monte
compatri
Chiacchiere nel vento…
(Luigi Baldassarre) -
Sere fa mi imbattei in un signore, forestiero, il quale mi chiese
cortesemente dov’era il W C comunale. Il sottoscritto, con un po’ d’imbarazzo,
gli fece capire che non esisteva e che, dunque, doveva rivolgersi a
qualche barista. Invece il W C comunale esiste… e come! Era a pochi
passi da noi… per fortuna ben nascosto e senza indicazioni!
Quando il forestiero si allontanò, ebbi un senso di sollievo, in quanto,
con la mia bugia, gli avevo impedito di usufruire di quell’ indecente e
schifoso servizio, in più senza luce, situato tra il panificio e la C.R.I.,
sottostante alla cabina telefonica di piazza Mastrofini, dove si
avvertono,di tanto in tanto, zaffate di piscio puzzolente.
Un vero schifo! Mi vergognavo indicare a quel signore la
"latrina"in questione e me ne vergogno tuttora anche per coloro
i quali ne fanno uso e ne subiscono la pericolosa antigienicità.
A questo punto mi chiedo: ci si rende conto in che stato è questa specie
di "vespasiano"? L’autorità locale preposta alla vigilanza,
al controllo igienico e alla manutenzione di esso perché non prende
giusti provvedimenti a riguardo? Si rende conto che il bagno pubblico deve
essere sempre curato, disinfettato, pulito, avere, insomma, determinate
norme di sicurezza e accortezza igienica e di una giusta collocazione? Se
non è possibile gestirlo, secondo me, è meglio toglierlo; ne
guadagnerebbe il paese come immagine e decoro. Non si può avere una
porcheria simile nella propria dimora comunale; non può essere il
biglietto da visita di un paese come Montecompatri che aspira ad
incrementare e legittimare il "turismo" (vedi gli sforzi
programmatici-organizzativi della Po Loco e delle altre organizzazioni
locali, non sempre confortate da chi dovrebbe dare sostegno a tali
attività…).
Ciò vale anche per tante altre situazioni ancora irrisolte, come: la
viabilità e i parcheggi nel centro storico, la manutenzione di strade e
piazze, il restauro conservativo di piazza Mastrofini, piazza Garibaldi,
via L. Ciuffa, il completamento e l’abbellimento della pubblica
illuminazione, il rifacimento dei muri-parapetti caduti e cadenti in tutto
il paese, il risanamento e riutilizzo del Parco del Romito (luogo ove
partoriscono e allattano i cani randagi), l’aggiornamento e rifacimento
ex novo della numerazione civica e di tutte le tabelle direzionali con i
segnali stradali, l’allestimento lungo le strade cittadine di bacheche
per manifesti, la manutenzione – abbellimento attrezzato – agibilità
del Parco Calahorra, l’utilizzo del così detto "anfiteatro"
eretto 14 anni fa mai usato, nonché il completamento e la
ristrutturazione del palazzo Annibaldeschi, l’interessamento, infine,
per i lavori e conseguente riapertura del Duomo. Incominciando a risolvere
questi problemi si darebbe lustro al paese. Montecompatri verrebbe
apprezzata di più dal turista e rispettata e curata sempre più dagli
stessi concittadini….
Ma di tutto questo non si vede ancora l’inizio… Solo promesse e
chiacchiere, da sempre, spazzate via dal vento implacabile di
Montecompatri. Però si vede bene l’inerzia e la pochezza degli
amministratori di maggioranza (qualcuno dal naso paonazzo…) e di
minoranza, i quali, tutti insieme, non fanno altro che beccarsi come polli
nel pollaio con continue raffiche di manifesti e volantini rinfacciandosi
falsità a manca e a dritta, fino alla nausea, incolpandosi continuamente
con i trascorsi amministrativi, allontanandosi, così, sempre più dai
problemi veri, contingenti che affliggono questa comunità, lasciando,
ancora una volta, il cittadino frastornato, attonito, perplesso, deluso,
sconcertato…
Non è possibile assistere e tollerare la solita, vecchia, stantia
politichetta paesana fatta di persistenti rinfacci e accuse, perdendo di
vista il modo di come risolvere le piccole e le grandi realtà dell’esistente
come quelle accennate poc’anzi. È sulla risoluzione di queste priorità
necessarie ad un vivere civile che gli amministratori tutti dovrebbero
misurarsi, confrontarsi, proporre e lottare per il bene comune del paese,
senza riserve mentali partitiche-elettoralistiche o di convenienza
politica-amministrativa e dunque personale e di comodo…
La politica diventa bella, appassionata, apprezzata, coinvolgente quando
si è spinti da una integerrima forza morale, ideale e culturale che deve
salvaguardare innanzitutto gli interessi della collettività con un modo
di fare attivo e fattivo, ricco di intelligenza e di sensibilità, nonché
di coraggio, ma soprattutto di stima per il cittadino.
