tradizioni, su
come mantenerle, su come farle rifiorire. Lui era un vero e proprio maestro infioratore.
Ha vissuto per questa tradizione, ha dedicato ogni suo minuto a farla conoscere portando
per primo, un corso sullinfiorata nelle scuole di Genzano. "perché la
tradizione va insegnata" ha ripetuto spesso, corroborando una scelta fatta col
cuore. Molti sono i suoi acquerelli e le sue vedute del lago di Nemi che lui aveva il
privilegio di osservare ogni giorno da casa sua. Suo è il libro per eccellenza
sullInfiorata di Genzano, scritto dopo attente ed accurate ricerche storiche, anche
questa, unopera fatta soprattutto per ragioni di cuore. Basta avvicinarsi ad ogni
sua opera per sentire la passione con la quale ha amato la sua cittadina, per avvertire
lempatia che ha sempre avuto con questi luoghi. Questo è ora lunico modo per
ritrovarlo, per "scambiarci quattro chiacchiere" per permearci della sua
capacità e della sua umiltà nel portare a termine i progetti tesi a dare lustro al
nostro Paese ed alla nostra cultura.
Silvia Del Prete
PIO IX a Monte Compatri 135 anni
fa
...un paese tutto messo a festa
e adorno di apparati, ghirlande di verdura, bandiere, tappeti o arazzi alle finestre,
iscrizioni o epigrafi nei diversi più segnalati punti delle strade, le quali erano state
accomodate, a renderne più agevole la salita
Viene beatificato il 2
settembre 2000, in occasione del Giubileo, Giovanni Maria Mastai Ferretti - Pio IX - l
ultimo papa-re sul soglio pontificio, tra i protagonisti della tormentata vicenda
risorgimentale conclusasi con la breccia di Porta Pia. Nato a Senigallia nel 1792, di
spiccate capacità intellettuali iniziò gli studi tra gli Scolopi di Volterra e poi a
Roma. Ordinato sacerdote a 27 anni, ebbe un breve incarico diplomatico in Cile e,
giovanissimo - aveva solo 35 anni - fu consacrato vescovo. Fu arcivescovo di Spoleto, poi
di Imola. Divenne cardinale nel 1840 e, il 16 giugno del 1846, dopo meno di due giorni di
conclave, fu eletto papa. Il suo fu il più lungo pontificato: ben 32 anni. Pio IX morì
infatti il 7 febbraio del 1878. Devotissimo al S. Cuore e alla Madonna (di cui proclamò
il dogma dellImmacolata nel 1854), Pio IX, ebbe agli inizi del pontificato i favori
di molti esponenti liberali convinti di un suo appoggio alla causa dellunità
dItalia, soprattutto secondo gli ideali neoguelfi di Gioberti, ma poi il
papa fu costretto da successive vicende - i moti di Roma, la breve Repubblica romana,
lesilio a Gaeta, lassassinio di Pellegrino Rossi , ecc. - a ripiegare sulla
strenua difesa del potere temporale. Condannò massoneria, società segrete, liberalismo e
socialismo, nel cosiddetto Sillabo allegato allenciclica Quanta cura. Indisse
il Concilio Vaticano I, sospeso poi il 20 ottobre del 1870 un mese dopo la presa di Roma e
la caduta del potere temporale dei papi.
Con la collaborazione dellattivo cardinale Giacomo Antonelli, suo segretario di
Stato, dette vita a molteplici opere, tra cui la programmazione, ed in buona parte
lattuazione, delle linee ferrate nello Stato pontificio, la prima delle quali la
Roma-Frascati fu inaugurata nel 1856. Al papa piaceva andare in visita alle chiese
suburbicarie ed ai Castelli in particolare, soprattutto quando nel periodo estivo
soggiornava nella residenza di Castel Gandolfo. Venne pertanto più volte tra il 1852 e il
1868 a Frascati, Grottaferrata, Rocca di Papa, Monteporzio, e anche a Monte Compatri. In
questa ultima località fu calorosamente accolto il 12 di agosto del 1865. Il Giornale
di Roma del 14 agosto di quellanno, in una particolareggiata cronaca - ripresa
da La Civiltà Cattolica del 16 settembre 1865 (quaderno n. 372) - ne descrive
larrivo del papa verso le dieci della mattina in un paese tutto messo a festa e
adorno di apparati, ghirlande di verdura, bandiere, tappeti o arazzi alle finestre,
iscrizioni o epigrafi nei diversi più segnalati punti delle strade, le quali erano state
accomodate, a renderne più agevole la salita; ed esse, come pure le case adiacenti,
eransi anche abbellite il meglio che fosse dato di fare. Presso la chiesa il Santo
Padre fu ricevuto da Cardinal Cagiano de Azevedo vescovo di Frascati e dal cardinal
Pentini. Quindi ascoltò la S. Messa celebrata da uno de suoi
cappellani. Vedendo poi nella chiesa accolte le ragazze frequentanti le scuole
del paese, chiamò a sé le Maestre Pie che le istruiscono e consegnò loro oggetti
diversi perché li distribuissero in dono alle giovinette più assidue alla scuola, più
savie in condotta, più diligenti nello studio.
