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Sommario anno XII numero 2 - febbraio 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 14
rocca priora - monte compatri
La Festa di s. Antonio Abate
Chi era sant’Antonio Abate
(Mario Vinci) - Nato a Coma nell’alto Egitto o Tebaite, fu soprannominato il “Grande”, e diede le prime regole per i monaci.
Sin da giovane si mise a condurre vita di grande perfezione. Prese le mosse ispirato da interno impulso nell’aver udito leggere le parole del Vangelo: “se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai e dallo ai poveri. Egli seguì alla lettera l’Evangelico consiglio; rinunciò alle sue grandi ricchezze dando ogni suo bene ai poveri e si ritirò dal mondo per dedicarsi alla pratica della virtù, alle occupazioni più utili per l’anima propria e degli altri. Accorsero a lui innumerevoli discepoli, specie fra i cittadini perseguitati, per i quali fondò numerosi monasteri retti da speciali e rigorose Regole.
Ci rimangono di lui sette lettere, originariamente scritte in egiziano, poi tradotte in greco e latino. E’ forse il Santo più popolare del cristianesimo. Sono famose nei leggendari, alcune tentazioni da lui subite nella sua lunghissima e centenaria vita di anacoreta, che Poeti e Pittori narrarono in ogni tempo con molteplice fantasia.
Il Santo patriarca, alieno da ogni studio profano, ma nella scienza evangelica, uguale a più esperti Dottori, lasciò due volte la solitudine, prima per visitare ed incoraggiare i cristiani perseguitati ad Alessandria, sotto Massimino, nessuno ardì mettere le mani su di lui; poi per premunire i fedeli contro l’Eresia di Ario.
Visse la sua esistenza in continuo eremitaggio, imponendosi vita contemplativa e rigorosa, osservando scrupolosamente una dieta ristretta di solo pane ed acqua. E’ anche ricordato come “Sant’Antonio del deserto” e la leggenda vuole che  visse fino alla venerabile età di centocinque anni, morendo in una caverna sul Monte Kolzim, o Kolzimo, presso il Mar Rosso. La sua fama si diffuse ovunque i devoti, lo pregarono di istituire Cenobi e Ritiri, dove poter apprendere e seguire le sue regole di vita e di preghiera. Per questo - a ragione - si può considerare come il primo cattolico religioso, che istituì Congregazioni e Monasteri destinati alla vita raccolta e contemplativa, e alla divulgazione della fede cristiana.

Come Monte Compatri festeggia il Santo
(Amalia Dominicis) - Domenica 19 gennaio, in una magnifica giornata di sole, si sono svolte le manifestazioni in onore di s. Antonio Abate, iniziate il giorno 17 festa liturgica del santo. A Monte Compatri c’è sempre stata molta devozione per s. Antonio e voglio ricordare che nel nostro Duomo c’è’ una cappella dedicata al santo effigiato nella pala d’altare con s. Sebastiano e s. Rocco. Nella società con una economia basata sull’agricoltura, gli animali sono sempre stati preziosi ed indispensabili: ecco perché a Monte Compatri è così sentita e radicata la devozione a s. Antonio che non è venuta meno anche se ora le condizioni socio-economiche sono mutate. A mantenere viva questa devozione e una tradizione più che secolare, sono i soci del locale “Circolo S. Antonio Abate” rifondato nel 1883 da Enrico Carli e dal sindaco Giovanni Felici. Da allora il pio sodalizio non ha mai mancato di onorare degnamente s. Antonio. I soci ogni anno con passione ed entusiasmo organizzano i festeggiamenti che da qualche anno sono diventati motivo di grande richiamo. Ai soci che sono custodi e continuatori di una parte della nostra storia, va il nostro apprezzamento e un sentito grazie per la loro opera.
Quest’anno i festeggiamenti sono iniziati il giorno 17 con sparo di bombe alle ore 8,00 e alle 12,00. Alle 17,30 si è celebrata una s. messa in suffragio dei soci defunti seguita da una processione con l’icona del santo e del vessillo sociale. La banda folcloristica Compatrum ha accompagnato il corteo fino a piazza Garibaldi dove si è esibita intorno al grande “Falò di s. Antonio”. La scena si è fatta suggestiva quando, per alcuni minuti, è mancata l’elettricità. Intanto si diffondeva nell’aria un’invitante fragranza perché nello Stand appositamente allestito, i bravi soci-cuochi cucinavano la polenta con salsicce e spuntature di maiale, mentre in un’altra postazione sfrigolavano le salsicce sulla griglia. Ottima la polenta servita nelle scifette di legno accompagnata dal vino offerto dal Circolo. Si è concluso così il primo giorno di festa. Domenica 19 di nuovo spari di bombe e dopo la s. Messa c’è stato il tradizionale, folcloristico corteo. Alcuni componenti del Circolo vestiti con il saio, hanno portato a spalla la statua del santo seguita dalle rappresentanze dei Borghi, autorità, carabinieri a cavallo, cittadini e gli immancabili carri allegorici variamente addobbati, pieni di animali e con scene della vita di s. Antonio. La banda apriva la pittoresca sfilata che, fatto il giro del paese, giungeva a Viale Busnago con grande gioia dei bambini che hanno potuto avvicinare vari animali compresi i due grandi buoi trainanti uno dei carri. Ai bambini, inoltre, sono stati distribuiti pesci rossi donati dal circolo. Il Photo Club Controluce e l’Archeo Club di Monte Compatri hanno allestito in Viale Busnago due mostre fotografiche rispettivamente sulla festività del santo e sui siti e reperti archeologici del nostro territorio. Momento culminante della mattinata è stato il rito della solenne benedizione degli animali impartita dal Parroco. Nel pomeriggio il 1° Raduno Canino Amatoriale Dilettantistico ci ha regalato momenti di vero divertimento. La giuria ha poi assegnato i premi per le varie categorie. Si sono cosi classificati: Tyson (Terranova) il cane più bello in assoluto; Dana (West hailand Terrier) il più simpatico; One (meticcio) il meticcio più bello; Geppo (meticcio) il più somigliante al padrone; ad Argo (bracco inglese) è stato assegnato un premio extra come esemplare raro. È seguita la premiazione dei carri allegorici ed è stato offerto un rinfresco in piazza Garibaldi. Un magnifico spettacolo pirotecnico ha chiuso i festeggiamenti. Tra i soci del Circolo si è rinnovata l’annuale cerimonia della consegna della Sacra Icona e dell’Antico Vessillo rispettivamente al nuovo Festarolo e al nuovo Presidente. Al presidente uscente Fabio Felici, degno erede dell’avo sindaco e rifondatore e al festarolo uscente Filippo Nardella un grazie di cuore per le manifestazioni di quest’anno. Al presidente entrante Rodolfo Bizzotti e al festarolo Emanuele Carli le nostre congratulazioni e auguri di buon lavoro.

