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Sommario anno X numero 7 - luglio 2001

 VISTO DA... - pag. 02


Quando gli esperti sanno anche ascoltare
di Luca Ceccarelli

Quando gli esperti sanno anche ascoltareNel mondo degli psicologi, degli psicocoanalisti, delle psicoterapie, esiste oggi, come si sa, un vero è proprio supermarket, con una varietà di pratiche, e di "esperti" a cui i giornali e la stampa ricorrono ogniqualvolta si verifichi un fatto di cronaca nera che scuote l’emozione collettiva. Succede, in questo modo, che tra i sussurri e le grida di esperti che parlano più o meno interrogati, si perde anche qualche voce piena di buon senso e di sensibilità, come quella di Paolo Crepet, che non vanta solo le proprie palesi qualità umane, ma anche l’esperienza derivantegli da anni di psichiatria clinica, sotto il magistero di grandi figure come Terzian e Basaglia, artefice quest’ultimo, com’è noto, della riforma mai abbastanza compiuta e mai abbastanza lodata.
Di Crepet il 13 marzo è stato presentato a Roma, presso la libreria Mel Bookstore in via Nazionale, il libro di recente pubblicazione Non siamo capaci di ascoltarli, edito da Einaudi nella collana Tascabili Stile Libero. A presentarlo, insieme all’autore, davanti ad una platea discretamente numerosa e molto attenta, c’era la scrittrice e giornalista Patrizia Carrano. Crepet si è reso celebre, se mai non lo fosse, per aver animato un vivace dibattito in un teatro di Novi Ligure, alcuni giorni dopo il noto delitto. Di conseguenza, anche se la conferenza era incentrata sul libro, si è parlato a più riprese anche di quell’evento, e di quell’altra conferenza. L’autore dichiara che quell’esperienza è stata per lui particolarmente istruttiva.
Paolo CrepetRacconta della sgradevole sensazione di voyeurismo che si è già diffusa a Novi, con le persone che vanno a vedere la "villetta dell’orrore". Ma racconta anche di quella ragazza che, acutamente, ha osservato che non è vero che gli adulti non sono capaci di ascoltare, ma sono capaci di un ascolto parziale e condizionato: lei che è brava a scuola viene ascoltata in quanto "brava", ma niente di più. Inoltre, la stessa ragazza, ha notato quanto l’attrattiva, la bellezza esteriore condizioni il grado di accettazione anche da parte del mondo degli adulti. E racconta, ancora, di quell’insegnante che ha voluto parlargli in privato, per confessargli che, all’indomani del delitto, pur non insegnando nella classe di Erika, ha ritenuto di dover cercare nella biblioteca scolastica se vi erano schede che indicavano libri letti dalla ragazza negli ultimi tempi, con eventuali sottolineature su particolari passi che potessero essere messi in relazione con l’omicidio. La ricerca ha avuto esito positivo (naturalmente, per ovvii motivi, più di questo non può essere rivelato). Il discorso sugli insegnanti è un punto dolens della discussione all’interno della conferenza, oltreché nel libro di Crepet. Un professore sui cinquant’anni presente tra il pubblico ha posto indirettamente il problema dell’autorità con queste parole alquanto confuse: "In passato ero un insegnante amico dei miei alunni, ora sono ‘un insegnante con il coltello dalla parte del manico’. I ragazzi però trovano convenienza a mostrare amicizia anche quando non sei più loro amico". "L’amicizia" è stata la risposta di Crepet "non è un compito che spetta all’insegnante, e neppure al genitore. Sono poco credibili quei genitori che dicono ‘io sono il migliore amico di mio figlio’. Questo, perché a tali figure spetta talvolta il compito di dire dei no, cosa che ad un amico capita raramente". Anche questo è un tema che tornerà nel libro: il bisogno da parte dei giovani e dei giovanissimi di autorevolezza. E i giovani sanno bene chi è una persona autorevole. L’autore ha raccontato di un ragazzo che gli ha detto: "Mio nonno è una persona autorevole. Perché con lui so che anche se non sono d’accordo con le sue idee, fra un mese le sue idee saranno sempre lì, con gli altri no". Leggendo il libro si possono ritrovare gli spunti che erano emersi dalla conferenza di presentazione, eppure il volumetto, nonostante le sue smilze 119 pagine è molto di più. Vi è, in particolare, una seria riflessione sui criteri regolatori della nostra società, fondata sulla performance e sul rendimento. Questo viene un po’ messo in ombra dal titolo, che qualcuno nella sala ha criticato: una ragazza molto giovane ed esile, lo ha definito, addirittura "patetico". Eppure, con la veemenza degli adolescenti quella ragazza coglieva nel segno: il titolo è un po’ troppo assertivo, e rischia di ridurre ad un mea culpa quella che è invece una disamina elaborata di molti aspetti e problemi della nostra societa: la scuola, gli insegnanti, i rapporti genitori-figli, la droga, il rapporto con i mass media, la violenza, il rapporto dell’infanzia con la morte e altro ancora.


Ultim'ora - Culla

Irene Verdino a poche ore dalla nascita

Il 15 luglio ha aperto gli occhi al mondo esterno la piccola Irene.
Un mondo di auguri a lei ed genitori Rosa Fiorenza e Marco Verdino dalla redazione di Controluce.



Sommario anno X numero 7 - luglio 2001