Sommario anno X numero 11 - novembre 2001
ENERGIA
PER TUTTI -
pag. 10
Le fonti di energia
Una facile esposizione per capire
tutto dell’energia (14a
parte)
di Giovanni
Vitagliano
Proseguiamo con la presentazione di una serie di articoli divulgativi
relativi al tema «energia». Ora sappiamo come viaggia l’energia
elettrica, come viene prodotta nelle centrali idroelettriche,
termoelettriche e nucleari, quali sono gli impianti ad energie
alternative. Nella scorsa puntata abbiamo analizzato i rischi derivanti
dalla trasformazione di queste fonti energetiche, ed ora tratteremo il
tema del riparmio energetico.
13) Il risparmio energetico
Risparmiare
energia è meno facile di quello che si può credere, perché alcune
decisioni di risparmio sono molto al di sopra delle possibilità dei
singoli.
“L’energia è un bene prezioso, e come tale va risparmiato”.
È uno slogan che ascoltiamo spesso, in particolare a partire dall’anno
1974, spesso accompagnato da esempi su come realizzare questo risparmio.
Potremmo aggiungere che tutti i beni vanno risparmiati, perché lo spreco
non è mai raccomandabile, come ci ha insegnato una grande donna del
nostro tempo, Madre Teresa di Calcutta. Ma tentiamo di esaminare questo
problema del risparmio con un pò più di dettaglio, perché non è
affatto semplice come si potrebbe credere.
Non basta declamare solennemente che bisogna risparmiare energia: bisogna
fare anche un’analisi su quale energia è effettivamente risparmiabile,
e quale lo diventerebbe solo a certe condizioni. Infine, bisognerebbe
anche chiarire a tutti quanta energia venga effettivamente risparmiata con
i vari espedienti e quanto essa incida sul totale consumato nel paese, o
almeno in una certa area ben definita.
Proviamo a fare un’analisi di una giornata media di una famiglia non
particolarmente sprecona, e vediamo in quante occasioni viene impiegata
energia dai componenti della famiglia. Torniamo anche indietro di qualche
pagina e teniamo sott’occhio il capitolo 10, quello che parlava
dell’utilizzazione dell’energia. Supponiamo che il padre di questa
famiglia sia un impiegato, in una città di dimensioni medie, come Firenze
o Bologna, che la madre abbia un impiego di mezza giornata, e che due
figli siano studenti; è una famiglia diffusissima in Italia, e
rappresenta quindi un campione credibile. Seguiamo per primo il padre
nella sua giornata: si alza, si lava con l’acqua calda (prima energia
consumata), prepara il caffè (altra energia), si rade (probabilmente userà
un rasoio elettrico, altra energia), si veste, prende l’ascensore
(energia), va a prendere la sua automobile nella rimessa (energia), oppure
l’autobus o la metropolitana (energia), raggiunge l’ufficio. Durante
le ore di ufficio, consumerà energia in comune con i suoi colleghi
(riscaldamento, illuminazione, telefono, computer, mensa aziendale, etc.).
Dopo l’ufficio, il nostro genitore ripete all’opposto la trafila per
il rientro a casa (energia), rientra in casa e accende la luce (energia),
poi accende l’inevitabile televisore (energia), consuma la sua cena
(cotta con l’uso di energia), dopodiché continuerà a guardare la
televisione (energia), mentre la lavastoviglie procede a lavare piatti,
posate e pentole (energia) e magari anche la lavabiancheria è in
funzione. Per tutto il tempo, il frigorifero ha continuato periodicamente
a consumare energia, così come lo scaldabagno. Di notte, un modesto
lumicino rimarrà acceso per evitare di inciampare.
Come vanno le cose per gli altri tre componenti della famiglia? Più o
meno nello stesso modo, se al posto dell’ufficio di lui mettiamo quello
di lei, o la scuola per i due figli. Magari gli altri non useranno il
rasoio elettrico o l’auto, ma useranno il phon o il ferro da stiro per
compensare il loro diritto a consumare la loro quota di energia. Le
occasioni di consumo di energia sono quindi numerose, e di natura diversa
con diverse motivazioni. Facciamo qualche riflessione su questa prima
elementare elencazione. Basta un’occhiata anche superficiale per
rendersi conto che i consumi del nostro padre di famiglia non sono tutti
dello stesso tipo, ma appartengono a tre tipi diversi. Alcuni consumi sono
di carattere individuale, alcuni sono di carattere familiare, altri ancora
sono di carattere collettivo. Sono individuali i consumi dovuti all’uso
del rasoio elettrico, dell’ascensore, dell’eventuale automobile; sono
già familiari quelli dovuti al riscaldamento di casa, alla televisione,
alla preparazione della cena e del caffè; e sono consumi collettivi
quelli dovuti al riscaldamento di casa ed ufficio, alla illuminazione
dell’ufficio, alla mensa aziendale.
