|
Sommario anno X numero
7 - luglio 2001
ARTE - pag. 08
I collezionisti e larte moderna
di Luca Ceccarelli
Al Museo del Corso, a Roma, si tiene, dal 25 maggio
all8 luglio la mostra sui Tesori nascosti. In tale mostra vengono esposte
importanti opere darte, di pittura o scultura, di artisti contemporanei anche molto
rinomati e di talento, come René Magritte e Andy Warhol. In Tesori nascosti viene
fatto emergere il rapporto tra artisti e collezionisti. Quando pensa ai mecenati, il
pubblico che visita le mostre e i musei è abituato, come scrive Ludovico Pratesi, tra i
curatori della rassegna, a pensare a gente come i Medici, o i Gonzaga, o i vari pontefici
di Roma, mentre invece oggi sono proprio questi anonimi cittadini, spesso non titolati,
purché benestanti, o qualcosa di più, a garantire la produzione di pittori o scultori
che altrimenti dovrebbero rassegnarsi allanonimato. Perché è pur vero che
larte figurativa ha un costo di produzione relativamente basso, rispetto al cinema,
ma non è meno vero che il cinema può ammortizzare e trasformare in lauti guadagni i suoi
elevati costi di produzione attraverso gli incassi al botteghino (e in certi casi,
attraverso le cassette, e attraverso i passaggi in TV), cosa che un quadro molto più
difficilmente può fare. La ricognizione è limitata, in ogni caso, alla città di Roma.
Nella mostra sono presenti sedici collezioni: Attolico, Berlingieri, Berlingieri-Leopardi,
Bozzini, Bulgari, Casagrande, Fontana, Franchetti, Hruska, Marchini, Musumeci Greco,
Perugia, Sargentini, Stipa, Ugolini, Zanmatti.
Su ogni collezionista, oltre alle opere esposte (non più di tre o quattro per ciascuno)
viene, in modo molto riassuntivo, fatto qualche cenno storico-artistico. Tra le opere ce
ne sono di interessanti. Certo, le pochissime sculture sono tutte ispirate alla Pop Art, a
rischio di ripeterne i refrain stancamente, come nel caso dellAereo Pitts
-S1 Elica Infinita di Maurizio Mochetti (opera recentissima, del 2000) o della Ruota
del pavone di Rebecca Horn (del 1986). Vi sono invece tra le pitture anche delle opere
egregie, come per esempio un Magritte senza titolo con una rosa al centro di un volto, del
1965. E un soggetto ricorrente in Magritte. Un altro dipinto di notevole interesse
è di Andy Warhol, il padre della Pop Art: una serigrafia su carta
raffigurante Mao Tse Tung (coll. Attolico), che perde, attraverso la sofisticata tecnica
di rappresentazione, il suo carattere austero, e assume le sembianze quasi di una popstar,
dando la misura delle capacità della tecnica occidentale di assimilare tutto e
metabolizzare tutto (come è accaduto con il vero Mao, allepoca, nel 1972,
idoleggiato da molti).
Accanto è la Plastica rosa di Mario Schifano, del 1965, uno smalto su tela dipinto
dal pittore quando era tornato da poco dagli Stati Uniti, dove aveva lungamente
soggiornato, subendo il fascino della Pop Art. Anche se non sembra esservi un
motivo conduttore nel quadro, è piuttosto interessante il fatto che un artista come
Schifano non si limita alla discussione e distruzione dei codici, ma tiene alla
trasmissione dellelemento passionale, come si può riscontrare del resto anche in
altre sue opere.
Unaltra opera che vale la pena segnalare, almeno a mio avviso, è una tempera su
tavola di Mario Nigro che rappresenta Un uomo e una donna, del 1970. O meglio,
trattandosi di due file parallele di segmenti che corrono paralleli nella stessa direzione
ascendente, una azzurra e una rossa, è chiaro che la rappresentazione si presta ad un
riferimento tuttaltro che univoco. Ma se fosse sempre così la vita di coppia, mi
sono detto guardando il quadro: veloce, azzurra e fiammante, ascendente ...
Sommario
anno X numero 7 - luglio 2001 |