Sommario anno XI numero 2 - febbraio 2002
STORIA
- pag. 13
I Colonna
(seconda ed ultima parte)
(Alberto Restivo) -
Bonifacio
VIII e i Colonna.
I Colonna acquisirono fama universale (come si suol dire) allorché i due
cardinali Giacomo e Pietro (zio e nipote), allacciate relazioni con
Filippo il Bello, re di Francia, ruppero i rapporti con Papa Bonifacio
VIII Caetani, il quale li condannò in concistoro unitamente a Stefano
Colonna il Vecchio e a Sciarra; i Colonnesi risposero affermando
illegittima l’elezione di Bonifacio VIII, ottenuta mediante la rinuncia,
estorta, a Celestino V e dichiararono decaduto il Papa. Seguì un
durissimo assedio a Palestrina, roccaforte dei Colonna, che fu presa e
rasa al suolo (Dante-Inferno C. XXVII-85 e seg.). Rifugiatisi in Francia,
i membri più importanti della famiglia, di concerto con Filippo il Bello,
organizzarono una spedizione che portò all’oltraggio ed alla cattura
del Papa nel Palazzo di Anagni (7.9.1303). Il vecchio Papa liberato dal
popolo di Anagni, scomunicò il Re, ma morì pochi giorni dopo a Roma, l’11.10.1303.
Con l’elezione di Clemente V, i Colonna furono reintegrati nei loro
diritti e possessi, rinfocolando la sanguinosa lotta con gli Orsini. Fra
le due famiglie si alternarono periodi di scontri e periodi di
pacificazione, suggellati altresì da vincoli matrimoniali fra i membri
delle famiglie interessate. Nel periodo in cui Stefano il Vecchio era
senatore di Roma (1339), la famiglia diveniva la vera padrona della
città.
Cola di Rienzo e i Colonna.
In questo periodo storico si innesta la vicenda di Cola di Rienzo: uomo di
modeste origini, visse fino a vent’anni senza istruzione ad Anagni, ma
poi si dedicò con impegno agli studi e divenne notaio a Roma dove fu
attirato dalle rovine e iscrizioni antiche e dalla lettura dei classici.
Il confronto della miseria di Roma, abbandonata dai Papi trasferiti ad
Avignone, con gli ideali riformistici e di ispirazione religiosa, esaltò
il suo spirito convincendolo al compimento di una missione universale.
Espose al Pontefice Clemente VI in Avignone, la situazione critica in cui
versava l’Urbe, lacerata dalle lotte fra le fazioni nobiliari e l’ansia
di rinnovamento e di pace del popolo romano.
Ritornato a Roma nel 1344, si guadagnò il favore popolare ed organizzò
(maggio 1347) una congiura antinobiliare e, durante l’insurrezione molti
dei Colonna rimasero uccisi a Porta S. Lorenzo (20.11.1347). Cola riuscì
a stabilire il suo potere su Roma e sulla campagna romana fino a Viterbo e
Fondi, attuò equi provvedimenti legislativi e aspirò alla fine a
rinnovare il dominio di Roma sull’Italia, rivendicando alla città il
ruolo di Capitale del mondo.
Le pretese di grandezza di Cola provocarono l’opposizione della Curia di
Avignone e le gelosie dei nobili romani: l’invio a Roma di un legato
Pontificio con l’incarico di processare il Tribuno, lo costrinse a
fuggire e a ritirarsi in Abruzzo in una comunità di fraticelli (1347).
Tre anni dopo espose il suo progetto di restaurazione della Chiesa e dell’impero
all’imperatore Carlo IV a Praga, suscitando diffidenza nel sovrano che
lo fece imprigionare (1350) e consegnare al Papa Clemente VI. Anche per l’intervento
del Petrarca, suo amico, che condivideva le sue idee di rinnovamento, il
Tribuno riuscì a sventare il rogo e con Papa Innocenzo VI, del quale era
riuscito ad ottenere il favore ed il consenso, fu inviato di nuovo in
Italia (settembre 1353) nell’intento di ristabilire l’autorità del
Pontefice su Roma, caduta di nuovo in preda alle fazioni nobiliari,
fiancheggiando l’opera del cardinale D’Albornoz. Rientrato a Roma come
senatore, iniziò a praticare una politica che gli provocò l’allontanamento
del favore popolare (estorsioni di danaro ai ricchi, gabelle sul sale, sul
vino e altre derrate). In seguito ad un tumulto, fu inseguito e,
riconosciuto sotto le spoglie di carbonaio, fu ucciso sulla scalinata del
Campidoglio, il cadavere venne bruciato e le ceneri disperse.