Dalla chiesa il papa si recò al palazzo comunale e dal balcone di esso impartì la
benedizione alla sottoposta popolazione accalcata, la quale salutò con immenso applauso
lamato padre e Sovrano, così al primo suo mostrarsi come al dipartirsi. Dopo
aver ammesso al bacio del piede clero e magistratura, i principi Borghese e personalità
varie, il papa ebbe lomaggio di una bambina che, recitando alcuni versi per la
circostanza, gli donò una notevole offerta per lObolo di S. Pietro. Era questa
offerta un omaggio di tutta la popolazione per comprovare la sua gratitudine
allamato Sovrano, che la onorava di sua augusta presenza. Terminato il bacio del
piede, Sua santità, seguita da quanti avevano avuto lonore di avvicinarla, volle
scendere a piedi la lunga scoscesa via, la quale era tanto ingombra da tutta la
popolazione accorsavi, che la folla, per buon tratto di tempo, rese impossibile alle
carrozze di avvicinarsi. Fu così che il Papa colse loccasione per avvicinare alcuni
giovanetti scolari con nastro bianco-giallo sulla spalla e bandierine con gli stessi
colori e li interrogò sulla Dottrina cristiana, cui seppero ben rispondere tanto
da premiarli con una piccola medaglia data a ciascuno.
Arrivate le carrozze e salutati i cardinali, Pio IX si recò al Santuario di San
Silvestro, abitato ed uffiziato dai padri Carmelitani scalzi. Quivi, ricevuto dai
superiori dellOrdine e da quella religiosa famiglia, e trattenutosi per alcun tempo,
prima nella chiesa ad orare, poscia a benigno colloquio coi padri nel convento, se ne
ripartì verso mezzogiorno per Castel Gandolfo. Sua Santità, come ha sempre praticato
nei luoghi visitati, lasciò per i poveri di Monte Compatri una generosa elemosina. Ma
il S. Padre anche ad altri luoghi delle diocesi di Albano e di Frascati volle estese le
sue larghezze, ed infatti nei giorni seguenti, non appena ebbe ricevuto in dono a
Castel Gandolfo una cassa di paste fine da minestra, dispose che queste paste, perché
leggere e gustose, servissero agli ammalati dei due ospedali di Albano e Frascati, cui le
fece ripartitamente distribuire.
Cinque anni dopo, il 20 settembre 1870, la breccia di Porta Pia e la conseguente presa di
Roma, relegò il papa in Vaticano da cui non uscì più se non dopo la morte, quando tre
anni dopo (nel luglio del 1881) la sua salma verrà trasferita al Verano (il pontefice
aveva espresso questo desiderio prima di morire) correndo però anche il rischio di essere
gettata nel Tevere a causa delle contestazioni anticlericali e massoniche.
