tuscolo
Il
Parco archeologico
(Giancarlo Giombetti) - Pochi mesi fa scrivevamo:
«Non ci sarà mai un vero Parco archeologico del Tuscolo se non si
chiuderanno, al più presto, le tre strade di accesso!
Nonostante i passi avanti compiuti in questi ultimi anni dalla XI Comunità
Montana nella valorizzazione del patrimonio storico-naturalistico del
Tuscolo, l’atto più importante, che potrebbe davvero dare un taglio ad
anni di degrado e di rapine dei beni archeologici e ambientali dell’area
del Tuscolo, non è stato ancora compiuto. Ancora oggi le migliaia di
cittadini che fruiscono dell’area archeologica continuano a considerare
il Tuscolo, come meta meritevole d’interesse, soltanto per l’area
pic-nic allestita tempo fa dalla XI Comunità Montana. Riteniamo invece
che un’area archeologica come quella del Tuscolo, che potrebbe competere
per importanza con quella di Ostia Antica o di Villa Adriana, non debba
continuare a connotarsi solo come meta della gita “fori porta” dei
romani.
Un’area archeologica così facilmente accessibile è un’area
depredabile. A chi importa se a seguito di queste facili scorrerie crolla
“la Berretta del prete” o cedono gli architrave in pietra sperone
della “Villa di Tiberio”, se continuano ad essere trafugati colonne,
statue, mosaici e capitelli per ornare i bagni e le piscine delle ville
dell’hinterland romano?
Il degrado dell’area archeologica continuerà finché ci sarà la
possibilità di giungere al Tuscolo con camion, e Jeep, attrezzati con
gru, paranchi o verricelli.
L’importantissima campagna di scavo della Scuola Spagnola di
Archeologia ha reso ormai improcrastinabile un’opera di tutela attiva,
che preservi l’area da ulteriori rischi di degrado. Anche gli scavi
effettuati fino ad oggi, nonostante le precauzioni adottate, sicuramente
espongono i vari reperti a più agevoli asportazioni da parte degli
“amanti del bello” che si aggirano nell’area.
Per il Tuscolo si deve passare al più presto alla tutela attiva, che
produce reddito e occupazione qualificata, ma per fare ciò, per chiudere
“il supermercato del reperto archeologico” e aprire “l’area
archeologica del Tuscolo”, occorre che gli amministratori della XI
Comunità Montana compiano un ultimo sforzo e realizzino il progetto di
chiusura delle strade voluto da tutti.
Ben 8 anni fa la Provincia di Roma, con la delibera n. 909 decise
l’approvazione della convenzione con l’XI Comunità Montana, era il 31
gennaio 1994, “sentiti i pareri favorevoli delle amministrazioni di:
Grottaferrata delib. cons. n. 34 del 23.2.1988
Monteporzio Catone delib. cons. n. 80 del 28.5.1987 e n. 19 del 20.2.1992
Frascati delib. cons. n. 41 del 25.7.1991
Monte Compatri delib. cons. n. 19 del 20.2.1992
Parco dei Castelli romani nota n. 340 del 12.3.1992
Ass.to Programmazione Regione
Lazio nota n. 1931 del 23.6.1992
Soprintendenza Archeologica del Lazio nota n. 8379 del 23.6.1992
Ass.to Urbanistica Regione Lazio nota n. 7874 del 27.7.1992"
L’Art. 3 della convenzione così recita:
L’amministrazione Provinciale
di Roma con il presente atto concede alla XI Comunità Montana del Lazio
l’autorizzazione ad eseguire i lavori appresso elencati in ordine di
esecuzione:
a) chiusura del braccio Frascati-Tuscolo dal Km 4,200 (bivio
Frascati-Tuscolo - Monteporzio-Tuscolo, n.d.r.) al Piazzale del Tuscolo e
relativo smantellamento del manto stradale e ricostruzione del piano
carrabile con materiali di tipo antico adatti anche ad essere percorsi da
mezzi di emergenza;
b) costruzione dei parcheggi
alle estremità dei tronchi di cui all’art. 1 e successiva
chiusura al transito veicolare con sbarramenti;
c) smantellamento totale del manto stradale del braccio Frascati-Tuscolo
dal Km 3,500 (nell’area del “Curvone”, al di sotto del Sepolcro di
Viniciano, n.d.r.) al tratto di cui alla lettera “a”.
