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Sommario anno X numero 9 - settembre 2001

 VISTO DA... - pag. 02

 

Antiglobalizzazione

I contenuti per andare oltre il buon senso

di Renato Vernini

Un adagio attribuito a Mao ricordava come sarebbe sicuramente di maggior aiuto per l’indigente una canna da pesca corredata di relative istruzioni piuttosto che un pesce al giorno. È questa, in estrema sintesi, la perplessità che accompagna iniziative, veramente meritorie, del resto, come quelle promosse da più parti a favore della cancellazione del debito dei paesi poveri. Intendiamoci: cancellare il debito dei soli paesi subsahariani significherebbe sottrarre all’abbraccio della fame milioni di bambini e quindi ben venga ogni sforzo in tal senso. Credo, però, che basterebbe aprire un Mc Donald’s, tanto per dire, a Mogadiscio, per vanificare lo sforzo fatto dai vari Bono e Jovanotti (che poi sono solo le facce di un movimento che spazia dall’universo cattolico a quello delle organizzazioni non governative). Il vero problema, che è legato alla struttura "globale" del modo di produzione e soprattutto di distribuzione, non viene affrontato da campagne di questo genere che, anzi, finiscono inevitabilmente con lo sconfinare in una petizione agli affetti, alla quale è facile, per il mondo occidentale, rispondere in senso positivo togliendosi gli spiccioli dal portafoglio. Ma se oggi venisse cancellato con un colpo di spugna caritatevole il debito del terzo mondo, quanto impiegherebbe questo a ricostituirsi tale e quale?
A fronte di questa domanda pongo solo due riflessioni. La prima riguarda la distinzione tra giustizia e carità. La cancellazione del debito appare, ed è, un atto di carità. Permette ai governi dei paesi economicamente vulnerabili di tirare il fiato a fronte del non-riconoscimento di un loro diritto alla cancellazione di questo debito. Un atto di giustizia sarebbe iniziare a porre il freno a quelle strutture che producono il debito. Anche il magistero cattolico, in questo passo, ha mosso, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, delle critiche ferme e precise al mondo occidentale. Si leggano le due Istruzioni sulla teologia della liberazione, nonché le encicliche sociali, dalla Laborem Exercens alla Centesimus Annus. Vale anche ricordare, in un mondo che si culla nell’oblio delle ideologie, che la riflessione sulla struttura economica è il motivo principe della filosofia marxiana, a tal proposito i giovani dovrebbero leggere obbligatoriamente l’Introduzione alla Critica dell’Economia Politica di Karl Marx. La seconda riflessione riguarda il debito ecologico a carico dei paesi industrializzati. Una sera di qualche anno fa litigavo con un mio amico brasiliano del quale ho perduto le tracce, il suo aforisma era piuttosto agghiacciante: "se volete che noi conserviamo la foresta amazzonica, primo ci dovete pagare, secondo dovete pagare il vostro debito. Avete costruito il vostro benessere inquinando, ora tocca a noi inquinare, oppure approfittare della vostra ricchezza". Credo che le disperate parole di Josè Mario non abbiano bisogno di commento!


Sommario anno X numero 9 - settembre 2001