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Sommario anno XII numero 2 - febbraio 2003

 COSTUME E VIAGGI

Costa Rica, natura
Mappa del Costarica centrale sul Pacifico(Roberto Pulcini) - È ormai Dicembre, il Natale si avvicina e con esso l’idea di serate fredde, possibilmente innevate, magari davanti al camino. Qualche volta però, viene la voglia di rompere questa logica. In fondo, quando noi usiamo gli ombrelli, in altre parti del mondo usano gli occhiali da sole, quando noi indossiamo cappotti altri indossano costumi da bagno. Seguendo questo ragionamento, circa un anno fa decidemmo quindi di spezzare il nostro inverno europeo con una buona dose di estate extra-continentale.

Girammo il mappamondo e fermammo il dito su un piccolo staterello del Centro America, di dimensioni simili alla Lombardia: il Costa Rica. La nostra scelta fu dettata da un insieme di fattori. Il Costa Rica è il paese più sicuro dell’America Latina, ha la più alta percentuale di territorio dedicato a parchi nazionali al mondo, una enorme varietà di flora e fauna ed una topografia molto varia. Questo è un paese che ha saputo conciliare sviluppo e protezione della natura, tanto da avere oggi nell’ecoturismo una delle sue maggiori fonti di guadagno.
Il nostro viaggio ci portò su montagne e spiagge, in foreste pluviali ed in acque  vulcaniche, in villaggi sperduti ed in trafficate città. Descrivere un viaggio tanto vario richiederebbe molto più spazio di quello a disposizione. Mi dovrò quindi limitare a saltare qua e la, tirando fuori dalla memoria quello che più mi ha colpito.
Eccoci quindi nel Parque Nacional Chirripò, nella catena montuosa centrale, dominata dal Cerro Chirripò. Con i suoi 3820 metri, questa è una delle cime più alte del Centro America. Seguiamo una strada sterrata, tortuosa, piena di ripide salite che il vecchio autobus affronta senza timore. In alto, montagne verdissime, in basso un precipizio che si tuffa nel fiume. L’autobus si ferma nel piccolo villaggio di San Gerardo, da dove inizia il sentiero che porta alla cima. Per affrontare la lunga salita si parte al mattino presto, quando è ancora buio. Si cammina per ore attraversando una fitta vegetazione che quasi nasconde i raggi del sole che si alza. Poi il paesaggio cambia, diventa infernale, con scheletri di alberi sotto un sole cocente. Qualche ora ancora e si giunge al rifugio. Si cena con cappotto e cappello, in una gelida stanza piena di sorridenti turisti costaricani e stranieri, accomunati dalla voglia di raccontare e di godersi quell’estremo ed intimo frammento di Centro America. Il mattino seguente si affronta l’ultima salita. Giunti sulla cima il paesaggio che si presenta agli occhi è magnifico. Si possono vedere due oceani, l’Atlantico ed il Pacifico, un’esperienza unica che fa dimenticare le fatiche e fa sentire totalmente soddisfatti.
Spiaggia Manuel AntonioFacendo un salto sulla costa pacifica, al confine con il Panama, siamo al Parque Nacional Corcovado, uno dei luoghi più selvaggi e remoti del paese. Il modo più veloce per raggiunterlo è attraversando in autobus sterminate distese di palme da olio, poi in barca via Rio Sierpe e Bahia Drake. Già prima di arrivare al parco si è circondati da animali e piante in quantità che stordiscono noi italiani, abituati a sobbalzare di felicità quando vediamo uno scoiattolo. Basta una passeggiata sulla spiaggia per vedere gli splendidi Ara scarlatti, i pappagalli più grandi al mondo, o i Tucani con il loro lungo becco colorato. Poi scimmie, iguana, farfalle enormi. Le acque sono ricche di pesci dai mille colori. Se da un lato della spiaggia c’è uno splendido mare, dall’altro c’è la fitta giungla.
Seguendo i sentieri, si entra nella lussureggiante vegetazione, con un’umidità insopportabile e la costante sensazione di essere guardati. Da queste parti vivono piccole e coloratissime rane velenose, scimmie urlatrici, bradipi e giaguari. Qui l’arroganza dell’uomo va messa da parte, ci si sente uno dei tanti esseri viventi, niente di più.
Parco Braulio CarrilloUn ultimo salto ci porta al villaggio di Puerto Viejo de Talamanca, sulla costa caraibica. Questa area è caratterizzata da una cultura diversa dal resto del paese. Da queste parti i costaricani, o ticos come amano chiamarsi, sono in maggioranza neri, discendenti dagli immigrati dalla Giamaica di inizio dello scorso secolo. La lingua è un dialetto dell’inglese e non lo spagnolo, il cibo è più speziato e gustoso, la musica raggae sostituisce i ritmi latini, il taglio di capelli è quello rasta. A colpire è il miscuglio di razze e culture felicemente amalgamate tra loro. Ticos ispanici e anglofoni, turisti appena arrivati ed ex-turisti arrivati chissà quando e mai più ripartiti. Tutti si godono un’atmosfera particolare.
Al mattino l’aria sonnolenta di un villaggio di pescatori, surfisti, venditori di braccialetti, dove si fa colazione con  mango e papaya e si gira in bici.
Di notte, i locali in riva al mare si riempiono e musiche trascinanti vanno avanti per ore.
Poi si finisce sulla spiaggia, osservando il gioco di luci. Quelle delle stelle, quelle dei loro riflessi sul mare e quelle dei pescatori, che con le loro barche sono già in attività.

 COSTUME E VIAGGI

Sommario anno XII numero 2 - febbraio 2003