Manifestazione culturale articolata in molti appuntamenti fra il 19 maggio e il 30 giugno, promossa dai Comuni di Ariccia, Frascati, Monteporzio Catone e Nemi, che si snoderà in 7 luoghi dei quattro Comuni tra vari spazi espositivi: a Frascati nelle Scuderie Aldobrandini e nel Centro Paoletti per l’Arte, a Monteporzio Catone nel Palazzo Borghese e nell’Osservatorio Astronomico, a Nemi nella Sala dei Piccoli Comuni, ad Ariccia in Palazzo Chigi e nella celeberrima Locanda Martorelli. La manifestazione è patrocinata dall’Ambasciata di Germania, l’Ambasciata di Francia, la Soprintendenza Archeologica per il Lazio.
Il titolo della manifestazione, Eptagonos, fa riferimento al numero 7, numero magico, numero sacro e pieno di significati sia nella cabalistica, sia nella numerologia mediorientale, sia nella Bibbia. Sette dunque come i luoghi in cui sarà accolta l’arte figurativa, la musica e la poesia. Il tema conduttore della manifestazione è quello del Mito e dei Quattro Elementi: Acqua, Terra, Fuoco e Aria.
Si comincia il 19 di maggio a Nemi: nella sala dei Piccoli Comuni verrà inaugurata la mostra Le acque di Nemi, acquerelli di Susanna Rossi Esser sull’elemento acqua. Fonti, sorgenti, ruscelli, lago, fontane: l’acqua come per s.Francesco è guaritrice e sorella, ma anche vortica, s’infrange, corre e schiuma, s’affanna e poi riposa nel largo adagiarsi del lago.
Accanto agli acquerelli troverà posto la mostra Fughe: fotografie di Gianfranco Pantosti sull’affascinante vita a due di Susanna e di suo marito, l’intellettuale tedesco Manfred Esser, attivo in tutta Europa come scrittore di romanzi, poesie, drammi teatrali, trasmissioni radiofoniche, scomparso da poco, che a lungo soggiornò a Nemi dove tutti ancora lo ricordano. Le foto frugano particolari e dettagli di questo sodalizio umano ed artistico che si articolava intorno alle loro due case, una dentro Nemi e l’altra sul lago, e che dette vita ad un irripetibile cenacolo frequentato per anni dai migliori nomi della cultura europea contemporanea. Il paese, il lago, il bosco, le case, le cose. Frammenti di vita, frammenti d’amore, frammenti d’arte. La creazione artistica. Il primo scoccare della scintilla dell’idea, la genesi, lenta e pensata a lungo, oppure improvvisa, repentina, esplosiva, nata subitaneamente e già perfetta. La gioia del creare opere d’arte, la gioia di riconoscersi nelle stesse idee, di avere in due lo stesso pensiero, di subire il fascino della stessa suggestione ammaliatrice. Per esempio il fascino del bosco, presente nei quadri di lei e nelle poesie di lui: luce spezzata, rami intrecciati, i mille verdi delle foglie, l’odore umido della terra, i silenzi. Il mito del ramo d’oro. Il bosco come un tempio. Misterioso, arcano, magico. Diana delle selve ancora s’aggira nel suo nemus, la faretra in spalla, lo sguardo lontano. E la mente viaggia verso nuovi lidi affollati di idee, di suggestioni evocatrici. La natura, il mito. La natura, violentata dall’uomo ma sempre rinascente. La natura, stuprata ma sacra. La natura come divino, la natura come poesia.
E questo sarà il tema di un’altra mostra di Susanna Rossi Esser: Sure. A Frascati, al Centro per le arti Paoletti, dal 26 maggio al 30 giugno l’autrice espone i suoi quadri ispirati dalla natura e dalla violenza fatta alla natura. Sure: perché l’autrice, grande estimatrice della cultura araba, si rifà al Corano (i cui versetti si chiamano, appunto, sure) e al grande rispetto per la natura guaritrice, riparatrice e consolatrice che pervade questo testo sacro agli Islamici. Ma dov’è finita la natura? A guardarsi intorno sembra di vedere solo discariche, fabbriche abbrutenti, spiagge piene di rifiuti, periferie urbane desolate... Ma no. L’urlo di denuncia è un urlo d’amore, è una dichiarazione piena di passione, è voglia di vita, è voglia di Dio.
E ancora. Accanto agli acquerelli e alle foto, alla sala dei Piccoli Comuni di Nemi ci saranno anche 18 poesie di Manfred, tratte da una raccolta che sta per avere una pubblicazione postuma, Viaggi in Italia. Quanto deve averlo amato, questo nostro microcosmo, il poeta Esser! E come appare trasfigurato ma reale, nei suoi versi, il paesaggio! Ho qui davanti a me una lirica intitolata, appunto, Nemi. Il paese, il lago, la valle sono visti - e viene in mente il d’Annunzio di Alcyone - come un unico organismo vivo. Gli scheletri delle navi incendiate diventano in questa visione poetica i sandali di Nemi, il Romitorio di San Michele è il cuore, le due piazze del paese sono gli occhi, vicoli e cantine sono le volute cerebrali... Di queste splendide, fascinose poesie verrà fatta pubblica lettura il 27 maggio, insieme a qualche brano del libro Nemi - Imen dal 7 all’8, romanzo di Susanna Rossi Esser ispirato alla bellezza e alla violenza della vita, e insieme al fascino arcano dei numeri (il 7 è la compiutezza del Creato - e il settimo giorno si riposò -, l’8 è la perfezione dell’infinito).
