nemi
Oh che bel Castello!
(Bruna
Macioci) - Quando videogiochi e computer non tenevano i ragazzi
lontano dalle piazze, il passatempo più frequente era quello di giocare e
correre per le strade del paese. Erano divertimenti semplici, ereditati
dai padri o dai nonni, ma costituivano un modo sano e genuino per crescere
e imparare a relazionarsi con gli altri. Il gioco, infatti, insieme allo
studio, è il principale mezzo di apprendimento culturale e sociale.
L’Amministrazione Comunale vuole rivalutare il ruolo formativo della
socializzazione di piazza, soprattutto per i giovani, che rappresentano il
futuro e devono imparare ad amare e rispettare gli altri, nel gioco come
nella vita. Tra le attività già avviate c’è la Ludoteca, dove
i bambini vengono accolti da personale specializzato e avviati al gioco
costruttivo e ad attività di gruppo. E il Campo estivo per i
ragazzi che si è svolto dal 15 al 26 luglio, anche questo con i
bravissimi animatori della cooperativa Girotondo, che ha
organizzato due settimane di divertimento tra gite al mare con bagni,
balli e giochi di spiaggia, e passeggiate nei boschi e prati più
suggestivi di Nemi, dove i ragazzi sono stati all’aria aperta, e si sono
divertiti e integrati con gruppi di altri paesi. Proprio l’integrazione
è il centro di tutto il ‘progetto giovani’ che questa Amministrazione
porta avanti. Insegnare ai ragazzi a dialogare con gli altri sarà loro
utile in futuro per non cadere negli errori e negli orrori che le società
chiuse culturalmente hanno fatto nel corso della storia. E questo
programma è studiato per far sì che i ragazzi di Nemi tornino ad
incontrarsi all’aperto, nei luoghi che la natura ci mette a
disposizione, socializzando e sviluppando tutte le attività che aiutano
ad arricchire mentalmente e caratterialmente. L’iniziativa è stata
occasione di ulteriore integrazione per i bambini delle molte famiglie
extracomunitarie presenti a Nemi: le attività socializzanti di piazza
mirano anche a questo.
L’ultimo appuntamento c’è stato a metà ottobre: nella nuova ottica
delle iniziative intercomunali, i 6 paesi del distretto socio-sanitario H2
(Nemi - Genzano - Lanuvio - Ariccia - Albano - C.Gandolfo) hanno
progettato e dedicato un giorno per ogni paese proprio ai bambini, per far
loro riscoprire i vecchi giochi con l’aiuto degli anziani, depositari
delle tradizioni e quindi anche di quei semplici divertimenti di una
volta. ‘Oh che bel Castello’ è il titolo di questa iniziativa che ha
visto i giovanissimi protagonisti nel loro paese e spettatori negli altri,
ed è culminata in una festa finale a Genzano domenica 13.
A Nemi si è gareggiato il 12, e insieme alla riscoperta dei giochi
antichi c’è stato spazio per una riscoperta dei sapori, mediante
merende dolci e salate preparate dagli anziani con i semplici ingredienti
della nostra terra. E una compagnia di artisti di strada ha animato i
momenti di pausa aumentando la sarabanda; e i più piccini, che non hanno
gareggiato, sono stati consolati dal teatro dei burattini installato nel
Cortile del Castello. ‘Oh, che bel Castello’ è stato coordinato dalla
cooperativa IL MOSAICO.
cecchina
Cultura del vino
(Silvia Cutuli) - “ In tempo di vendemmia in de le
vigne de Roma e puro in quelle de li Castelli nostrali, oltre a fasse un
sacco de risate e d’allegrie, saùsa de fa un scherzo a li conoscenti o
a li forestieri che ve viengheno a trova’ alla vigna, ner tramente che
state sotto la vite a taja co’ le forbice li grappi d’uva. Ecco sto’
scherzo in che consiste. La vendemmiatora o mozzatora pija un grappo
d’uva o un paro e li sfragne su la faccia della persona che l’è ita a
trova, come si sfragnesse l’uva dentro a’ntino. Sto scherzo se chiama
ammostà o dà un’ammostata”
(da “Tradizioni popolari romane” di Gigi Zanazzo).
Chissà se a questo si sono ispirati gli organizzatori della “Sagra del
mosto” che si è svolta nei giorni 28 e 29 settembre a Cecchina. Questa
prima edizione della sagra ha visto la partecipazione della Provincia di
Roma e del Comune di Albano Laziale con un ruolo decisivo svolto dalla Pro
Loco Cecchina.
Il mosto altro non è che il succo ottenuto dalla pigiatura dell’uva
fresca; questa pratica è sempre stata nella tradizione contadina un
momento di festa collettiva. Gli organizzatori della sagra lo hanno
riproposto in una cornice di festa di piazza, lontano dai vigneti,
conservando però l’atmosfera gioiosa che ha sempre contraddistinto il
momento della vendemmia. Le strade della cittadina castellana sono state
animate da sfilate di artisti di strada sin dal pomeriggio di sabato, con
l’esibizione domenica, del gruppo folkloristico “O Revotapopolo”.
Negli stand gastronomici di Piazza della Stazione si è proceduto alla
friggitura delle ciambelle al mosto, con la degustazione di prodotti
tipici.
Botti di legno e fiaschi hanno conservato gelosamente il vino locale, per
il brindisi che domenica ha coinvolto tutti i partecipanti, nella
sbicchierata di piazza sotto i fuochi d’artificio.
