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Sommario anno XI numero 9 - settembre 2002

 I NOSTRI PAESI... - pag. 04
tuscolo
Il Parco archeologico
(Giancarlo Giombetti) - Pochi mesi fa scrivevamo:

«Non ci sarà mai un vero Parco archeologico del Tuscolo se non si chiuderanno, al più presto, le tre strade di accesso!
Nonostante i passi avanti compiuti in questi ultimi anni dalla XI Comunità Montana nella valorizzazione del patrimonio storico-naturalistico del Tuscolo, l’atto più importante, che potrebbe davvero dare un taglio ad anni di degrado e di rapine dei beni archeologici e ambientali dell’area del Tuscolo, non è stato ancora compiuto. Ancora oggi le migliaia di cittadini che fruiscono dell’area archeologica continuano a considerare il Tuscolo, come meta meritevole d’interesse, soltanto per l’area pic-nic allestita tempo fa dalla XI Comunità Montana. Riteniamo invece che un’area archeologica come quella del Tuscolo, che potrebbe competere per importanza con quella di Ostia Antica o di Villa Adriana, non debba continuare a connotarsi solo come meta della gita “fori porta” dei romani.
Un’area archeologica così facilmente accessibile è un’area depredabile. A chi importa se a seguito di queste facili scorrerie crolla “la Berretta del prete” o cedono gli architrave in pietra sperone della “Villa di Tiberio”, se continuano ad essere trafugati colonne, statue, mosaici e capitelli per ornare i bagni e le piscine delle ville dell’hinterland romano?
Il degrado dell’area archeologica continuerà finché ci sarà la possibilità di giungere al Tuscolo con camion, e Jeep, attrezzati con gru, paranchi o verricelli.
L’importantissima campagna di scavo della Scuola Spagnola di Archeologia ha reso ormai improcrastinabile un’opera di tutela attiva, che preservi l’area da ulteriori rischi di degrado. Anche gli scavi effettuati fino ad oggi, nonostante le precauzioni adottate, sicuramente espongono i vari reperti a più agevoli asportazioni da parte degli “amanti del bello” che si aggirano nell’area.
Per il Tuscolo si deve passare al più presto alla tutela attiva, che produce reddito e occupazione qualificata, ma per fare ciò, per chiudere “il supermercato del reperto archeologico” e aprire “l’area archeologica del Tuscolo”, occorre che gli amministratori della XI Comunità Montana compiano un ultimo sforzo e realizzino il progetto di chiusura delle strade voluto da tutti.
Ben 8 anni fa la Provincia di Roma, con la delibera n. 909 decise l’approvazione della convenzione con l’XI Comunità Montana, era il 31 gennaio 1994, “sentiti i pareri favorevoli delle amministrazioni di:
Grottaferrata delib. cons. n. 34 del 23.2.1988
Monteporzio Catone delib. cons. n. 80 del 28.5.1987 e n. 19 del 20.2.1992
Frascati delib. cons. n. 41 del 25.7.1991
Monte Compatri delib. cons. n. 19 del 20.2.1992
Parco dei Castelli romani nota n. 340 del 12.3.1992
Ass.to Programmazione  Regione Lazio nota n. 1931 del 23.6.1992
