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Sommario anno XI numero 1 - gennaio 2002

 I NOSTRI PAESI - pag. 08

La musica maledetta entra nelle scuole

A lezione di rock con Vittorio Nocenti

(Piera Lombardi). Ripercorrere la storia del rock attraverso i Nirvana, i Metallica, i Police e i Deep Purple passando per Simon e Gurfunkel e scoprire le chiavi per comprendere i giovani di oggi, il loro modo di comunicare, i loro gusti. Questa iniziativa nasce dalla mente fervida di uno dei protagonisti del rock italiano: Vittorio Nocenzi, leader del Banco del Mutuo Soccorso e dalla collaborazione con il Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, con la Casa delle Letterature e con il D.A.M.S. dell’Università di Roma - Tor Vergata.
Il contenitore per le lezioni-spettacolo dedicate agli studenti sarà il Teatro Ambra Jovinelli in cui il musicista incontrerà, a partire da mercoledì 4 aprile e fino a lunedì 14 maggio, gli studenti dei Licei e delle Scuole Medie Superiori romane e quelli del D.A.M.S.
I seminari per i docenti si terranno invece alla Casa delle Letterature di Piazza dell’Orologio. Un’idea per una didattica moderna e originale che gli stessi insegnanti potranno continuare a proporre nei regolari programmi didattici, ma non solo. L’intento, come ci spiega Vittorio Nocenzi, è quello di analizzare il linguaggio dei giovani attraverso la musica rock e farla interagire e metterla a confronto con il mondo che ci circonda: i media, la pittura, la poesia, le nuove tecnologie e le nuove tendenze metropolitane.
Ad essere sviluppati saranno tutti gli aspetti della comunicazione, sia essa realizzata attraverso le parole, le note, i simboli o i colori, fino alle più attuali espressioni urbane.
E così, partendo da Woodstock e l’eredità poetica della beat generation, si arriva al rock anni ’70, ’80 e ’90, alla musica pe(n)sante, quella ricca di contenuti, contrapposta alla musica di consumo. E ancora la musica dei campionatori, il rock progressive e il “nu metal”. Tutto questo articolato da brani poetici, proiezioni di filmati, recitazioni di testi letterari e performance musicali dal vivo. Ma è proprio in questa intervista che Vittorio Nocenzi ci fa comprendere meglio la originalità di questa iniziativa che non è azzardato definire una grande operazione socio culturale.
D - Perché un musicista, con una storia importante come la tua, si rende disponibile per un lavoro così impegnativo nelle Scuole Pubbliche?
R - La Scuola va rimessa al centro dell’attenzione della società civile, se vogliamo un futuro di persone dinamiche, propositive e non omologate dal consumismo di massa. Gli insegnanti svolgono un ruolo fondamentale, oggi troppo poco gratificato mentre diviene sempre più complesso: vanno sostenuti e incoraggiati, hanno bisogno di complici e di stimoli. È importante individuare metodi di comunicazione che rispettino e accolgano gli interessi dei giovani.
Partire dall’ascolto di un brano rap per confrontarlo con il coro delle tragedie greche può essere per i ragazzi come salire su una navicella spazio-temporale per recuperare conoscenze rifiutate o dimenticate. Più che cartoline del passato, però, si devono rappresentare “graffiti del presente”. La musica può e deve essere un ponte fra culture e generazioni diverse.
D - Qual è la funzione didattica della musica e del rock in particolare?
R - La musica, per chi è giovane, è un canale di riferimento espressivo fondamentale. Troppo spesso si lascia che i modelli musicali delle radio e delle televisioni (prevalentemente di consumo) siano il loro unico riferimento. Adoperare la musica come passe-partout, come chiave “segreta” per parlare con gli studenti di letteratura, di pittura, di storia, di filosofia, di media, significa stimolarne l’interesse e la disponibilità, offrendo loro più opportunità di scelte.
La musica rock, quella che esce dalla chitarra elettrica e dai campionatori, diventa poesia urbana nel rap, nel trep hop, diventa messaggio per comunicare l’inquietudine e la ricerca di nuovi valori. Offrire l’opportunità ai giovani di uscire dai soliti schemi didattici ed avventurarsi nei territori sconosciuti dell’arte, delle nuove tecnologie attraverso il veicolo della musica è un grande messaggio di apertura e di rispetto verso i giovani stessi e verso un mondo troppe volte demonizzato e rifiutato.
D - Che cosa ha a che fare Dante con la musica rock?
R - Direttamente nulla, ma se dovessi interessare i miei studenti a Dante proverei a sottolineare la sua importanza nell’aver usato per primo il dialetto del suo tempo per scrivere un’opera come la Divina Commedia, così come Jimmi Hendrix o Jaco Pastorius sono stati i primi a dar vita a sonorità e fraseggi prima impensabili per la chitarra o il basso elettrici. Poi metterei in sottofondo un brano appropriato di “nu metal” e leggerei Farinata degli Uberti.
