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Sommario anno XI numero 6 - giugno 2002

 I NOSTRI PAESI - pag. 11
tor vergata
Dove la realtà finisce, inizia il sogno
(Mauro Proietti) - C’era una volta, in località Tor Vergata la produzione del buon vino Frascati; immensi vigneti che davano la materia prima per fare dei vignaioli tuscolani invidiati imprenditori agricoli. Ora, a seguito dell’insediamento del complesso Banca d’Italia e della Seconda Università si vedono oltre alle fantascientifiche costruzioni, anche l’immensa distesa di prati curati, che fa recepire all’occhio del viandante, distratto dalla guida del proprio autoveicolo, una sensazione piacevole. Nei giorni di festa schiere di sportivi ciclo-amatori e podisti percorrono con gioia e senso di godimento quella pianura.

Nota negativa l’alta velocità (non degli sportivi!) di altre numerose automobili che sfrecciano noncuranti del pericolo che possono arrecare a chiunque, oltre all’inevitabile inquinamento dell’ambiente già duramente provato dal persistente disastro ecologico della metropoli. Tra gli abitanti di quella zona era sorta una speranza che almeno nei giorni festivi "comandati" oltre quelli ricorrenti per i vari giubilei e concerti, si limitasse il traffico ai soli mezzi pubblici e di servizio, lasciando a tutti i cittadini abitanti, della zona e non, l’uso di quell’oasi di verde. Sino ad oggi nulla è avvenuto: le varie giunte comunali e circoscrizionali aspettano forse le prossime elezioni amministrative per promettere interventi concreti. Gli abitanti della zona, oltre gli studenti delle facoltà adiacenti, aspettano tempi migliori per far rispettare il loro diritto alla salute ed alla giustizia, diritti dell’uomo spesso calpestati anche dallo Stato. Ancor peggiore la continua devastazione delle zone limitrofe che risentono di vandalismi perpetrati dai camionisti e operai dediti all’edilizia, soggetti senza vergogna e senza scrupoli, che continuano imperterriti a scaricare immondizia e prodotti inorganici, elettrodomestici usati, scarti di lavorazione. Neanche la vicinanza del corpo dei carabinieri di vigilanza alla Banca d’Italia li fa desistere da questo abominevole delitto verso tutta l’umanità. La loro fortuna è quella di circolare spesso di notte e la loro sfortuna è quella di avere inconsapevoli familiari che non sanno che persone così pericolose e senza coscienza, stanno attentando anche alla loro vita! È da segnalare la continua violazione della zona destinata a prato ed inibita alle auto, da parte di automobilisti incoscienti che lasciano, tra l’altro, immondizia. Un intervento delle forze dell’ordine potrebbe essere determinante in quelle zone espropriate ai viticultori e diventate ormai terra di nessuno!

castelli romani
Paesi buoni per viverci?
(Gelsino Martini) - Da anni non faccio che ripetermi del bello dei luoghi in cui vivo, della qualità del sapore delle tradizioni. Nel mio ufficio ho una fotografia del centro storico di Rocca Priora, con lo sfondo di Monte Compatri ed i quartieri Tuscolano-Prenestino della capitale; sotto, un poster fotografico, rilevato dall’ESA con il satellite, illustra "Roma e dintorni".

