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Sommario anno XI numero 9 - settembre 2002

CINEMA - pag. 15
“Le vacanze di Monsieur Hulot” di Jacques Tati
Jacques Tati(Roberto Esposti) - Noblesse oblige sul numero di settembre non potevo esimermi di scrivere di un film che tratta di una vacanza, la vacanza che un quarantenne scapolo francese, Monsieur Hulot, trascorse sulle coste della Bretagna qualche anno fa…

Hulot (Jacques Tati) è un buffo ometto dall’aria stralunata, con i calzoni un pò troppo corti, la pipa, l’impermeabile e l’ombrello praticamente cuciti addosso, che si muove su di un’utilitaria mooolto scoppiettante, con la quale arriva in un bel giorno d’estate all’Hotel de la Plage. La clientela di questo hotel è del tutto comune: famiglie francesi ed americane con bimbi ed anziani, giovani in La locandina del filmcerca di divertimento e di nuove conoscenze, belle ragazze; ci sono poi i camerieri (per la verità un po’ scorbutici), il gelataio… insomma la popolazione di un posto di mare, magari come quello che avete appena lasciato da qualche giorno… Le giornate sono cadenzate dal ciclo giorno/notte, dai pasti, dalla campana che annuncia l’arrivo del gelataio; gli avventori della pensione sono perfettamente calati in questi ritmi, ma non così il nostro Hulot, che dà dimostrazione di essere assolutamente privo di questa acculturazione. Dal primo momento, da quando entra nell’albergo e crea una meravigliosa gag giocata sulle correnti d’aria che imperversano nel lounge, si oppone alle routine di questa vacanza che la cultura della mercificazione del piacere vuol imporgli e lo fa a modo suo, con un’impressionante serie di pasticci che minano i ritmi degli astanti; la mini società della spiaggia, però lo accoglierà e cercherà comunque di integrarlo, addirittura gli offrirà (non colto) il premio massimo che può offrire, l’amore della ragazza più bella e questo perché Hulot/Tati non combatte contro di essa, ma contro i riti Una scena del filmsociali che ci vogliono privare della libertà. E la serie di saluti che si riverserà sul nostro al termine della vacanza simboleggerà il ringraziamento di quanti avranno compreso il messaggio.
Indimenticabili nel film sono le gag del giradischi, del cavallo, del cimitero e dei fuochi d’artificio: capolavori di una comicità giocata sul mimo, figlia di Chaplin e di Buster Keaton e senza la quale (alcuni ammettendolo) non avremmo avuto la comicità di Rowan Atkinson (del Mister Bean), Peter Sellers (dell’ispettore Clouseau e dell’Hrundi di Hollywood Party) e di altri grandi comici del Novecento. Girato nel 1953, il secondo lungometraggio di Jacques Tati esce in versione restaurata in occasione del ventennale della morte del regista, e si presenta in un bianco e nero in formato 4/3 (il rapporto tra i lati del fotogramma) con un curioso audio sonoro, privo praticamente di dialoghi, caratteristica questa comune ad altre opere del regista, che esalta la mimica borbottante di Tati.
Il film assieme ad altri capolavori del cineasta francese è stato in programmazione al cinema Quattro Fontane di Roma nel mese di agosto e consiglio caldamente a chi non le avesse viste di reperire le sue opere: geniali, divertenti, feroci critiche alla società di massa.

Lettere al giornale
(Maria Anna Pujia) - Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da alcuni anni da Roma a Zagarolo, siamo tutti amanti del cinema. I primi anni l’unico cinema più vicino era quello di Palestrina; negli ultimi anni è stato chiuso per lavori e in realtà non ha mai riaperto.

Le sale più vicine (così dicono loro) sono quelle di Colleferro. Purtroppo la strada per arrivarci è alquanto brutta soprattutto d’inverno quando piove. In alternativa sono Frascati o Grottaferrata (noi  lo adoriamo) purtroppo però non è così vicino; anche se spesso facciamo questo viaggio, a volte non ci riusciamo con i tempi. Vorremmo poterci andare più spesso e come noi ci sono tantissime famiglie.
Spero che la Vostra associazione possa intervenire sugli organi preposti al fine poter far riaprire il cinema di Palestrina o aprirne uno a Zagarolo dove pare che esistono dei vecchi locali da ristrutturare.
Grazie.

Cara Maria Anna, noi crediamo che l’apertura o chiusura di una sala cinematografica dipenda principalmente da regole di mercato. Comunque, la migliore esortazione capace di influire su tali decisioni è certamente rappresentata dal tuo appello che, pubblicato su queste pagine, speriamo venga letto dalle persone giuste. (La redazione)

CINEMA - pag. 15

Sommario anno XI numero 9 - settembre 2002