Per il singolo individuo, risparmiare energia diventerà via via più
difficile man mano che si passerà dai consumi individuali, sui quali può
almeno in parte decidere da solo, a quelli familiari e a quelli
collettivi. La decisione sarà ovviamente tanto più difficile quanto più
ampia diventa la collettività più grande di cui la famiglia del nostro
impiegato fa parte, perché un’eventuale decisione di risparmiare
energia dovrà essere concordata tra più persone con diverse idee e
tendenze, oltre che con diverse caratteristiche fisiche. C’è chi per
esempio non sopporta il riscaldamento, mentre c’è chi lo vorrebbe anche
tutta la notte in inverno; c’è chi è abituato a lavorare sempre con la
luce artificiale, mentre altri prediligono quella solare; e potremmo
continuare con altri semplici esempi. Stiamo ancora parlando di piccoli
consumi individuali, legati a piccoli gruppi abbastanza ristretti. Andando
ancora un pò più avanti con questa indagine, scopriremo che esitono
innumerevoli altri consumi sui quali l’iniziativa del singolo può fare
poco o nulla; per esempio l’illuminazione pubblica, i trasporti
pubblici, i consumi delle industrie di qualunque genere, il trasporto
merci, e tantissimi altri. È facile arrivare alla conclusione che il
risparmio energetico effettivo è legato ad abitudini radicate in una
popolazione ed a decisioni politiche, sulle quali l’influsso del singolo
individuo, a meno che non si tratti di qualcuno dotato di un elevato
potere decisionale, è pressoché nullo o comunque di modesta entità.
Se però ogni singola persona può influire molto poco sul risparmio
energetico globale, in compenso può risparmiare per se stesso con pochi e
semplici accorgimenti. Come è possibile farlo? Il metodo più semplice e
ovvio è quello di evitare consumi superflui, come luci accese inutilmente
in pieno giorno e talvolta in stanze vuote, radio e televisori funzionanti
a tutto volume e che nessuno ascolta o guarda, automobili usate talvolta
per percorrere poche centinaia di metri, riscaldamento funzionante anche a
temperature esterne elevate (ovvero in estate condizionamento funzionante
anche con temperature esterne basse). Su questi consumi, ognuno dovrebbe
fare il suo bravo esame di coscienza, e spesso potrebbe scoprire, forse
con un pò di meraviglia, che butta via inutilmente ogni giorno molti
wattora. Sarebbe anche molto importante comprendere che un wattora di
energia vale molto di più del suo equivalente in denaro, perchè una
volta utilizzato non potrà essere mai più recuperato, ed andrà ad
aumentare quella famosa “entropia” di cui forse molti hanno sentito
parlare. Vale più la pena di spendere mille lire per evitare un consumo
inutile che spendere le stesse mille lire per pagare il consumo stesso.
Altri sistemi, un pò più avanzati, per risparmiare energia, consistono
nello sfruttare alcuni consumi collettivi già esistenti per evitare
alcuni consumi individuali; per esempio, usare i mezzi pubblici anziché
la propria automobile (per mezzi pubblici si intendono, oltre a quelli
cittadini, anche le ferrovie, gli aerei, etc.); o almeno, non usare da
soli un’automobile che può trasportare cinque persone. Però, come ben
si vede, già cominciamo a notare che questo secondo sistema comporta
maggiori difficoltà, o semplicemente, in molti casi, qualche notevole
scomodità, come quella di viaggiare in mezzi che purtroppo non sempre
sono molto accoglienti, come i non troppo profumati autobus cittadini. Il
definitiva, il risparmio energetico può essere veramente qualcosa di
tangibile quando viene realizzato da molti e su vasta scala; non basta
scoraggiare i consumi alzando i prezzi, ma bisogna anche incoraggiare il
risparmio proponendo valide alternative. Nell’esempio fatto,
occorrerebbe che i cittadini fossero invogliati ad usare i mezzi pubblici
rendendoli più veloci e comodi, cosa indubbiamente non facile, né
immediata.
