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Sommario anno X numero 7 - luglio 2001

SCIENZA - pag. 23

 

Novità dal "gruppo di frascati"

Emanuela Pancotti 08-05-2001
- Visio e vista
Stamattina stavo ripensando e riflettendo su tutte le esperienze che ho vissuto fino ad ora con Visio. Sfogliando il mio album di ricordi ho ripensato alle prime esperienze al tavolino che mi spinsero, poiché le ritenevo noiose, ad abbandonare per un determinato periodo questa sperimentazione; poi ho ricordato le entusiasmanti esperienze quotidiane intraprese nella seconda parte del mio incontro con Visio e cioè le esperienze della mensa, delle passeggiate e delle compere nei negozi di Frascati, la profumeria, la pasticceria, il negozio di caramelle, e la possibilità di rivivere alcune sensazioni che ormai facevano parte della mia vita passata di vedente, come il riscoprire sotto Natale una città illuminata dagli addobbi o il poter percepire qualcosa dietro il rigido e freddo vetro di una vetrina. Ho ripensato anche alle diverse opinioni scambiate con altri non vedenti che avevano avuto, come me, l’opportunità di indossare Visio e ho ripensato alla conferenza del 26 maggio scorso e alle diverse critiche avute soprattutto su alcune forme espressive della descrizione delle sensazioni date da Visio, che essendo descritte, dagli stessi non vedenti, con vocaboli come "Osservare, guardare, vedere", potevano dare ad intendere che quello che Visio potesse dare era una vera e propria visione, provocando così enormi delusioni a chi si aspettava di ritrovare "una vista" in Visio. Sobbalzando dai ricordi mi sono messa a riflettere sulle mie sensazioni e su questi termini che potrebbero illudere chi si aspetta da Visio qualcosa che vada al di là dell’immagine tattile che è in grado di fornire, ed ho pensato che io ed altri non vedenti, tra i quali ex-vedenti come me, abbiamo usato tali vocaboli nella piena coscienza del loro significato, proprio perché Visio pur non essendo vista, rappresenta comunque qualcosa molto vicino ad essa. Ho subito pensato a come può essere definita la vista ed ho pensato che potrebbe essere una percezione d’immagini, ovvero forme, figure e colori, che non possono entrare in noi tramite gli altri sensi. Visio però, pur non fornendo un’Immagine ottica, comunque attraverso le sue pulsazioni riesce a dare un’Immagine tattile a distanza. Toccare ancor prima di arrivare. Questo è il punto!
In seguito, infatti, ho immaginato un mio sogno, quello di cucinare con Visio: ho immaginato di dover tirare fuori dal forno un bel ciambellone ed ho analizzato tutte le sensazioni. Posso percepire il ciambellone dal suo odore, posso sapere che esso sta cuocendo nel forno, poiché quest’ultimo è caldo, posso sentire il suono del campanello che avverte della scadenza del tempo di cottura; ma mettiamo il caso che qualche furbone entri un secondo prima di me in cucina e rubi il ciambellone dal forno?
Il calore c’è, l’odore anche ed il campanello ha suonato; apro il forno, cerco con le presine e correndo il rischio di scottarmi cerco invano il ciambellone. Ora con Visio: mi avvicino al forno e guardo attraverso il vetro anche per garantirmi la giusta lievitazione del dolce ma… ancor prima di aprire lo sportello ed infilare le mani mi accorgo che invece della forma tondeggiante del ciambellone, sulla mia pancia appaiono solo delle pulsazioni che vanno disegnando tante righe verticali, e cioè la griglia del forno.
Sapere ancora prima di toccare, arrivare ancora prima di toccare. Si può vedere senza toccare, senza udire e senza annusare. Questa è vista, ma un non vedente non può farlo. Visio ci permette di percepire un’immagine tattile senza toccare, senza udire e senza odorare, quindi anche se non è vista ha moltissime cose in comune con essa e se qualcuno ha usato impropriamente alcuni termini è proprio perché la sensazione avuta da Visio era assomigliante a quei termini, richiamava, se pur in diverso modo, quelle percezioni.
Nel mio sogno nel cassetto Visio non può sostituire un senso: il gusto di assaporare un buon ciambellone fatto in casa. Quello è meglio gustarlo dal vivo!