Dopo il primo apprezzamento per i rilievi fotografici, risaltano allo sguardo due elementi rilevanti: l’immagine dei paesi immersi nei colli boschivi con l’immagine sfumata della città, nell’altro è la città ad avanzare e sovrastare i colli dei castelli. Quale delle due immagini è più consona alla realtà di vita quotidiana?
È luogo comune considerare "il paese" il luogo ideale dove vivere, ritengo che questo possa essere vero, ovviamente se i paesi restano tali, camminando con il progresso e non sovrastati da esso. Queste considerazioni confinano idealmente con gli articoli sui Castelli di Buffi e Barberio usciti in febbraio ed aprile. È con piacere che vedo partire un dialogo tendente a considerare i C.R. unico ambiente abitativo, da persone che l’anno scelto per viverci, con un piccolo appunto di delusione nei confronti dei castellani "D.O.C." (per discendenza generazionale e di cui faccio parte), la cui direzione mentale è indirizzata verso interessi inerenti il paese di origine. Chiaramente lungi da me la generalizzazione del pensiero, questa riflessione è rivolta alla maggioranza delle persone che vivono nei paesi dei castelli.
Nei due articoli si pone l’evidenza sui vantaggi (benefici) che ne deriverebbero per i C.R., individuando nei servizi sociali un punto d’incontro, dove i precisi obiettivi potrebbero risultare difficoltosi nella gestione e dislocazione.
L’unione politica od associazionale e ben espressa da Barberio con rischio reale di politicizzazione ed interessi di parte. Sono esempi attuali l’Ente Parco e l’XIa Comunità Montana, soggetti a gestione politica, o le varie aziende di tipo turistico confinate nell’interesse locale. Dal mio punto di vista vi è un terzo obiettivo da valutare, ed a cui da anni cerco di dare risalto. Amalgamare le tradizioni culturali mantenendo inalterate le caratteristiche paesane in un contesto molto più ampio che sono i Castelli Romani. Non una unione politica, ma di fatto una integrazione sociale. Naturalmente rivolta a tutti gli abitanti residenti sia di nascita che per scelta di vita. Un incontro senza professori o studenti.
Ritengo opportuno percorrere un escursus degli ultimi decenni dei nostri paesi, tale da individuare una comune base di dialogo.
Dagli anni ’70, una forte migrazione a rovescio ha spinto molte persone ad abbandonare la città, cogliendo nella provincia un ambiente di vita più di contatto e meno frenetica. I C.R. sono stati meta privilegiata o propriamente meno protetti dalla speculazione edilizia. Ciò ha favorito un forte incremento abitativo, non altrettanto in linea con lo sviluppo di servizio sociale e territoriale. Proprio il territorio, con le sue caratteristiche montane boschive ed ampie vallate, si è trovato indifeso e preda di una speculazione incontrollata. Nuclei abitativi e comprensori sono nati a macchia di leopardo, nascosti ai nostri occhi. Solo l’avvento del Parco Regionale dei C.R. ha ridotto in parte questo indirizzo territoriale. Per molti paesi, lo sviluppo del territorio passa ancora nei piani edilizi, con relativo incremento della popolazione. Chiaramente, oggi, le condizioni di traffico sono il normale eccezionale caos. La pericolosità degli accessi ad abitazioni a raso stradale e di incroci bui, sono, sempre, normale conseguenza delle nostre opere.
Altro elemento è che la nostra generazione non è riuscita ad integrare i castellani indigeni con coloro che l’hanno scelta come residenza. Nella stragrande maggioranza la residenza è stata considerata un dormitorio, senza integrazione sociale, ed i castellani hanno coniato i termini stranieri o forestieri per i nuovi paesani. Torno a ripetere di non generalizzare questa descrizione come evangelica, bensì come concetto di idea diffusa.
Questa mancanza d’integrazione ha di fatto creato due socializzazioni: la prima attiva tra i cittadini (purtroppo minoritaria), la seconda presente nel territorio ma non nella vita sociale del luogo in cui si è scelto di vivere. Fortunatamente (lo vedo attraverso i miei figli) la nuova generazione vive un’amalgama superiore alla nostra, incontrandosi, conoscendosi, effettuando scelte comuni. Resta di fatto che una generazione ha vissuto e considera uno stacco sociale vivere lo stesso territorio.
Queste considerazioni (espresse in modo concentrato) le ritengo necessarie per il superamento di tutte quelle forme campanilistiche che risultano disgreganti per il concetto diffuso di "Castelli Romani". Ritengo non sufficiente valutare vantaggi o riscontri economici territoriali, senza aver avviato, di fatto, una socializzazione culturale e di rispetto delle differenze, delle tradizioni e delle realtà abitative del territorio. Di fatto ognuno di noi tenderebbe a risaltare le proprie qualità, ponendosi in evidenza nei confronti dei nuovi partner.
Una mia personale esperienza la sto vivendo attraverso lo sport, più precisamente con l’Atletica Tusculum. La società è nata dalla fusione degli Amatori Frascati e dell’Atl. Rocca Priora (con la presenza di cittadini di Monte Compatri, Monte Porzio, Colonna, Grottaferrata), con l’obiettivo ambizioso di avviare nel territorio manifestazioni sportive e promulgazione dei nostri paesi e del territorio tuscolano. Da due anni organizziamo gare e partecipiamo con successo a competizioni regionali, avendo avviato un primo stadio del nostro programma. Più complesso è il progetto di superamento del campanilismo paesano. Riuscire ad interpretare un concetto di pari dignità accantonando una presunzione di "il mio prato è più bello e più verde", richiede un continuo dialogo e rispetto delle differenze reciproche. È necessario rinunciare ad ambizioni di primeggiare o di occupare un gradino superiore agli altri. Il superamento di queste situazioni, per i C.R., può significare l’avviarsi di esperienze ed attività non più legate a forme di partito od associazionistiche di tipo campanilistico. Avere obiettivi comuni, significa attivare una difesa per il nostro territorio che, negli anni a venire, dovrà confrontarsi con lo S.D.O. ed i suoi 1.170.000 metri cubi di cemento realizzati ai nostri piedi. Avere gli stessi indirizzi, confrontarci con la mega città, ci permetterebbe di diminuire i disagi interni al nostro territorio, ottimizzando i servizi sociali nel rispetto dei Castelli Romani.


