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Sommario anno XI numero 5 - maggio 2002

 I NOSTRI PAESI - pag. 09
monte compatri

Chiacchiere nel vento…

(Luigi Baldassarre) - Sere fa mi imbattei in un signore, forestiero, il quale mi chiese cortesemente dov’era il W C comunale. Il sottoscritto, con un po’ d’imbarazzo, gli fece capire che non esisteva e che, dunque, doveva rivolgersi a qualche barista. Invece il W C comunale esiste… e come! Era a pochi passi da noi… per fortuna ben nascosto e senza indicazioni!
Quando il forestiero si allontanò, ebbi un senso di sollievo, in quanto, con la mia bugia, gli avevo impedito di usufruire di quell’ indecente e schifoso servizio, in più senza luce, situato tra il panificio e la C.R.I., sottostante alla cabina telefonica di piazza Mastrofini, dove si avvertono,di tanto in tanto, zaffate di piscio puzzolente.
Un vero schifo! Mi vergognavo indicare a quel signore la "latrina"in questione e me ne vergogno tuttora anche per coloro i quali ne fanno uso e ne subiscono la pericolosa antigienicità.
A questo punto mi chiedo: ci si rende conto in che stato è questa specie di "vespasiano"? L’autorità locale preposta alla vigilanza, al controllo igienico e alla manutenzione di esso perché non prende giusti provvedimenti a riguardo? Si rende conto che il bagno pubblico deve essere sempre curato, disinfettato, pulito, avere, insomma, determinate norme di sicurezza e accortezza igienica e di una giusta collocazione? Se non è possibile gestirlo, secondo me, è meglio toglierlo; ne guadagnerebbe il paese come immagine e decoro. Non si può avere una porcheria simile nella propria dimora comunale; non può essere il biglietto da visita di un paese come Montecompatri che aspira ad incrementare e legittimare il "turismo" (vedi gli sforzi programmatici-organizzativi della Po Loco e delle altre organizzazioni locali, non sempre confortate da chi dovrebbe dare sostegno a tali attività…).
Ciò vale anche per tante altre situazioni ancora irrisolte, come: la viabilità e i parcheggi nel centro storico, la manutenzione di strade e piazze, il restauro conservativo di piazza Mastrofini, piazza Garibaldi, via L. Ciuffa, il completamento e l’abbellimento della pubblica illuminazione, il rifacimento dei muri-parapetti caduti e cadenti in tutto il paese, il risanamento e riutilizzo del Parco del Romito (luogo ove partoriscono e allattano i cani randagi), l’aggiornamento e rifacimento ex novo della numerazione civica e di tutte le tabelle direzionali con i segnali stradali, l’allestimento lungo le strade cittadine di bacheche per manifesti, la manutenzione – abbellimento attrezzato – agibilità del Parco Calahorra, l’utilizzo del così detto "anfiteatro" eretto 14 anni fa mai usato, nonché il completamento e la ristrutturazione del palazzo Annibaldeschi, l’interessamento, infine, per i lavori e conseguente riapertura del Duomo. Incominciando a risolvere questi problemi si darebbe lustro al paese. Montecompatri verrebbe apprezzata di più dal turista e rispettata e curata sempre più dagli stessi concittadini….
Ma di tutto questo non si vede ancora l’inizio… Solo promesse e chiacchiere, da sempre, spazzate via dal vento implacabile di Montecompatri. Però si vede bene l’inerzia e la pochezza degli amministratori di maggioranza (qualcuno dal naso paonazzo…) e di minoranza, i quali, tutti insieme, non fanno altro che beccarsi come polli nel pollaio con continue raffiche di manifesti e volantini rinfacciandosi falsità a manca e a dritta, fino alla nausea, incolpandosi continuamente con i trascorsi amministrativi, allontanandosi, così, sempre più dai problemi veri, contingenti che affliggono questa comunità, lasciando, ancora una volta, il cittadino frastornato, attonito, perplesso, deluso, sconcertato…
Non è possibile assistere e tollerare la solita, vecchia, stantia politichetta paesana fatta di persistenti rinfacci e accuse, perdendo di vista il modo di come risolvere le piccole e le grandi realtà dell’esistente come quelle accennate poc’anzi. È sulla risoluzione di queste priorità necessarie ad un vivere civile che gli amministratori tutti dovrebbero misurarsi, confrontarsi, proporre e lottare per il bene comune del paese, senza riserve mentali partitiche-elettoralistiche o di convenienza politica-amministrativa e dunque personale e di comodo…
La politica diventa bella, appassionata, apprezzata, coinvolgente quando si è spinti da una integerrima forza morale, ideale e culturale che deve salvaguardare innanzitutto gli interessi della collettività con un modo di fare attivo e fattivo, ricco di intelligenza e di sensibilità, nonché di coraggio, ma soprattutto di stima per il cittadino.
Ebbene: le hanno queste qualità e capacità gli "amministratori" locali di qualsiasi fazione politica…?? Me lo chiedo spesso, da molto tempo …e spesso ricevo sempre la stessa risposta: "…non (ci) mi resta che piangere…!