Valentino Marcon
genzano
Pane: Una tradizione sostanziale
Non è certo
uninvenzione di oggi. Testimonianze prodotte ci rivelano che il pane, questo
semplicissimo impasto di farina, acqua, lievito e sale nutre e sfama i popoli dai tempi
degli antichi egizi. Lodore che promana dai forni, durante la notte e la mattina
presto ed il richiamo della "sfornata" di mezza mattinata continuano ad
esercitare un sano desiderio di qualcosa di buono, una sensazione di benessere, dandoci
limpressione del "sentirci a casa". È per questo che Genzano esalta la
propria tradizione, oltre che ogni giorno, da 12 anni a questa parte con la festa del
pane, onorando questo semplice e basilare alimento. Genzano si è sempre fatto portatore e
difensore dei diritti del pane: a cominciare dalle lotte per esso nellOttocento,
quando tale alimento era la principale vivanda della dieta quotidiana e quando la
tradizione voleva che in ogni famiglia la donna di casa dedicasse un giorno, in genere
quello della festa, quasi a mo di rito, alla preparazione dellimpasto. E la
tutela del pane è divenuta un fiore allocchiello delle iniziative genzanesi,
soprattutto da quando, nel 1988, è nato il "Consorzio Tutela Pane Casereccio di
Genzano" e da quando al nostro pane è stato riconosciuto il marchio IGP
(Indicazione Geografica Protetta). Dopo questi primi dodici anni, le
"celebrazioni" del pane hanno avuto come scopo lelaborazione di un
bilancio su quanto si è lavorato e su quanto ancora rimane da fare per promuovere sempre
più il nostro amato alimento. I festeggiamenti hanno preso il via con una mostra sul pane
italiano ed un convegno tenutisi nel week-end del 23-24 settembre presso il palazzo Sforza
Cesarini. Il momento più atteso è stato naturalmente la degustazione della domenica dei
prodotti tipici e la realizzazione, per il terzo anno consecutivo, della bruschetta più
lunga del mondo alla quale hanno partecipato i 17 forni del consorzio. Anche
questanno abbiamo migliorato il nostro record, che è stato "cancellato"
in un sol boccone quando cè stato lassalto al serpentone di pane, condito con
olio, crema di olive, pomodorini, verdura, fagioli e che percorreva via Livia quasi tutta
intera, facendo la felicità di quanti si erano appostati lì ed erano rimasti in attesa
per circa 2 ore! Labbuffata è stata accompagnata dalla sfilata storica
dellAssociazione culturale Folklandia che ha allietato con canti e balli in piazza
levento, seguita dai Grezzi Per Caso un novello gruppo di teatro dialettale
che si sta guadagnando, con lesilarante simpatia attraverso la quale rappresenta i
"genzanesi tipo", una meritata fama. Non resta che fare una passeggiata e
conoscere, far apprezzare ed assaporare questa meravigliosa e semplice bontà che ci
accompagna tutti i giorni!
Silvia Del Prete
san cesareo
Giubileo, ospitalità da record
Campioni di accoglienza.
Con queste parole il sindaco Filippo Mariani ha sintetizzato quanto è accaduto in paese.
Mariani aveva fatto appello alla tradizionale ospitalità dei sancesaresi chiedendo loro
di accogliere nel miglior modo possibile i partecipanti alla Giornata Mondiale della
Gioventù. Come molte altre cittadine della provincia, anche San Cesareo ha infatti
ospitato molti giovani arrivati per incontrare il Papa in occasione del Giubileo. Ma il
vanto è stato quello di aver offerto, unici a farlo, una serie di iniziative collaterali
per non lasciare allo sbando e nella noia i ragazzi nelle ore serali e in quelle in cui
non era richiesta la loro presenza a Roma. Così, il sindaco ha predisposto servizi e
diversivi per intrattenere gli ospiti, circa quattrocento e tutti tedeschi, accolti a San
Cesareo in case, scuole e palestre. Il comune ha innanzitutto messo a disposizione un
interprete per farsi portavoce del gruppo. Sono poi state organizzate serate di
intrattenimento con gare, giochi popolari, targhe per premiare sia vincitori sia il
sacerdote che li ha accompagnati. Alcuni componenti del comitato "Le capanne"
hanno addirittura comprato un camion di cocomeri, andato esaurito in poco tempo, mentre un
giorno sono state offerte a tutti grandi quantità di penne allarrabbiata,
ovviamente graditissime dagli ospiti. Inoltre, una sera è stata perfino allestita un
grande discoteca in piazza par far ballare i ragazzi, entusiasti per laccoglienza
ricevuta. Insomma una festa nella festa, che ha reso felici i giovani, ringraziati dal
sindaco per aver portato da lontano una così grande testimonianza di fede, fratellanza e
amicizia. Mariani ha poi voluto ringraziare anche coloro che hanno reso possibile tutto
questo con la loro assidua presenza, come il comandante Pizziconi dei Carabinieri, il
comandante dei Vigili Urbani, Guido Scarpato, e i componenti del "Circolo 77"
tra cui Daniele Baccarini. Fantastica anche laccoglienza riservata dalle molte
famiglie che hanno avuto con loro i pellegrini, che oltretutto si sono comportati in
maniera estremamente civile. Stupenda, per fare un esempio, liniziativa della
famiglia di Franco e Amalia Fiasco che, avendo ospitato tre ragazze tedesche di cui una
diventata maggiorenne proprio durante quei magici giorni, ha organizzato per costei una
grande festa a sorpresa con tanti invitati, regalando alla ragazza un ricordo tanto
commovente quanto indimenticabile.