Come la Rocca Priora festeggia il Santo
(Mario Vinci) - Come ogni anno dalla sua lontana istituzione (1849), la Confraternita di Sant’Antonio e l’intera comunità roccapriorese sprigiona tutto l’entusiasmo della gente agreste e contadina, e con fervida devozione onora il Santo protettore per antonomasia del regno animale, oltre che protettore dei “Fornai”.
Questo popolo sobrio e timorato di Dio, vuole testimoniare che i sentimenti dell’osservanza religiosa, regnano ancora sovrani nello spirito dell’intera Comunità, dalle radici pastorali e bracciantili delle quali va orgogliosa e non intende rinnegare, sostenuta dall’intima convinzione che, “Chi rinnega il passato rinnega se stesso”!
Non meno ferventi i manifestanti “Forestieri” che ormai perfettamente assimilatisi, hanno decisamente sfatato questa inconsulta terminologia ormai superata, e con lo spirito di fraterna solidarietà, famigliarizzano con la popolazione autoctona di questa amena Rocca Castellana alla quale Madre Natura ha saputo elargire generosamente panorami incantevoli, scorci bucolici e suggestivi che influenzano la psiche d’ogni soggetto; aria saluberrima, smagliante verzura, acque sane e terapeutiche. Certo, la sfilata di Carri allegorici ben guarniti e addobbati e con sottintesi ricorrenti, trainati da rombanti motori, non possono più conservare quell’alone eccitante del passato folclore paesano, che ormai rivive nell’Albo dei ricordi.
Addio vecchie “Barrozze” aggiogate a magnifiche vette di Buoi; addio pompose “Treggette” e “Vignarole” tirate da focosi puledri e a “Cassetta” i coriacei “Vaccari”, emuli dignitosi dei “butteri maremmani”. Quanta nostalgia!  Vedo nitida l’immagine inconfondibile di “Checco de Baffone”, provetto “Carbonaro” spaparacchiato a cavallo del Mulo tra “lu ‘mmastu e li bevunzi” che, reggeva sulle ginocchia durante la sfilata, una succolenta “Spinatore de’ pulenta  reffettata’; con dentro le bigonce “gnacculate allu ‘mmàstu” due figliolette che spavaldamente inforcavano un miscuglio di polenta e salsiccia, pittandosi con il sugo le rubiconde gote refrattarie al freddo e al gelo.
Ancora “Li pecorelli” con sonanti collane di campanelli, ignari della triste fine a loro destinata come in un “rito pagano”, nella libagione luculliana durante le festività pasquali. Oggi, questo nuovo modo di festeggiare il Santo, merita apprezzamento e lode l’impegno che mettono gruppi di ragazzi e qualche anziano, per la realizzazione dei Carri tosto concepiti dalle più strane idee architettoniche e sfumature varie. Non lesina denaro per l’acquisto del materiale occorrente, spesso anche costoso, applicando settimane di lavoro per l’assemblaggio e l’addobbo, con la sola aspirazione di ben figurare e, casomai, vincere il primo premio, sospinti nell’agone che anima ogni competizione senza scopo di lucro.
Quest’anno 2003 - inizio del terzo millennio, si è verificata una vera... “esplosione” della festa. L’amministrazione Comunale, Sindaco Adriano Coletta e l’intera Giunta, ha fattivamente sostenutola Confraternita, e un buon apporto è stato dato dalla Cassa di Credito Cooperativo del Tuscolo, non meno dai Commercianti tutti, e dall’intera popolazione. La presenza dei festeggianti è stata decisamente copiosa, nonostante l’inevitabile intralcio provocato dai “Lavori in corso” nel centro storico. Ottimo il servizio d’ordine; Carabinieri, Vigili Urbani e Protezione Civile. Impegno doppio per don Maurizio, il buon don Maurizio sempre sensibile e disponibile alla cura dello spirito cristiano.
Anche la frazione di Colle di Fuori come segno di solidarietà svolge i festeggiamenti in onore del Santo con una propria manifestazione.
 I NOSTRI PAESI - pagina 14

Sommario anno XII numero 2 - febbraio 2003