Gli storici hanno interpretato le idee e l’opera di Cola di Rienzo che
"risentono inevitabilmente della prospettiva universalistica
medioevale, ma anticipano anche motivi rinascimentali per l’energia
riformatrice che, in campo civile e religioso, Cola trasse dal culto della
tradizione classica ".
Oddone Colonna Papa Martino V - Ramo Gallicano
Con Martino V Papa (dal 1417 al 1431) che succedette a Gregorio XIII si
riapre un nuovo periodo di supremazia papale. Pur avendo partecipato al
Concilio di Pisa (1409) e a quello di Costanza (1414-1418), appoggiando
tesi conciliaristiche fra la Chiesa di Avignone e quella di Roma, dopo il
suo rientro trionfale a Roma (1420), Martino V lavorò per la
riedificazione spirituale e morale dell’autorità pontificia, rifiutando
l’applicazione dei decreti conciliari che ledevano l’autorità papale.
Dopo varie trattative riuscì ad abolire lo scisma fra le due Chiese,
ottenendo la rinuncia dell’Antipapa Clemente VIII (1429). Contrastò le
tendenze autonomiste della nazione francese, si dimostrò tollerante verso
gli ebrei, mitigando le misure vessatorie introdotte contro di loro dal
suo predecessore.
Protesse e favorì largamente gli esponenti della sua famiglia che
acquistarono molti feudi nell’Italia meridionale (Amalfi, Salerno) e nel
Lazio (Ardea, Nettuno, Astura, Frascati, Rocca di Papa, Capranica e
Paliano), dando inizio a quella pratica che va sotto il nome di Nepotismo.
Fu comunque un periodo caratterizzato da una generale ripresa del
prestigio del Papa che preparò le basi politico economiche per il pieno
inserimento dello Stato pontificio e della politica papale nel concerto
degli Stati Italiani del XV secolo. Morì a Roma nel 1431 e gli succedette
Eugenio IV.
I Colonna più illustri e la Battaglia di Lepanto.
Da menzionare Lorenzo Onofrio Colonna, Conte di Amalfi e fratello di
Martino V, che sposò Sveva Caetani discendente di quella famiglia Caetani
già nemica, attraverso Bonifacio VIII, dei Colonna e ne ebbe figli
Prospero e Antonio, rispettivamente Cardinale il primo nel 1430 e,
Principe di Salerno e nemico di Papa Eugenio IV e degli Orsini , il
secondo.
Nel ‘400, la dinastia dei Colonna annoverò altri cardinali e uomini d’arme,
subendo spesso, purtroppo, sconfitte ad opera della annosa nemica famiglia
Orsini che arrivò perfino a distruggere il palazzo Colonna.
Nel XVI secolo, si distinse Marcantonio Colonna, figlio di Fabrizio, Duca
di Paliano, nominato nel 1570 Capitano generale della flotta pontificia
contro i Turchi che però riuscirono a prevalere sulle galee di Venezia,
di Ancona e della Spagna, occupando Nicosia e tutta l’isola di Cipro. L’anno
seguente, Marcantonio, nominato Luogotenente nella Lega cristiana,
contribuì a formare una nuova armata navale contro i Turchi,
distinguendosi per valore ed intelligenza nella battaglia di Lepanto (7
ottobre 1571).
Nel 1577, divenne viceré di Filippo II di Spagna in Sicilia, carica nella
quale si distinse e che tenne fino alla morte, nel 1584.
Va menzionata anche Vittoria Colonna (1490-1547) poetessa celebre, sposa
nel 1509 a Ferdinando d’Avalos con cui visse nel Castello aragonese di
Ischia fino alla morte di lui nel 1525; da allora condusse una vita di
intensa esperienza religiosa, fino al suo ritorno a Roma, nel Palazzo di
famiglia, ove non disdegnò la sincera amicizia di Michelangelo con il
quale era legata da interessi letterari. Grande fama le dettero i suoi
versi, eleganti ma privi di passione. Si ricorda di lei il "
Carteggio", importante e vivo documento delle relazioni che la
scrittrice ebbe con la società del suo tempo.
Un ultimo violento conflitto, dopo la metà del XVI secolo, oppose il Papa
Paolo VI Carafa ai Colonna, che vennero scomunicati e privati dei loro
domini, in parte recuperati successivamente, mentre altri feudi (Zagarolo,
Colonna) vennero ceduti ai Ludovisi e altri ancora (Palestrina) ai
Barberini.
