di Isidoro Palumbo
Il 16 settembre scorso lo Stato africano del Burkina Faso ha
ratificato il trattato internazionale per la messa al bando delle mine antipersona,
firmato ad Ottawa nel dicembre 1997 da 155 Stati. Il Burkina Faso è il quarantesimo Stato
che ratifica il Trattato e ciò consentirà lentrata in vigore del bando totale dal
primo marzo 1999. La "Convenzione per la messa al bando delluso, lo
stoccaggio, la produzione ed il trasferimento delle mine antipersona e per la loro
distruzione", firmata ad Ottawa dal 3 al 4 dicembre 1997, è un accordo
internazionale che coinvolge Stati di tutte le regioni del mondo i quali hanno deciso di
unire le loro forze al fine di realizzare linterdizione totale delle mine
antipersona. In effetti, per la prima volta, gli Stati hanno accettato - nellambito
del diritto internazionale umanitario - di interdire totalmente unarma già
largamente utilizzata. Stabilendo una norma internazionale che, senza ambiguità, pone le
mine antipersona "al di fuori della legge", il Trattato di Ottawa rappresenta
una tappa decisiva dellazione a lungo termine intrapresa per stroncare il flagello
delle mine terrestri e sbarazzare il pianeta da queste armi odiose.
La genesi del Trattato di Ottawa
Regole molto chiare esistono tanto nel diritto internazionale
umanitario quanto nella dottrina militare classica sullutilizzo responsabile delle
mine antipersona. Ma queste norme sono raramente rispettate. Infatti, uno studio
realizzato su incarico del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) da un gruppo
di esperti militari dei maggiori Stati del mondo ha permesso di stabilire che nel corso di
26 conflitti scoppiati dopo la Seconda Guerra Mondiale, le mine antipersona sono state
raramente utilizzate in maniera conforme alle esigenze del diritto, da un lato, e della
dottrina militare, dallaltro lato. Anche per gli eserciti professionisti debitamente
formati è molto difficile usare correttamente le mine in situazioni di combattimento.
Inoltre, le mine sono sempre più utilizzate nellambito di conflitti brutali in cui
i civili sono le vittime sistematiche, soprattutto nei conflitti interni che
caratterizzano le guerre di questa fine del XX° secolo. Vediamo quale era il diritto in
vigore prima del Trattato di Ottawa in materia di mine antipersona. Il diritto
internazionale - più precisamente il diritto internazionale umanitario, che comprende la
maggior parte delle norme generali applicabili a queste armi - impone limiti
allutilizzo delle mine antipersona. Tra le disposizioni più importanti, due
derivano da norme consuetudinarie del diritto della guerra e sono, di conseguenza,
obbligatorie per tutte le parti, in tutte le situazioni di conflitto armato:
a) Le parti in conflitto devono sempre fare distinzione tra civili e combattenti, e i
civili non devono costituire obiettivo di attacco. In virtù di questo principio tutte le
armi con effetti indiscriminati non possono mai essere usate;
b) È vietato usare armi che "per loro natura causano mali superflui".
Questo significa che tutte le armi costruite per provocare ferite più gravi di quelle che
sono sufficienti a mettere un soldato "fuori combattimento" (in altri
termini, tutte le armi costruite per provocare ferite ingiustificate) sono vietate e non
possono essere utilizzate.
Oltre
a queste due norme generali del diritto consuetudinario, disposizioni più dettagliate
sono contenute nella Convenzione delle Nazioni Unite del 1980 sullinterdizione e la
limitazione delluso di certe armi classiche che possono essere considerate come
aventi effetti traumatici eccessivi o con effetti indiscriminati: il 2° Protocollo
annesso a questa Convenzione tratta specificamente di mine, trappole e degli altri
dispositivi esplosivi. Dato che si tratta di uno strumento di diritto internazionale - e
non di una norma di diritto internazionale consuetudinario - non si applica che agli Stati
che hanno accettato di essere vincolati alle sue disposizioni. La debolezza delle
disposizioni contenute nella Convenzione del 1980 appare chiaramente se si considera che
non è stata realmente rispettata nella maggior parte dei recenti conflitti nel corso dei
quali le mine sono state usate. I lavori per la revisione della Convenzione del 1980 sono
iniziati, su iniziativa della Francia, nel 1993 ma solo il 18 settembre 1997 la Conferenza
Diplomatica di Oslo ha adottato la "Convenzione sullinterdizione delluso,
dello stoccaggio, della produzione e del trasferimento delle mine antipersona e della loro
distruzione" - firmata a Ottawa il 3 e 4 dicembre 1997.
