Sommario anno X numero 11 - novembre 2001
GASTRONOMIA
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La cottura della carne brasata, in
umido, a calore secco
Prosegue la pubblicazione della
rubrica di gastronomia curata dal professor Giancarlo Tomassi dell’I.P.S.S.A.R.
“P. Artusi” di Roma. Questa parte è tratta dal suo testo
“L’alimentazione ideale - Cuocere e mangiare senza ammalarsi”.
COTTURA
BRASATA
I tagli più indicati sono quelli di prima o seconda qualità, ossia rosa,
piccione, girello, lombo, pezza, campanello ecc.
La carne brasata richiede due successive fasi di cottura. Prima la rosolatura
(calore secco) per formare una crosta protettiva; appena rosolata, la
carne deve essere bagnata con liquido piuttosto caldo: acqua, brodo, vino,
latte, succo di pomodoro, nella quantità di circa 100 cc. per ogni 1/2
Kg. di carne. Poi, a recipiente coperto, per evitare una rapida
evaporazione del liquido, bisogna continuare a cottura a fuoco lento
alla temperatura di 85°- 95° C se avviene sui fornelli, a 150° C se la
cottura continuerà nel forno. Questa seconda fase di cottura può venire
effettuata anche nella pentola a vapore. In tale maniera si ottiene un
sugo concentrato, denso, saporito e una carne molto nutriente in quanto la
rosolatura, formando la crosta esterna, evita la disidratazione e le
perdite alimentari.
COTTURA IN UMIDO O STUFATA
Per tale preparazione si consigliano i tagli di seconda qualità, quali
muscolo, spuntature, e così via. Questa cottura richiede anche due
procedimenti di cottura (il primo a secco, il secondo in umido) condotti
ambedue a fuoco diretto sui fornelli. La carne va tagliata a pezzetti e
condita con sale (gr. 2 per ogni 1/2 Kg. di carne) e lasciata rosolare
con poco grasso, quindi si aggiunge acqua calda o fredda iniziando con una
quantità non superiore ai ml 150 se è fredda e ai ml 250 se è calda
(l’acqua calda deve essere di più perché evapora più rapidamente)
per ogni 1/2 Kg. di carne e continuando fino a coprire completamente la
carne. La cottura in recipiente coperto deve essere a fuoco lento, la
temperatura del liquido deve raggiungere gli 85° - 95° ~, ossia deve
sobbollire.
Questo tipo di cottura favorisce la soluzione di alcuni principi della
carne soprattutto se non si è provveduto al preventivo rosolamento
della stessa.
COTTURA A CALORE SECCO - ARROSTO
Per questo tipo di cottura occorrono temperature piuttosto elevate ma non
elevatissime, per evitare la disidratazione spinta delle proteine e la
contrazione eccessiva e rapida delle fibre muscolari che causerebbero la
fuoriuscita di molti succhi cellulari e la carne risulterebbe dura,
tigliosa, insipida e poco nutriente. La temperatura ottimale è sui 150°
c. Temperature inferiori (sui 125°) danno ottimi risultati, però il
tempo di cottura viene prolungato fino a circa 3 ore per ogni Kg. di
carne. Queste ultime temperature sono consigliabili
per cucinare animali interi, ad es. il pollo, perché così si
ottiene una cottura più completa anche nell’interno della massa.
Con l’arrostimento, che può essere effettuato al forno, allo spiedo,
sulla griglia, al tegame, in padella, e con la frittura si ottengono delle
carni appetitose e particolarmente nutrienti in quanto l’elevata
temperatura provoca una rapida coagulazione delle proteine superficiali e
quindi la formazione di una crosta dorata che fa da vero involucro
protettivo delle sostanze nutritive le quali si concentrano per perdita
di acqua.
Nell’arrosto le proteine fuoriuscite dalla massa si coagulano sulla
superficie della stessa subendo, così, una modificazione nella loro
struttura e formando delle sostanze saporite le quali, unite ai sali, che
sono sulle zone esterne, si concentrano e danno quell’aroma
caratteristico proprio di un arrosto.
L’appetibilità è naturalmente in relazione agli aromi, alle droghe
usate e alla fonte di calore. Il fuoco di legna dà all’arrosto il suo
particolare sapore dovuto proprio ai prodotti di distillazione della
legna.
Per la cottura allo spiedo o sulla griglia il riscaldamento deve avvenire
senza fiamma ma solo ad opera della brace opportunamente distanziata dal
pezzo di cottura, il quale dovrà essere spesso girato, in maniera da
evitare che, in superficie, l’arrosto bruci. In tal caso la parte
bruciata va eliminata perché nuoce allo stomaco (vedi benzopirene).
A proposito dell’arrosto sulla griglia o sulla gratella, detto anche
arrosto ai ferri, è bene ungere con un po’ di olio la fettina di carne
o la bistecca, perché ciò evita la disidratazione superficiale della
carne.
Non saggiare il grado di cottura della carne servendosi di una forchetta o
di un coltello, non bucare la carne, altrimenti si provoca una fuoriuscita
del succo e, quindi, l’indurimento della carne.
La
Ricetta
Arrotolato
di vitello tricolore
Ingredienti:
gr. 600 polpa di vitello in una fetta sola, 3 uova, 2 cucchiai di grana,
gr. 40 burro, 1 confezione di spinaci surgelati, o 500 gr. di
spinaci freschi, 1 spicchio d’aglio; gr 40 burro, 4 cucchiai di olio
d’oliva, sale, pepe, 1 spicchio d’aglio, 1/2 bicchiere di vino bianco.
Esecuzione: Lessare in poca acqua bollente salata gli spinaci
freschi per un minuto. Scolarli, strizzarli e farli cuocere in una noce di
burro già dorato con l’aglio. Lasciarli raffreddare. Sbattere le uova
con poco sale e grana e formare una frittatina con un pochino di burro.
Stendere e battere bene la fetta di carne, posarvi sopra la frittata e
su questa stendere gli spinaci a cui avrete tolto l’aglio. Avvolgere e
legare la carne. Mettere in una casseruola l’olio e il burro, unirvi
l’altro spicchio d’aglio e farvi rosolare l’arrotolato finché avrà
preso colore da tutte le parti. Salare, pepare, bagnare col vino e lasciar
evaporare a fuoco vivo. Abbassare la fiamma, aggiungere qualche
cucchiaiata d’acqua calda e far cuocere adagio per un’ora e un quarto
circa. Slegare la carne, aspettare 10 minuti, poi affettarla e servirla
col sugo di cottura.
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