Anno
X numero 2 - febbraio 2001
ARCHEOLOGIA
Archetipi del divino
Aspetti dell'iconocrafia dll'orante androgino nella
tradizione neolitica
Una delle principali miopie delluomo
contemporaneo, anche come presunto "scienziato" della "Preistoria", è
spesso nellostinazione con cui cerca di vedere con i suoi occhi di "uomo
moderno" appunto una realtà che moderna non era affatto (specie nel superiore
sentire dellio). Anche se negli ultimi tempi va emergendo sempre di più una genuina
necessità di ripercorrere il passato in maniera più libera da condizionamenti ideologici
o da stereotipi di analisi preconcette, sono sempre questi ultimi parametri conoscitivi ad
imporsi, soprattutto in assenza di un sapere che provenga dallalto, di una
differente percezione dellesistenza a noi sconosciuta, suggerita solo in parte dalla
molteplicità di scoperte che avvengono sui simboli delle origini. Tutto ciò invece, in
un altra prospettiva, assume diversamente un carattere di chiarezza e
cristallinità ; i dubbi e le contorte teorie divengono alla luce di una sintesi
dello spirito, segni e sillabe di uno stato dellessere non ancor decaduto. I misteri
non risolti e non svelati preservano un significato unico, ancor celato allocchio
del comune scienziato profano.Indagini influenzate da una maniera piuttosto cerebralizzata
di scorgere il significato intrinseco alle raffigurazioni ed ai miti dellessere
androgino, hanno voluto individuare in questultimo simbolo dei presunti antagonismi
Uomo-Donna che nel mito altro non vedono se non una mera proiezione fantastica
delluomo antico. Spesso poi molti studiosi hanno pensato di vedere nelle antiche
raffigurazioni asessuate una semplice valenza decorativa ed ornamentale, riducendo il
significato mitico appunto ad una elementare quanto banale necessità di spiegazione
fantasiosa di un perduto e mai esistito stato paradisiaco, interpretato sul piano della
pura esteriorità (ovvero della semplice lettura storicistica come rappresentazione e
sequenza di eventi materiali). Diversamente è necessario cercare di individuare nelle
diverse raffigurazioni delliconografia "androginica", una memoria del
raggiungimento di un differente stato dellessere di ciò che fu luomo nelle
epoche e nelle culture in cui questo grafema con le sue varianti comparve quasi sotto
forma di ideogramma, corrispondente ad una conquista e ad una condizione spirituale delle
origini, intesa non tanto in senso storico quanto su di un piano metafisico e
paleo-ontologico appunto. Non è un caso che opere in una luce spesso diversa solo
recentemente trovino oggi un nuovo ed inaspettato interesse, ponendo allattenzione
temi significativi1 per il nostro argomento.
Difatti la probabile esistenza di una civiltà "gilanica" (gu- donna, an- uomo,
la l come unione tra le due metà) seppur semplicisticamente definita "una struttura
sociale contraddistinta dalluguaglianza tra i sessi (secondo persistenti modelli
socioeconomici)" - quindi un sistema né patrilineare né matrilineare (inteso nel
ruolo delluomo assoluto e della donna assoluta) e complementare tra le due metà
allo stesso tempo - ha delle interessanti corrispondenze con alcuni miti universali (es.
il noto Convito Platonico) sullandrogino e gli stati originari che avrebbero
riguardato appunto un uomo differenziato. Nellesame e nella comparazione di più
moduli ideografici vediamo come i due ideogrammi dellorante e dellandrogino
sembrino coincidere e spesso tramandino nelle culture post-neolitiche il ricordo di una
medesima idea. Nelle due figure, luomo "uranico" e quello
"tellurico" si fondono e si identificano nella figura dalle braccia
alzate ; rispettivamente limmagine del cielo attivo e della terra passiva si
uniscono nella figura dellandrogino che, implicando già una certa dualità nella
stessa unità, rappresenta sì uno stato originario ma (nonostante il termine
"temporale" sia equivoco) già "successivo" alla indifferenziazione
principiale dello stato primordiale, ove vige la "neutralità" propria
dellessere in se stesso.2 Questa ipotesi ovviamente,
senza aver la pretesa di concepire necessariamente e "naturalmente"
lesistenza degli esseri primordiali di cui Platone parlava, pensando quindi ad una
loro esistenza fisica, cerca diversamente di intendere - spiegando il simbolo non come
semplice prodotto umano (inteso come psichismo, bisogno animistico o prodotto
dellinconscio) secondo una miopia che ancor oggi persiste e domina gli studi di
ermeneutica religiosa - come una manifestazione di un significato misterico, di ordine
superiore, metastorico, la diffusione di uniconografia che sembra ritrovarsi in
molte culture e civiltà del pianeta.Lo stato androginico originale è stato definito come
"lo stato umano completo," in cui gli elementi complementari anziché opporsi si
trovano in perfetto equilibrio3 ; ed è appunto
luomo nel "grado universale", colui che si esalta verso il sublime quando
sorgono in lui gli altri gradi (stati non umani) in perfetta espansione, a raggiungere e
"ritrovare" tale condizione.Nel Paleolitico la molteplicità di statuine
femminili dette "Veneri" rinvenute nelle varie stratigrafie di grotte e
insediamenti, fecero pensare spesso ad un presunto culto della fecondità connesso a
queste rappresentazioni singolari del corpo femminile di pochi centimetri, quindi anche ad
una ipotetica religione fondata su questi aspetti della fertilità estesa poi alla
totalità delle popolazioni paleolitiche. Solo ora dopo decenni di ricerche, le varie