Soprintendenza Archeologica del Lazio nota n. 8379 del 23.6.1992
Ass.to Urbanistica Regione Lazio nota n. 7874 del 27.7.1992"
L’Art. 3 della convenzione così recita:
L’amministrazione  Provinciale di Roma con il presente atto concede alla XI Comunità Montana del Lazio l’autorizzazione ad eseguire i lavori appresso elencati in ordine di esecuzione:
a) chiusura del braccio Frascati-Tuscolo dal Km 4,200 (bivio Frascati-Tuscolo - Monteporzio-Tuscolo, n.d.r.) al Piazzale del Tuscolo e relativo smantellamento del manto stradale e ricostruzione del piano carrabile con materiali di tipo antico adatti anche ad essere percorsi da mezzi di emergenza;
b)  costruzione dei parcheggi alle estremità dei tronchi di cui all’art. 1 e successiva  chiusura al transito veicolare con sbarramenti; 
c) smantellamento totale del manto stradale del braccio Frascati-Tuscolo dal Km 3,500 (nell’area del “Curvone”, al di sotto del Sepolcro di Viniciano, n.d.r.) al tratto di cui alla lettera “a”.
I punti sopradescritti debbono ottenere il nulla osta da parte della Soprintendenza Archeologica del Lazio.»
Ebbene, sono passati 8 anni dalla delibera provinciale e alcuni anni dalla acquisizione delle aree per i parcheggi da parte della Comunità Montana, cosa si aspetta? perché non si procede all’attuazione del progetto di chiusura?
Ma non solo! Udite udite! In questi giorni la Provincia di Roma sta asfaltando le strade che salgono al Tuscolo!
Ma non si dovevano chiudere le strade e creare un vero parco archeologico, così come auspica anche il Senatore Lavagnini, che ha presentato un disegno di legge al Senato a tal proposito?
Due sono le cose o i soldi spesi dalla XI Comunità Montana per le aree dei parcheggi sono stati spesi incautamente, visto che ancora oggi, dopo tutti questi anni il progetto non decolla, o l’Assessorato alla Viabilità della Provincia di Roma non conosce la propria deliberazione, che a noi non risulta essere mai stata abrogata e spende soldi per asfaltare una strada che dovrebbe smantellare.
È vero anche che, stranamente, neanche la XI Comunità Montana si è opposta alla assurda spesa pubblica per l’asfaltazione dei due tronchi provinciali.
Rinnoviamo l’invito alla XI Comunità Montana affinché promuova un incontro con i soggetti interessati (Associazioni ed Enti) per concordare eventuali collaborazioni che, nella autonomia dei ruoli, possano definire strategie certe per la risoluzione dei problemi che affliggono l’area archeologica del tuscolo.
Infine, Legambiente vuole chiamare giovani e meno giovani ad occuparsi sempre di più del proprio futuro. Vogliamo qui annunciare, che proprio il problema della chiusura delle strade sarà il primo argomento nell’agenda delle iniziative del nuovo Circolo di Legambiente dell’”Area Tuscolana”, di prossima apertura. Se vuoi saperne di più e partecipare alla costituzione del “Circolo
dell’Area Tuscolana” contatta:
Giancarlo Giombetti E-mail: g.giombetti@microelettra.it
o Franco Mascioli E-mail: francom.j@tiscalinet.it