E ancora. Una lettura-concerto all’Osservatorio Astronomico di Monteporzio Catone, il 17 giugno alle 20.00: O nobilissima viriditas, basato sulle liriche e i responsori composti dalla mistica tedesca medievale Hildegard von Bingen, di cui Susanna Rossi Esser è appassionata studiosa. L’evento si tiene nell’ambito del convegno internazionale Cosmology through time - la cosmologia nel tempo. Ancient and modern cosmologies in the mediterranean area che si svolgerà tra il 17 e il 21 giugno con la partecipazione di grandi studiosi e il contributo di università ed Ambasciate dei paesi mediterranei (l’astronomia come madre di tutte le scienze per il mondo arabo. L’aspirazione dell’uomo a sapere il suo destino, la voglia di leggerlo nelle stelle. L’intrecciarsi di astronomia e religione; la cosmologia come ordine in cui inserire il caos della nostra vita. Il convegno vuole riscoprire i legami fra antico e moderno, fra religione e scienza, fra Cristianesimo e Islamismo alla luce della odierna conoscenza dell’universo, nello spirito del viaggiatore antico che si faceva guidare dalle stelle). E la sera del 17 giugno verrà celebrata la mistica Hildegard von Bingen (XII sec.), personaggio affascinante e sorprendente di donna coltissima, autrice di poesie e musiche sacre elaborate ed originalissime, di opere ascetiche, teologiche, di medicina e di cosmologia. Un ensemble di voce, liuto e flauto dolce eseguirà sue musiche, mentre Susanna Rossi Esser interverrà per leggere alcune liriche della santa, girando sulla rotonda dell’osservatorio a toccare i quattro punti cardinali e percorrere simbolicamente il cosmo intero.
Hildegard fu anche studiosa di mineralogia, medievalmente trovando in ogni dove la grandezza di Dio, anche nel grano di sabbia e nello splendore delle gemme. Là dove noi aridi moderni vediamo solo ammassi molecolari di sali metallici, questa santa dotta riconosceva l’incorruttibile e immortale universo. E a questo s’è ispirata Susanna Rossi Esser per le sue 12 grandi tele I reliquiari della pietra, di cui ognuna rappresenta le 12 gemme che ornano le mura della Gerusalemme Celeste descritta nell’Apocalisse. Questi grandi, coloratissimi, onirici quadri saranno esposti al pubblico nelle Scuderie di Palazzo Aldobrandini, a Frascati, dal 26 maggio al 10 giugno.
E ancora. Ad Ariccia sarà allestita una suggestiva mostra: Au fil du temps. Calendari francesi d’epoca, cartoline, carnet, almanacchi fra il 1850 e il 1950. La mostra è curata dal museo parigino in Roma Athena Parthenos, ha come prestigiosi patrocinatori l’Ambasciata di Francia, il Comune di Parigi e il Museo di Montmartre; e si tiene in uno dei siti più importanti della storia culturale dei Castelli: la storica Locanda Martorelli, famoso luogo d’incontro e d’alloggio per generazioni di pittori e letterati dell’800 in viaggio in Italia per il loro grand tour. La Locanda, recentemente restaurata, merita una visita già di suo. È affrescata a tempera con un ciclo di 9 pitture mitologiche illustranti il passato favoloso di Ariccia e del bosco sacro di Nemi. L’autore, il polacco Taddeo Kuntze (1730-1793), protetto dei Borghese, viveva nei Castelli Romani; momentaneamente senza incarichi, accettò di decorare un salotto in una palazzina di Ariccia che mezzo secolo dopo doveva diventare la famosa Locanda. Lo specchio sopra il camino è dipinto con la raffigurazione del lago di Nemi, lo specchio di Diana: l’artista ha giocato sul nome dipingendo il lago proprio sullo specchio. In una delle sale gli artisti che la frequentavano riempirono le pareti di disegni e caricature. Gran parte di essi sono di Massimo d’Azeglio. Per la Locanda passarono alcuni dei più bei nomi della pittura e della letteratura europea, basti citare Gogol, Ibsen, Corot, Turner, Andersen.
E ancora. Il 26 maggio a Nemi, sala dei Piccoli Comuni, ci sarà la presentazione del libro Syfridina, contessa di Caserta. La caduta della Casa Sveva, di Angela Picca. È un’opera teatrale di grande interesse storico, letterario e drammaturgico, perfetta per una grande prova d’attrice. Syfridina fu la consuocera di Federico II di Hohenstaufen, nipote del Barbarossa e Re di Sicilia nonché Imperatore del Sacro Romano Impero; guidò per 40 anni la contea di Caserta e fra mille vicende dolorose vide il declino e la fine dei suoi cari e della dinastia Sveva. Finì i suoi giorni in carcere nel Castello di Trani, a pane e acqua per 11 anni (1279). Una di quelle tante donne eroiche di cui poco o nulla si sa, fuorché il nome. Ma che hanno partecipato alla Storia, quando non l’hanno fatta tout court, all’ombra d’un marito o d’un figlio, o stoicamente sole. Il dramma ha dietro un lavoro imponente di scavo e di ricerca storica: per rendersene conto basta guardare l’ampiezza della bibliografia. Ma ciò che più di tutto vale è la forza, la passione, la regalità, la capacità di sopportare, il piegarsi sotto il vento delle sciagure e il sùbito rialzarsi di questa donna che rimane scolpita nella memoria; questa donna che della sua vita dolorosa dice Soffocai l’urlo e il silenzio mi fu compagno; Pace? Tutta la vita ho inseguito questa parola; È stato il mio destino: strappata sempre da chi amavo. Le sue ultime parole prima del sipario sono: No, il convento no. Meglio la prigione. Solo così potrete udire il mio grido oltre il silenzio. Quel grido c’è arrivato con quest’opera.

bmacioci@tiscalinet.it Bruna Macioci