D - Che cosa pensi si aspettino da questa iniziativa i docenti, chiamati a confrontarsi con il linguaggio musicale dei giovani?
R - Forse si aspettano il solito fragore, ma rimarranno stupiti nel constatare che il codice espressivo di questa musica sia così ricco di contenuti e forme da meritare la stessa attenzione che si da a quella classica. I grandi temi della storia come l’ambientalismo, il pacifismo e l’antirazzismo, quando vengono comunicati dalla musica rock, sono ricchi d’emozione, diventano poesia, letteratura contemporanea.
D - Gli “Incontri” di Roma segnano il battesimo del tuo progetto?
R - Quest’esperienza, è iniziata cinque anni fa, tra una tournèe e l’altra del Banco. Nel 1996 a Siena e alla facoltà di Lingue dell’Università di Torino; nel ’97 ancora a Torino; nel ’98 per gli studenti dei Licei di Vibo Valentia (su richiesta del Provveditorato agli Studi); nel luglio ’99 l’approvazione della Comunità Europea; nel 2000 di nuovo Piemonte, Lazio, Umbria. Finora abbiamo incontrato già circa 15.000 studenti in tutta Italia. Abbiamo raccolto altrettanti questionari in cui gli intervistati hanno espresso i loro giudizi sugli incontri e gli argomenti affrontati, esprimendosi insomma da protagonisti: è una messe di dati importanti, che indica con chiarezza la necessità di dare nuove e concrete risposte.
L’esperienza arriva a Roma in particolare grazie alla disponibilità e collaborazione della Casa delle Letterature dell’Assessorato alle Politiche Culturali. Saranno interessati più di 20 Istituti della capitale, oltre alla Cattedra di Filosofia del Linguaggio del D.A.M.S di Tor Vergata, per un totale di 3.000 studenti.
D - Con quale musica saranno identificati in futuro i nostri tempi?
R - Se pensiamo al ’700 diciamo Mozart, se parliamo dell’800 diciamo Beethoven, la Lirica. Se in futuro vorranno parlare del secondo ‘900 più che ai suoni dell’orchestra sinfonica ci si riferirà senz’altro alla chitarra elettrica, ai sintetizzatori, ai nuovi suoni creati dal Rock. Questa musica e la poesia urbana del rap sapranno rievocare l’inquietudine e la ricerca di nuovi valori che stiamo vivendo oggi.
D - Quali sono, tra i giovani rocker italiani, quelli che pensi possano dare di più in termini di contenuti e sonorità innovative?
R - Ci sono già troppe gare e classifiche nazional-popolari: indicando qualcuno mi aggiungerei anch’io. Preferisco invece dire con convinzione che la musica italiana oggi è ricchissima di nuovi talenti. Il problema sono gli spazi presidiati sempre più quasi esclusivamente dalle major discografiche, con i loro cataloghi internazionali e con i prodotti balneari usa e getta di facile consumo. Le radio libere sono solo un ricordo sbiadito, con le loro diversità: oggi i network monopolizzano tutto trasmettendo un mono-modello musicale che serve solo a fare da colonna sonora, leggera e non impegnativa, agli spot pubblicitari, veri protagonisti delle radio. E poi la musica costa troppo: non può essere accettabile ad esempio che sulla stampa pornografica si paghi l’IVA al 4% perché rientra negli incentivi riconosciuti all’editoria, e su un disco di Bach o di Keith Jarret o di Bjork si paghi il 20%.
D - Sembra che gli ascolti di San Remo siano calati rispetto agli anni precedenti. Pensi che questo sia un sintomo di una maggiore attenzione del pubblico verso una musica pe(N)sante, come dici tu?
R - Nello specifico credo si tratti semplicemente del giudizio del pubblico che non ha gradito un brutto San Remo. Sarebbe troppo bello se fosse segno di un ridimensionamento del festival al ruolo che gli compete, quello cioè di kermesse televisiva e di costume e di fiera-mercato per gli impresari e le tournèe estive. Il Festival non fa più vendere un disco a chi lo vince e prosegue ad occupare impropriamente il posto di rappresentazione per antonomasia della musica italiana, cosa che non è più da decenni. Sarebbe ora di creare un appuntamento vero per la musica contemporanea, suddiviso in ambiti differenziati, come accade in America, con la premiazione del miglior disco per ogni sezione e tutti gli altri a pari merito. Agli inizi della mia carriera era logico comprendere l’inadeguatezza dei circuiti, delle strutture: erano i primi anni, le prime volte. Ma dopo quasi trenta anni vedere ancora migliaia di giovani band in tutta Italia senza sale prove, senza luoghi dove fare concerti che non siano i soliti spazi con acustiche indecenti presi in prestito dallo sport, non è più accettabile.
Il problema è culturale: in Italia c’è un grave ritardo nei confronti della musica, alla quale altre nazioni come Francia e Germania ad esempio, riconoscono da tempo un ruolo sociale ed esistenziale di ben altro valore.


