Il
mondo migliore si fa casa per casa?
(Dario
Fo, Franca Rame, Jacopo Fo) - Con un articolo, apparso sul settimanale Internazionale
(numero 462), Naomi Klein pone, con la consueta gentilezza, un problema
oggi centrale per quello che lei chiama il movimento dei movimenti”:
Quale tipo di strategia adottare? Puntare sulle grandi campagne di
opinione o sulle lotte locali intorno a immediate questioni concrete?
È sotto gli occhi
di tutti che stiamo vivendo un’ondata di piena della follia
guerrafondaia e del trionfo morale dei furbi. In tutto il mondo la linea
della violenza e della difesa a oltranza dei privilegi sta raccogliendo
grandi successi. E il popolo statunitense ha tristemente consegnato a Bush
un mandato in bianco per mettere a ferro e fuoco il mondo. Evidentemente
non si rendono conto che stanno gettando benzina sul fuoco. In Italia,
crocevia degli intrighi internazionali tra mafia e malaffare, assistiamo a
un immane banchetto delle leggi essenziali che garantiscono la legalità.
L’approvazione della legge Cirami è un’umiliazione della democrazia.
E tutto questo è esaltato con un’enorme strombazzare dei mass media che
esercitano un livello di autocensura veramente efficiente. Ad esempio in
Russia un unico settimanale, Versija, ha tentato di pubblicare che i morti
del teatro di Mosca sarebbero stati oltre 300. Ma la polizia ha bloccato
le rotative e sequestrato i computer della redazione. La notizia è stata
pubblicata dall’autorevole Newsweek ma è passata quasi sotto silenzio
sui media mondiali. Si tratta di un segnale molto preoccupante sulla
capacità di esercitare realmente la libertà di stampa. Di fronte a
questa perdita di valori e di diritti, di fronte a questo inasprirsi dei
massacri non possiamo solo stare lì a guardare testimoniando il nostro
dissenso. In questa situazione di grave emergenza ognuno deve chiedersi:
“Il mio impegno ottiene dei risultati? Riesce a limitare l’orrore?
Apre nuove opportunità?”
In questa situazione di grave emergenza dire la cosa giusta non basta,
dobbiamo fare appello a tutte le nostre forze e riuscire tutti insieme a
ottenere dei risultati.
Naomi Klein sostiene che oggi il movimento si trova in una posizione di
debolezza anche perché non ha fatto ancora una scelta chiara sulla
filosofia che l’azione deve seguire.
Nel movimento ci sono due tipologie di organizzazioni che sono molto
diverse anche dal punto di vista strutturale. Da una parte i grandi
movimenti nazionali, che in qualche modo assomigliano ai partiti, puntano
principalmente su rivendicazioni planetarie, come la Tobin Tax, obiettivi
a lungo termine intorno ai quali creare eventi mediatici, manifestazioni
internazionali, radunare grandi masse di persone, ottenendo così
l’attenzione dei media e dei potenti. Ma concentrandosi su queste
iniziative centralizzate, osserva Naomi Klein, si sottraggono enormi
risorse di tempo, denaro e energie alle altre iniziative. Bisogna
affittare gli autobus, stampare manifesti, organizzare servizi d’ordine.
E l’organizzazione continua di questi eventi entra in contraddizione con
le esigenze dell’altra anima del movimento costituita da piccoli gruppi
locali di base che sono nati intorno a esigenze concrete e immediate. Non
si tratta di gruppi di opinione ma di persone che cambiano la loro vita e
il loro modo di pensare a causa di un obbiettivo preciso e circoscritto
che si sono dati.
Naomi Klein parla di sindacalismo sociale per definire le migliaia di
piccole azioni locali, le lotte per difendere un pezzo di natura o opporsi
alla privatizzazione dell’acqua di una regione, le occupazioni di terre
dei contadini poveri oppure le cooperative di inventori di campagna che
sviluppano tecnologie eco compatibili a basso costo, gruppi d’acquisto,
banche del tempo. Questo movimento che si basa su azioni all’apparenza
minimaliste ha però avuto la capacità di connettersi formando reti
formidabili che sono la somma di micro-situazioni. Il microcredito ha
prestato denaro a 31 milioni di poverissimi, per lo più donne. Ma
l’iniziativa del microcredito a livello mondiale è minima, tutte le
risorse vengono utilizzate casa per casa. Il successo è dare una
soluzione concreta ai problemi di quella singola donna. E anche se poi le
donne sono 20 milioni sono considerate personalmente, con nome e cognome.