Le cantine dei Castelli hanno ospitato un’altra iniziativa legata
al vino: “Benvenuta vendemmia”, promossa dal Movimento turismo del
vino. Le aziende vitivinicole e le cantine
hanno organizzato iniziative di intrattenimento nei vigneti, con
buffet di prodotti tipici.
Le manifestazioni legate al vino registrano quote sempre più elevate di
partecipanti, enoturisti ed intenditori, dimostrando l’affermazione di
una … cultura del vino.
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Ricetta per le ciambelle al mosto
Ingredienti:
500 g di farina
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di zucchero
mosto fresco d’uva bianca
1/2 panetto di lievito di birra
1 pizzico di sale
Procedimento: Versate la farina a fontana sulla spianatoia, fate
sciogliere il lievito in poca acqua tiepida, impastatelo con un po’ di
farina, ponetelo al centro della fontana e coprite con altra farina.
Lasciate lievitare lontano da correnti d’aria per mezz’ora, quindi
impastate con l’olio, un pizzico di sale e mosto in quantità
sufficiente ad ottenere un impasto morbido ma consistente. Formate tanti
bastoncini e ricavate da ognuno di essi delle ciambelle. Disponete le
ciambelle distanziate tra loro su una placca da forno unto, infornate a
180 °C circa e fate cuocere per 35 - 40 minuti.
Grado di difficoltà: Facile
Tempi di preparazione: fino a 30 minuti
Tempi di cottura: fino a 60 minuti
rocca
di papa
Autunno in tavola
(Silvia Cutuli) - L’arrivo delle stagioni colora la nostra
tavola aggiungendo nuovi sapori ai piatti.
Non è autunno se non cadono le foglie e se non compaiono per le strade i
venditori di caldarroste: e già, sono le castagne vere protagoniste
dell’autunno in tavola.
La castagna segna l’inizio della stagione autunnale un po’ in tutta
Italia: dall’arco alpino (dove si trova fino a 800-900 metri sul livello
del mare) seguendo la dorsale appenninica fino in Calabria, Sardegna e
sulle pendici dellEtna. Nel Lazio a Soriano del Cimino la “Sagra della
castagna” ha inaugurato la stagione autunnale, l’appuntamento si è
ripetuto ai Castelli romani domenica 20 ottobre con la tradizionale
“Festa della castagna” di Rocca di Papa.
L’Italia è il terzo Paese produttore di castagne dopo Corea e
Cina; se ne contano 300 varietà, due hanno ottenuto il riconoscimento
della Comunità Europea: il Marrone di Montella (Avellino) e il Marrone
del Mugello. Ricordiamo tra le altre varietà italiane i Marroni dei Monti
Trevisani, dei Monti Lessini e di San Zeno (Verona) ed i Marroni di
Vallerano (Viterbo).
Le castagne sono oggi ingrediente privilegiato per confezionare dolci,
mentre nel passato erano anche dette “pane dei poveri”: venivano
infatti arrostite o bollite in acqua e sostituivano il pane. In cucina si
consumavano con latte e vino come minestra, oppure macinate per ottenere
sfarinati, da impiegare nella preparazione della polenta, puree, focacce,
castagnacci e zuppe.
Nella tradizione culinaria dei nostri tempi spopolano le caldarroste,
castagne cotte nelle apposite padelle forate, ma sono ormai famosi anche i
marrons glacès ed il castagnaccio. Per portare in tavola questi dolci,
basta seguire qualche consiglio: per preparare i marrons glacès occorre
cuocere due volte le castagne con la farina, una volta scolate, si
spellano e si rimettono sul fuoco per circa sedici ore coperte da sciroppo
a base di zucchero e vanillina. Dalle castagne secche si ottiene invece la
farina per il castagnaccio che, come da tradizione, è composta da un
impasto di farina, acqua e sale cucinato in forno e poi cosparso di pinoli
e rosmarino; a discrezione l’aggiunta di uva passa e zucchero.
Fantasia e creatività sono gli ingredienti giusti per una stagione
autunnale da vivere …. in cucina.
colonna
Ancora un premio
La
redazione) - Tutti i giorni sentiamo parlare di premi e di trofei,
e quasi sempre il nostro pensiero vola su campi di calcio, tennis, piste
automobilistiche, strade, sempre abbinando questo tipo di premi a
manifestazioni sportive. Difficilmente un premio o un trofeo viene dal
nostro inconscio abbinato ad altro. Invece le gare, le competizioni si
susseguono tutto l’anno e nei settori più disparati delle attività
umane e sempre più spesso trofei, coppe, targhe e quant’altro vengono
assegnate ai migliori rappresentanti di ogni categoria lavorativa ed è
bello e esaltante quando qualcuno di questi viene assegnato ad un nostro
giovane che si è fatto onore con la sua attività, con le sue doti,
portando in alto, con il suo, il nome del nostro paese.
Di cosa sto parlando? Di chi?
L’otto ottobre scorso si è tenuto in provincia di Cosenza, esattamente
nella cittadina di Belvedere Marittimo, il 3° Campionato di “Pizza
Piccante”. Ebbene, sbaragliando i 140 concorrenti provenienti da tutte
le regioni, è stato dichiarato campione nazionale, conquistando il trofeo
messo in palio, il nostro Andrea Cobucci. Ad Andrea, che ritroviamo tutti
i giorni indaffarato tra le teglie della pizzeria “Due Pini” ed ai
suoi collaboratori i migliori auguri di un futuro pieno di soddisfazioni. |