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Sommario anno XI numero 11 - novembre 2002

 I NOSTRI PAESI - pag. 08
nemi
Oh che bel Castello!
(Bruna Macioci) - Quando videogiochi e computer non tenevano i ragazzi lontano dalle piazze, il passatempo più frequente era quello di giocare e correre per le strade del paese. Erano divertimenti semplici, ereditati dai padri o dai nonni, ma costituivano un modo sano e genuino per crescere e imparare a relazionarsi con gli altri. Il gioco, infatti, insieme allo studio, è il principale mezzo di apprendimento culturale e sociale. L’Amministrazione Comunale vuole rivalutare il ruolo formativo della socializzazione di piazza, soprattutto per i giovani, che rappresentano il futuro e devono imparare ad amare e rispettare gli altri, nel gioco come nella vita. Tra le attività già avviate c’è la Ludoteca, dove i bambini vengono accolti da personale specializzato e avviati al gioco costruttivo e ad attività di gruppo. E il Campo estivo per i ragazzi che si è svolto dal 15 al 26 luglio, anche questo con i bravissimi animatori della cooperativa Girotondo, che ha organizzato due settimane di divertimento tra gite al mare con bagni, balli e giochi di spiaggia, e passeggiate nei boschi e prati più suggestivi di Nemi, dove i ragazzi sono stati all’aria aperta, e si sono divertiti e integrati con gruppi di altri paesi. Proprio l’integrazione è il centro di tutto il ‘progetto giovani’ che questa Amministrazione porta avanti. Insegnare ai ragazzi a dialogare con gli altri sarà loro utile in futuro per non cadere negli errori e negli orrori che le società chiuse culturalmente hanno fatto nel corso della storia. E questo programma è studiato per far sì che i ragazzi di Nemi tornino ad incontrarsi all’aperto, nei luoghi che la natura ci mette a disposizione, socializzando e sviluppando tutte le attività che aiutano ad arricchire mentalmente e caratterialmente. L’iniziativa è stata occasione di ulteriore integrazione per i bambini delle molte famiglie extracomunitarie presenti a Nemi: le attività socializzanti di piazza mirano anche a questo.
L’ultimo appuntamento c’è stato a metà ottobre: nella nuova ottica delle iniziative intercomunali, i 6 paesi del distretto socio-sanitario H2 (Nemi - Genzano - Lanuvio - Ariccia - Albano - C.Gandolfo) hanno progettato e dedicato un giorno per ogni paese proprio ai bambini, per far loro riscoprire i vecchi giochi con l’aiuto degli anziani, depositari delle tradizioni e quindi anche di quei semplici divertimenti di una volta. ‘Oh che bel Castello’ è il titolo di questa iniziativa che ha visto i giovanissimi protagonisti nel loro paese e spettatori negli altri, ed è culminata in una festa finale a Genzano domenica 13.
A Nemi si è gareggiato il 12, e insieme alla riscoperta dei giochi antichi c’è stato spazio per una riscoperta dei sapori, mediante merende dolci e salate preparate dagli anziani con i semplici ingredienti della nostra terra. E una compagnia di artisti di strada ha animato i momenti di pausa aumentando la sarabanda; e i più piccini, che non hanno gareggiato, sono stati consolati dal teatro dei burattini installato nel Cortile del Castello. ‘Oh, che bel Castello’ è stato coordinato dalla cooperativa
IL MOSAICO.

cecchina
Cultura del vino
(Silvia Cutuli) - “ In tempo di vendemmia in de le vigne de Roma e puro in quelle de li Castelli nostrali, oltre a fasse un sacco de risate e d’allegrie, saùsa de fa un scherzo a li conoscenti o a li forestieri che ve viengheno a trova’ alla vigna, ner tramente che state sotto la vite a taja co’ le forbice li grappi d’uva. Ecco sto’ scherzo in che consiste. La vendemmiatora o mozzatora pija un grappo d’uva o un paro e li sfragne su la faccia della persona che l’è ita a trova, come si sfragnesse l’uva dentro a’ntino. Sto scherzo se chiama ammostà o dà un’ammostata”
(da “Tradizioni popolari romane” di Gigi Zanazzo).
Chissà se a questo si sono ispirati gli organizzatori della “Sagra del mosto” che si è svolta nei giorni 28 e 29 settembre a Cecchina. Questa prima edizione della sagra ha visto la partecipazione della Provincia di Roma e del Comune di Albano Laziale con un ruolo decisivo svolto dalla Pro Loco Cecchina.
Il mosto altro non è che il succo ottenuto dalla pigiatura dell’uva fresca; questa pratica è sempre stata nella tradizione contadina un momento di festa collettiva. Gli organizzatori della sagra lo hanno riproposto in una cornice di festa di piazza, lontano dai vigneti, conservando però l’atmosfera gioiosa che ha sempre contraddistinto il momento della vendemmia. Le strade della cittadina castellana sono state animate da sfilate di artisti di strada sin dal pomeriggio di sabato, con l’esibizione domenica, del gruppo folkloristico “O Revotapopolo”.
Negli stand gastronomici di Piazza della Stazione si è proceduto alla friggitura delle ciambelle al mosto, con la degustazione di prodotti tipici.
Botti di legno e fiaschi hanno conservato gelosamente il vino locale, per il brindisi che domenica ha coinvolto tutti i partecipanti, nella sbicchierata di piazza sotto i fuochi d’artificio.   Le cantine dei Castelli hanno ospitato un’altra iniziativa legata al vino: “Benvenuta vendemmia”, promossa dal Movimento turismo del vino. Le aziende vitivinicole e le cantine  hanno organizzato iniziative di intrattenimento nei vigneti, con buffet di prodotti tipici.
Le manifestazioni legate al vino registrano quote sempre più elevate di partecipanti, enoturisti ed intenditori, dimostrando l’affermazione di una … cultura del vino.
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Ricetta per le ciambelle al mosto
Ingredienti:
500 g di farina
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaio di zucchero
mosto fresco d’uva bianca
1/2 panetto di lievito di birra
1 pizzico di sale
Procedimento: Versate la farina a fontana sulla spianatoia, fate sciogliere il lievito in poca acqua tiepida, impastatelo con un po’ di farina, ponetelo al centro della fontana e coprite con altra farina. Lasciate lievitare lontano da correnti d’aria per mezz’ora, quindi impastate con l’olio, un pizzico di sale e mosto in quantità sufficiente ad ottenere un impasto morbido ma consistente. Formate tanti bastoncini e ricavate da ognuno di essi delle ciambelle. Disponete le ciambelle distanziate tra loro su una placca da forno unto, infornate a 180 °C circa e fate cuocere per 35 - 40 minuti.
Grado di difficoltà: Facile
Tempi di preparazione: fino a 30 minuti
Tempi di cottura: fino a 60 minuti


