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Sommario anno X numero 11 - novembre 2001

 VISTO DA... - pag. 02

Merendine e armi

Un esempio di miseria dell’economia globale scoperto da un ciberdective sociale

di Renato Vernini


Ringraziamo il sito peace link (www.peacelink.it) per una serie di informazioni che sono frutto di brillanti investigazioni giornalistiche realizzate attraverso la rete. Questa volta dobbiamo alla brillantezza di Paolo Macina  l’approfondimento di una notizia apparentemente innocua apparsa su IlSole24Ore del 28 giugno 2001. Nel giornale finanziario si annunciava una partecipazione del 15% della famiglia svizzera Anda alla Holding Barilla. Ora il nostro giornalista ha scoperto che Gratiam Anda, pargoletto della famiglia Bührle -Anda, dirige, per conto della famiglia, la IHAG, una holding zurighese. La famiglia svizzera ha appena acquistato, oltre che la quota Barilla, la Pilatus Aircraft, una società leader nel settore della difesa aerospaziale. Già questo ci fa storcere il naso, ma è solo l’inizio. Quello delle armi deve essere stato un gioco di famiglia, visto che il nonno di Gratiam fornì armi alla Wehrmacht e grazie a questo suo lucroso investimento portò il capitale della famiglia, che nel giugno 1940 era stimato in 140.000 franchi, a qualcosa come 127 milioni di franchi, registrati a fine agosto del 1944. Ulteriori informazioni sui traffici del nonnetto si possono ottenere dal sito www.webdo.ch/hebdo/hebdo_1998/hebdo_36/armes_36.html. Abbiamo verificato la pagina in francese, pare che la questione sia seria ed abbia dei risvolti piuttosto complicati. Sembra anche che finalmente qualcuno abbia intenzione di spulciare gli archivi della famiglia. Naturalmente tra il nonno ed il nipote la famiglia non è rimasta con le mani in mano: sempre su internet (http://www.antenna.nl/enaat/switzerland ) si scopre che l’allegra famiglia, tramite la dolce mammina di Gratiam,  avrebbe venduto armi al Sudafrica ed alla Nigeria, riuscendo anche a farsi condannare nel 1970 da un tribunale svizzero per traffico di armi con paesi in guerra. Forse la famiglia Barilla si è ingenuamente fidata della comune passione che lega gli imprenditori italiani alla famiglia Bührle-Anda: la collezione di opere d’arte. Sana e meritoria passione, solo pare che il sangue abbia imbrattato la collezione Bührle: che un comunicato stampa del gennaio ’99 (fino a qualche giorno fa consultabile su internet) dell’Ente svizzero opere d’arte frutto di spoliazioni  insinua che una parte delle opere appartenenti alla collezione di famiglia siano frutto di un traffico illecito organizzato da Theodor Fischer, mercante filonazista attivo a Lucerna, e Rudolf Ruscheweyh, spia dei servizi segreti tedeschi. Non solo, la sezione francese della raccolta, oggi gestita da una fondazione (il sito del museo è stupendo ed offre una splendida visita guidata http://www.buehrle.ch/), potrebbe essere stata sottratta dai nazisti alla Collezione Israelita di Parigi e poi potrebbe essere giunta alla famiglia svizzera attraverso una triangolazione  (www.webdo.ch/hebdo/hebdo_1999/hebdo_21/dossier3_21.html) con il Liechtenstein.
Purtroppo internet è un pozzo senza fine, impariamo, guidati dall’infaticabile Macina (un nome un programma!), che il corriere del Ticino del 15 gennaio 2001 informava: sono in corso accertamenti su circostanze e possibili conseguenze dei test con munizioni all’uranio impoverito effettuati negli anni Settanta dalla Contraves, l’ex settore militare della Oerlikon-Bührle, nel comune svittese di Unteriberg. Tutto in rete e documentabile: www.cdt.ch/online/news/15012001/15012001150456.asp. Naturalmente il Sindaco del paesino svizzero è cauto, intanto però ha confermato che l’attuale direttore del poligono di tiro della Contraves a Unteriberg è malato di leucemia. Ma a suo avviso è dubbio che ci sia un rapporto con i test degli anni Settanta: l’uomo è infatti arrivato in Svizzera dall’Inghilterra quando i test erano già terminati (ignora il Sindaco quanto tempo rimanga l’Uranio impoverito nel terreno?).
Dopo aver appreso, grazie a Macina, chi siano i comproprietari di una pasta che mangiavo piuttosto di frequente e di una azienda che mi ha riempito casa di ogni genere di “merendine” ho voluto continuare a farmi del male andando a visitare il sito di famiglia, ora nascosta nel nome della holding Unaxis, ed ho visitato il sito www.unaxis.com. Qui le notizie del nostro detective trovano conferma solo parziale, si può scegliere tra un testo francese ed uno tedesco, la fatica è tanta, ma la sezione storica dell’azienda riconduce furbescamente i legami con la Oerlikon-Bührle al 1946, tanto per togliersi di impaccio, ma come abbiamo visto i guai sarebbero continuati anche dopo!


Sommario anno X numero 11 - ottobre 2001