Va però ricordato che i Colonna da oltre un secolo, avevano acquisito
nuovi interessi nel Napoletano dove ricoprivano con frequenza, le cariche
di Viceré o di Gran Connestabile, divenendo così "partigiani"
della Spagna; dal XVII secolo in poi cessarono le lotte con gli Orsini e i
Papi, i quali confermarono alla famiglia il titolo di "Principe
assistente al soglio pontificio".
I rami dei Colonna.
Va detto, altresì, che la famiglia dei Colonna era suddivisa in vari
rami. Il ramo dei Paliano Genazzano, esistente dal XV secolo di cui
fecero parte: Marcantonio II di Paliano, Viceré in Sicilia
(1577-1584), con cui la carica di Gran connestabile del Regno di Napoli
divenne ereditaria; Prospero Colonna, ammiraglio della flotta
pontificia a Tunisi (1573) e altri esponenti che rifulsero nelle armi
(Marcantonio V), nelle scienze (Fabio Colonna) ed altri come principi
della Chiesa.
Dal ramo Paliano derivò il ramo di Stigliano (1700) di cui
possiamo ricordare personaggi che si avvicinano ai giorni nostri come
Fabrizio Colonna (1848-1923), Vicepresidente della Camera dei Deputati e
Senatore dal 1889, Prospero Colonna (1858-1937), anch’egli
senatore e Sindaco di Roma, il figlio di quest’ultimo Piero Colonna
(1891-1939), Governatore di Roma nel 1936.
Fra i figli di Fabrizio: Ascanio Colonna (1883-1971) fu ministro a
Stoccolma e ambasciatore d’Italia a Washington, mentre un altro
diplomatico è Guido Colonna, già Vicesegretario generale della NATO e
Ambasciatore d’Italia a Oslo.
Nel ramo di Zagarolo che si estinse nel 1661, troviamo altri nomi
illustri: Marcantonio, cardinale (1523-1597), figlio di Camillo
arcivescovo di Taranto, suo figlio Ascanio, cardinale (1555-1608), Pompeo
che difese Malta contro i Turchi e combatté a Lepanto, Marzio, figlio di
Pompeo, generale di Papa Clemente VIII, che ebbe parte nella vicenda di
Beatrice Cenci (1599). Il ramo Palestrina continuò nonostante la
vendita del feudo ai Barberini (1630), poiché Urbano VIII trasferì a
Carbognano il titolo principesco.
Nel ramo troviamo: Francesco Colonna (m.1636) che combatté a fianco di
Alessandro Farnese nelle Fiandre; Giulio Cesare, principe di Carbognano,
che sposò Cornelia Barberini, ultima discendente della famiglia
E il ramo Palestrina si chiamò da allora Barberini-Colonna di Sciarra,
estinguendosi nella linea maschile con Urbano Colonna, tenente pilota
caduto in combattimento nei cieli di Malta nel 1942.
Riflessioni al margine del … foglio.
Nove secoli e ancora viva e vegeta più che mai, la famiglia Colonna, ora
più tranquilla e senza sussulti come quando, ora alleata ora nemica dei
Papi, si alternava al potere in lotte incrociate con le altre famiglie che
hanno fatto la Storia.
Bonifacio VIII, Anagni, Cola di Rienzo, Lepanto, tutti nomi che girano
vorticosamente intorno ai Colonna. Ma, fortunatamente, non solo guerre e
storie cruente e truci in Casa Colonna: basta il nome di Vittoria Colonna
a ingentilirne il lungo corso e che dire di Maria Mancini, nipote del
Cardinale Mazzarino e molto amica del Re Sole? E di Isabella Sursock,
instancabile nel rinnovamento di Palazzo Colonna?
Responsabilità e senso del dovere verso la famiglia ed il Papato.
Chi visita i massimi musei del mondo, incontra una serie di capolavori che
appartenevano alla famiglia: venduti nel 1798 per sostenere il Papato ad
onorare il Trattato di Tolmino, 320 dipinti, tra i più belli, presero
altra strada. Ma la collezione di famiglia rimane di assoluto riguardo
nella Galleria aperta nel 1703 nel quattrocentesco palazzo voluto da
Martino V, il Papa di famiglia, protettore di artisti e umanisti, Galleria
che resta la sala più grandiosa di Roma con i suoi 75 metri di lunghezza,
spesso paragonata a Versailles. Mille anni o quasi, sembrano porsi come
una garanzia di immortalità della dinastia tuttora prospera perché
sorretta dalle nuove generazioni che si sono saldamente inserite nella
vita pubblica del nostro Paese portando con se quei nomi che costituiscono
la continuità di una illustre tradizione.
Sommario
anno XI numero 1 - gennaio 2002 |