Luca Marcantonio
nemi
Non datecela a bere
Acqua potabile delle
abitazioni: valida alternativa alle bottiglie
Il 16 e 17 settembre Nemi
è stata ospite di una tappa delliniziativa di Greenpeace volta a dimostrare che
lacqua potabile delle abitazioni è una valida alternativa a quella in bottiglia;
ciò eviterebbe un grave danno allambiente, causato dalla plastica delle confezioni.
È cosa ormai nota, infatti, che per le industrie è più conveniente produrre nuove
bottiglie di plastica, anziché riciclare quelle vecchie.
Uno dei problemi principali è la dispersione dellacqua ad uso industriale e
domestico; ciò avviene perché gli acquedotti sono ancora quelli degli anni 50, in
cemento armato. Attualmente il sistema più utilizzato in Italia per rendere potabile
lacqua che scorre dai rubinetti di casa, consiste nellaggiunta di cloro, ma a
Torino e Pomezia (RM) si stanno sperimentando nuovi metodi basati sullutilizzo di
raggi ultravioletti e, in alternativa, acqua ossigenata. Daltra parte ognuno può
facilmente verificare che nemmeno acquistando acqua in bottiglia si può avere la certezza
di trovare le giuste componenti. Recentemente, infatti, nella maggior parte dei casi la
composizione indicata sulletichetta non risulta verificata.
Il sindaco di Nemi, che ha dato la sua disponibilità nellospitare la
manifestazione, ha dichiarato "sono certo che lacqua di Nemi non è buona ma
ottima, perché viene captata a 300 metri di profondità e subito immessa nella rete.
Lultimo intervento di modernizzazione dellimpianto è stato fatto
questanno, si deve ancora solo innovare la rete di distribuzione per eliminare le
dispersioni". Il sindaco si dichiara propenso ad accogliere i suggerimenti di
Greenpeace sulla sperimentazione di sostanze alternative al cloro per le acque potabili,
promettendo di inoltrare la proposta alle autorità competenti.
La campagna condotta da Greenpeace ha confermato che la regione più a rischio per le
acque potabili è lEmilia Romagna, mentre il Lazio sostiene il record opposto; a
conferma di ciò, da unanalisi effettuata sullacqua della fontana di Nemi,
questa risulta assolutamente potabile, anzi migliore di quelle distribuite nei punti
vendita, ciò a conferma di quanto sostenuto dal sindaco.
Valeria Scillieri
genzano
LAccademia in Museo
"Le ultime
generazioni"
Quello sopra citato è il
titolo di un ciclo di tre mostre che si stanno snodando durante questanno e che sono
state organizzate dallAssessorato alla cultura, turismo e sport del Comune di
Genzano, in collaborazione con laccademia delle Belle Arti di Roma. Levento si
sta tenendo presso il museo dellInfiorata della cittadina. Scopo di questa
manifestazione è evidenziare come si sia sviluppato il linguaggio dellarte dei
giovani artisti nel corso di questi ultimi dieci anni, grazie allevoluzione
artistica che è stata perseguita anche dallAccademia di Belle Arti di Roma. "Le
ultime generazioni" è la seconda delle mostre proposte, dopo quella inaugurata
il 13 maggio. Il progetto prevede lesposizione di opere elaborate da cinque giovani
dellAccademia e segnalati dal Direttore dellIstituto stesso, il professor
Antonio Passa, e che si sono distinti in questi anni.
Gli artisti che espongono durante questa seconda occasione sono: Roberto Carbone, Silvia
Cini, Emanuele Costanzo,i Matia, Federico Pietrella. Tutti costoro si sono diplomati da
circa cinque anni e la loro proposta artistica è già stata valutata in modo estremamente
positivo dai critici darte. Esprimono la loro arte attraverso la pittura, la
fotografia, fino ad utilizzare i più moderni strumenti grafici. Il progetto a cui hanno
partecipato nellesposizione ha previsto un elaborato proposto appositamente per gli
spazi del museo. La mostra, inaugurata il 30 settembre, durerà fino al 28 Ottobre 2000 e
rispetterà un orario dalle 17.00 alle 20.00, tutti i giorni. Per ulteriori
informazioni ci si può rivolgere allo 06 93711315.
Silvia Del Prete
velletri
Monte Artemisio
Danni ambientali per
lesbosco
Gravissimo il danno
ambientale provocato dallesbosco del taglio sul Monte Artemisio.
