rocca
priora - monte compatri
La
Festa di s. Antonio Abate
Chi
era sant’Antonio Abate
(Mario Vinci) - Nato a Coma nell’alto Egitto o
Tebaite, fu soprannominato il “Grande”, e diede le prime regole per i
monaci.
Sin da giovane si mise a condurre vita di grande perfezione. Prese le
mosse ispirato da interno impulso nell’aver udito leggere le parole del
Vangelo: “se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai e dallo ai
poveri. Egli seguì alla lettera l’Evangelico consiglio; rinunciò alle
sue grandi ricchezze dando ogni suo bene ai poveri e si ritirò dal mondo
per dedicarsi alla pratica della virtù, alle occupazioni più utili per
l’anima propria e degli altri. Accorsero a lui innumerevoli discepoli,
specie fra i cittadini perseguitati, per i quali fondò numerosi monasteri
retti da speciali e rigorose Regole.
Ci rimangono di lui sette lettere, originariamente scritte in egiziano,
poi tradotte in greco e latino. E’ forse il Santo più popolare del
cristianesimo. Sono famose nei leggendari, alcune tentazioni da lui subite
nella sua lunghissima e centenaria vita di anacoreta, che Poeti e Pittori
narrarono in ogni tempo con molteplice fantasia.
Il Santo patriarca, alieno da ogni studio profano, ma nella scienza
evangelica, uguale a più esperti Dottori, lasciò due volte la
solitudine, prima per visitare ed incoraggiare i cristiani perseguitati ad
Alessandria, sotto Massimino, nessuno ardì mettere le mani su di lui; poi
per premunire i fedeli contro l’Eresia di Ario.
Visse la sua esistenza in continuo eremitaggio, imponendosi vita
contemplativa e rigorosa, osservando scrupolosamente una dieta ristretta
di solo pane ed acqua. E’ anche ricordato come “Sant’Antonio del
deserto” e la leggenda vuole che visse
fino alla venerabile età di centocinque anni, morendo in una caverna sul
Monte Kolzim, o Kolzimo, presso il Mar Rosso. La sua fama si diffuse
ovunque i devoti, lo pregarono di istituire Cenobi e Ritiri, dove poter
apprendere e seguire le sue regole di vita e di preghiera. Per questo - a
ragione - si può considerare come il primo cattolico religioso, che
istituì Congregazioni e Monasteri destinati alla vita raccolta e
contemplativa, e alla divulgazione della fede cristiana.
Come
Monte Compatri festeggia il Santo
(Amalia
Dominicis) - Domenica 19 gennaio, in una
magnifica giornata di sole, si sono svolte le manifestazioni in onore di
s. Antonio Abate, iniziate il giorno 17 festa liturgica del santo. A Monte
Compatri c’è sempre stata molta devozione per s. Antonio e voglio
ricordare che nel nostro Duomo c’è’ una cappella dedicata al santo
effigiato nella pala d’altare con s. Sebastiano e s. Rocco. Nella società
con una economia basata sull’agricoltura, gli animali sono sempre stati
preziosi ed indispensabili: ecco perché a Monte Compatri è così sentita
e radicata la devozione a s. Antonio che non è venuta meno anche se ora
le condizioni socio-economiche sono mutate. A mantenere viva questa
devozione e una tradizione più che secolare, sono i soci del locale
“Circolo S. Antonio Abate” rifondato nel 1883 da Enrico Carli e dal
sindaco Giovanni Felici. Da allora il pio sodalizio non ha mai mancato di
onorare degnamente s. Antonio. I soci ogni anno con passione ed entusiasmo
organizzano i festeggiamenti che da qualche anno sono diventati motivo di
grande richiamo. Ai soci che sono custodi e continuatori di una parte
della nostra storia, va il nostro apprezzamento e un sentito grazie per la
loro opera.
Quest’anno i festeggiamenti sono iniziati il giorno 17 con sparo di
bombe alle ore 8,00 e alle 12,00. Alle 17,30 si è celebrata una s. messa
in suffragio dei soci defunti seguita da una processione con l’icona del
santo e del vessillo sociale. La banda folcloristica Compatrum ha
accompagnato il corteo fino a piazza Garibaldi dove si è esibita intorno
al grande “Falò di s. Antonio”. La scena si è fatta suggestiva
quando, per alcuni minuti, è mancata l’elettricità. Intanto si
diffondeva nell’aria un’invitante fragranza perché nello Stand
appositamente allestito, i bravi soci-cuochi cucinavano la polenta con
salsicce e spuntature di maiale, mentre in un’altra postazione
sfrigolavano le salsicce sulla griglia. Ottima la polenta servita nelle scifette
di legno accompagnata dal vino offerto dal Circolo. Si è concluso così
il primo giorno di festa. Domenica 19 di nuovo spari di bombe e dopo la s.
Messa c’è stato il tradizionale, folcloristico corteo. Alcuni
componenti del Circolo vestiti con il saio, hanno portato a spalla la
statua del santo seguita dalle rappresentanze dei Borghi, autorità,
carabinieri a cavallo, cittadini e gli immancabili carri allegorici
variamente addobbati, pieni di animali e con scene della vita di s.