laghetto
Posa della prima pietra alla nuova scuola

(Le insegnanti) - Il giorno 11 Maggio 2002 alle ore 18,00, si è svolta a Laghetto la cerimonia per la posa della prima pietra della scuola elementare. Diverse generazioni di alunni hanno atteso con impazienza questo importante momento, ed ora finalmente sembra essere arrivato. Negli ultimi anni la popolazione scolastica di Laghetto è notevolmente aumentata e nell’edificio scolastico, utilizzato come sede provvisoria dal 1987, si comincia veramente a stare stretti. Con la speranza che i lavori procedano regolarmente, ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile l’inizio dei lavori.


nemi
Il Progetto Diana prosegue
(Bruna Macioci) - La distruzione, la notte del 30 maggio 1944, delle due navi romane recuperate con imponente sforzo tecnico dal lago di Nemi ove erano da duemila anni, sembrava aver condannato all’oblìo perenne questi due meravigliosi reperti. Per anni è sembrato che la follia della guerra avesse vinto. Ma c’è chi non si è rassegnato. Studiosi e appassionati hanno dato spinte ed idee alla costituzione dell’Associazione Dianae Lacus, la quale ha dato inizio al Progetto Diana: la ricostruzione a dimensione reale di almeno una delle due navi, la prima che fu tratta dal lago. Una ricostruzione fatta su basi rigorosamente scientifiche e senza scopo di sfruttare la cosa in maniera volgarmente spettacolare. Forte dell’appoggio della Soprintendenza Archeologica per il Lazio, dell’apporto scientifico del prof. Marco Bonino, dell’appassionato impegno dei Cantieri navali di Torre del Greco, la Dianae Lacus ha potuto già ricostruire l’intera chiglia centrale della prima nave, che è ora esposta davanti al Museo delle Navi di Nemi. Ciò è stato possibile grazie alla concreta collaborazione della Regione Lazio, dell’ing. Umberto Ucelli, della Banca di Roma e di generosi privati. Ma tutto questo non è sufficiente per andare avanti. Occorre uno sforzo tecnico e finanziario notevole per portare a compimento l’opera - o sarebbe meglio forse dire ‘il sogno’. La Dianae Lacus chiama perciò le forze più sensibili a formare una Fondazione Onlus che raccolga le risorse necessarie, garantendone le finalità e la correttezza di impiego. A questo scopo si indice un convegno per l’8 di giugno presso il Museo delle Navi di Nemi. Il programma prevede l’apertura alle ore 10.00, un break con buffet alle 13.15, e interventi di varie Personalità che illustreranno il progetto e fisseranno le direttrici per portare a compimento il sogno della rinascita della Prima Nave. Perché la guerra non l’abbia vinta.

Interventi di Personalità della Regione, della Provincia, della Soprintendenza Archeologica del Lazio, dell’Università di Napoli, della Marina Militare, del prof. Marco Bonino dell’Università di Trapani.

 I NOSTRI PAESI - pag. 11

Sommario anno XI numero 6 - giugno 2002