Il Club Alpino Italiano S/Sezione di Velletri, in accordo con il Circolo Legambiente Appia
Sud "il Riccio", invitano le altre associazioni ed i singoli cittadini a
vigilare sul patrimonio boschivo, che è fonte di ricchezza ma anche un fragilissimo
ecosistema che va difeso e tutelato. Periodicamente in occasione dellesbosco vengono
aperte nuove piste, con movimentazione di notevoli quantità di terra e distruzione di
pareti basaltiche, nonché il conseguente sconquasso del suolo e del sottobosco. Stando
così le cose, non è da escludersi la violazione di siti archeologici e gravi danni nei
territori sottostanti. La zona attualmente interessata al danno ambientale sul Monte
Artemisio è quella delle "fontanelle del maschio", ricadenti nel territorio del
Comune di Rocca di Papa.
Il Club Alpino Italiano e Legambiente hanno ripetutamente comunicato e documentato la
situazione alle autorità preposte e vogliono ora informare e sensibilizzare la
cittadinanza affinché vigili sulla sicurezza propria e dellambiente circostante.
Valeria Scillieri
castelli romani
Antenne
Suggerimenti per i regolamenti
edilizi comunali
Il problema
dellinquinamento elettromagnetico è diventato, ormai, argomento di pubblico dominio
e discussione. È al centro dellattenzione, provoca dibattiti e prese di posizione,
basta sfogliare, in un giorno qualsiasi, un quotidiano, soprattutto quelli a diffusione
locale, per leggere che più di un comitato di cittadini dimostra e protesta contro
lesistenza o la progettazione di linee elettriche o di antenne per tele-radio
comunicazione.
Le associazioni ambientaliste cominciano ad interrogarsi su questo problema, essendo
coinvolte sotto un duplice aspetto: quello della tutela paesaggistica e quello della
prevenzione dallinquinamento ambientale.
Sotto il profilo del quadro legislativo, riconducibile agli articoli 9 (tutela del
paesaggio) e 32 (tutela della salute) della Costituzione, la materia ha avuto solo di
recente una prima parziale regolamentazione. Il Decreto del Ministero dellAmbiente
N° 381 del 28 settembre 1998, che riguarda i soli impianti fissi per le
telecomunicazioni, fissa i limiti di esposizione; le prescrizioni non sono applicabili nè
ai sistemi radar, nè ai terminali mobili telefonici (telefonini cellulari). Dal punto di
vista urbanistico non esistono norme specifiche in merito agli impianti fissi per
telecomunicazioni ed in particolare per i cosiddetti impianti fissi per telefonia
cellulare.
Qualche Comune ha cominciato a porsi il problema sulla base di una recente sentenza del
Consiglio di Stato, che ha stabilito che anche linstallazione delle antenne è
soggetta a concessione edilizia: di conseguenza le commissioni edilizie hanno cominciato
ad esaminare progetti che riguardano linstallazione di antenne, con difficoltà di
approccio dal punto di vista metodologico e normativo, non essendo contenuti nei
regolamenti edilizi riferimenti specifici a riguardo.
Personalmente ho partecipato a riunioni di commissione edilizia interminabili sul
posizionamento di antenne, sottoposto, ma per me è una abitudine, alle solite battute: "La
tecnologia è progresso, non può essere fermata da ostruzionismi di principio!".
Nellimbarazzo generale, qualche soluzione è stata trovata, o meglio è stata
suggerita dal Comune di Parma, che ha provveduto ad aggiungere un articolo al proprio
regolamento edilizio, che si applica per linstallazione di antenne.
Larticolo del regolamento (42 bis) fa riferimento al D.M. Ambiente N° 381 per
frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz ed ai limiti imposti dal decreto (6 V/m per
esposizioni delle popolazioni superiori a 4 ore). I punti chiave del regolamento sono
costituiti dal comma 4): "le antenne e le parabole devono essere collocate sulle
coperture degli edifici, sono pertanto escluse le installazioni in facciata e sui
balconi", e dal comma 5) dove è consigliata l installazione "su
falde non prospicienti la pubblica via". Linstallazione è, inoltre,
vietata ad una distanza inferiore a 100 metri da scuole, asili, ospedali e case di cura e
sulle falde in contrapposizione visiva ad edifici di rilevante valore storico-artistico.
Infine linstallazione di nuovi impianti o antenne funzionali alla telefonia mobile
sarà ammessa solo a seguito della approvazione, da parte dell amministrazione
comunale, del piano complessivo delle installazioni. Ovviamente per gli edifici storici
vincolati dalla 1089/39 è necessario il parere della Soprintendenza, nelle aree soggette
a vincolo ambientale, quali ad esempio i parchi regionali, è necessario il nulla osta
dellEnte di gestione. Recentemente il Parco Regionale dei Castelli Romani, gravato
dalle installazioni di Monte Cavo (Rocca di Papa) e San Silvestro (Monte Compatri), ha
coraggiosamente deliberato di sospendere il rilascio di nulla osta per le installazioni di
telefonia mobile, e sta aprendo una trattativa con lENEL per la dismissione di
tralicci non attivi.