Ebbene: le hanno queste qualità e capacità gli
"amministratori" locali di qualsiasi fazione politica…?? Me lo
chiedo spesso, da molto tempo …e spesso ricevo sempre la stessa
risposta: "…non (ci) mi resta che piangere…!
castel
gandolfo
Un ritorno precipitoso
(Luca
Ceccarelli) - Papa Gregorio XVI,
papa bellunese che regnò dal 1831 al 1846, è stato accusato di essere un
reazionario refrattario a qualsiasi riforma. In realtà, l’accusa è
alquanto ingiusta: provvedimenti di riforma amministrativa e politica nel
suo pontificato ve ne furono, anche se piuttosto timidi. Certamente
Gregorio XVI, già priore generale dell’insigne ordine dei Camaldolesi,
era un uomo di grande cultura, orientalista e teologo fine. A Roma fondò
il Museo Etrusco di Villa Giulia e l’Orto Botanico, al Gianicolo, ma non
aveva la personalità del suo successore Pio IX, e venne preso di mira
più di una volta nei versi di Gioacchino Belli, che mette in evidenza le
sue debolezze e, in particolare, fa chiare allusioni alla sua passione per
il vino. Nel sonetto Er ceroto de Papa Grigorio, datato 15 ottobre
1836, si racconta di una malattia da cui il Papa era stato colpito, per la
quale un medico tedesco gli consiglia aria riposo e vvino fresco,
consiglio che il Papa accetta molto di buon grado, dicendo al medico
"Bbravo, de tanti animali Lei solo sci toccò dove sci dole".
Si
sa per certo che il Pontefice due giorni dopo partì per una vacanza nel
palazzo pontificio di Castelgandolfo, luogo di villeggiatura dei Papi fin
da quando era stato costruito nel 1597. Ma la tregua forzata dovette
piacere poco al Papa, che dopo cinque giorni, il 22 ottobre, volle essere
ricondotto a Roma immediatamente. Cosa che avvenne in un viaggio
precipitoso di cui parla il Belli in un altro sonetto, del 31 dello stesso
mese. "Circa a vventitré e un quarto er Padre Santo / S’affermò a
bbeve a Ttor-de-mezza-via; /Poi rimontò in carrozza e ffesce intanto:
/"Su, ggiuvenotti, alò, ttiramo via"". A Tor di Mezza Via
dov’erano, lo ricordiamo, un’osteria e una posta per il cambio dei
cavalli (le "ventitré e un quarto" vanno riferite all’usanza,
tipica ancora della poesia del Belli e della sua epoca, di contare le
ventiquattro ore in relazione al sorgere e al tramontare del sole, si
trattava quindi del tardo pomeriggio).
Ma
il tratto rimanente di strada per Roma, fu percorso con estrema rapidità,
come racconta il Belli proseguendo: "Me crederai, si tt’aricconto
in quanto / Arrivò a Rroma? Ebbè, a la vemmaria /Già stava a ccasa e
sse teneva accanto / Er solito bbucal de marvasia". Insomma, il Papa
avrebbe percorso il tratto di strada tra Tor di Mezza Via, sull’Appia,
già quasi a metà della strada tra Castelgandolfo e Roma in meno di tre
quarti d’ora, cosa estremamente inusuale per l’epoca, e anche per
oggi, a ben pensarci. Ma il testo poetico, che non è testimonianza
diretta o indiretta dell’autore, ma imitazione delle voci popolari,
delle relative credenze e dei relativi pettegolezzi (e come tale ancor
più affidabile) ci mette al corrente di altri particolari di quell’episodio:
lo sgomento di chi vedeva rientrare il Papa a Roma in fretta e furia da
Porta San Giovanni, e il divertimento del Papa, al sentire dell’affanno
del suo seguito per tenergli dietro in quella corsa folle: "Era tanto
quer curre scatenato / C’a Pporta San Giuvanni lo pijjorno / Per un
Zommo Pontescife scappato. / E mmò averessi da vedello adesso / Come ride
ar sentì cquanti in quer giorno / Pisciorno sangue pe tenejje
appresso". C’è da sperare che nessuno abbia avuto l’onore di
essere investito dalla carrozza pontificale in corsa.
frascati
L’evento più importante
dell’estate Tuscolana!
"FRASCATI NOTTE" ,
Mostra Mercato di Arte e
Artigianato, riapre i battenti all’insegna di novità e di iniziative
che qualificano ulteriormente l’appuntamento del 2002. L’Associazione
A.R.Ca, con il patrocinio del Comune di Frascati, Assessorato al
Commercio, vuole confermare e migliorare il clamoroso successo dello
scorso anno.
Nuovi spazi, accresciuta visibilità, espositori sempre qualificati e
professionali nella splendida cornice di viale Annibal Caro, a ridosso
della incantevole Villa Torlonia.
Dal 21 giugno all’8 settembre, dal tramonto a mezzanotte, la
manifestazione più attesa di Arte e Artigianato, allieterà le serate
estive di cittadini e visitatori.
Per ben 80 giorni consecutivi, selezionati espositori ofriranno il meglio
dei prodotti di artigianato artistico e creativo, in una suggestiva
cornice nel cuore della città. Inoltre, editoria locale e non, libri
antichi e rari, collezionismo, promozione enogastronomica, musica, danza,
"artisti di strada" e tanto altro.
tel. 0694018008 - 3475731119
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