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Sommario anno X numero 12 - dicembre 2001

CURIOSITA' STORICHE - pag. 25

                            
Papa Albani mecenate e collezionista

di Luca Ceccarelli

Roma - Villa Albani Nel complesso di San Michele, a Trastevere, già costruito in gran parte sotto il pontificato di Innocenzo XII, Papa Clemente XI stabilì che dovesse essere istituita una Casa di correzione, in cui ospitare i giovani rei, allo scopo di ottenere la loro riabilitazione morale e un loro avviamento al lavoro. Ma non solo: con gli ampliamenti effettuati dal Fontana nel complesso venne costruito anche un corpo dedicato agli uomini anziani abbandonati, un altro alle donne anziane, e un altro alle zitelle senza famiglia. Il carcere minorile ha avuto sede qui fino al 1972. In questi giorni, divisa tra il refettorio dell’ospizio e la chiesa, è stata allestita una mostra (che resterà aperta fino all’inizio di gennaio) dedicata proprio a Clemente XI, Papa Albani. Tale esposizione, divisa in cinque sezioni, è volta nella parte iniziale ad illustrare la figura del pontefice, con acqueforti, tele, un arazzo e un busto in marmo che lo ritraggono sia quando era già papa, sia quando era ancora cardinale, con la carica di segretario dei Brevi, rilevando sempre i suoi occhi estremamente vivaci e il suo naso appuntito. Seguono diversi paramenti liturgici che egli utilizzava: piviali, tunicelle, una mitra vescovile in seta e oro con custodia in marocchino rosso impresso in oro, una tiara di penne bianche ricoperte di fili d’argento, con custodia in marocchino marrone impresso in oro, e poi pantofole rosse pontificali, un breviario del 1618 stampato e rilegato in pelle, un calice in argento sbalzato e inciso, ritratti di Clemente in avorio intagliato. A seguire, diversi imponenti dipinti celebrativi in olio volti a celebrare il pontificato di Clemente XI, opera di pittori di corte tra cui il più interessante nel suo realismo con punte di feroce ironia è Clemente XI conferisce il cappello cardinalizio a Giulio Alberoni, il noto cardinale-politico che tentò di ripristinare in Italia il dominio spagnolo. Una parte successiva dell’esposizione è dedicata alle monete coniate sotto il pontificato di Clemente XI, in argento, alcune delle quali riportano il suo ritratto, e alle medaglie in bronzo con la sua effigie, ad un olio su tavola e ad un disegno su pergamena che ritraggono la meridiana di Francesco Bianchini con lo stemma degli Albani, e ad un bassorilievo in terracotta di Pierre Legros con un’allegoria dal titolo Le arti rendono omaggio a Clemente XI. La seconda sezione della mostra è dedicata ai famigliari di Clemente XI che più lo hanno seguito sulla strada del mecenatismo artistico del collezionismo. Si tratta del fratello Orazio e dei due nipoti Annibale e Alessandro. Purtroppo la collezione messa insieme dal Papa e dai suoi familiari ha subito, nel tempo, una notevole dispersione. Appaiono qui tele assai notevoli come Il Cristo tra gli angeli di Francesco Trevisani (ora a Vienna al Kunsthinstoriches Museum) il Transito di San Giuseppe (dello stesso autore, alla Galleria nazionale di Urbino), un Busto di San Paolo di Giuseppe Bartolomeo Chiari, un altorilievo in bronzo raffigurante Orazio Albani, ed altri paramenti sacri e oggetti per il culto, e un grande cartone con Ercole in riposo, di Annibale Carracci, destinato all’affresco di palazzo Farnese con lo stesso tema (che però per motivi ignoti fu impostato in altra maniera). E poi, altri oggetti sacri, di grande pregio, tra cui la serratura in ferro battuto e ottone dorato di Pietro Monti con lo stemma Albani, un gioiello del barocco adottato come simbolo della mostra. La mostra prosegue all’interno della chiesa grande, un tempo dedicata alla Trasfigurazione, oggi al Ss. Salvatore, di cui è un’immagine scultorea dell’Ottocento. Oltre alla copia della Trasfigurazione di Raffaello conservata nella chiesa, l’esposizione offre un’Assunzione di Carlo Maratti Giuseppe Bartolomeo Chiari (1704-1708), e una Natività di Maria di Carlo Cignani  (1709), entrambe nella Cappella della Concezione di Urbino. Questa terza sezione vuole dare una panoramica delle arti a Urbino al tempo di papa Albani, attraverso opere eseguite appositamente per la città, tra cui diversi libri a stampa (segnaliamo un’edizione di gran pregio della Gerusalemme Liberata), segno dell’impulso che gli Albani diedero a questa industria durante la loro permanenza ad Urbino.  La IV sezione è una raccolta di quadri di autori vari, con modelli per i profeti destinati al margine superiore della chiesa di San Giovanni in Laterano, quadri di soggetto religioso dipinti come bozzetti per la Cappella del Battesimo in San Pietro, e bozzetti per la chiesa di San Clemente. Forse i più interessanti nella loro vivacità e nel loro candore tipicamente settecentesco. Inoltre, la sezione offre diverse opere tra disegni, sanguigne e affreschi, di Alessio de Marchis. Questo artista, non molto conosciuto, adotta una maniera tipicamente settecentesca quando disegna, mentre per i paesaggi (Paesaggio con torrente, Paesaggio al tramonto) sembra riprendere i classici fiamminghi e  francesi del Seicento con un’accentuazione di sublime che è già preromantica. La quinta e ultima sezione, infine, è dedicata prevalentemente a disegni che mostrano le opere architettoniche realizzate a Urbino sotto l’impulso degli Albani. Fanno eccezione una veduta di Gaspar Van Wittel del Porto di Ripetta (1704-1705), costruito anch’esso per iniziativa di Papa Albani, e un ovale in bronzo dorato di San Crescentino.



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