Emanuela Pancotti
- Visio e vista
Stamattina stavo ripensando e riflettendo su tutte le esperienze che ho vissuto fino ad ora con Visio. Sfogliando il mio album di ricordi ho ripensato alle prime esperienze al tavolino che mi spinsero, poiché le ritenevo noiose, ad abbandonare per un determinato periodo questa sperimentazione; poi ho ricordato le entusiasmanti esperienze quotidiane intraprese nella seconda parte del mio incontro con Visio e cioè le esperienze della mensa, delle passeggiate e delle compere nei negozi di Frascati, la profumeria, la pasticceria, il negozio di caramelle, e la possibilità di rivivere alcune sensazioni che ormai facevano parte della mia vita passata di vedente, come il riscoprire sotto Natale una città illuminata dagli addobbi o il poter percepire qualcosa dietro il rigido e freddo vetro di una vetrina. Ho ripensato anche alle diverse opinioni scambiate con altri non vedenti che avevano avuto, come me, l’opportunità di indossare Visio e ho ripensato alla conferenza del 26 maggio scorso e alle diverse critiche avute soprattutto su alcune forme espressive della descrizione delle sensazioni date da Visio, che essendo descritte, dagli stessi non vedenti, con vocaboli come "Osservare, guardare, vedere", potevano dare ad intendere che quello che Visio potesse dare era una vera e propria visione, provocando così enormi delusioni a chi si aspettava di ritrovare "una vista" in Visio. Sobbalzando dai ricordi mi sono messa a riflettere sulle mie sensazioni e su questi termini che potrebbero illudere chi si aspetta da Visio qualcosa che vada al di là dell’immagine tattile che è in grado di fornire, ed ho pensato che io ed altri non vedenti, tra i quali ex-vedenti come me, abbiamo usato tali vocaboli nella piena coscienza del loro significato, proprio perché Visio pur non essendo vista, rappresenta comunque qualcosa molto vicino ad essa. Ho subito pensato a come può essere definita la vista ed ho pensato che potrebbe essere una percezione d’immagini, ovvero forme, figure e colori, che non possono entrare in noi tramite gli altri sensi. Visio però, pur non fornendo un’Immagine ottica, comunque attraverso le sue pulsazioni riesce a dare un’Immagine tattile a distanza. Toccare ancor prima di arrivare. Questo è il punto!
In seguito, infatti, ho immaginato un mio sogno, quello di cucinare con Visio: ho immaginato di dover tirare fuori dal forno un bel ciambellone ed ho analizzato tutte le sensazioni. Posso percepire il ciambellone dal suo odore, posso sapere che esso sta cuocendo nel forno, poiché quest’ultimo è caldo, posso sentire il suono del campanello che avverte della scadenza del tempo di cottura; ma mettiamo il caso che qualche furbone entri un secondo prima di me in cucina e rubi il ciambellone dal forno?
Il calore c’è, l’odore anche ed il campanello ha suonato; apro il forno, cerco con le presine e correndo il rischio di scottarmi cerco invano il ciambellone. Ora con Visio: mi avvicino al forno e guardo attraverso il vetro anche per garantirmi la giusta lievitazione del dolce ma… ancor prima di aprire lo sportello ed infilare le mani mi accorgo che invece della forma tondeggiante del ciambellone, sulla mia pancia appaiono solo delle pulsazioni che vanno disegnando tante righe verticali, e cioè la griglia del forno.
Sapere ancora prima di toccare, arrivare ancora prima di toccare. Si può vedere senza toccare, senza udire e senza annusare. Questa è vista, ma un non vedente non può farlo. Visio ci permette di percepire un’immagine tattile senza toccare, senza udire e senza odorare, quindi anche se non è vista ha moltissime cose in comune con essa e se qualcuno ha usato impropriamente alcuni termini è proprio perché la sensazione avuta da Visio era assomigliante a quei termini, richiamava, se pur in diverso modo, quelle percezioni.
Nel mio sogno nel cassetto Visio non può sostituire un senso: il gusto di assaporare un buon ciambellone fatto in casa. Quello è meglio gustarlo dal vivo!
Emanuela Pancotti


