Sommario anno X numero 12 - dicembre 2001
I
NOSTRI PAESI -
pag. 11
olevano
Grande
affluenza al premio di pittura
di
Carlo
Marcantonio
Negli
ultimi quattro secoli, Olevano ha scritto importanti pagine di arte e
cultura. Molti sono stati i pittori, specialmente tedeschi, che hanno
soggiornato in questa cittadina, fra cui Joseph Anton Koch.
Il sindaco Guido Milana ha intelligentemente organizzato un premio di
pittura, dotato di cospicui premi, il cui tema è stato “paesaggio e
vino”, in considerazione del fatto che nella zona di Olevano si produce
il notissimo Cesanese, presente e apprezzato in tutte le tavole del mondo.
Moltissimi i pittori partecipanti, le cui opere, oltre ad avere un
indubbio valore documentario, esaltano l’immagine ideale del paesaggio
olevanese con un riconosciuto spessore pittorico. Sono stati premiati
Gianni Mastrantoni per un dipinto cromaticamente monocorde, di grande
efficacia espressiva, realizzato con un avvolgente disegno. Giuseppe Di
Salvo, con la sua composizione molto ben articolata.
Massimo Papa, magistralmente legato ad un realismo puntiglioso
cromaticamente efficace. Giuseppe Coluzzi, che si dimostra ancora un
animatore di forme sovrapposte. Mario Magliocchetti si rivela con la sua
opera un ricercatore di nuove forme, trovando nella natura pulsioni umane.
Franco Carmine, noto pittore del sud, ricco di carica cromatica.
Costantino De Carolis ha evidenziato una performance postimpressionista già
precedentemente elaborata. Giuseppe Alesiani dimostra col suo dipinto una
sicurezza di impaginazione. Tarcisio Bonuglia allineato in una sorta di
chiarismo legato a certe stilistiche scenografiche emozionanti.
Altri premi sono stati assegnati ad opere di notevole valore a firma di
Bruno Agostinelli, Franca Lubrano, Giuseppe Martelli, Nicola Badia, Franco
Ciotti e Giannetti.
lanuvio
Antichità
lanuvine
di
Luca
Ceccarelli
Nei
Musei Capitolini di Roma, tra le varie opere scultoree romane trovate a
Lanuvio, è conservata una statua di Giunone Sospita (che significa
propizia, favorevole). Leggiamo la descrizione che ce ne da Filippo Titi
nel volume del 1763 Descrizione
delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma: «Vi sono
ancora due nicchie laterali, in una delle quelli sta collocata la celebre
statua di Giunone Sospita, che si venerava nell’antico temple di Lanuvio,
ora Civita Lavinia, essendovi nella base l’antica iscrizione IVNO LANV
VINA. Ha questa la testa ornata di una pelle caprina, e i calcei lunati,
essendo appunto, come viene da Cicerone descritta: “Cum
pelle caprina, cum hasta, cum scutulo, cum calceolis repandis,
raccontando Livio: Lanuvio simulacrum Junonis Sospita lacrymasse.”». Una statua di
Giunone con gli stivaletti con la punta all’insù (calceolis repandis) e coperta di una pelle di capra. Ed è probabile
che il nome stesso della città di Lanuvium
derivi dalla lana caprina con cui si copriva Giunone. Come testimonia
anche un passo del libro VIII della Storia
di Roma di Tito Livio, quando i Lanuvini furono sconfitti presso
Astura insieme ad altre città latine che si erano sollevate contro Roma
nel 341 a. C., il senato romano decise tuttavia di accogliere la città di
Lanuvium nella civitas
romana, lasciandole i culti religiosi di appartenenza. Si richiese
tuttavia che il tempio e il bosco sacro a Giunone Sospita divenissero
patrimonio comune anche ai romani. Giunone Sospita, sostenitrice nelle
avversità e nei pericoli, era una delle diverse forme in cui veniva
venerata questa divinità (diffuso tra gli altri era il culto Giunone
Lucina, protettrice delle partorienti). Stando ad una testimonianza che si
ricava dal quarto libro delle Elegie
di Properzio e dal trattato geografico di Eliano Perì Zoon ogni anno sul far della primavera alcune fanciulle
dovevano porgere delle focacce ad un serpente sacro a Giunone Sospita che
si trovava nel santuario: se l’animale accettava l’offerta veniva
ritenuto presagio di buoni raccolti, se la rifiutava, veniva ritenuto
presagio di carestia, e la fanciulla veniva offerta in sacrificio.
Specialmente nell’età imperiale il tempio, che secondo la tradizione fu
teatro più volte di fatti miracoli e prodigi, era assai frequentato da
persone che venivano da tutto il bacino del Mediterraneo, contribuendo
all’importanza e alla prosperità della città, che diede i natali agli
imperatori Antonino Pio e Comodo. La legge di Valentiniano e Teodosio del
391 d. C. che decretava la chiusura di tutti i templi pagani sul
territorio dell’Impero determinò la fine del culto di Giunone Sospita,
oltre che di quello di Ercole per il cui santuario Lanuvio era anche
frequentata, e con essa lo spopolamento e la decadenza della città, che
poco dopo venne anche saccheggiata dai barbari. Una certa ripresa si ebbe
nel secolo XI con l’insediamento presso Lanuvio di una comunità
benedettina. Il nome della città mutato in Civitas
Lanovina, e nel XIV secolo in Civita
Lavinia. A Vincenzo Vecchi, un medico bolognese della seconda metà
dell’Ottocento con la passione del disegno, che esercitava la
professione nei Castelli Romani, il paese si presentava in queste
condizioni non particolarmente floride:
«Civita Lavinia Terra della Comarca di Roma non offre che l’idea
di un paese nello squallore e nella rovina, non troppo pulito con viottoli
tortuosi stretti, dando benissimo l’idea di un paese dei tempi di mezzo.