E lo stesso vale per il commercio equo e solidale, sono migliaia i piccoli
gruppi di produttori che si sono consociati nel terzo mondo, ma sono
sempre la somma di piccole realtà locali. Quei dieci lavoratori di quel
villaggio più quei sette dell’altro. E ugualmente dall’altra parte
troviamo ancora quel piccolo gruppo di boy scout, in quel paesino, che
organizza un banchetto di prodotti del terzo mondo alla festa patronale. E
poi negli anni, crescono, e il banchetto diventa un negozio e già che ci
sono iniziano anche a praticare gli acquisti consociati, la banca del
tempo... ed è da queste interazioni minime che poi nascono anche
esperienze strabilianti. Ad esempio oggi, grazie a internet, gli
allevatori Mongoli scambiano ricette per guarire rari disturbi dei cavalli
con i nativi americani del Canada con il supporto di alcuni veterinari
australiani. Questi piccoli gruppi locali sono poi all’origine di alcune
azioni che sono diventate di rilevanza internazionale grazie alla capacità
di queste micro associazioni di fare rete. È il caso dei gruppi di
pressione di consumatori e risparmiatori che hanno vinto moltissime
battaglie mettendo con le spalle al muro le imprese con la minaccia del
boicottaggio degli acquisti o di investire altrove i propri risparmi. Ad
esempio in Inghilterra un gruppo di pensionati, nato spontaneamente, è
riuscito a connettere migliaia di risparmiatori e ha costretto la Glaxo a
ridurre il prezzo delle medicine salvavita in Africa. Hanno impiegato
parecchio tempo e fatica a mettere insieme risparmiatori in possesso
complessivamente di 1000 miliardi di lire. Poi è stato sufficiente fare
una sola telefonata ai gestori dei loro fondi di investimento. Hanno
detto:”Non vogliamo più avere azioni Glaxo nei nostri fondi pensione.
Abbandoneremo tutti il vostro fondo.” Dopo soli 7 giorni la Glaxo ha
fatto crollare i prezzi delle medicine in Africa.
In Argentina questo stile di iniziativa politica diretta ha dato vita a
esperienze straordinarie proprio nel momento di massima crisi economica
con ospedali e fabbriche autogestite e una mobilitazione di massa di
milioni di persone che sono riuscite a far cadere cinque governi uno
dietro l’altro e a sopravvivere creando enormi mercati del baratto dove
scambiare cibo e vestiti con servizi di ogni tipo, dal parrucchiere, al
sarto, al calzolaio, alla lavandaia, all’avvocato.
Il movimento dovrà scegliere in che direzione andare: i gruppi locali
devono dedicare la maggior parte delle energie a sostenere le
organizzazioni nazionali o è meglio che sia il contrario? Vogliamo un
movimento di opinione intorno ai grandi temi o vogliamo arrivare ai grandi
temi attraverso reti di gruppi locali che agiscono su problemi particolari
e concreti occupandosi delle persone individualmente?
È chiaro che nessuna delle due impostazioni esclude l’altra ma dobbiamo
decidere quale è prioritaria. E noi crediamo che si debba scegliere
l’azione che parte dal piccolo e dall’immediato, dal personale. Anche
perché questa via apre una straordinaria sequenza di modificazioni
culturali. Chi agisce localmente si sente coinvolto in prima persona, non
si limita a protestare ma sperimenta la possibilità di mettere insieme le
risorse, di verificare la propria capacità individuale e farla crescere,
vede nella pratica che è vero che la solidarietà e la collaborazione
possono fare miracoli e cambiare il mondo. La Tobin Tax è giustissima ma
quanti anni ci vorranno per ottenerla? Forse faccio prima a convincere il
mio condominio a risparmiare 30 mila euro all’anno di riscaldamento (e
di inquinamento) isolando il sottotetto! La lotta alla corruzione è
giusta ma quando otterremo la fine dell’era delle mazzette? Forse faccio
prima a controllare il bilancio della scuola di mia figlia, della
circoscrizione, dei lavori sulla strada che passa sotto casa mia. Lì, se
mi do da fare, posso veramente impedire che facciano i furbi. Ognuno, nel
suo condominio è più potente di Berlusconi. Certo è più difficile e
faticoso, si fanno errori e si sbatte la testa contro i propri limiti, ma
certamente è appassionante. E questa collaborazione fa crescere la voglia
di stare con gli altri, di far festa, di vivere rapporti umani e di lavoro
in modo diverso.
Perché, alla fin fine, abbiamo bisogno che il nostro sogno di pace entri
nella nostra vita quotidiana e la migliori qualitativamente. Lottiamo per
un mondo migliore casa per casa.
È sempre la cultura la questione centrale. Ognuno ha i governanti che si
merita, bisogna cambiare la cultura di milioni di persone imbesuite dalla
televisione. Non ti ascolta nessuno se gli parli di Tobin Tax. Forse ti
danno retta se gli parli di qualche cosa che hanno davanti, di quel che
mangiano, di quel singolo bruciatore che hanno sotto il naso e che li
inquina. Serve ripartire dalla gente, è l’unico modo per far capire
alla maggioranza delle persone che se si prende direttamente
l’iniziativa si è capaci di migliorare il mondo. In fondo si tratta di
spiegare una cosa molto semplice: la gente che ama la gente è meglio
della gente che ama i soldi della gente.
(Fonte:
concessione de “Il c@c@o della domenica” - http://www.alcatraz.it)
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