È evidente, da quanto ho brevemente illustrato, che qualcosa può essere fatto
nellambito delle commissioni edilizie comunali e allinterno degli Enti Parco,
in attesa che venga approvata la nuova legge quadro sulle radio emittenze, cui seguiranno
i provvedimenti attuativi. Mi pongo un interrogativo finale, non conoscendo gli effetti
sulla salute dellinquinamento elettromagnetico, vorrei consultare le rilevazioni
epidemiologiche dellISTAT degli ultimi cinquanta anni relative alle zone a rischio
elettrosmog.
Franco Medici
monte compatri
8-9-10 settembre 2000
Festa della Madonna del
Castagno
Sono stati più
interessanti del solito questanno i festeggiamenti in onore della Madonna del
Castagno, la Sacra Immagine che da secoli protegge e dispensa grazie ai monticiani. La
processione si è svolta il giorno 9 con partenza dalla Parrocchia di Montecompatri e
arrivo davanti al Santuario del Castagno. Il programma dei festeggiamenti, oltre
allevento religioso, ha visto i monticiani cimentarsi in giochi popolari e nelle
degustazione di piatti tipici locali preparati dagli organizzatori che ricordiamo sono i
soci del "Circolo S. Antonio Abate". Numerosi sono stati gli stands presenti,
con esposizioni di varia natura: scultura, pittura, poesia, fotografia, curiosità, ecc.;
da non scordare poi la presenza dei volontari dellAssociazione Italiana per la
ricerca sulla distonia di cui avremo modo di parlare in maniera più approfondita su
queste stesse pagine. È stato inoltre presentato il libro di Anna Maria Di Massimo
"
e dinverno cera lodore della legna bruciata
", il
toccante ricordo sulla vita di Frascati e Monte Compatri negli anni 40 e 50.
Il10 si è svolto il quarto Torneo del Castagno: gara di tiro con larco tra i borghi
storici di Monte Compatri che ha visto vincere borgo Le Prata; sul prato è stato
installato un enorme gioco gonfiabile per la gioia dei più piccini; sabato 9 si è
esibita la "Vasco Rossi Cover Band" e domenica 10 il solista Antonio. A chiusura
dei festeggiamenti non sono mancati i tradizionali fuochi artificiali che a detta di
molti, compreso chi scrive, sono tra i più belli che si possano ammirare in tutto il
circondario.
Mirco Buffi
rocca priora
Sogno di mezza estate
"brulicar del borgo"
non di persone, ma di motori. Il tempo corrode ed aggredisce la nostra storia, il nostro
passato
Una sera qualunque di un
giorno qualunque di mezza estate. Consumo una cena frugale dopodichè prendo la giacca e
mi appresto ad uscire con mia moglie.
Salendo da Via Fontana M. apprezzo laria frizzantina dei nostri colli. Seguendo
linerpicarsi di Via Roma verso il centro storico, sento i nostri passi infrangere la
quiete della sera. "Sotto lu ponte", sopra un cavo dei lampioni, le "Palommelle"
riposano al tepore delle pietre.
Eccola, Piazza del Belvedere dove lo sguardo passa dallArtemisio a monte delle
Faete, il tappeto di luci che da Roma si estende verso il mare si adagia sui pendii dei
monti Tuscolo e Salomone. Incastrati tra due case, San Silvestro e Monte Compatri. Lo
spirito è appagato della salita percorsa. La porta Ogivale immette in Piazza Vittorio
Emanuele, brulicare di gente intenta a parlare, ridere, discutere. La vita della sera
scorre lungo i vicoli, e ti accorgi che il tuo paese nulla ha da invidiare alle più
blasonate piazze dItalia (Capri, Ischia, Portofino ed i centri storici
dellUmbria). Proseguendo per Via Umberto I tra le persone aitanti, apprezzi portali,
immagini votive sulle pareti e con occhio più attento una splendida scala elicoidale in
peperino. La strada si allarga su Piazza Umberto I dove sovrastano padroni il castello
fortezza dei Savelli del XII XIV sec. e la parrocchia S. Maria Assunta in Cielo del
sec. XIV XV. I vicoli che salgono e le piazzette del vecchio borgo, portano un
brulicare di voci provenienti dalle botteghe darte e Hostarie del centro storico,
miste allaria fresca degli 800 m.