monte compatri
Una sera a teatro: “…e così nacque regina la matta”
(Roberto Esposti) - Durante le fresche sere comprese tra il venti e il ventotto luglio si sono svolte le rappresentazioni de “…e così nacque regina la matta” spettacolo teatrale scritto da Maria Letizia Mele con la regia di Riccardo Serventi Longhi.

Allestita nel parco del Casale delle Streghe, un suggestivo casale del Seicento che ospita un piccolo ed ottimo ristorante in località Mazzini, tra Monte Compatri e Colonna, questa autodefinita “tragicommedia” ha riscosso un buon successo di pubblico grazie alle sue oneste qualità, oltrechè alla bellezza del luogo.
La storia si svolge ai giorni nostri a Roma, in una immaginaria Piazza della Libertà, piazza che per dimensioni fisiche ed emotive appare più come un cortile condominiale. Ed è appunto con il portiere del palazzo prospiciente, Giovanni (nella vita Salvatore Fagiolo) e sua moglie Maria (Fabiola Passari) che la storia inizia tra gustose scenette di vita familiare, nelle quali il povero portiere è vessato dalla moglie, letteralmente ossessionata dal figlioletto (il “pupo”). Grazie dunque al pupo sarà introdotto il personaggio principale, Gina (la stessa Mele), la povera pazza stracciona che sogna di acquistare il palazzo del Quirinale con gli spiccioli elemosinati per strada e possiede uno scantinato che dà proprio sulla piazza e dalla cui porta compare ogni qualvolta deve dialogare con gli altri personaggi della commedia, gli inquilini del condominio. Già gli altri inquilini, ossia Maria Beatrice detta Bebè (Antonella Gentili) studentessa di giurisprudenza rimasta orfana dei genitori, sua nonna, la dispotica Baronessa siciliana (Rosella Martini) che l’ha allevata e l’Ammiraglio (Carlo Mancia), attempato fedele amico della pazza Gina. Dunque, dicevamo, i nostri disperati portieri, un bel giorno affidano, seppur con molta reticenza, l’infante a Gina e quando tornano a prenderlo non trovano né il pargolo né la donna ed in pieno isterismo si rivolgono, cercando aiuto, alla Baronessa, accorsa nel frattempo perché richiamata dagli strepiti. Alla nobildonna non pare vero di avere un’arma in mano per poter far allontanare finalmente Gina, sua nemica mortale per motivi oscuri. La stracciona che tutti cercano si trova invece all’ospedale, dove veglia il bambino che aveva corso pericolo di vita e ne era scampato solo per la pronta azione della donna. È il primo segno nella storia che indichi simulazione nella pazzia di Gina, che in seguito si trova a fronteggiare altri attacchi della sua nemica, tra cui l’invio di un’assistente sociale (Antonella Flamini), allo scopo di farla allontanare, che si risolve senza esito alcuno. Nel frattempo la presunta pazza è preoccupata anche dall’arrivo di Mauro (Maurizio Carboni) giovane ingegnere innamorato di Bebè, che lo ricambia, ma è osteggiata dalla nonna e questo la fa soffrire. Gina che intrattiene un rapporto materno con la ragazza ne parla a sua volta con il confidente, l’Ammiraglio che si scopre essere da sempre innamorato della donna. Il consiglio di Gina alla ragazza porterà questa a decidere per la strada dell’amore di Mauro e il finale a sorpresa risolverà tutto, portando in scena l’ultimo decisivo scontro tra le protettrici di Maria Beatrice. Il testo dello spettacolo risulta gradevole, a tratti divertente soprattutto nei litigi dei portieri e nelle improvvise sfuriate della Baronessa; accusa però delle pause in alcuni monologhi di Gina e pecca a volte di banalità riguardo al tema dominante della piece, l’amore.
Bravi gli attori nel complesso: in particolare la Mele (Gina), chiamata alla parte in assoluto più impegnativa; i portieri, assolutamente perfetti nei loro divertenti e stereotipati ruoli; la Martini (Baronessa) che dove non arriva con la bravura ci mette la sua simpatica comicità; il Mancia (Ammiraglio) che svolge bene il suo compito. Da rivedere gli attori più giovani che scontano l’evidente inesperienza peccando in limitata espressività.
Per informazioni riguardo probabili repliche 0694858729.


genzano
Calici di stelle
(Silvia Cutuli) - La notte di San Lorenzo, gli occhi rivolti al cielo ed un calice tra le mani per brindare alle stelle cadenti: è “Calici di stelle”, vera festa di piazza che il Movimento Turismo del Vino ha promosso a livello nazionale. L’evento si unisce ad un altro momento “Cantine aperte” in cui i produttori di vino aprono per un giorno le loro cantine, alla libera visita di quanti vogliono degustare i vini italiani. In Italia sono novecento i produttori aderenti al Movimento Turismo del Vino, che hanno organizzato con l’associazione “Città del vino”, il brindisi nella notte magica del dieci agosto. Spiega il Presidente del Movimento Turismo del Vino, Ornella Venica, che “Calici di stelle” vuole essere un nuovo appuntamento per chi intende avvicinarsi al mondo del vino, in una vera festa di piazza, oltre che in cantina. Il vino e le stelle, sono stati i protagonisti della notte di San Lorenzo, anche nel Comune di Genzano di Roma che, con l’Assessorato alle Attività Produttive, il Consorzio Vino D.o.c. Colli Lanuvini e Pane Casareccio di Genzano, ha aderito alla grande festa di “Calici di stelle”. Genzano ha dato appuntamento al Parco Sforza Cesarini per una degustazione di vini e prodotti tipici della città del vino, con un brindisi finale alle stelle cadenti. Ogni regione italiana ha personalizzato l’evento con un contorno di festa: in Friuli l’arte visiva, in Puglia la musica e la danza, in Lombardia il cinema e la musica, in Sardegna le note del tango, in Sicilia la vendemmia di notte illuminata da energia pulita. Nel Lazio, Genzano ha ereditato la tradizione di “Genzano estate”, proponendo uno spettacolo di musica e cabaret. Affinché non si pensi che sia stato il vino a far vedere le stelle, in un cielo minacciato dalla pioggia, gli organizzatori hanno pensato di misurarsi nell’osservazione astronomica delle stelle cadenti. In questa notte che di stelle non ne ha regalate molte, resta da sperare che almeno il brindisi realizzi il desiderio.

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Sommario anno XI numero 9 - settembre 2002