I punti sopradescritti debbono ottenere il nulla osta da parte della
Soprintendenza Archeologica del Lazio.»
Ebbene, sono passati 8 anni dalla delibera provinciale e alcuni anni
dalla acquisizione delle aree per i parcheggi da parte della Comunità
Montana, cosa si aspetta? perché non si procede all’attuazione del
progetto di chiusura?
Ma non solo! Udite udite! In questi giorni la Provincia di Roma sta
asfaltando le strade che salgono al Tuscolo!
Ma non si dovevano chiudere le strade e creare un vero parco
archeologico, così come auspica anche il Senatore Lavagnini, che ha
presentato un disegno di legge al Senato a tal proposito?
Due sono le cose o i soldi spesi dalla XI Comunità Montana per le aree
dei parcheggi sono stati spesi incautamente, visto che ancora oggi, dopo
tutti questi anni il progetto non decolla, o l’Assessorato alla Viabilità
della Provincia di Roma non conosce la propria deliberazione, che a noi
non risulta essere mai stata abrogata e spende soldi per asfaltare una
strada che dovrebbe smantellare.
È vero anche che, stranamente, neanche la XI Comunità Montana si è
opposta alla assurda spesa pubblica per l’asfaltazione dei due tronchi
provinciali.
Rinnoviamo l’invito alla XI Comunità Montana affinché promuova un
incontro con i soggetti interessati (Associazioni ed Enti) per concordare
eventuali collaborazioni che, nella autonomia dei ruoli, possano definire
strategie certe per la risoluzione dei problemi che affliggono l’area
archeologica del tuscolo.
Infine, Legambiente vuole chiamare giovani e meno giovani ad occuparsi
sempre di più del proprio futuro. Vogliamo qui annunciare, che proprio il
problema della chiusura delle strade sarà il primo argomento
nell’agenda delle iniziative del nuovo Circolo di Legambiente
dell’”Area Tuscolana”, di prossima apertura. Se vuoi saperne di più
e partecipare alla costituzione del “Circolo
dell’Area Tuscolana” contatta:
Giancarlo Giombetti E-mail: g.giombetti@microelettra.it
o Franco Mascioli E-mail: francom.j@tiscalinet.it
monte
compatri
Una
sera a teatro: “…e così nacque regina la matta”
(Roberto Esposti) - Durante le fresche sere comprese tra il
venti e il ventotto luglio si sono svolte le rappresentazioni de “…e
così nacque regina la matta” spettacolo teatrale scritto da Maria
Letizia Mele con la regia di Riccardo Serventi Longhi.
Allestita nel parco del Casale delle Streghe, un suggestivo casale del
Seicento che ospita un piccolo ed ottimo ristorante in località Mazzini,
tra Monte Compatri e Colonna, questa autodefinita “tragicommedia” ha
riscosso un buon successo di pubblico grazie alle sue oneste qualità,
oltrechè alla bellezza del luogo.
La storia si svolge ai giorni nostri a Roma, in una immaginaria Piazza
della Libertà, piazza che per dimensioni fisiche ed emotive appare più
come un cortile condominiale. Ed è appunto con il portiere del palazzo
prospiciente, Giovanni (nella vita Salvatore Fagiolo) e sua moglie Maria
(Fabiola Passari) che la storia inizia tra gustose scenette di vita
familiare, nelle quali il povero portiere è vessato dalla moglie,
letteralmente ossessionata dal figlioletto (il “pupo”). Grazie dunque
al pupo sarà introdotto il personaggio principale, Gina (la stessa Mele),
la povera pazza stracciona che sogna di acquistare il palazzo del
Quirinale con gli spiccioli elemosinati per strada e possiede uno
scantinato che dà proprio sulla piazza e dalla cui porta compare ogni
qualvolta deve dialogare con gli altri personaggi della commedia, gli
inquilini del condominio. Già gli altri inquilini, ossia Maria Beatrice
detta Bebè (Antonella Gentili) studentessa di giurisprudenza rimasta
orfana dei genitori, sua nonna, la dispotica Baronessa siciliana (Rosella
Martini) che l’ha allevata e l’Ammiraglio (Carlo Mancia), attempato
fedele amico della pazza Gina. Dunque, dicevamo, i nostri disperati
portieri, un bel giorno affidano, seppur con molta reticenza, l’infante
a Gina e quando tornano a prenderlo non trovano né il pargolo né la
donna ed in pieno isterismo si rivolgono, cercando aiuto, alla Baronessa,
