Sommario anno X numero 9 - settembre 2001
ARTE - pag. 07
Stampe da Weimar
di Luca Ceccarelli
Forse non
molti lo sanno, ma quando Johann Wolfgang Goethe decise di venire in Italia, nel 1786, di
sorpresa, stanco della sua attività di consigliere del duca di Weimar, non aveva ancora
deciso se dedicarsi allattività di scrittore e poeta o a quella di pittore. E nella
Casa di Goethe, in Via del Corso 18 a Roma, dove il grande artista risiedette per alcuni
mesi, vi sono alcuni interessanti dipinti, quasi davanguardia, che si aggiungono
alle manifestazioni della sua nota "teoria dei colori". Tutto questo nella
mostra permanente che si tiene nella Casa medesima, dove spiccano più di ogni altra le
acqueforti di Giambattista Piranesi, con linterno e lesterno del Colosseo e la
veduta dellantro della Sibilla Tiburtina a Tivoli.
Ma alla mostra permanente si è aggiunta in questo periodo unaltra mostra: Dieter
Graf della Biblioteca Hertziana ha curato lesposizione di circa duecento
preziosissime stampe delle collezioni di Weimar, collezioni di cui Goethe stesso è stato
un importante artefice. Egli possedeva una raccolta privata di trentanove stampe italiane
a colori che andarono ad arricchire la collezione di Weimar.
Le xilografie, o stampe, qui riportate risalgono ad un periodo che va dallinizio del
XVI secolo al XVIII secolo. Ricordiamo però che la xilografia è un procedimento che era
già largamente sperimentato nel tardo Medio Evo. Figurano nelle sale autori come Ugo da
Carpi, Niccolò Vicentino, Giovanni Gallo, Antonio Maria Zanetti, Niccolò Boldrini,
Alessandro Gandini. Nomi, questi, che non dicono probabilmente nulla al grande pubblico,
eppure Ugo da Carpi risulta essere il primo, in Italia, a cimentarsi nel genere della
stampa a più colori, laddove alcuni dei capolavori di un Dürer, ovunque riprodotti oggi,
sono pur sempre in due colori, prodotti con una tecnica più rudimentale. Le loro opere si
ispirano a soggetti di contemporanei di grande valore e di successo, due essenzialmente:
il Raffaello e il Parmigianino. Solo in Niccolò Boldrini troviamo due stampe ispirate a
soggetti propri (un Cacciatore di lepri a cavallo e Il pastorello e il toro).
Nella terza sala troviamo invece il seicentesco Bartolomeo Coriolano, produttore di
xilografie su dipinti di Guido Reni, e, particolarmente interessante, Andrea Andreani, che
ha riprodotto su una stampa in tre colori non solo il Ratto delle Sabine del Giambologna
conservato a Firenze, ma anche il trionfo di Giulio Cesare del quattrocentesco Andrea
Mantegna.
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