Antonio. La banda apriva la pittoresca sfilata che, fatto il giro del
paese, giungeva a Viale Busnago con grande gioia dei bambini che hanno
potuto avvicinare vari animali compresi i due grandi buoi trainanti uno
dei carri. Ai bambini, inoltre, sono stati distribuiti pesci rossi donati
dal circolo. Il Photo Club Controluce e l’Archeo Club di Monte Compatri
hanno allestito in Viale Busnago due mostre fotografiche rispettivamente
sulla festività del santo e sui siti e reperti archeologici del nostro
territorio. Momento culminante della mattinata è stato il rito della
solenne benedizione degli animali impartita dal Parroco. Nel pomeriggio il
1° Raduno Canino Amatoriale Dilettantistico ci ha regalato momenti di
vero divertimento. La giuria ha poi assegnato i premi per le varie
categorie. Si sono cosi classificati: Tyson (Terranova) il cane più bello
in assoluto; Dana (West hailand Terrier) il più simpatico; One (meticcio)
il meticcio più bello; Geppo (meticcio) il più somigliante al padrone;
ad Argo (bracco inglese) è stato assegnato un premio extra come esemplare
raro. È seguita la premiazione dei carri allegorici ed è stato offerto
un rinfresco in piazza Garibaldi. Un magnifico spettacolo pirotecnico ha
chiuso i festeggiamenti. Tra i soci del Circolo si è rinnovata
l’annuale cerimonia della consegna della Sacra Icona e dell’Antico
Vessillo rispettivamente al nuovo Festarolo e al nuovo Presidente. Al
presidente uscente Fabio Felici, degno erede dell’avo sindaco e
rifondatore e al festarolo uscente Filippo Nardella un grazie di cuore per
le manifestazioni di quest’anno. Al presidente entrante Rodolfo Bizzotti
e al festarolo Emanuele Carli le nostre congratulazioni e auguri di buon
lavoro.
Come
la Rocca Priora festeggia il Santo
(Mario Vinci) - Come ogni anno dalla sua lontana
istituzione (1849), la Confraternita di Sant’Antonio e l’intera
comunità roccapriorese sprigiona tutto l’entusiasmo della gente agreste
e contadina, e con fervida devozione onora il Santo protettore per
antonomasia del regno animale, oltre che protettore dei “Fornai”.
Questo popolo sobrio e timorato di Dio, vuole testimoniare che i
sentimenti dell’osservanza religiosa, regnano ancora sovrani nello
spirito dell’intera Comunità, dalle radici pastorali e bracciantili
delle quali va orgogliosa e non intende rinnegare, sostenuta dall’intima
convinzione che, “Chi rinnega il passato rinnega se stesso”!
Non meno ferventi i manifestanti “Forestieri” che ormai perfettamente
assimilatisi, hanno decisamente sfatato questa inconsulta terminologia
ormai superata, e con lo spirito di fraterna solidarietà, famigliarizzano
con la popolazione autoctona di questa amena Rocca Castellana alla quale
Madre Natura ha saputo elargire generosamente panorami incantevoli, scorci
bucolici e suggestivi che influenzano la psiche d’ogni soggetto; aria
saluberrima, smagliante verzura, acque sane e terapeutiche. Certo, la
sfilata di Carri allegorici ben guarniti e addobbati e con sottintesi
ricorrenti, trainati da rombanti motori, non possono più conservare
quell’alone eccitante del passato folclore paesano, che ormai rivive
nell’Albo dei ricordi.
Addio vecchie “Barrozze” aggiogate a magnifiche vette di Buoi; addio
pompose “Treggette” e “Vignarole” tirate da focosi puledri e a
“Cassetta” i coriacei “Vaccari”, emuli dignitosi dei “butteri
maremmani”. Quanta nostalgia! Vedo
nitida l’immagine inconfondibile di “Checco de Baffone”, provetto
“Carbonaro” spaparacchiato a cavallo del Mulo tra “lu ‘mmastu e li
bevunzi” che, reggeva sulle ginocchia durante la sfilata, una succolenta
“Spinatore de’ pulenta reffettata’;
con dentro le bigonce “gnacculate allu ‘mmàstu” due figliolette che
spavaldamente inforcavano un miscuglio di polenta e salsiccia, pittandosi
con il sugo le rubiconde gote refrattarie al freddo e al gelo.
Ancora “Li pecorelli” con sonanti collane di campanelli, ignari della
triste fine a loro destinata come in un “rito pagano”, nella libagione
luculliana durante le festività pasquali. Oggi, questo nuovo modo di
festeggiare il Santo, merita apprezzamento e lode l’impegno che mettono
gruppi di ragazzi e qualche anziano, per la realizzazione dei Carri tosto
concepiti dalle più strane idee architettoniche e sfumature varie. Non
lesina denaro per l’acquisto del materiale occorrente, spesso anche
costoso, applicando settimane di lavoro per l’assemblaggio e
l’addobbo, con la sola aspirazione di ben figurare e, casomai, vincere
il primo premio, sospinti nell’agone che anima ogni competizione senza
scopo di lucro.
Quest’anno 2003 - inizio del terzo millennio, si è verificata una
vera... “esplosione” della festa. L’amministrazione Comunale,
Sindaco Adriano Coletta e l’intera Giunta, ha fattivamente sostenutola
Confraternita, e un buon apporto è stato dato dalla Cassa di Credito
Cooperativo del Tuscolo, non meno dai Commercianti tutti, e dall’intera
popolazione. La presenza dei festeggianti è stata decisamente copiosa,
nonostante l’inevitabile intralcio provocato dai “Lavori in corso”
nel centro storico. Ottimo il servizio d’ordine; Carabinieri, Vigili
Urbani e Protezione Civile. Impegno doppio per don Maurizio, il buon don
Maurizio sempre sensibile e disponibile alla cura dello spirito cristiano.
Anche la frazione di Colle di Fuori come segno di solidarietà svolge i
festeggiamenti in onore del Santo con una propria manifestazione. |