Sommario
anno X numero 8 - agosto 2001
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pag. 02
La "Globalizzazione" ed il G8 di
Genova
di Armando
Guidoni
Comunicato del G8:
1. Noi, i Capi di Stato e di Governo di otto delle
principali democrazie industrializzate ed i rappresentanti dellUnione Europea, ci
siamo riuniti a Genova per il primo Vertice del nuovo millennio. In uno spirito di
collaborazione abbiamo affrontato i problemi più pressanti dellagenda
internazionale. Noi, i Capi di Stato e di Governo di otto delle
principali democrazie industrializzate ed i rappresentanti dellUnione Europea, ci
siamo riuniti a Genova per il primo Vertice del nuovo millennio. In uno spirito di
collaborazione abbiamo affrontato i problemi più pressanti dellagenda
internazionale.
2. Come Leader democratici, responsabili verso i
nostri cittadini, crediamo nellimportanza fondamentale di un dibattito pubblico ed
aperto sulle principali sfide che le nostre società devono affrontare. Promuoveremo
soluzioni innovative basate su di unampia partnership con la società civile ed il
settore privato. Ricercheremo, inoltre, una cooperazione e solidarietà più accentuate
con i paesi in via di sviluppo, basate su una reciproca responsabilità per combattere la
povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile. Come Leader democratici, responsabili verso i
nostri cittadini, crediamo nellimportanza fondamentale di un dibattito pubblico ed
aperto sulle principali sfide che le nostre società devono affrontare. Promuoveremo
soluzioni innovative basate su di unampia partnership con la società civile ed il
settore privato. Ricercheremo, inoltre, una cooperazione e solidarietà più accentuate
con i paesi in via di sviluppo, basate su una reciproca responsabilità per combattere la
povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile.
3. Siamo decisi a far sì che la globalizzazione
lavori a favore di tutti i nostri cittadini e specialmente per i poveri del mondo.
Includere i paesi più poveri nelleconomia globale è il modo più sicuro per
rispondere alle loro aspirazioni fondamentali. Abbiamo concentrato le nostre discussioni
sulla strategia per riuscire in questo intento. Siamo decisi a far sì che la globalizzazione
lavori a favore di tutti i nostri cittadini e specialmente per i poveri del mondo.
Includere i paesi più poveri nelleconomia globale è il modo più sicuro per
rispondere alle loro aspirazioni fondamentali. Abbiamo concentrato le nostre discussioni
sulla strategia per riuscire in questo intento.
Comunicato del Genoa Social Forum:
Vogliamo verità, giustizia e democrazia!
Verità rispetto ai fatti del 20 e del 21. Giustizia
per le decine di persone arrestate e ferite, le perquisizioni arbitrarie, la violenza
subita. Democrazia, poiché crediamo nello stato di diritto.
Ecco le dichiarazioni ufficiali dei due fronti
contrapposti, al termine dellevento che si è svolto a Genova il 20-21-22 luglio e
che tutto il mondo ha seguito direttamente attraverso le televisioni ed i mezzi di
informazione.
Il 23 luglio, inoltre,
nella sua relazione al Parlamento, il ministro dellInterno Scajola ha fatto
lelenco dei feriti e degli arrestati. Il bilancio, comunicato dallo stesso Ministro,
è il seguente: "280 persone arrestate, 231 feriti, di cui 94 appartenenti alle
forze dellordine, 121 manifestanti e 16 giornalisti". Tra gli arrestati,
sono 130 le persone ancora rinchiuse nel carcere, di cui dieci donne. Tali persone,
prevalentemente cittadini svizzeri, tedeschi e francesi, sono accusate dei reati di
danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Poi il Ministro ha difeso con decisione
le forze dellordine e ha dichiarato che il loro operato è servito per contrastare "latteggiamento
irresponsabile" tenuto dal Genoa Social Forum che, a suo avviso, ha favorito i
gruppi dei Black Block i quali "hanno dato vita a una serie di danneggiamenti e
aggressioni tipici della guerriglia urbana, spesso infiltrandosi e confondendosi con gli
altri manifestanti. È stato in occasione del corteo non autorizzato delle tute bianche
che sono avvenuti gli scontri più gravi, durante i quali, per difendersi da quello che
stava diventando un linciaggio, un carabiniere ha causato la morte del giovane
manifestante". Per quanto riguarda, poi, la violenta incursione notturna alla
scuola Armando Diaz che ospitava una rappresentanza dei ragazzi manifestanti, il centro
stampa e lufficio legale del Genoa Social Forum, il ministro Scajola ha dichiarato
che essa "si è resa necessaria per evitare che nel corso della giornata
conclusiva vi potessero essere ulteriori gravi disordini".