Camminando in Piazza Zanardelli, tra i giardini e il monumento ai caduti, non puoi
distogliere lo sguardo che in senso circolare ti accompagna dai monti Salomone e S.
Silvestro, dove sintarsia allorizzonte la cupola di S. Pietro, a Monte
Compatri coronata dal brillare delle luci della capitale. Dalla vicina Colonna alle luci
sospese sui neri monti Tiburtini di Tivoli, Poli e S. Gregorio. Ai tuoi piedi S. Cesareo,
Zagarolo, Gallicano e Palestrina adagiata con le sue luci sulle pendici dei monti
Prenestini. Le frazioni di Colle di Fuori e Carchitti, aprono la strada verso le più
lontane luci del Piglio e le zone di Valmontone Colleferro. La splendida macchia
nera di monte dellOrso, lo Sbrincolo e monte Fiore, sostengono nel cielo le
luminarie di Rocca Massima. Il crinale che dal Maschio dellAriano per monte Peschio
unisce il Maschio dellArtemisio abbraccia il Vivaro consegnandoti Palazzo Savelli.
Mi siedo consapevole di godere un paese vivo ed un panorama unico: balcone sulla capitale,
sullAppennino Laziale Abruzzese con la valle del Sacco, e sullunicità
del Vulcano Laziale.
Urla di bambini dietro un pallone, un improvviso fischio arbitrale, svegliano un illusorio
sogno di mezza estate. Un volo nella mente e mi accorgo di aver vissuto una fantasia, non
nelle zone descritte, ma nel deserto di gente che mi circonda portandomi ad una magra
realtà del "brulicar del borgo" non di persone, ma di motori e macchine
parcheggiate.
Il tempo corrode ed aggredisce la nostra storia, il nostro passato. Per la politica ancora
parole e programmi di una cultura ormai dispersa. Usciremo dalle nostre case per il
piacere dincontrarci, camminando nella realtà di vivere un "sogno di mezza
estate"?
P.S. Domenica di settembre, casualmente vengo a conoscenza che in Piazza V.
Emanuele (la "piazza" del centro storico), tra le 18.00 e le 20.00, si esibisce
una band che propone Jazz e Swing classico originale. Colgo loccasione per una
serata diversa. Una gradevole sorpresa nel vedere la nostra piazza vivere un momento
musicale di ottimo livello. La piazzetta si anima, la musica Jazz si propaga lungo i
vicoli. Molte persone scendono da casa, si apprestano a godere la sera. È, purtroppo, il
passaggio e la sosta di auto ad infrangere le note. Apprendo con disappunto
delliniziativa, voluta dallass. Alessandra Tibaldi, e che
unamministrazione assente non ha saputo divulgare ai cittadini. Nulla in questi mesi
è trapelato sul fatto che tutte le domeniche, sino al 17/9, vi era una band ad esibirsi
nella piazza.
Il gruppo si propone con varie formazioni, parliamo della Swing Machine, la Jazz Lyons o
anche la Otis Jazz Band. Si compone di un terzetto base che forma la sezione ritmica, sono
il prof. Franco Antonucci alla chitarra, ed i maestri Angelo Otis al contrabbasso e Bob
Casciotti alla batteria. Di volta in volta sinseriscono strumenti a fiato. È il
turno dei maestri Roberto Nicolai al trombone a coulisse e Massimo Montagnolo al sax
soprano e clarinetto.
Assistiamo, forse, alle prove per un futuro "sogno di mezza estate"?
Martini Gelsino
monte compatri
"La collina verde"
cè sempre
Un invito a tutti coloro, che
desiderano modificare il proprio stato e quello del nostro paese: scrivete sul retro della
cartolina di Monte Compatri allegata al giornale
Ho letto con interesse
larticolo dellamico Riccardo Simonetti su Monte Compatri "Zero metri
sul livello del mare". È unanalisi amara, che a prima vista sembra tutta
negativa: i problemi, le lamentele, la rassegnazione, la non tutela dellindividuo,
le chiacchiere, lapatia, lassenza o il perdersi in teorie e teoremi delle
istituzioni sociali e religiose, la non partecipazione alla vita del paese, il custodire
il proprio orticello, il trascinarsi stancamente, il sopravvivere. Ritengo però, che sia
proprio lui a fornire la soluzione, perché Monte Compatri da ridente "collina
verde" non rimanga "una pianura brulla" e la spiegazione sta
nella frase dove egli dice che:
"
la musica era lì, per tutti".