09-05-2001 - Le azalee
Oggi ho saputo da Consuelo che qui all’Enea, nel largo spazio davanti al bar, si vendono le azalee della DIMOS. Mi sarebbe sempre piaciuto poter partecipare a queste iniziative, contribuendo al sostenimento di tali proposte, acquistando nelle piazze italiane, una pianta, un uovo di Pasqua o delle arance, ma non mi è stato mai possibile perchè qualcuno in famiglia lo faceva prima di me, potendosi recare autonomamente in piazza, mentre io dovevo essere accompagnata. Oggi invece con l’occasione che l’iniziativa si svolge all’interno dell’Ente e avendo a disposizione l’ausilio di Visio e del bastone, decido di recarmi da sola fino al bar e rintracciare il punto dove si effettuano le vendite delle azalee. Faccio tutto il percorso da sola anche se, a mia insaputa, Consuelo per sicurezza mi segue. In passato avevo già VISIOnato dei fiori, una volta qui all’Enea, in delle fioriere davanti al bar, poi l’anno scorso con l’aiuto di Visio ho potuto assistere attivamente all’Infiorata di Genzano, ma il fatto che io non ricordassi per niente la forma del fiore dell’azalea mi ha spinto bramosamente a fare questa nuova esperienza. Ma eccomi arrivare frettolosamente davanti al bar, sento la voce delle ragazze volontarie della DIMOS. Mi avvicino ma proprio quando sono arrivata davanti ai vasi e ho chinato la testa per VISIOnarli la batteria si scarica e gli aghetti di Visio si appiattiscono. Consuelo allora si fa viva, mi propone di ritornare in ufficio a prendere la batteria, anche perché io sono ormai decisa di scegliere la pianta attraverso l’impressione datami da Visio, potendone così apprezzare la forma e le sfumature. Detto fatto. Torniamo in ufficio, metto la nuova batteria e via; fatto nuovamente il percorso ritorno davanti ai vasi e posso finalmente osservare con Visio. Dall’alto essi appaiono come tante "nuvolette tondeggianti" di pulsazioni una molto vicina all’altra e più o meno sfumate a seconda del punto di luce. Poi Consuelo ne prende una e la pone quasi tra le mie mani; sento una grande massa di pulsazioni tra le quali si distinguono alcuni gruppetti tondeggianti, piccoli e più fiochi come intensità, i fiori, altre pulsazioni strette, lunghe e più intense, le foglie. Consuelo mi dice che i fiori di quell’azalea sono fuxia, poi prende una pianta tutta fiorita e i fiori qui appaiono come vere e proprie "palline" più ampie e soffici, rispetto alle precedenti. In questa pianta si riesce molto bene a distinguere il contrasto tra il fiore e la foglia, anche se di foglie ce non sono molte. La pianta che ho acquistato io ha i fiori rosa, alcuni aperti ed altri più chiusi, questi ultimi prevalgono al centro, e si confondono un po’con la nuvola di pulsazioni delle foglie. Arrivata in ufficio faccio due disegni: uno più tecnico, sul piano in gomma, per spiegare le sensazioni ricevute dalle pulsazioni, e l’altro a colori per far capire come immagino che sia la mia pianta dopo averla acquistata con l’aiuto di Visio. Tutti hanno interpretato benissimo i miei disegni che sembrano essere chiari e molto verosimili; ma non è questa la soddisfazione che ho ricevuto questa volta da Visio. Quest’ultima sta nel fatto che sono riuscita a realizzare una mia intenzione: potermi recare ad acquistare qualcosa potendone apprezzare tutte le qualità al 100%, grazie a quel dettaglio in più, che senza Visio non potrei avere.
Emanuela Pancotti


Sommario anno X numero 7 - luglio 2001