Un fotografo di Parigi, presente in piazza Alimonda il pomeriggio
della tragedia, ha dichiarato: "Intorno alle 17.30 il grosso dello schieramento di
polizia in via Tolemaide ha cominciato a tornare indietro rapidamente fino a fermarsi
allaltezza del cavalcavia della ferrovia in corso Torino. Trecento manifestanti
hanno seguito la polizia, mentre molti da dietro gridavano è una trappola. Io
sono andato dietro ai manifestanti, tranquillo, e in un piccolo vicolo a sinistra ho visto
30-40 carabinieri con gli scudi. La polizia ha sparato i lacrimogeni. I carabinieri del
vicolo invece non hanno sparato, ma si sono spostati indietro di una ventina di metri
correndo in disordine sino a piazza Alimonda. Qui cerano un furgone e due jeep che
sono subito partite. Una jeep si è scontrata contro un cassonetto e non è riuscita a
ripartire. A bordo cerano un autista e due persone. Sei
o sette manifestanti si sono avvicinati e hanno gettato sassi da cinque o sei metri. Poi
hanno cominciato a colpire la macchina con i bastoni. I poliziotti erano fermi a venti
metri. Io non capivo perché non andavano ad aiutare i carabinieri. Mentre fotografavo, ho
visto un uomo in divisa senza scudo, forse un ufficiale, che impugnava una pistola. Ho
sentito due colpi. Pensavo fossero in aria invece ho visto cadere un ragazzo. Il
proiettile gli è entrato nellocchio destro e il sangue zampillava
dallocchio".
Questi, a caldo, sono i fatti che hanno fatto
indignare organizzazioni quali la Federazione Nazionale della stampa, Amnesty
International, tutte le organizzazioni pacifiste presenti alla manifestazione antiglobal,
le forze sociali, le espressioni democratiche del dissenso pervenute alla riunione di
Genova da tutto il mondo, nonché lo schieramento dei partiti italiani del centrosinistra.
Lindignazione è sopravvenuta per la gestione violenta del confronto operata dalle
forze dellordine e dal Governo italiano. Ma tutta questa massa di persone
rappresentano uno "schieramento politico eterogeneo" al quale, fisiologicamente,
si contrappone un altro schieramento politico che, daltro canto, si indigna per "la
connivenza e lazione che le tute bianche hanno organizzato per proteggere i violenti
delle tute nere" o per "il vergognoso schierarsi del centrosinistra a
fianco dei teppisti" e si compiace per il "giusto e atteso comportamento
duro" delle forze dellordine contro questi "rappresentanti
delleversione e del disordine". Io personalmente ritengo che sia doveroso
denunciare qualsiasi tipo di violenza, sia che essa venga da azioni di polizia, sia che
venga da una massa di manifestanti. Però non confondo
le responsabilità dei manifestanti violenti con quelle di coloro che vogliono solo
pacificamente esprimere il proprio dissenso verso il tipo di globalizzazione in atto e
vogliono rivendicare la globalizzazione dei diritti; come non confondo le responsabilità
di chi, volendo creare un clima cupo e intimidatorio, emana e ordina strategie (il
Governo), con quelle di chi è costretto ad eseguirle (le Forze dellordine).