accorsa nel frattempo perché richiamata dagli strepiti. Alla nobildonna
non pare vero di avere un’arma in mano per poter far allontanare
finalmente Gina, sua nemica mortale per motivi oscuri. La stracciona che
tutti cercano si trova invece all’ospedale, dove veglia il bambino che
aveva corso pericolo di vita e ne era scampato solo per la pronta azione
della donna. È il primo segno nella storia che indichi simulazione nella
pazzia di Gina, che in seguito si trova a fronteggiare altri attacchi
della sua nemica, tra cui l’invio di un’assistente sociale (Antonella
Flamini), allo scopo di farla allontanare, che si risolve senza esito
alcuno. Nel frattempo la presunta pazza è preoccupata anche dall’arrivo
di Mauro (Maurizio Carboni) giovane ingegnere innamorato di Bebè, che lo
ricambia, ma è osteggiata dalla nonna e questo la fa soffrire. Gina che
intrattiene un rapporto materno con la ragazza ne parla a sua volta con il
confidente, l’Ammiraglio che si scopre essere da sempre innamorato della
donna. Il consiglio di Gina alla ragazza porterà questa a decidere per la
strada dell’amore di Mauro e il finale a sorpresa risolverà tutto,
portando in scena l’ultimo decisivo scontro tra le protettrici di Maria
Beatrice. Il testo dello spettacolo risulta gradevole, a tratti divertente
soprattutto nei litigi dei portieri e nelle improvvise sfuriate della
Baronessa; accusa però delle pause in alcuni monologhi di Gina e pecca a
volte di banalità riguardo al tema dominante della piece,
l’amore.
Bravi gli attori nel complesso: in particolare la Mele (Gina), chiamata
alla parte in assoluto più impegnativa; i portieri, assolutamente
perfetti nei loro divertenti e stereotipati ruoli; la Martini (Baronessa)
che dove non arriva con la bravura ci mette la sua simpatica comicità; il
Mancia (Ammiraglio) che svolge bene il suo compito. Da rivedere gli attori
più giovani che scontano l’evidente inesperienza peccando in limitata
espressività.
Per informazioni riguardo probabili repliche 0694858729.
genzano
Calici
di stelle
(Silvia
Cutuli) - La notte di San Lorenzo, gli occhi rivolti al cielo ed
un calice tra le mani per brindare alle stelle cadenti: è “Calici di
stelle”, vera festa di piazza che il Movimento Turismo del Vino ha
promosso a livello nazionale. L’evento si unisce ad un altro momento
“Cantine aperte” in cui i produttori di vino aprono per un giorno le
loro cantine, alla libera visita di quanti vogliono degustare i vini
italiani. In Italia sono novecento i produttori aderenti al Movimento
Turismo del Vino, che hanno organizzato con l’associazione “Città del
vino”, il brindisi nella notte magica del dieci agosto. Spiega il
Presidente del Movimento Turismo del Vino, Ornella Venica, che “Calici
di stelle” vuole essere un nuovo appuntamento per chi intende
avvicinarsi al mondo del vino, in una vera festa di piazza, oltre che in
cantina. Il vino e le stelle, sono stati i protagonisti della notte di San
Lorenzo, anche nel Comune di Genzano di Roma che, con l’Assessorato alle
Attività Produttive, il Consorzio Vino D.o.c. Colli Lanuvini e Pane
Casareccio di Genzano, ha aderito alla grande festa di “Calici di
stelle”. Genzano ha dato appuntamento al Parco Sforza Cesarini per una
degustazione di vini e prodotti tipici della città del vino, con un
brindisi finale alle stelle cadenti. Ogni regione italiana ha
personalizzato l’evento con un contorno di festa: in Friuli l’arte
visiva, in Puglia la musica e la danza, in Lombardia il cinema e la
musica, in Sardegna le note del tango, in Sicilia la vendemmia di notte
illuminata da energia pulita. Nel Lazio, Genzano ha ereditato la
tradizione di “Genzano estate”, proponendo uno spettacolo di musica e
cabaret. Affinché non si pensi che sia stato il vino a far vedere le
stelle, in un cielo minacciato dalla pioggia, gli organizzatori hanno
pensato di misurarsi nell’osservazione astronomica delle stelle cadenti.
In questa notte che di stelle non ne ha regalate molte, resta da sperare
che almeno il brindisi realizzi il desiderio. |