castel gandolfo

Un ritorno precipitoso

(Luca Ceccarelli) - Papa Gregorio XVI, papa bellunese che regnò dal 1831 al 1846, è stato accusato di essere un reazionario refrattario a qualsiasi riforma. In realtà, l’accusa è alquanto ingiusta: provvedimenti di riforma amministrativa e politica nel suo pontificato ve ne furono, anche se piuttosto timidi. Certamente Gregorio XVI, già priore generale dell’insigne ordine dei Camaldolesi, era un uomo di grande cultura, orientalista e teologo fine. A Roma fondò il Museo Etrusco di Villa Giulia e l’Orto Botanico, al Gianicolo, ma non aveva la personalità del suo successore Pio IX, e venne preso di mira più di una volta nei versi di Gioacchino Belli, che mette in evidenza le sue debolezze e, in particolare, fa chiare allusioni alla sua passione per il vino. Nel sonetto Er ceroto de Papa Grigorio, datato 15 ottobre 1836, si racconta di una malattia da cui il Papa era stato colpito, per la quale un medico tedesco gli consiglia aria riposo e vvino fresco, consiglio che il Papa accetta molto di buon grado, dicendo al medico "Bbravo, de tanti animali Lei solo sci toccò dove sci dole".
Gioacchino BelliSi sa per certo che il Pontefice due giorni dopo partì per una vacanza nel palazzo pontificio di Castelgandolfo, luogo di villeggiatura dei Papi fin da quando era stato costruito nel 1597. Ma la tregua forzata dovette piacere poco al Papa, che dopo cinque giorni, il 22 ottobre, volle essere ricondotto a Roma immediatamente. Cosa che avvenne in un viaggio precipitoso di cui parla il Belli in un altro sonetto, del 31 dello stesso mese. "Circa a vventitré e un quarto er Padre Santo / S’affermò a bbeve a Ttor-de-mezza-via; /Poi rimontò in carrozza e ffesce intanto: /"Su, ggiuvenotti, alò, ttiramo via"". A Tor di Mezza Via dov’erano, lo ricordiamo, un’osteria e una posta per il cambio dei cavalli (le "ventitré e un quarto" vanno riferite all’usanza, tipica ancora della poesia del Belli e della sua epoca, di contare le ventiquattro ore in relazione al sorgere e al tramontare del sole, si trattava quindi del tardo pomeriggio). Papa Gregorio XVIMa il tratto rimanente di strada per Roma, fu percorso con estrema rapidità, come racconta il Belli proseguendo: "Me crederai, si tt’aricconto in quanto / Arrivò a Rroma? Ebbè, a la vemmaria /Già stava a ccasa e sse teneva accanto / Er solito bbucal de marvasia". Insomma, il Papa avrebbe percorso il tratto di strada tra Tor di Mezza Via, sull’Appia, già quasi a metà della strada tra Castelgandolfo e Roma in meno di tre quarti d’ora, cosa estremamente inusuale per l’epoca, e anche per oggi, a ben pensarci. Ma il testo poetico, che non è testimonianza diretta o indiretta dell’autore, ma imitazione delle voci popolari, delle relative credenze e dei relativi pettegolezzi (e come tale ancor più affidabile) ci mette al corrente di altri particolari di quell’episodio: lo sgomento di chi vedeva rientrare il Papa a Roma in fretta e furia da Porta San Giovanni, e il divertimento del Papa, al sentire dell’affanno del suo seguito per tenergli dietro in quella corsa folle: "Era tanto quer curre scatenato / C’a Pporta San Giuvanni lo pijjorno / Per un Zommo Pontescife scappato. / E mmò averessi da vedello adesso / Come ride ar sentì cquanti in quer giorno / Pisciorno sangue pe tenejje appresso". C’è da sperare che nessuno abbia avuto l’onore di essere investito dalla carrozza pontificale in corsa.


frascati

L’evento più importante dell’estate Tuscolana!

"FRASCATI NOTTE", Mostra Mercato di Arte e Artigianato, riapre i battenti all’insegna di novità e di iniziative che qualificano ulteriormente l’appuntamento del 2002. L’Associazione A.R.Ca, con il patrocinio del Comune di Frascati, Assessorato al Commercio, vuole confermare e migliorare il clamoroso successo dello scorso anno.
Nuovi spazi, accresciuta visibilità, espositori sempre qualificati e professionali nella splendida cornice di viale Annibal Caro, a ridosso della incantevole Villa Torlonia.
Dal 21 giugno all’8 settembre, dal tramonto a mezzanotte, la manifestazione più attesa di Arte e Artigianato, allieterà le serate estive di cittadini e visitatori.
Per ben 80 giorni consecutivi, selezionati espositori ofriranno il meglio dei prodotti di artigianato artistico e creativo, in una suggestiva cornice nel cuore della città. Inoltre, editoria locale e non, libri antichi e rari, collezionismo, promozione enogastronomica, musica, danza, "artisti di strada" e tanto altro.
tel. 0694018008 - 3475731119

 I NOSTRI PAESI - pag. 09

Sommario anno XI numero 5 - maggio 2002