Ma la forte contrapposizione fra i due schieramenti
creati allinterno della nostra società conduce sicuramente ad alcuni risultati
inequivocabili:
-si perde di vista lobiettivo primario del G8;
-si perde di vista la volontà della stragrande
maggioranza dei manifestanti antiglobal di denunciare pacificamente gli squilibri che la
globalizzazione, come è stata intesa finora, provoca nella distribuzione delle risorse
esistenti sulla terra;
-si inducono, di fatto, i gruppi pacificisti a
disertare qualsiasi tipo di protesta per "non fiancheggiare i violenti" o,
addirittura, per non essere coinvolti in manifestazioni che, da oggi, saranno considerate
"sicuramente" pericolose per la propria salute.
-ed ancora, fatto gravissimo, si colpisce a morte
lidea dello "Stato Garantista": nella scuola "Diaz", nel corso
della notte e a manifestazione praticamente conclusa, lo Stato ha colpito indiscriminatamente
le componenti inermi dei violenti e dei non violenti (peraltro in maggioranza e
perseguenti obiettivi umanitari), nonché organi di stampa e di informazione nel corso di
trasmissioni in diretta. Facendo un parallelo con le violenze domenicali allinterno
dei nostri stadi, immaginiamo che i nostri tutori dellordine, invece di prevenire le
violenze o colpire gli imbecilli violenti, venissero indotti, per porre fine alle
violenze, a colpire con i randelli tutti gli spettatori presenti.
Chi giudica positivamente lazione da "Stato
di Polizia" condotta a Genova in questi giorni dovrebbe immaginare che un
"montare" di questo tipo di repressione potrebbe colpire, domani, lui stesso
oppure i suoi cari, i suoi amici.
Tornando al tema della globalizzazione, è indubbio che
questo fenomeno si sta concretizzando sempre di più, in maniera autonoma, sfruttando i
mezzi di comunicazione che diventano via via più efficaci e a disposizione di frange
sempre più estese della popolazione dei paesi industrializzati. Lattrazione
gravitazionale esercitata dai paesi industrializzati, però, porta spontaneamente,
specialmente in un sistema governato da uneconomia liberista, a globalizzare le
economie forti (e nel loro interno i poteri forti); ed ecco, quindi, che si globalizza
(contrariamente a quanto enunciato nel comunicato dei G8) il mercato del traffico delle
armi o gli interessi delle multinazionali o, nel migliore dei casi, la speculazione del
capitale.
La sfida politica che ci attende è quella di
utilizzare la globalizzazione per universalizzare le regole contro i genocidi, per
universalizzare le regole a protezione delluomo e della sua dignità, per
universalizzare le regole per la protezione dellambiente, per universalizzare la
cultura e la giusta distribuzione delle risorse, per universalizzare...
Domani dovremo, comunque, decidere il tipo di sistema
globale che vogliamo. Due possibili scenari sono:
-potremo realizzare un sistema di cittadinanza dove si
possa godere di libertà e di una protezione sociale equilibrata. Si tratta di realizzare,
imitando alcuni paesi sviluppati in maniera più armoniosa, una democrazia transnazionale
che contenga regole per lintegrazione fra "attori principali" e
"imbucati", coinvolgendo e proteggendo cioè anche quella moltitudine di
"non autorizzati" ed emarginati che intervengono sempre più numerosi ad
affollare il palcoscenico della globalizzazione.
-potremo imitare alcune pseudo "repubbliche"
africane, od anche sudamericane, dove una frangia minoritaria e privilegiata vive blindata
chiusa allinterno di "prigioni dorate" nel terrore continuo di vedersi
"invasa" e vedere in pericolo i privilegi di cui gode, mentre il resto della
popolazione mondiale è costretto, è spinto, ad emigrare per non morire; è costretto a
delinquere per sopravvivere.
Cè una frase che riesce a stigmatizzare entrambi
le configurazioni descritte: "la guerra alla povertà". Guerra combattuta
però con due obiettivi diversi:
-chi vuole distribuire il benessere anche a chi non lo
ha mai avuto;
-chi vuole la sconfitta dei poveri.
Ringraziamo il nostro collaboratore Gianluca Polverari che ci ha concesso
luso delle immagini da lui scattate direttamente in quei giorni a Genova.
Sommario anno X numero
8 - agosto 2001
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