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Sommario anno XI numero 11 - novembre 2002

 CINEMA
11’ 09’’ 01” riflessioni obbligate su di una tragedia
(Roberto Esposti) - A due mesi di distanza dalle commemorazioni degli attentati negli USA, voglio riportare alcune mie impressioni su di un film che reputo fondamentale per valutare questo passaggio storico.
11’ 09’’ 01 è un film composto di 11 cortometraggi di 11 minuti, firmati da 11 diversi registi, provenienti da vari paesi e da diverse culture. L’importanza del film risiede nello svelare punti di vista “altri” su di una tragedia, la cui interpretazione è stata costretta dal dolore e dall’interesse in un cupo, rabbioso vicolo.
Per questo Samira Makhmalbaf ci porta nella scuola di un villaggio iraniano, dove una maestra, anello di congiunzione tra due culture, si danna per far comprendere a dei bambini la gravità del fatto avvenuto in America; il risultato sarà nullo, i bambini non immaginano neppure cosa sia un grattacielo, ad essi manca quella porzione di cultura che consentirebbe loro di riflettere, di soffrire, di arrabbiarsi per una notizia tanto lontana ed estranea. Altri bambini la posseggono invece, questa consapevolezza: per chi cresce nel Burkina Faso di Idrissa Ouedraogo, il dolore può essere affrontato anche con un sorriso e la consapevolezza diventare uno strumento per ottenere la ricchezza, catturando nientemeno che Osama Bin Laden. Consapevolezza piena, invece, nell’invisibile regia televisiva che nega alla giornalista del corto di Amos Gitai, di mostrare in diretta le immagini dell’ennesimo attentato kamikaze in Israele; i media conoscono già le implicazioni della tragedia americana, sanno che per la loro cultura di riferimento, l’orrore intimo questa volta non potrà valere l’orrore remoto. Già, i media: pronti a condannare un ragazzo, pakistano, ma cittadino statunitense scomparso a Manhattan, perché la cultura mainstream americana del momento non riesce a non farlo; l’islamico scomparso nel corto di Mira Nair, si scoprirà poi essere un eroico martire, ora di nuovo “americano” poichè la cultura USA se ne riappropria, strappandolo una seconda volta a sua madre, testimone guidata per tutta la storia da una solida microcultura personale: la conoscenza di suo figlio. Consapevolezza assente del tutto nella ragazza sordomuta di Claude Lelouch: il suo handicap le permetterà di concentrarsi sull’unico dolore che conti per lei, la fine del suo amore, mentre il mondo crolla a Manhattan; la tragedia una volta rivelata, riporterà l’amore. Sentimenti e consapevolezza si mischiano in dosi equilibrate nella Srebenica delle vedove, costruzione magistrale di Danis Tanovic: il dolore non è faccenda di un solo posto, in un solo momento; l’orrore va combattuto e il dolore ricordato in ogni cultura ferita, per colpa di Bin Laden o delle Armate di Pale. Non esiste alternativa, non esiste un solo 11 settembre, ci ricorda anche Ken Loach: anche il Cile ha vissuto un tragico 11 settembre e chiede che in America qualcuno se ne ricordi, se non per commozione, almeno per un’ombra densa di colpa… E le responsabilità americane negli attentati devono proprio passare inosservate? Se lo chiede Youssef Chahine, a muso duro con la cecità inferta dal dolore, giacché una scossa forte può servire a far tornare la ragione in chi comanda il gigante ferito, magari apparendogli come una luce. Luce che può infondere vita in una pianta, vita che schiude finalmente il dolore di un lutto personale, nascosto nell’ombra di un appartamento, prima coperto dalle Torri, ora morte; la firma di un ispirato Sean Penn. Luce che deve abbagliare, perché la fede in Dio deve risplendere forte dopo il buio dell’orrore, colmo delle voci dei morti, in rapido viaggio verso l’impatto fatale: il minimalismo di Alejandro Gonzales Inarritu. Orrore che può portare un uomo, un soldato a diventare un uomo-serpente: ossia un non-più-uomo; già ma chi può dirsi uomo? Chi decide di scatenare l’orrore giustificandolo con la guerra santa? “Non esistono le guerre sante” sibila l’uomo serpente (l’unico UOMO) di Shohei Imamura nel corto più bello, che conclude questo rosaio di celluloide.
 CINEMA

Sommario anno XI numero 11 - novembre 2002