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Grazie, ma non troppo
(Federico Greco ) - I terribili avvenimenti dell’indimenticato
ed indimenticabile 11 settembre hanno segnato tutti noi.
Le ferite che una lucida follia ci ha inferto tardano a rimarginarsi,
ancora infettate dai germi dell’incredulità e della disperazione.
Molti sostennero che, da quel giorno, il mondo non sarebbe più stato lo
stesso: a quasi un anno di distanza i fatti sembrano dare ragione a quella
premonizione.
Danni incalcolabili per l’economia mondiale, compagnie aeree con conti
in rosso e una impalpabile, ma sempre presente, insicurezza che ci
attanaglia.
Negli aeroporti sono stati intensificati i controlli, ma viene da
chiedersi perché si debba sempre curare il malato e non, invece,
prevenire il malanno.
Si è passati da uno standard di blanda e svogliata attenzione ad un
livello che quasi esacerba.
Mi permetto di raccontare quanto mi è accaduto sabato 10 agosto
all’aeroporto di Aberdeen (Scozia) nel tentativo di salire sull’aereo
che mi avrebbe riportato a Londra.
In coda per il check in, sul retro del tagliando di viaggio leggo “IL
BAGAGLIO DEI PASSEGGERI NON DEVE CONTENERE” e, di seguito, una sommaria
lista con tanto di disegno esplicativo. Riporto fedelmente:
sostanze ossidanti; materiale radioattivo; esplosivi; sostanze tossiche,
infettive o a rischio di contagio; gas; liquidi corrosivi; sostanze
infiammabili.
Ora, dopo aver appreso che è proibito costruire una bomba atomica o
diffondere il virus dell’ebola, scorgo con la coda dell’occhio
un’altra lista che, più dettagliatamente, elenca gli articoli che è
proibito portare nel cosiddetto “bagaglio a mano”. Si può
sintetizzare dicendo che, nulla di affilato o di appuntito o nulla che
potenzialmente lo possa diventare, è accettato a bordo.
Al check in mi scattano una fotografia per verificare poi
all’imbarco se chi registra il bagaglio sia poi effettivamente la stessa
persona che salirà sull’areo.
Dopo di che, un signore assai gentile, ma inflessibile, sconvolge e
violenta il mio bagaglio, senza poi, naturalmente metterlo a posto. Pochi
istanti e pochi passi dopo, un altro addetto alla sicurezza si premura di
controllare, tramite apposito e sofisticato macchinario, che le mie scarpe
non contengano esplosivo (non è uno scherzo!!!).
Finalmente, comodamente seduto, con le cinture ben allacciate, a 9.000
metri di altezza, esausto e sfiancato dalla lunga serie di controlli, mi
accingo a consumare il mio pasto.
Assorto nel titanico tentativo di degustare un coscio di pollo servendomi
solamente di forchetta e coltello rigorosamente di plastica, vengo destato
dal mio vicino che mi fa notare, con un sogghigno malcelato, un articolo
del Times in cui si riporta che ad un bambino è stata sequestrata la
mitragliatrice che il suo pupazzo impugnava con fiero orgoglio...
A questo punto un pensiero mi sovviene impertinente: “... Ma non sarà
troppo??!!”.
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