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Sommario anno X numero 8 - agosto 2001

 I NOSTRI PAESI - pag. 13


grottaferrata

Le catacombe
(di quelle "Ad Decimum" in particolare) (II parte)

di Massimo e Marina Medici

13-fotocatacombe.jpg (45801 byte)La costruzione delle prime catacombe si fa risalire all’anno 150, poiché da quella data in poi i cristiani, che fino ad allora erano stati sepolti insieme ai pagani, furono inumati da soli in quei sotterranei. Gli ingressi erano facilmente riconoscibili dall’esterno ed a volte erano addirittura monumentali. La qual cosa sta a sfatare l’inesatta credenza che servissero da nascondiglio ai cristiani, soprattutto in considerazione della grande quantità di terra di riporto che si trovava nelle vicinanze dell’entrata, cosa che non sarebbe certo passata inosservata ad eventuali persecutori. La qual cosa sta anche a dimostrare la grandissima lungimiranza politica dell’antica Roma che accoglieva in sé qualsiasi religione provenisse, da vicino e da lontano, dando la possibilità agli adepti di quelle, di adorare qualsivoglia nume… purché non navigasse in rotta di collisione con lo Stato. Si tratta del famoso "sincretismo religioso" dell’Urbe che dopo aver costruito il Pantheon (che in greco significa "tutti gli dèi") ne aprì le porte ad ogni divinità. Il pensiero era che tutto il complesso degli déi posti l’uno accanto all’altro, ciascuno nel proprio campo d’azione, interagisse armonicamente per il bene di tutto il popolo. Pensiero, invero, magnifico dal punto di vista statuale che vedeva tutti i cittadini paghi nel loro intimo di credere ciascuno in quello che voleva, ma tutti uniti sotto lo stesso tetto costruito dallo Stato. Durò poco, poiché al sincretismo seguì il proselitismo. A questo la reazione dello Stato con le persecuzioni, il sangue dei martiri, i leoni, eccetera eccetera. ma questa è un’altra storia ed almeno per ora ritorniamo alle catacombe, delle quali, una volta superata l’entrata, si doveva scendere una scala piuttosto ripida che conduceva ad una rete di gallerie scavate su più piani. Il numero dei quali arrivò a quattro nelle Catacombe di Domitilla ed addirittura a cinque in quelle di S. Callisto, che sono le più grandi di Roma.
A destra e a sinistra delle gallerie, che erano scavate ad altezza d’uomo, trovano posto i loculi di forma rettangolare, che erano chiusi da lastre sulle quali si leggevano semplici iscrizioni. La tomba del martire era facilmente riconoscibile: spesso vi era la così detta "fenestella confessionis" che era un’apertura nella parete che racchiudeva il sarcofago di quello, al fine che potesse essere visto e toccato dai fedeli che vi si recavano in preghiera. In questa apertura si introducevano, anche, dei pezzetti di stoffa, che si chiamavano "palliola" e che erano poi distribuiti ai fedeli, sempre desiderosi di portare nelle loro case qualche reliquia che era stata vicino a quei santi resti. All’incrocio delle gallerie, in genere, si aprivano piccole sale ed a volte vi si costruivano degli altari per il culto. Nei primi tempi, nello scavare sottoterra, si stava attenti a non sconfinare nelle proprietà di superficie altrui, però man mano che il Cristianesimo si diffondeva, tali confini "ad inferos" della proprietà soprastante venivano sempre meno rispettati. Non solo, ma addirittura, a volte gli scavi iniziati da un lato di alcune strade consolari… vi passavano sotto continuando dall’altra parte. Gli uomini erano allora come sono adesso. Non sono peggiorati, ma nemmeno migliorati e quando si è in tanti… ebbene… ci si può permettere sempre qualcosa che non era possibile permettersi prima. Insomma, allora come adesso, il Diritto è come una ragnatela: trattiene le mosche, ma è perforata dai calabroni.
Poi il Cristianesimo, divenuto ormai religione di stato, non sentì più il bisogno di separare i propri credenti sia dai pagani che dagli ebrei, rimasti entrambi un’esigua minoranza. Questo portò a non scavare nuove catacombe ed ad utilizzare le vecchie solo a scopo di culto dei martiri.
Ma i secoli passarono e Roma decadde. Erano arrivati i barbari che tutto razziavano e distruggevano percorrendo in ogni direzione l’antico Agro Romano ormai quasi del tutto abbandonato dai contadini che, nel tentativo di sfuggirli, si erano rifugiati in massa all’interno delle mura di Roma, mentre la malaria avanzava nei campi di pari passo con le orde barbariche. La grande città fu messa al sacco e il suo magnifico ordine fu sovvertito da quelle invasioni, spingendo i cittadini, ormai profondamente cambiati, a cercare nelle catacombe quella fede che li potesse difendere, poiché le Aquile delle Legioni ne erano state il prezzo.
Più tardi, nel VI secolo, le catacombe furono saccheggiate dai Goti, la qual cosa fece vieppiù precipitare la Città Eterna. Ma il popolo, prima di fuggire dai campi e di cercare riparo in Roma, scende nelle catacombe, preleva i corpi dei martiri e li trasporta all’interno delle mura seppellendoli di nuovo, ma all’interno delle chiese. Per dare un’idea di quali tempi fossero quelli, basti pensare che nei secoli del suo massimo splendore, Roma, contava due milioni e mezzo di abitanti, mentre in quegli anni era scesa a centomila anime.
Ma il tempo, incurante degli uomini, non si arresta e continua a passare trascinando con sé vinti e vincitori. Le polveri di questi e di quelli si stratificano le une sulle altre, perdendo la loro individualità fino a compattarsi tutte.
Ed i secoli seguitano a scorrere lenti e, piano piano, Roma risorge. Non più l’Urbe che tutti temevano e conoscevano come la padrona del mondo, ma una Roma diversa, forte di una forza diversa da quella passata, risorta nello spirito nuovo del Cristianesimo. Si ritrovarono, così, a volte per caso, gli ingressi delle antiche catacombe dimenticate, le cui volte erano crollate, le cui gallerie si erano riempite di terra e di oblio. Ma più spesso tali ritrovamenti furono il frutto di attente e dotte ricerche e così tornarono alla luce, una dopo l’altra, tutte le catacombe finora conosciute. Fu l’archeologo Antonio Brosio che, a partire dal 1593, iniziò l’esplorazione e lo studio sistematico di quelle testimonianze dei primi secoli del Cristianesimo. Furono usate, di nuovo, come santuari in relazione al culto dei martiri, ma subirono gravi danneggiamenti proprio in conseguenza di questo. Furono aperti lucernari che illuminassero direttamente le tombe più importanti e le zone circostanti a queste. Si aprirono nuove entrate e si scavarono nuove scale per rendere l’accesso più agevole, ma poiché si vollero anche allargare gli ambienti per poter contenere il grande numero di fedeli che vi si recavano in pellegrinaggio, si causarono dei crolli nelle volte interrompendo così, in molti punti, le gallerie. Alcune lapidi furono infrante a seguito di quei lavori ed andarono perdute importanti epigrafi latine, confondendo a volte e scambiando fra di loro quei poveri resti.
Ai giorni nostri, finalmente, soprattutto la chiesa di Roma, ma anche lo Stato tutelano quell’immenso patrimonio storico-religioso regolandone le ricerche, rinforzandone le strutture con idonei lavori di consolidamento e permettendo un costante, ma ordinato, flusso delle numerose persone che desiderano visitarle.
Ora che si è parlato, molto sinteticamente, delle catacombe in generale, nel prossimo articolo si tratterà di quelle "AD Decimum" in particolare. Queste sono alla base della salita della Via Anagnina che porta ai Castelli Romani.
(continua)


