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Sommario anno XI numero 6 - giugno 2002

 VISTO DA... - pag. 02

Cogne e dintorni: Le responsabilità del quarto potere
(Renato Vernini) - Ogni stagione ha il suo dibattito. Qualche anno fa, ad esempio, sembrava che gli italiani non potessero vivere senza discutere di riforme istituzionali, tra queste, le più gettonate erano quelle elettorali. Sotto gli ombrelloni, da Lignano Sabbiadoro a Rapallo, passando per Riccione e Forte dei Marmi, le mamme ed i papà abbandonavano le costruzioni di sabbia solo per discutere di maggioritario secco, sbarramento alla tedesca, doppio turno, scorporo e quant’altro. Arrivò in fretta e furia una legge-macedonia, il Mattarellum, ed oggi nessuno sa in quale schieramento politico militi Mariotto Segni, ammesso che ancora militi. L’avvento della seconda era Berlusconiana ha condizionato le tombole natalizie appassionando le nonne alla discussione sul conflitto di interessi e sull’assetto delle reti Rai. "47, mappoi Berluska vende Rete 4?". "È uscito il 36? Ma Santoro rimane a Sciuscià?". Nel sottofondo, sempre uguale a se stessa, la discussione sul campionato di calcio.

Il satellite ci ha aperto la possibilità di seguire telegiornali di diversi paesi. Tentare di superare le barriere linguistiche e prestare attenzione alle notizie che provengono dal mondo è un’esperienza sconcertante: a volte sembra di vivere in mondi paralleli, tanto sono diversi i riferimenti culturali, tanto sono lontani i punti di riferimento, tanto distanti le scelte editoriali.
Certo, che siano i media (perché leggere "midia" una parola latina?!?) a dettare i tempi, le condizioni ed i ritmi del dibattito è un dato di fatto piuttosto incontrovertibile. Fino a qui il gioco può non piacere ma è pulito, il problema si presenta quando gli stessi media vanno oltre e prescrivono i contenuti delle nostre discussioni e riflessioni andando ad incidere profondamente sulle nostre storie personali.
Pensiamo alla cronaca degli ultimi mesi: dopo le vicende legate al terrorismo internazionale, di gran lunga in testa all’hit parade dell’informazione troviamo i fatti di Cogne o della mamma della Valfurba che ha posto fine alla vita del proprio figlio utilizzando una lavatrice. È certo che se i telegiornali ed i giornali si sono occupati di questi drammatici fatti con dovizia di particolari, lo hanno fatto perché questo loro scandagliare il profondo del dramma umano richiamava "audience" e già questa dipendenza dagli indici di ascolto è un fatto su cui l’informazione indipendente dovrebbe interrogarsi. Tuttavia la sovraesposizione eccessiva degli avvenimenti di cronaca, oltrechè invadere brutalmente la privacy delle persone coinvolte, ha portato a conseguenze sulle quali non si può sorvolare. Salvatore di Salvo, Presidente dell’associazione per la ricerca sulla depressione ha sottolineato come siano aumentate a dismisura le chiamate per richieste di aiuto, in seguito ai recenti fatti di cronaca. La connessione, secondo il Presidente dell’Associazione, è diretta: "La morte di Samuele e il successivo coinvolgimento della madre, possono far pensare a persone che soffrono di questi disturbi, che la pazzia, abitualmente considerata come un qualcosa di lontano, possa toccarli in maniera diretta e incontrollabile". È ovvia la conseguenza tratta dallo stesso Di Salvo: "La morbosità, la ricerca dei particolari più raccapriccianti a cui abbiamo talvolta assistito, possono avere effetti devastanti su persone che, in forma più o meno grave, soffrono di depressione (15% in Italia)". Senza scomodare troppo George Orwell con il suo 1984 ed Orson Welles che con Quarto potere aveva ammonito i giornalisti a non varcare la soglia ultima dell’intimità personale, gli organi di informazione sono chiamati a riflettere su questi dati e sulle migliaia di persone indifese alle quali le ossessive, queste si, interviste a psicologi professionisti ed improvvisati hanno causato danni, piccoli o grandi che siano, in grado anche di compromettere la propria stabilità emotiva.

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Sommario anno XI numero 6 - giugno 2002