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Sommario anno X numero 9 - settembre 2001

 ARTE - pag. 07


Stampe da Weimar

di Luca Ceccarelli

Ugo da Carpi  (1479-1532  Sibilla che legge  Copia xilografica in controparte da originale di Ugo da Carpi. Il piccolo foglio, inteso come xilografia di Ugo, è da ritenersi invece copia cinquecentesca in controparte. La stampa originale a due legni è derivata da disegno di RaffaelloForse non molti lo sanno, ma quando Johann Wolfgang Goethe decise di venire in Italia, nel 1786, di sorpresa, stanco della sua attività di consigliere del duca di Weimar, non aveva ancora deciso se dedicarsi all’attività di scrittore e poeta o a quella di pittore. E nella Casa di Goethe, in Via del Corso 18 a Roma, dove il grande artista risiedette per alcuni mesi, vi sono alcuni interessanti dipinti, quasi d’avanguardia, che si aggiungono alle manifestazioni della sua nota "teoria dei colori". Tutto questo nella mostra permanente che si tiene nella Casa medesima, dove spiccano più di ogni altra le acqueforti di Giambattista Piranesi, con l’interno e l’esterno del Colosseo e la veduta dell’antro della Sibilla Tiburtina a Tivoli.
Ma alla mostra permanente si è aggiunta in questo periodo un’altra mostra: Dieter Graf della Biblioteca Hertziana ha curato l’esposizione di circa duecento preziosissime stampe delle collezioni di Weimar, collezioni di cui Goethe stesso è stato un importante artefice. Egli possedeva una raccolta privata di trentanove stampe italiane a colori che andarono ad arricchire la collezione di Weimar.
Le xilografie, o stampe, qui riportate risalgono ad un periodo che va dall’inizio del XVI secolo al XVIII secolo. Ricordiamo però che la xilografia è un procedimento che era già largamente sperimentato nel tardo Medio Evo. Figurano nelle sale autori come Ugo da Carpi, Niccolò Vicentino, Giovanni Gallo, Antonio Maria Zanetti, Niccolò Boldrini, Alessandro Gandini. Nomi, questi, che non dicono probabilmente nulla al grande pubblico, eppure Ugo da Carpi risulta essere il primo, in Italia, a cimentarsi nel genere della stampa a più colori, laddove alcuni dei capolavori di un Dürer, ovunque riprodotti oggi, sono pur sempre in due colori, prodotti con una tecnica più rudimentale. Le loro opere si ispirano a soggetti di contemporanei di grande valore e di successo, due essenzialmente: il Raffaello e il Parmigianino. Solo in Niccolò Boldrini troviamo due stampe ispirate a soggetti propri (un Cacciatore di lepri a cavallo e Il pastorello e il toro). Nella terza sala troviamo invece il seicentesco Bartolomeo Coriolano, produttore di xilografie su dipinti di Guido Reni, e, particolarmente interessante, Andrea Andreani, che ha riprodotto su una stampa in tre colori non solo il Ratto delle Sabine del Giambologna conservato a Firenze, ma anche il trionfo di Giulio Cesare del quattrocentesco Andrea Mantegna.


Sommario anno X numero 9 - settembre 2001