frascati - colonna

ACROS - Consegna di diplomi

Il giorno 30 giugno, presso l’Aula Magna dell’Ospedale S. Sebastiano di Frascati, il dott. Learco Braghiroli, Presidente dell’A.C.R.O.S. (Associazione Castelli Romani Servizio Oncologico), ha consegnato i diplomi del Corso di Formazione per Assistenti Domiciliari Oncologici. A tale corso, tenuto dall’A.C.R.O.S. a Colonna, dal 27/2 al 2/6, hanno partecipato 20 assistenti del Consorzio Cooperative Sociali "Idea Castelli" e 10 volontari.


zagarolo

Ospedale, non chiude il "Punto di primo Soccorso"
di Luca Marcantonio

Dopo una riunione col sindaco Daniele Leodori, il direttore sanitario del polo ospedaliero Palestrina-Zagarolo, Aldo Santese, ha deciso di non dare seguito alla paventata idea di chiudere durante le ore notturne il "Punto di primo soccorso" dell’ospedale di Zagarolo. La decisione è stata ovviamente accolta con molta soddisfazione dalla cittadinanza, che proprio nel "S. Giovanni Battista" ripone la più assoluta fiducia, dato che il nosocomio zagarolese si è distinto negli anni per l’efficienza e la preparazione del personale medico e paramedico. La decisione, tuttavia, non fermerà il piano di ristrutturazione già in programma, che dovrà stabilire il futuro dell’ospedale disponendone la parziale riconversione in un centro specialistico per la cura di patologie da determinarsi. Per ora però, prima di ridurre a mezzo servizio il "Punto di primo soccorso", il presidente del consiglio comunale Sandro Vallerotonda ha invitato la direzione sanitaria a potenziare la presenza e l’attività di poliambulatori e servizi simili, giacché sarebbe stupido e dannoso limitare l’erogazione di certe prestazioni senza prima preoccuparsi di surrogarle in modo perlomeno parimenti efficiente.


nemi

Scavi alla Villa di Cesare
di Bruna Macioci bmacioci@tiscalinet.it

È tornato a Nemi il consueto appuntamento con l’archeologia. Come da qualche anno a questa parte, gli studiosi nordici delle Accademie di Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca sono tornati nel nostro paese per proseguire gli scavi nella zona di S. Maria, alla cosiddetta villa di Cesare, e ne hanno riferito in un convegno che si è tenuto nella Sala della Minerva a Palazzo Ruspoli. Sono intervenuti anche i Sindaci di Nemi e Genzano, la dott.ssa Giuseppina Ghini e la dott.ssa Annamaria Reggiani della Soprintendenza ai Beni Archeologici per il Lazio, il dott. Sandro Carocci, Presidente del Parco Regionale dei Castelli Romani; le relazioni sui lavori di scavo sono state esposte dalla professoressa Pia Guldager Bilde, direttrice degli scavi, dalla dott.ssa Birte Paulsen, dal prof. Rasmus Brandt, dal dott. Eppu Viitanen; la dott.ssa Annalisa Zarattini ha parlato di ritrovamenti fatti nel villaggio preistorico del lago Albano, e la dott.ssa Ghini ha parlato del tempio di Diana e del Museo delle Navi. A seguito del convegno, si è svolto un concerto a cura dell’Accademia di Danimarca. Sono stati suonati brani di Mozart, Bellini, Bizet, Donizetti, Debussy, eseguiti dal baritono Jon Hollesen, dal violinista Rikki Yde e dai tre pianisti Lina Park, Thorhild Borup Nielsen e Ingo Schauser.


Sommario anno X numero 8 - agosto 2001