Questa Terra per altro è succedanea all’antica Lanuvium, i di cui
interessantissimi avanzi sono tutt’oggi l’oggetto dei dotti e dei
disegnatori di monumenti antichi.» Era la povertà e la decadenza di un
piccolo borgo piuttosto appartato dei Castelli, la cui unica risorsa
produttiva era la viticoltura, sviluppatasi all’inizio del XVII secolo
riprendendo un’attività consolidata in epoca romana, nel periodo di
tranquillità assicurato dalla signoria degli Sforza Cesarini, dopo le
turbolenze che avevano accompagnato quella dei Colonna.
Nei decenni successivi, sotto il Regno d’Italia, oltre alla restituzione
al paese nel 1914
del suo antico nome di Lanuvio, si ebbero ulteriori scavi
archeologici che scopersero un tempio del VI secolo a. C., poi reinterrato,
presso i blocchi del tempio di Giunone Sospita che ancora si possono
visitare nell’orto dell’Istituto Salesiano. Gran parte dei reperti
archeologici tuttavia si trovano oggi sparsi in vari musei: il Museo di
Valle Giulia a Roma, il Museo Capitolino, il British Museum di Londra e il Museo di Leeds.
frascati
comunicato
stampa
Progetto
di riforma della “180”
adiGirolamo
Digilio (Presidente Regionale A.RE.SA.M. - aresam@tiscalinet.it)
Nucleo Dipartimentale ASL RM”H” - Frascati
L’A.RE.SA.M.,
Associazione Regionale per la Salute Mentale-ONLUS, esprime la più viva
preoccupazione
dei famigliari per l’inizio della discussione presso la
Commissione Affari Sociali della Camera di un Progetto di legge a firma
dell’on. Burani Procaccini ed altri che individua l’ospedale e il
ricovero obbligatorio quali strumenti principali dell’assistenza
psichiatrica. Incentrare la tutela della salute mentale
sull’internamento ospedaliero e sul ricovero obbligatorio significa
eludere il problema, ripensare in termini sostanzialmente manicomialisti
l’assistenza psichiatrica e scegliere quindi la scorciatoia della
segregazione delle persone con disagio psichico e malattia mentale. Questa
scelta, basata sulla paura, sul rifiuto e sulla criminalizzazione dei
pazienti è oggi profondamente anacronistica sia per l’esistenza di
trattamenti medici, psicoterapeutici e riabilitativi che, eliminando
pratiche violente e coercitive, inducono la guarigione o sensibili
miglioramenti in almeno il 70% dei pazienti sia per l’accresciuta
consapevolezza, da parte dei cittadini e dei famigliari
dei pazienti che nessuna cura è possibile se non fondata sulla
comprensione profonda del malato e sul rispetto dei diritti e della dignità
della persona. Il vero problema da affrontare è invece oggi la mancanza o
il cattivo funzionamento di una rete di strutture e di servizi
territoriali, previste dalle leggi dello Stato, ma finora solo in parte
realizzate, in grado di garantire la diagnosi precoce, il conseguente
trattamento e la presa in carico continuativa del paziente fin dall’età
evolutiva nel contesto del suo ambiente umano e sociale. Attualmente
l’abbandono del paziente e della sua famiglia da parte dei servizi è
causa di aggravamenti e di cronicizzazione anche in molte persone che
potrebbero invece essere efficacemente curate e reinserite nella vita
sociale e lavorativa. A ciò segue la pratica perversa di periodi di
ricovero selvaggio in strutture per lo più assolutamente inadeguate sotto
il profilo ambientale, umano e tecnico. La mancanza di un valido sostegno
territoriale è anche l’origine del tristissimo fenomeno di famiglie
esasperate che, giunte allo stremo, finiscono col gettare la spugna e
reclamare il ricovero del congiunto malato quale estrema possibilità di
sopravvivenza.
Le famiglie dell’A.RE.SA.M. chiedono la realizzazione di un vero sistema
di tutela della salute mentale,
come previsto dalle vigenti leggi (Progetti obiettivo nazionale e
regionali), nel cui ambito il ricovero ospedaliero deve rappresentare un
episodio assolutamente limitato rispetto alla continuità della cura
nell’ambito dei servizi territoriali, anche a domicilio del paziente. Il
sistema sanitario deve cioè offrire ad ogni singolo paziente un “pacchetto
di cura ”unico e globale che comprenda, senza soluzioni di continuo,
l’assistenza domiciliare, ambulatoriale, ospedaliera,
residenziale-riabilitativa,ecc. per la realizzazione, nel pieno rispetto
della dignità della persona, di tutte le potenzialità del paziente e la
sua reintegrazione nella vita sociale e lavorativa. In questo contesto è
particolarmente urgente potenziare e riqualificare il sistema dei Servizi
Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) attualmente assolutamente
inadeguati ai loro compiti istituzionali. La presenza e l’efficienza di
un simile sistema costituirebbe anche un valido sostegno per le famiglie
che potrebbero collaborare assai di più con i servizi mettendo a
disposizione una preziosissima e insostituibile risorsa. L’A.RE.SA.M.,
mentre chiede di essere ascoltata in sede di discussione della legge in
Parlamento, si riserva la più ampia azione in difesa dei diritti dei
pazienti e per la realizzazione di un sistema di tutela della salute
mentale più efficiente e più umano.
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