Facciamo ora alcuni esempi di come è possibile realizzare il risparmio,
riferiti stavolta non al singolo individuo, ma alle grandi comunità o
all’insieme di particolari utenti. Una prima ipotesi è quella di
lasciare inalterata l’energia totale utilizzata e trovare un modo di
diminuire l’energia prodotta; in parole povere, diminuire le perdite, e
cioè migliorare il rendimento sia nella produzione che nella
utilizzazione dell’energia. Ciò può essere ottenuto migliorando il
progetto dei macchinari, usando quindi materiali migliori e meglio
dimensionati, o anche recuperando in qualche modo l’energia che
altrimenti andrebbe perduta. Questo anche se i mezzi adottati costassero
in moneta qualcosa in più dell’energia risparmiata, in nome del
principio enunciato un pò più in alto che l’energia utilizzata non sarà
mai più recuperata. Anche in questo occorre però fare attenzione ad
evitare un risparmio illusorio, perché può capitare addirittura che un
processo di lavorazione per migliorare il rendimento di una macchina costi
più energia (attenzione, non più soldi!) di quella che viene riparmiata
nell’uso della macchina. Ciò richiede una attenta analisi del problema,
che solo un ingegnere esperto di problemi energetici è in grado di
condurre. Alcuni esempi di risparmio del tipo accennato sono:
-Il teleriscaldamento, in cui l’acqua calda, dopo essere stata usata per
processi vari, viene inviata nella abitazioni, cedendo l’ultima parte
della sua quantità di calore;
-Il miglioramento del coefficiente di penetrazione dei mezzi di trasporto
(treni, auto, etc.) e l’adozione di sistemi che dissipano minore energia
(per esempio, gli pneumatici radiali);
-L’isolamento delle abitazioni, attuato con serramenti più efficienti
di quelli attualmente in uso e con muri meglio coibentati.
Una seconda ipotesi per il risparmio è quella di non rendere necessari
alcuni consumi attraverso particolari politiche. Per esempio, come abbiamo
visto nel capitolo 10° sull’utilizzazione dell’energia, i trasporti
consumano quasi un quarto di tutta l’energia consumata in Italia. Una
diversa politica del territorio e dei trasporti potrebbe portare a grandi
risparmi energetici. Si potrebbe per esempio incrementare il trasporto su
corsi d’acqua e per ferrovia contro quello su gomma; si potrebbero
costruire le città espressamente per consentire l’agevole circolazione
dei mezzi di trasporto superficiali, con strade sotterranee o soprelevate,
o addirittura, come è stato proposto da qualche avvenirista, costruendo
le case su pilastri, in modo da permettere la circolazione delle auto
sotto di esse (con buona pace di chi ci abita, a causa dell’indubbio
aumento della rumorosità). Presso le grandi industrie e le grandi
concentrazioni di forza-lavoro si potrebbero creare abitazioni ad-hoc,
evitando il più possibile il fenomeno del pendolarismo. Potrebbero essere
sfalsati gli orari di ingresso e di uscita dagli uffici, per ridurre gli
ingorghi. Potrebbero essere chiusi al traffico privato i centri storici
(cosa già largamente attuata in molte nazioni europee e attualmente anche
in Italia), compensando questa limitazione con un efficiente sistema di
trasporto pubblico (il sistema “park and ride” in uso in Germania ed
in Inghilterra anche in piccoli paesi).
Si noterà che tutte queste possibili soluzioni sono espresse al
condizionale, perché sono state tutte ampiamente dibattute dagli addetti
ai lavori, ma solo qualcuna è stata parzialmente adottata. Non c’è
nulla di più difficile che cambiare le abitudini di massa di una
popolazione, una volta acquisite.
Chiudiamo questo capitolo con la semplice affermazione che il risparmio
energetico è una cosa necessaria, e che tutti siamo coinvolti, sia
personalmente che attraverso la famiglia e le istituzioni che
rappresentiamo: anche se, come abbiamo detto prima, ciascuno di noi può
poco a livello globale, ricordiamo che talvolta l’esempio di uno solo può
essere un gande incentivo per gli altri.
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