È da questaffermazione che partirei per unanalisi di riflessione positiva.
Bene, per fare ciò bisogna essere predisposti, bisogna cancellare dalla mente tutte le
cose negative che ci turbano, dobbiamo liberare le parole e i sentimenti che vengono dal
profondo, in un confronto di reciproco rispetto, dobbiamo allontanare vecchi rancori e
vedere con "nuovi occhi e mente", dobbiamo sentirci "forti dentro" per
superare facilmente le avversità in uno scambio reciproco di esperienze e opinioni.
Mi si può obiettare che:
"questa è solo utopia";
"non riuscirei mai a dire quello
che provo o penso";
"quando trovo laltro disponibile, con il
carattere che ha?";
."con la vita frenetica doggi? Non
cè tempo per queste cose";
."Laltro non mi capirebbe
mai";
"non possono essere sempre rose e fiori!"
Ma ricordate?
"
la musica era lì, per tutti".
Per accettarla e farsi cullare, bisogna essere disposti, lasciarsi penetrare togliendo la
corazza e lelmo che ci creano impedimento, per danzare liberi, cantare in coro, affinché
il canto si diffonda lontano.
Soltanto così potremo sentire la "collina verde"che è dentro di noi. Ma la
"collina verde" può essere Monte Compatri o qualunque altro posto dove vogliamo
che sia, o vogliamo vederla. Può essere in famiglia, tra gli amici,
nellassociazione "tal dei tali", nel gruppo politico o religioso, nel
posto di lavoro o in qualunque altro luogo.
Basta cercarla, cogliendo lattimo.
Se veramente vogliamo cambiare Monte Compatri, dobbiamo partire da qui: rivedere dentro di
noi, curare e ampliare quello che di positivo abbiamo fatto e dato agli altri e ai nostri
figli, perché noi e loro possiamo cambiare questa vecchia, stanca, chiusa e apatica
mentalità, che ci sta stritolando.
Fare questo sforzo, che costa fatica, non è impossibile: basta volerlo!
È sufficiente non farsi ammaliare e coercizare da vecchi schemi, liberarsi con sincerità
e spontaneità delle nostre preoccupazioni e cominciare a fare qualcosa con gli altri che
condividono la stessa idea. È così che il modo di agire e di comportarsi diventa più
facile, più sincero, più proficuo per noi e per gli altri. Si può colloquiare con
tutti, per capire, elaborare programmare, ma soprattutto "fare" con lealtà ed
impegno comune.
È questa lazione principale ed il percorso che deve essere intrapreso da tutti e
soprattutto dalle istituzioni e associazioni che hanno a cuore Monte Compatri.
Senza il coinvolgimento e la conoscenza delle problematiche, senza la valorizzazione della
pluralità delle opinioni e delle persone, non può esserci la forza che fa muovere
facilmente le cose.
Dobbiamo adattarci a questo mondo "globale" in continuo mutamento, dove noi
"sopravviviamo" con fatica, mentre i nostri figli debbono "vivere" e
lo debbono fare da protagonisti, senza paure, con slancio e con tanta fiducia da parte
nostra.
Queste sono solo belle parole, ma i fatti?
"I fatti" sono in quelle poche persone che ancora ci credono e tirano avanti
"la carretta" di questa o quellassociazione, aspettando fiduciose che
qualcosa cambi, che qualcuno arrivi a dare una mano o un ricambio; oppure in quel politico
che crede veramente nella risoluzione dei problemi di Monte Compatri, ma è rimasto
impotente o impastoiato dai giochi di potere. I fatti sono in quelle persone che credono
ciecamente di "far bene", ma non hanno avuto la possibilità di confronto o è
mancata lesperienza; ma soprattutto, in tutti gli altri (e sono tanti) che per
timidezza, paura, non opportunità, o perché respinti o non interpellati, non si sono
ancora esposti. È a loro che va il mio incoraggiamento ed è comunque a tutti che
propongo di operare in modo nuovo ed aperto.
Per questo motivo, invito tutti coloro, che non vogliono "la pianura brulla" o
"leutanasia di se stessi", ma desiderano modificare il proprio stato e
quello del nostro paese a: scrivere sul retro della cartolina di Monte Compatri
allegata ai giornali distribuiti a Monte Compatri:
Si dovrà specificare il proprio nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico e inviare
la stessa al responsabile dellente sociale, religioso, sportivo, culturale,
artistico, o altro, che si desidera sostenere.
Coraggio, cè tanto da fare!
Leandro Pitolli
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