Il trattato di Ottawa
La definizione di mina antipersona comprende tutte le mine che sono
costruite per esplodere al contatto di una "persona". Il modo in cui sono
posizionate (posate in campi minati il cui perimetro è segnalato o disperse a distanza su
vaste superfici) non è preso considerazione. Sono comprese anche le mine antipersona
"intelligenti" - ovvero munite di un meccanismo di autodistruzione (che provoca
automaticamente la loro distruzione) o di un meccanismo di autodisattivazione (che rende
le mine inerti) - che si disinnescano al termine di un periodo preprogrammato. Tuttavia,
in virtù dei recenti progressi realizzati nella tecnologia delle mine terrestri, la
distinzione tradizionale tra mine antipersona e mine anticarro non è più tanto netta e
facile da individuare. Molti tipi di mine messe a punto possono essere considerate "a
doppio uso" - ovvero la loro esplosione può essere innescata tanto da parte di una
persona che da parte di un veicolo.
Tutte
le mine "a doppio uso" sono vietate dal Trattato, così come tutte le mine
anticarro che possono essere innescate anche dalla pressione effettuata da una persona. La
sola eccezione residua sono le mine anticarro equipaggiate con un dispositivo
antimanipolazione che provoca lesplosione della mina anche quando qualcuno la tocca.
Rileviamo che, se il Trattato di Ottawa non si applica a questi tipi di ordigni, tuttavia
tutte le mine anticarro la cui esplosione non può essere causata che da un veicolo o da
un carro sono coperte dalle regole previste dal diritto consuetudinario e dal 2°
Protocollo annesso alla Convenzione del 1980. Gli Stati devono assicurare che le mine di
questo tipo - anche le mine posizionate a distanza e quelle equipaggiate di dispositivo
antimanipolazione siano utilizzate in maniera responsabile, nel rispetto del
diritto internazionale umanitario e della attuale dottrina militare. Il Trattato di Ottawa
mira a far sparire completamente le mine antipersona dagli arsenali di tutti i
combattenti. Al fine di realizzare tale scopo, il trattato identifica e vieta una vasta
gamma di attività: lo sviluppo, la messa a punto, la produzione, lo stoccaggio, il
trasferimento e luso di queste armi. Il carattere globale di questo divieto
costituisce una benvenuta innovazione nel diritto internazionale umanitario.
Bonifica delle zone minate
Ai termini del Trattato di Ottawa, ciascuno Stato parte è tenuto a
procedere alla bonifica di tutte le mine antipersona già posizionate, e ciò al più
tardi entro dieci anni dallentrata in vigore del Trattato. Più precisamente,
ciascuno Stato parte deve distruggere tutte le mine antipersona "nelle zone
minate" sotto la sua giurisdizione o sotto il suo controllo, ovvero che possono
trovarsi non solo sul territorio medesimo di quello Stato, ma anche su un territorio
occupato da quello Stato. Nel caso in cui uno Stato abbia delle difficoltà a procedere
nel termine di 10 anni allo sminamento e distruzione di tutte le mine antipersona che si
trovano nelle zone sotto la propria giurisdizione o controllo, tale Stato può domandare
agli altri Stati parti di accordargli una proroga, fino a dieci anni, del termine fissato.
Tale proroga può essere rinnovata più di una volta. Inoltre, gli Stati hanno
lobbligo di fornire cooperazione ed assistenza internazionale nellambito dello
sminamento, in termini di mezzi finanziari e tecnologici o di risorse umane.
Assistenza alle vittime
Il Trattato domanda a tutti gli Stati che sono in grado di farlo di
attivarsi per offrire alle vittime delle mine le cure e la rieducazione necessarie e
facilitare il loro reinserimento. Un ruolo specifico è dato al Movimento internazionale
della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa: "Ogni Stato Membro che ne sia in grado
dovrà fornire assistenza per la cura e la riabilitazione, la reintegrazione sociale ed
economica, delle vittime delle mine e per i programmi di informazione sulle mine. Suddetta
assistenza potrà essere garantita, fra laltro, tramite il sistema delle Nazioni
Unite, le organizzazioni ed istituzioni internazionali, regionali o nazionali, le Croci
Rosse nazionali e la loro Federazione Internazionale, gli organismi non governativi,
ovvero sulla base di accordi bilaterali". Gli obblighi derivanti dal Trattato di
Ottawa legano gli Stati firmatari e solo quelli. La firma da parte di uno Stato non è
sufficiente a obbligarlo a rispettare tutte le disposizioni del Trattato. Tuttavia, il
fatto di firmare un trattato indica lintenzione di aderire formalmente
successivamente (mediante una procedura di ratifica, approvazione o accettazione). Il
diritto internazionale esige per altro che i firmatari si astengano da tutti quegli atti
che priverebbero il trattato "dei suoi obiettivi e del suo scopo" prima
della sua entrata in vigore (Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969
allart. 18). La procedura in due tappe (firma e dopo adesione formale) ha per scopo,
ad esempio, di permettere al parlamento nazionale o al legislatore di esaminare il
trattato e le sue implicazioni, prima che sia presa la decisione finale di farne parte o
meno. Per assicurare il rispetto del Trattato, sono stati previsti dei meccanismi
destinati a promuoverne lapplicazione ed a risolvere le eventuali controversie.
