Il
nodo scorsoio
di Vincenzo Andraous - Carcere di Pavia e
tutor Comunità Casa del Giovane di Pavia
Mi sono accorto solo oggi
dell’arrivo delle rondini. Debbo avere perso il tempo, a seguito dell’uno-due
scritto e pubblicato da Oriana fallaci.
Ho dimenticato l’arrivo di un tempo nuovo, ma ho ritrovato davvero il
senso da dare alle parole. Perché le immagini denudate di ogni fiction,
che scorrono sul video, il sangue disegnato dietro le parole scritte sui
quotidiani, confermano che la storia è persino diventata replicante di se
stessa.
Non c’è colpa per il colpevole, non c’è giustizia per la vittima,
non c’è neppure inizio né fine per alcuno, c’è solamente sangue e
distruzione.
Manifestazioni, girotondi, trasmissioni e films in programmazione, di
qua, di là, adagiate sulla riva
opposta della ragione: Arafat, Sharon, Palestinesi, Israeliani, Bibbia o
Corano, spada o pistola, kamikaze o esercito, l’imbarazzo non è in
mio figlio che muore, ma nella scelta, che obbliga, che impone, che
costringe e restringe ogni azione di coscienza, fino al punto da
conservare il solito metro di distanza che ci separa dall’incontro con
la disperazione degli altri.
Oriana Fallaci si vergogna di tante cose, e la vergogna è un’emozione
secondaria perché complessa, che risente dei contraccolpi, degli urti,
delle sofferenze sofferte. Per questo ha ragione a sentirsi così, a non
voler rimanere in mezzo al guado, ha ragione di cambiare idea. Ha ragione
ad essere indignata, ha ragione in tutto ciò che ha detto ieri, e oggi
rinnova con vigore. Ha ragione per la sua storia, per la sua intelligenza,
per la sua continua e mai esausta ricerca di giustizia in questo terra
rapinata del valore della vita.
Ha ragione a non intendere una battaglia di interessi, con una guerra di
principi, ha ragione da vendere a uscire dal silenzio comodo, e prendere
posizione dalla parte dei giusti, di coloro che non hanno più pace né
Fede in cui credere.
Ha ragione a sentirsi piegata da tante autorevoli personalità che non
sanno più condurre né parlare alle genti, se non per indurre a dormire o
peggio a inciampare.
Ha ragione Oriana Fallaci.
Ha ragione a scrivere il colore del sangue, ha ragione di raccontare
questo mondo che non sa più migliorare.
Ha ragione, perché chi muore non ha più diritto neppure di essere
sconvolto.
Ma io penso alla Chiesa, al Papa, ai tanti suoi martiri, e agli ostaggi
ancora e fortunatamente in vita. Per ora.
A Dio con tante croci, chiodi, spine, e una sola Fede che è
amore e non politica.
Ai cristiani, mussulmani, ebrei, senza bandiere né privilegi, soltanto
popoli custodi della propria dignità-identità, dei propri diritti e dei
propri doveri.
Penso ai morti, tanti, troppi, crescono nelle fosse scavate a misura.
Morti senza onore dei vincitori, perché non c’è sconfitta più pesante
dell’omicidio.
Alle donne, ai bambini, nudi o travestiti di futuro, tutti derubati di
sogni e di speranze,
La Fallaci ha ragione, eppure c’è distanza, ci sono metri da
accorciare per sentirmi a lei vicino, in questa sua condanna odierna,
e non trapassata.
Vergogna, c’è vergogna per ciò che accade in terra di Palestina, di
Israele, di ogni continente, che brucia sinagoghe, ma anche ostelli, che
innalza vessilli e barricate, ideologie superate e povertà moderne.
Vergogna, c’è vergogna, per la richiesta di andare contro all’uno o
contro all’altro, smentendo e nascondendo ciò che accade, soprattutto
ciò che è.
Vergogna, c’è vergogna, in chi non rispetta i domani, ancora tutti
dentro al presente che non esiste.
In chi abbarbicato alle proprie inadempienze politiche e
umane, decide di optare per i plotoni di esecuzione, per le vendette
autorizzate, per le follie omicide assunte a regole auree.
C’è vergogna da gridare e da liberare nelle strade a
mattatoi, nelle vie dedicate a eroi sconosciuti.
Per gli innocenti dilaniati, per il popolo tutto incarcerato, per chi non
mangia, non lavora, non sorride.
Per chi imbraccia il mitra e non sa dove mirare e sparare, perché ogni
cosa è diventata priva di valore.
C’è vergogna, per chi arretra, per chi avanza, per chi a 16 anni è
spedito al creatore, e scatenerà ulteriore punizione.
Per chi difende, per chi attacca, e condiziona i più giovani, fino a
renderli meno liberi di quanto è dato immaginare.
C’è vergogna, nel bambino sforacchiato tra le braccia di suo padre,
c’è vergogna nei ragazzi saltati in aria a brandelli sparsi, c’è
vergogna nel mio e nel tuo giustificare, nel mio e nel tuo additare sempre
quell’altro.
C’è vergogna nella scelta di stare da una parte o
dall’altra, dalla parte di chi ha pagato il dazio più grande alla
storia, e dalla parte di chi anela un po’ di giustizia e di terra
inzuppata di sangue.
C’è vergogna, tanta vergogna per il potere che non è servizio né
umana condivisione.
Per il mondo che si scandalizza, ma rimane avvinto al proprio sepolcro
imbiancato.
C’è vergogna da vendere, allorché Dio, Gesù, Santi e Profeti, sono
branditi come clave per demolire case e monasteri, c’è tanta vergogna
se la Fede che ognuno professa è il mezzo e non il fine, soprattutto è
un abito dimesso più volte, e non è Fede come esperienza di vita che
primariamente educa all’amore.
E mentre le pagine bianche diventano custodi di segni traccianti, mi
accorgo di essere anch’io colpevole non solo per la dimenticanza
dell’arrivo delle rondini, di quella loro scia luminosa che è speranza,
bensì di essermi lasciato sedurre dalle parole, e non dalle miserie che
ci portiamo addosso, tutti nessuno escluso. |