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Sommario anno XII numero 1 - gennaio 2003

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Il mondo migliore si fa casa per casa?
(Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo) - Con un articolo, apparso sul settimanale Internazionale (numero 462), Naomi Klein pone, con la consueta gentilezza, un problema oggi centrale per quello che lei chiama il movimento dei movimenti”: Quale tipo di strategia adottare? Puntare sulle grandi campagne di opinione o sulle lotte locali intorno a immediate questioni concrete?
È sotto gli occhi di tutti che stiamo vivendo un’ondata di piena della follia guerrafondaia e del trionfo morale dei furbi. In tutto il mondo la linea della violenza e della difesa a oltranza dei privilegi sta raccogliendo grandi successi. E il popolo statunitense ha tristemente consegnato a Bush un mandato in bianco per mettere a ferro e fuoco il mondo. Evidentemente non si rendono conto che stanno gettando benzina sul fuoco. In Italia, crocevia degli intrighi internazionali tra mafia e malaffare, assistiamo a un immane banchetto delle leggi essenziali che garantiscono la legalità. L’approvazione della legge Cirami è un’umiliazione della democrazia. E tutto questo è esaltato con un’enorme strombazzare dei mass media che esercitano un livello di autocensura veramente efficiente. Ad esempio in Russia un unico settimanale, Versija, ha tentato di pubblicare che i morti del teatro di Mosca sarebbero stati oltre 300. Ma la polizia ha bloccato le rotative e sequestrato i computer della redazione. La notizia è stata pubblicata dall’autorevole Newsweek ma è passata quasi sotto silenzio sui media mondiali. Si tratta di un segnale molto preoccupante sulla capacità di esercitare realmente la libertà di stampa. Di fronte a questa perdita di valori e di diritti, di fronte a questo inasprirsi dei massacri non possiamo solo stare lì a guardare testimoniando il nostro dissenso. In questa situazione di grave emergenza ognuno deve chiedersi: “Il mio impegno ottiene dei risultati? Riesce a limitare l’orrore? Apre nuove opportunità?”
In questa situazione di grave emergenza dire la cosa giusta non basta, dobbiamo fare appello a tutte le nostre forze e riuscire tutti insieme a ottenere dei risultati.
Naomi Klein sostiene che oggi il movimento si trova in una posizione di debolezza anche perché non ha fatto ancora una scelta chiara sulla filosofia che l’azione deve seguire.
Nel movimento ci sono due tipologie di organizzazioni che sono molto diverse anche dal punto di vista strutturale. Da una parte i grandi movimenti nazionali, che in qualche modo assomigliano ai partiti, puntano principalmente su rivendicazioni planetarie, come la Tobin Tax, obiettivi a lungo termine intorno ai quali creare eventi mediatici, manifestazioni internazionali, radunare grandi masse di persone, ottenendo così l’attenzione dei media e dei potenti. Ma concentrandosi su queste iniziative centralizzate, osserva Naomi Klein, si sottraggono enormi risorse di tempo, denaro e energie alle altre iniziative. Bisogna affittare gli autobus, stampare manifesti, organizzare servizi d’ordine. E l’organizzazione continua di questi eventi entra in contraddizione con le esigenze dell’altra anima del movimento costituita da piccoli gruppi locali di base che sono nati intorno a esigenze concrete e immediate. Non si tratta di gruppi di opinione ma di persone che cambiano la loro vita e il loro modo di pensare a causa di un obbiettivo preciso e circoscritto che si sono dati.