Ciascuno Stato ha, per esempio, lobbligo di fornire regolarmente un rapporto sulle
misure prese per onorare gli obblighi nascenti dal trattato: obbligo di cooperare per la
risoluzione di controversie; misure legislative, regolamentari e altre da prendere a
livello nazionale per prevenire le violazioni del Trattato; infine, riunioni regolari al
fine di esaminare lefficacia del Trattato e la sua applicazione. Il Trattato di
Ottawa è uno strumento giuridico molto forte, ma è possibile che certe precisazioni
dovranno essere apportate ulteriormente. Una disposizione fondamentale specifica sulla
procedura di adozione (dopo lentrata in vigore) di eventuali emendamenti è stata
prevista per poter aggiornare le disposizioni del trattato in funzione
dellevoluzione della situazione mondiale e delle nuove tecnologie. Ciascuno Stato
Parte può sottoporre una proposta di emendamento. Questa dovrà essere inviata al
Segretario Generale delle Nazioni Unite, che la diffonderà allAssemblea degli Stati
Parte: la quale dovrà far sapere entro 30 giorni se è favorevole allesame più
approfondito della proposta. Se una maggioranza di Stati risponderà in tal senso, il
Segretario Generale delle Nazioni Unite convocherà una Conferenza di emendamento alla
quale saranno invitati tutti gli Stati Parte. Nella Conferenza di emendamento, la proposta
di modifica sarà esaminata e messa i voti. Sarà adottata a maggioranza dei due terzi
degli Stati Parte presenti e votanti. Nondimeno, ladozione di un emendamento da
parte della Conferenza di emendamento non è sufficiente a dare validità giuridica
allemendamento stesso. Alla fine della Conferenza, gli Stati dovranno notificare al
Segretario Generale delle Nazioni Unite che accettano di essere obbligati dalle
disposizioni contenute nellemendamento. Lentrata in vigore
dellemendamento interviene allorquando la maggioranza degli Stati Parte avrà
notificato la loro accettazione; solo gli Stati Parte che lavranno accettato saranno
legati da quellemendamento. Una volta in vigore, gli emendamenti non sono
applicabili a quegli Stati che non li hanno ratificati. Questi Stati sono legati al testo
originale del Trattato. Le disposizioni del trattato non possono essere oggetto di
riserve. Questo significa che al momento della firma o della successiva adesione al
trattato lo Stato non ha il diritto di fare una dichiarazione unilaterale con la quale
notifica che non rispetterà una o più disposizioni del trattato. Come in molti altri
accordi giuridici internazionali, uno Stato ha il diritto di ritirarsi dal trattato di
Ottawa. Per poterlo fare, deve notificare il ritiro al Segretario Generale delle Nazioni
Unite, a tutti gli altri Stati Parte e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Tuttavia, il ritiro non ha effetto che sei mesi dopo la ricezione della notifica. Se allo
scadere dei sei mesi, lo Stato che si ritira è coinvolto in un conflitto armato, il
ritiro non avrà effetto che alla fine del conflitto armato. In effetti, non è stata
vietata la possibilità di ritirarsi dal trattato nel corso di un conflitto armato, così
facendo la protezione conferita dal trattato rischia di sparire nel momento in cui è più
necessaria, vale a dire in tempo di guerra. In conclusione, il Trattato di Ottawa
costituisce innegabilmente una tappa storica della lotta contro le mine terrestri. Tanto,
tuttavia, resta da fare ancora per debellare il flagello delle mine terrestri, gli Stati
devono essere incoraggiati e sollecitati a:
- aderire al Trattato e ad applicarne le disposizioni;
- assicurare il loro appoggio ai programmi di bonifica e di assistenza alle vittime delle
mine.
Come abbiamo visto, il Trattato di Ottawa chiede a ciascuno Stato
Membro di intraprendere tutta una serie di attività. Ciascuno Stato deve:
- innanzitutto, far si che le mine antipersona non siano più
utilizzate dalle proprie forze armate;
- far cessare lo sviluppo, la messa a punto e la produzione delle mine antipersona,
distruggere le scorte esistenti e identificare, marcare e bonificare le zone minate.
Benché lAssemblea Generale delle Nazioni Unite, il 9 dicembre 1997, ha adottato la
risoluzione 52/38A che chiede a tutti gli Stati Membri di firmare e ratificare la
Convenzione e di contribuire alla sua applicazione integrale ed effettiva, molti Stati,
tra cui i maggiori produttori, esportatori e utilizzatori di mine terrestri, non hanno né
preso parte attivamente ai negoziati del Trattato di Ottawa né lhanno ancora
firmato.
Quindi, nessuno sforzo deve essere risparmiato da parte della comunità
internazionale, dellopinione pubblica mondiale, del Movimento internazionale delle
Croce Rossa e Mezzaluna Rossa affinché il Trattato di Ottawa sia universalmente
rispettato e che ciò accada il prima possibile. Il Trattato di Ottawa è una tappa
fondamentale del cammino verso il debellamento totale delle mine antipersona, però non è
che la prima tappa di questo faticoso cammino.