rocca di papa
Autunno in tavola
(Silvia Cutuli) - L’arrivo delle stagioni colora la nostra tavola aggiungendo nuovi sapori ai piatti.
Non è autunno se non cadono le foglie e se non compaiono per le strade i venditori di caldarroste: e già, sono le castagne vere protagoniste dell’autunno in tavola.
La castagna segna l’inizio della stagione autunnale un po’ in tutta Italia: dall’arco alpino (dove si trova fino a 800-900 metri sul livello del mare) seguendo la dorsale appenninica fino in Calabria, Sardegna e sulle pendici dellEtna. Nel Lazio a Soriano del Cimino la “Sagra della castagna” ha inaugurato la stagione autunnale, l’appuntamento si è ripetuto ai Castelli romani domenica 20 ottobre con la tradizionale “Festa della castagna” di Rocca di Papa.  L’Italia è il terzo Paese produttore di castagne dopo Corea e Cina; se ne contano 300 varietà, due hanno ottenuto il riconoscimento della Comunità Europea: il Marrone di Montella (Avellino) e il Marrone del Mugello. Ricordiamo tra le altre varietà italiane i Marroni dei Monti Trevisani, dei Monti Lessini e di San Zeno (Verona) ed i Marroni di Vallerano (Viterbo).
Le castagne sono oggi ingrediente privilegiato per confezionare dolci, mentre nel passato erano anche dette “pane dei poveri”: venivano infatti arrostite o bollite in acqua e sostituivano il pane. In cucina si consumavano con latte e vino come minestra, oppure macinate per ottenere sfarinati, da impiegare nella preparazione della polenta, puree, focacce, castagnacci e zuppe.
Nella tradizione culinaria dei nostri tempi spopolano le caldarroste, castagne cotte nelle apposite padelle forate, ma sono ormai famosi anche i marrons glacès ed il castagnaccio. Per portare in tavola questi dolci, basta seguire qualche consiglio: per preparare i marrons glacès occorre cuocere due volte le castagne con la farina, una volta scolate, si spellano e si rimettono sul fuoco per circa sedici ore coperte da sciroppo a base di zucchero e vanillina. Dalle castagne secche si ottiene invece la farina per il castagnaccio che, come da tradizione, è composta da un impasto di farina, acqua e sale cucinato in forno e poi cosparso di pinoli e rosmarino; a discrezione l’aggiunta di uva passa e zucchero.
Fantasia e creatività sono gli ingredienti giusti per una stagione autunnale da vivere …. in cucina.


colonna
Ancora un premio
La redazione) - Tutti i giorni sentiamo parlare di premi e di trofei, e quasi sempre il nostro pensiero vola su campi di calcio, tennis, piste automobilistiche, strade, sempre abbinando questo tipo di premi a manifestazioni sportive. Difficilmente un premio o un trofeo viene dal nostro inconscio abbinato ad altro. Invece le gare, le competizioni si susseguono tutto l’anno e nei settori più disparati delle attività umane e sempre più spesso trofei, coppe, targhe e quant’altro vengono assegnate ai migliori rappresentanti di ogni categoria lavorativa ed è bello e esaltante quando qualcuno di questi viene assegnato ad un nostro giovane che si è fatto onore con la sua attività, con le sue doti, portando in alto, con il suo, il nome del nostro paese.
Di cosa sto parlando? Di chi?
L’otto ottobre scorso si è tenuto in provincia di Cosenza, esattamente nella cittadina di Belvedere Marittimo, il 3° Campionato di “Pizza Piccante”. Ebbene, sbaragliando i 140 concorrenti provenienti da tutte le regioni, è stato dichiarato campione nazionale, conquistando il trofeo messo in palio, il nostro Andrea Cobucci. Ad Andrea, che ritroviamo tutti i giorni indaffarato tra le teglie della pizzeria “Due Pini” ed ai suoi collaboratori i migliori auguri di un futuro pieno di soddisfazioni.     

 I NOSTRI PAESI - pag. 08

Sommario anno XI numero 11 - novembre 2002