Naomi Klein parla di sindacalismo sociale per definire le migliaia di piccole azioni locali, le lotte per difendere un pezzo di natura o opporsi alla privatizzazione dell’acqua di una regione, le occupazioni di terre dei contadini poveri oppure le cooperative di inventori di campagna che sviluppano tecnologie eco compatibili a basso costo, gruppi d’acquisto, banche del tempo. Questo movimento che si basa su azioni all’apparenza minimaliste ha però avuto la capacità di connettersi formando reti formidabili che sono la somma di micro-situazioni. Il microcredito ha prestato denaro a 31 milioni di poverissimi, per lo più donne. Ma l’iniziativa del microcredito a livello mondiale è minima, tutte le risorse vengono utilizzate casa per casa. Il successo è dare una soluzione concreta ai problemi di quella singola donna. E anche se poi le donne sono 20 milioni sono considerate personalmente, con nome e cognome. E lo stesso vale per il commercio equo e solidale, sono migliaia i piccoli gruppi di produttori che si sono consociati nel terzo mondo, ma sono sempre la somma di piccole realtà locali. Quei dieci lavoratori di quel villaggio più quei sette dell’altro. E ugualmente dall’altra parte troviamo ancora quel piccolo gruppo di boy scout, in quel paesino, che organizza un banchetto di prodotti del terzo mondo alla festa patronale. E poi negli anni, crescono, e il banchetto diventa un negozio e già che ci sono iniziano anche a praticare gli acquisti consociati, la banca del tempo... ed è da queste interazioni minime che poi nascono anche esperienze strabilianti. Ad esempio oggi, grazie a internet, gli allevatori Mongoli scambiano ricette per guarire rari disturbi dei cavalli con i nativi americani del Canada con il supporto di alcuni veterinari australiani. Questi piccoli gruppi locali sono poi all’origine di alcune azioni che sono diventate di rilevanza internazionale grazie alla capacità di queste micro associazioni di fare rete. È il caso dei gruppi di pressione di consumatori e risparmiatori che hanno vinto moltissime battaglie mettendo con le spalle al muro le imprese con la minaccia del boicottaggio degli acquisti o di investire altrove i propri risparmi. Ad esempio in Inghilterra un gruppo di pensionati, nato spontaneamente, è riuscito a connettere migliaia di risparmiatori e ha costretto la Glaxo a ridurre il prezzo delle medicine salvavita in Africa. Hanno impiegato parecchio tempo e fatica a mettere insieme risparmiatori in possesso complessivamente di 1000 miliardi di lire. Poi è stato sufficiente fare una sola telefonata ai gestori dei loro fondi di investimento. Hanno detto:”Non vogliamo più avere azioni Glaxo nei nostri fondi pensione. Abbandoneremo tutti il vostro fondo.” Dopo soli 7 giorni la Glaxo ha fatto crollare i prezzi delle medicine in Africa.
In Argentina questo stile di iniziativa politica diretta ha dato vita a esperienze straordinarie proprio nel momento di massima crisi economica con ospedali e fabbriche autogestite e una mobilitazione di massa di milioni di persone che sono riuscite a far cadere cinque governi uno dietro l’altro e a sopravvivere creando enormi mercati del baratto dove scambiare cibo e vestiti con servizi di ogni tipo, dal parrucchiere, al sarto, al calzolaio, alla lavandaia, all’avvocato.
Il movimento dovrà scegliere in che direzione andare: i gruppi locali devono dedicare la maggior parte delle energie a sostenere le organizzazioni nazionali o è meglio che sia il contrario? Vogliamo un movimento di opinione intorno ai grandi temi o vogliamo arrivare ai grandi temi attraverso reti di gruppi locali che agiscono su problemi particolari e concreti occupandosi delle persone individualmente?
È chiaro che nessuna delle due impostazioni esclude l’altra ma dobbiamo decidere quale è prioritaria. E noi crediamo che si debba scegliere l’azione che parte dal piccolo e dall’immediato, dal personale. Anche perché questa via apre una straordinaria sequenza di modificazioni culturali. Chi agisce localmente si sente coinvolto in prima persona, non si limita a protestare ma sperimenta la possibilità di mettere insieme le risorse, di verificare la propria capacità individuale e farla crescere, vede nella pratica che è vero che la solidarietà e la collaborazione possono fare miracoli e cambiare il mondo. La Tobin Tax è giustissima ma quanti anni ci vorranno per ottenerla? Forse faccio prima a convincere il mio condominio a risparmiare 30 mila euro all’anno di riscaldamento (e di inquinamento) isolando il sottotetto! La lotta alla corruzione è giusta ma quando otterremo la fine dell’era delle mazzette? Forse faccio prima a controllare il bilancio della scuola di mia figlia, della circoscrizione, dei lavori sulla strada che passa sotto casa mia. Lì, se mi do da fare, posso veramente impedire che facciano i furbi. Ognuno, nel suo condominio è più potente di Berlusconi. Certo è più difficile e faticoso, si fanno errori e si sbatte la testa contro i propri limiti, ma certamente è appassionante. E questa collaborazione fa crescere la voglia di stare con gli altri, di far festa, di vivere rapporti umani e di lavoro in modo diverso.
Perché, alla fin fine, abbiamo bisogno che il nostro sogno di pace entri nella nostra vita quotidiana e la migliori qualitativamente. Lottiamo per un mondo migliore casa per casa.
È sempre la cultura la questione centrale. Ognuno ha i governanti che si merita, bisogna cambiare la cultura di milioni di persone imbesuite dalla televisione. Non ti ascolta nessuno se gli parli di Tobin Tax. Forse ti danno retta se gli parli di qualche cosa che hanno davanti, di quel che mangiano, di quel singolo bruciatore che hanno sotto il naso e che li inquina. Serve ripartire dalla gente, è l’unico modo per far capire alla maggioranza delle persone che se si prende direttamente l’iniziativa si è capaci di migliorare il mondo. In fondo si tratta di spiegare una cosa molto semplice: la gente che ama la gente è meglio della gente che ama i soldi della gente.
(Fonte: concessione de “Il c@c@o della domenica” - http://www.alcatraz.it)

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