Gli incontri-concerto saranno trasmessi in diretta su radio Rock e di volta in volta sono previsti musicisti e artisti ospiti. Vittorio Nocenzi (più di 20 lavori discografici e migliaia di concerti in Italia e all’estero con il BANCO, di cui i più recenti li hanno visti nell’inverno scorso esibirsi a Los Angeles, Città de Mexico, Rio de Janeiro) in questa iniziativa sarà coadiuvato, durante alcuni stage, dal prof. Guido Zingari, docente titolare della Cattedra di Filosofia del Linguaggio del D.A.M.S. sez. musica dell’Università di Tor Vergata e dal maestro Antonio Scarlato, titolare della cattedra di Composizione presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma oltre che da Rodolfo Maltese chitarra, Viola voce, Alessandro Papotto clarinetto e sax, Alessandro Corsi basso, Giampiero Lattanzi voce e chitarra. Parteciperanno ospiti come Rosy Wiederkehr e Mario Crispi (Agricantus), Filippo Gatti (Elettrojoyce), Arnaldo Vacca (Indaco), Gianfranco Salvatore (Accademia della Critica), il balletto di Renato Greco.    
Per informazioni sul progetto: Le chiavi segrete del rock: i territori del linguaggio
tel. & fax 06/9396673, sito Internet: www.lechiavisegretedellamusica.com


Ultimi incontri  in programma con Vittorio Nocenzi
Istituto salesiano “Villa Sora” di Frascati (Roma)
   Liceo classico e scientifico
   Gennaio 2001 - “Le Chiavi Segrete della Musica”
Assessorato alla Cultura Comune di Rocca di Papa (Roma)
   Municipio Sala Consigliare - Scuola media L. Montanari
   Gennaio 2001 - “Le Chiavi Segrete della Musica”
Assessorato alla Cultura Comune di Grottaferrata  (Roma)
   Liceo scientifico “Touchek”
   Febbraio 2001 - “Le Chiavi Segrete della Musica”
Assessorato alla Cultura Comune di Grottaferrata  (Roma)
   Scuola media statale
  Marzo 2001 - “Le Chiavi Segrete della Musica”
Assessorato alle politiche culturali  Comune di Roma 
   Teatro ambra-jovinelli (Roma)
   Aprile-Maggio 2001 - “Le Chiavi Segrete del Rock: i territori del linguaggio”
Assessorato alle politiche culturali  Comune di Roma 
   Casa delle Letterature  (Roma) - Seminario per i docenti
   Maggio 2001 - “Le Chiavi Segrete del Rock: i territori del linguaggio”
Assess. alle politiche culturali Comune di Mortegliano (Udine) 
   Scuole superiori e medie di Basiliano, Codroipo, Marano,
   Mortegliano, Castions, Talmassons, Rivignano.
   Maggio 2001 - “Le Chiavi Segrete della Musica”



Sommario anno XI numero 1 - gennaio 2002