ipotesi di culti delle Veneri steatopigie e di tracce di civiltà esclusivamente
matriarcali o ginecocratiche sono state ridimensionate dagli studiosi, confermando il
ruolo non totalmente subordinato di figure a carattere maschile nella cultura figurativa
paleolitica.4 Il solo volto degli esemplari di Laussel e
Brassempouy ha indotto infatti a pensare ad una fisionomia maschile che avrebbe
accompagnato in coppia quella femminile, in conformità alle coppie di segni dipinti
rappresentanti la vulva e il simbolo fallico. Si è quindi accennato ad un possibile
"ermafroditismo" che secondo un piano differenziato della percezione, altro non
confermerebbe che lattributo di androginia e conoscenza presente nella realtà
simbolica espressa dagli uomini del Paleolitico superiore. Non è un caso che certe
statuette molto schematiche viste in un senso rappresentano la donna, viste in quello
opposto indicano il simbolo fallico dellessere eretto, metafora dellAsse del
mondo.5 Ma cosè stata esattamente
questandroginia ?* * * * *Nel Convito6 Platone
parlava di una razza primordiale, "la cui essenza è ormai estinta," una
razza di esseri che in sé contenevano i due principi maschile e femminile. I componenti
di tale razza androgine "erano per forza e ardire straordinari e nutrivano in cuore
superbi propositi tanto da attaccare perfino gli dei," poi a loro volta paralizzati
da questi ultimi, vengono spezzati in due. Si manifestò allora il sorgere della dualità
e di quella che diverrà la cerca dello stato adamico dellunità primordiale
perduta. Al V-IV millennio a.C. (periodo IIA) in Valcamonica (Foppe di Nadro),7 due figure contraddistinte da grandi mani sono ritenute
raffigurate in scena ierogamica (unione sacra) : quello che da qualcuno è stato
considerato un tabù che vietava la rappresentazione dellunione e degli attributi
sessuali, rappresenta invece un sacro connubio, il raggiungimento dello stato androgino
delle due metà maschile e femminile nella presunta individualità di sintesi che diviene
appunto "divinità androgina."Un altro interessante esempio di questa unione
sacra è quello scoperto tempo fa a Campanine di Cimbergo8 dove due figure di oranti più piccole del IV-III
millennio, una maschile e laltra femminile, sono state rappresentate sovrapposte ad
una più grande figura femminile con lattributo delle grandi mani apotropaiche. La
lettura che continua ad imporsi9 nellinterpretazione di
queste immagini a carattere rituale, incentrate su quello che è stato descritto come un
culto della fertilità, relativo alla Gran Madre sottostante, vuole scorgervi una scena
costituita da una semplice associazione di antropomorfi, motivo ricorrente nellarte
rupestre camuna, che non sembra però cogliere un aspetto simbolico allusivo di realtà
forse malcomprese. Lunione ierogamica è sancita dagli attributi fisici
sproporzionati, i quali alludono direttamente a dei poteri particolari che i soggetti
raffigurati hanno raggiunto. Molto più tardi, nelletà del ferro a Cereto10 (periodo IV-D) ritroviamo unaltra immagine che
risulta essere ancor di più eloquente per chi riconosce allandroginia una valenza
metafisica e non una semplice immaginazione fantastica dellanimo umano : un
personaggio infatti senza braccia e senza sesso appare di fronte a due esseri con grandi
mani, quasi ad indicare loro lo stato ontologico ottenuto nella trance sciamanica :
nella tradizione ermetica infatti il corpo acefalo, asessuato, rappresenta
larchetipo dellandrogino creativo. La figura dellorante acefalo è
difatti molto diffusa nella tradizione figurativa di età neolitica, ed in particolare
può rappresentare il raggiungimento di una vera e propria condizione spirituale di tipo
sciamanico. Il rapporto tra la mutilazione e lo stato dellandrogino nella tradizione
esoterica è molto stretto, difatti tra la numerosa casistica dei riti sciamanici, proprio
la decapitazione (simulata) è una delle prove iniziatiche più diffuse11
e denota presumibilmente esseri rivestiti di poteri superiori. Anche nella Bibbia si
allude ad una possibile androginia dellessere primordiale fatto ad immagine di Dio:
"maschio e femmina li creò" (Genesi 1,29) da riferirsi analogamente nel mito
platonico al passaggio dallunità alla dualità, dallessere originario,
indifferenziato ed asessuato, alla caduta, quindi alla dualità ed alla differenziazione.
Il patrimonio iconografico della paleostoria, se studiato anche con lausilio delle
fonti sapienziali e tradizionali, può fornire testimonianze di straordinaria importanza
per la più antica storia spirituale delluomo.
Mario Giannitrapani
Note:
1 R. Eisler 1987, The Calice and the Blade, e M.Gimbutas 1990, Il Linguaggio
della Dea
2 R. Guènon 1983, Il Simbolismo della Croce, p. 197, nota 6
3 R. Guènon 1983, cit., p.32, nota 2
4 A. Leroi Gourhan 1993, Le Religioni della Preistoria, Milano, pp.144-147
5 Lesemplare del Trasimeno sembra ben rispondere a questa duplicità sessuale.
6 Platone, Convito, XIV-XV, 189c-190c.
7 A. Schwarz 1979, La dimensione verticale dellandrogino immortale, in Valcamonica
Symposium, p. 90, Fig. 55
8 E. Anati 1975, Evoluzione e stile nellarte rupestre camuna, Capo di
Ponte, p.118, fig.110,
9 Cfr. ad es. Archeologia Viva, n°56, 1996, p. 10.
10 S. Giedion 1964, Lèternel present la naissance de lart,
Paris, p. 348
11 M.Eliade 1999, Lo Sciamanesimo e le tecniche dellestasi, Roma, p.
54.
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