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Anno IX numero 11 - novembre 2000

 ARTE 

Le stagioni dei Kunwinjku
Una mostra dedicata agli artisti australiani

di Nicola D'Ugo

Dal 9 al 23 a Roma, una mostra è dedicata alla pittura aborigena. L’esposizione si tiene nel Chiostro del Bramante, in Via della Pace 5, dietro Piazza Navona. Una quindicina di opere esposte, di grandi dimensioni, illustrano le diverse stagioni dell’anno australiano secondo la tradizione dei Kunwinjku, un clan aborigeno che vive nella Terra di Arnhem occidentale. Le opere rispettano gli stilemi del primitivismo, con la tipica bidimensionalità delle immagini. Sono rappresentatati animali, come il coccodrillo e il canguro, piante e insetti alquanto irriconoscibili, appena segnati come sono nella trama del disegno. La caratterizzazione della stagione viene espressa attraverso alcuni elementi metereologici peculiari del luogo e una serie di leggende che per noi occidentali costituiscono piuttosto una novità. L’assenza della prospettiva, più che negata, è contraddetta attraverso una sovrapposizione di elementi più lontani che vengono anteposti a quelli più vicini. Dal punto di vista cromatico, si osserva una completa assenza di impiego dei colori a caratterizzare le figure rappresentate, conferire atmosfera e sapore alle scene, e a cercare in qualche modo una verosimiglianza attraverso questo tipo di elemento che caratterizza invece, in modo così decisivo, la storia della nostra pittura. Privi di un intento realistico basato sul senso della vista, gli animali vengono rappresentati anche al loro interno, attraverso il cosiddetto "effetto a raggi X", tipico di quest’arte tradizionale australiana: le immagini illustrano così i dotti interni della nutrizione, sia nei pesci che nei mammiferi e rettili acquatici. La crescita e il tempo che passa viene invece espresso attraverso la sequenza di figure simili, ma di dimensione diversificata, e non secondo una successione strettamente orizzontale. Dal punto di vista estetico, le figure sono affidate totalmente a certi moti della linea, a certe curve che hanno presumibilmente un loro valore estetico nella pittura proveniente da questa cultura così distante, per gusto e storia, dalla nostra: le cadenze delle linee sono evidentemente strutturate secondo un’intenzione estetica, che però difficilmente emerge ed è comprensibile per chi non sia abituato a un’arte del genere, per chi non conosca il valore emotivo che le stagioni hanno per gli abitanti della Terra di Arnhem, per chi non sia addentrato nei miti e nelle leggende degli aborigeni.


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