Sommario anno X numero 10 - ottobre 2001
GASTRONOMIA -
pag. 20
La cottura della carne: Cottura
a calore umido (Lessatura)
Prosegue la pubblicazione
della rubrica di gastronomia curata dal professor Giancarlo Tomassi
dell’I.P.S.S.A.R. "P. Artusi" di Roma. Questa parte è tratta
dal suo testo "L’alimentazione ideale - Cuocere e mangiare senza
ammalarsi".
Le carni più indicate sono
quelle dei tagli di terza qualità, e precisamente: muscolo, copertina,
pulcio, spuntatura di petto, petto sottile, petto grosso, pancettone. La
lessatura è senz’altro il modo di cottura più economico, perché dà
il brodo per la minestra ed il lesso per la pietanza ma è anche quello
che rende la carne meno nutriente. La lessatura può essere effettuata
immergendo la carne nell’acqua bollente o in quella fredda secondo che
si desideri un brodo più o meno saporito.
Per preparare un buon brodo, ricco di sostanze nutritive ed
estrattive, la cui azione principale resta sempre quella di agire come
calmante del sistema nervoso ed eccitante delle secrezioni digestive,
occorre:
a) immergere la carne, suddivisa in pezzi piuttosto piccoli, in acqua
fredda ed elevare lentamente la temperatura fino a raggiungere gli
85°~95° C;
b) lasciare bollire molto lentamente, ossia sobbollire a lungo, a
recipiente coperto in acqua abbondante e poi, a mano a mano, lasciare
concentrare;
c) per evitare la torbidezza del brodo, togliere la schiuma che affiora,
dovuta alla coagulazione della soluzione in acqua di una albumina (mioalbumina)
che si raccoglie in superficie insieme al grasso;
d) aggiungere, dopo la schiumatura, sostanze vegetali aromatiche (i famosi
odori) quali: sedano, cipolla, carota, prezzemolo, basilico ecc.
Il lesso che si ottiene con tale procedimento di cottura risulta
impoverito di principi nutritivi (non più del 4%), secco e sfilaccioso,
ridotto più o meno alla metà del suo peso originale. Per ottenere,
invece, un lesso più nutriente ed appetibile e, correlativamente,
un brodo leggero e meno saporito occorre:
a) non tagliare la carne a pezzi piccoli per non aumentare la superficie a
contatto con il liquido e, quindi, la diffusione nell’acqua di cottura
di sostanze nutritive;
b) immergere la carne nell’acqua già in piena ebollizione: provoca una
rapida retrazione delle fibre muscolari e la coagulazione delle sostanze
proteiche superficiali e, quindi, la formazione di una crosta protettiva
su tutta la superficie della carne; fattori questi che impediscono o,
quanto meno, limitano il passaggio dei principi nutritivi dalla carne al
liquido circostante. Proseguire la cottura alla temperatura di 85° ~
95°.
c) provvedere, anche in questo caso, a liberare il brodo dalla schiuma e
ad aromatizzarlo con i soliti aromi vegetali.
Nella pratica familiare, per conciliare i due procedimenti, onde sfruttare
i vantaggi di tutt’e due, si usa immergere in acqua fredda ossa,
cartilagini, tendini e scarti vari e portare ad ebollizione l’acqua,
poi, quando tale ebollizione è piuttosto avanzata si immerge la carne
intera.
In ambedue i casi è importante che la cottura sia condotta con
regolarità e a temperature basse per ottenere la tenerezza della carne e
la conservazione massima dei principi nutritivi, del sapore e dell’aroma.
Salare a cottura quasi ultimata per non interrompere l’ebollizione onde
evitare l’indurimento della massa muscolare e l’interruzione dello
sviluppo degli aromi. Comunque la salatura, per la proprietà del sale
(sodio) di trattenere l’acqua, riduce la disidratazione dei tessuti e,
quindi, dà maggiore tenerezza alla carne, perché è dimostrato il
diretto rapporto esistente tra acqua nei tessuti e tenerezza.
In conclusione, le perdite finali in ambedue i casi, sono soprattutto a
carico dei costituenti idrosolubili e delle sostanze estrattive e, se la
cottura è prolungata oltre il necessario, più o meno si equivalgono.
A proposito delle proteine che, per la qualità e per il valore biologico,
rappresentano l’elemento più importante della carne dal punto di vista
"nutrizione", solamente il 2% di esse passa nel brodo, mentre le
altre restano nella carne; per cui mangiare una porzione di lesso,
soprattutto se è stato cotto con razionalità, significa introdurre nell’organismo
una quantità di ottime proteine. L’uso di aggiungere condimenti vari,
come, per es. salsa verde, salsa tonnata, maionese ecc. alla carne lessa,
ne fa aumentare il valore nutritivo e l’appetibilità.
La ricetta
Parmigiana di zucchine - Dosi per 4 persone
Tempo dl esecuzione:
2 ore e 30 minuti
Temperatura del forno: 200° sul termostato
Ingredienti: 1 kg di zucchine -700 gr di polpa di pomodoro - 30 gr
di burro - 30 gr di parmigiano grattugiato - 2 mozzarelle - 1 cipollina -
1 carota - 1 costa di sedano - una manciatina di prezzemolo - una
manciatina di basilico - pangrattato - farina - olio - sale - pepe.
Procedimento:
In una casseruola rosolare con metà del burro e due cucchiaiate di olio
la cipolla tritata con la carota e il sedano, aggiungere la polpa di
pomodoro passata al setaccio, condire con sale e pepe, mescolare e far
cuocere il sughetto a fuoco dolce. Spuntare le zucchine, tagliarle a fette
per il lungo, passarle nella farina e friggerle in olio ben caldo.
Sgocciolarle ben dorate e tenerle a parte. Imburrare una pirofila, versare
sul fondo un po’ di salsa di pomodoro, uno strato di zucchine, uno di
fette di mozzarella e spolverizzare con il basilico e il prezzemolo
tritati.
Continuare così a strati fino ad esaurire tutti gli ingredienti.
Spolverizzare in superficie con una cucchiaiata di pangrattato mescolata
con il parmigiano; far gratinare in forno caldo.
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