La
sfiducia a Fulco Pratesi
(Franco Ferroni) - È un inquietante campanello d’allarme
quello che da qualche tempo sta suonando per i parchi nazionali abruzzesi.
A pochi giorni dalla brutta vicenda della richiesta di dimissioni del
presidente del Parco del Gran Sasso da parte di politici ed amministratori
dell’aquilano, ecco che giunge una simile istanza nei confronti del
Presidente del Parco D’Abruzzo, Lazio e Molise per iniziativa di alcuni
politici ed amministratori della Comunita del Parco e appena dopo che
Pratesi ha preso posizione su certi pesanti progetti previsti per il
territorio del Parco e sostenuti da importanti enti abruzzesi. Come ormai
noto i due Parchi, d’Abruzzo, Lazio, Molise e Gran Sasso-Laga, sono
interessati da progetti di infrastrutturazione turistica ad elevato
impatto ambientale, quindi in forte contrasto con le norme di tutela
nazionali ed internazionali vigenti e con gli obiettivi prioritari di
conservazione della natura.
Il fatto che in Abruzzo, per i suoi alti valori naturali di interesse
addirittura internazionale, siano state istituite aree protette di tale
importanza, nuoce agli interessi speculativi meramente locali: ecco perché
con atti politici si cerca di ridurne la forza e la capacità operativa.
Infatti questa questione della sfiducia ai Presidenti fa coppia con la
mancata approvazione dei Piani dei Parchi da parte della Regione stessa
(con tutti i problemi pratici che ne conseguono) e con l’ultima
fantasiosa quanto maliziosa trovata della “autority per il Gran
Sasso”, inventata di sana pianta per scavalcare illegittimanente le
competenze del Parco.
Se, come ovvio, è comunque prerogativa del Governo nazionale (e quindi
del Ministro dell’Ambiente) la scelta ultima dei Presidenti di Parco,
desta comunque perplessità che la richiesta di dimissioni di Pratesi
giunga a notevole distanza dalla riconferma dello stesso a Presidente del
Parco e proprio nel mezzo di un suo sforzo teso a riportare alla normalità
la situazione finanziaria dell’Ente, ma soprattutto, a salvare i tanti
posti di lavoro e scongiurare la morte del Parco a causa della cessazione
dei suoi vitali servizi.
È facilmente prevedibile che privare ora il Parco del suo Presidente
determinerebbe la paralisi dell’Ente e quindi il vanificarsi del frutto
del suo operato con tutte le indesiderabili conseguenze sociali ed
ambientali per l’area protetta.
Il WWF ricorda infine come sia indispensabile il coinvolgimento e la
partecipazione attiva degli Amministratori degli Enti locali nella
gestione di ogni Parco Nazionale, ma tale coinvolgimento non può tradursi
nella violazione dei principi generali e delle finalità istitutive degli
stessi Parchi dettate dalla Legge quadro sulle aree naturali protette. In
particolare quando prese di posizione politica vengono dettate da
interessi localistici e non dal collettivo e pubblico interesse che ha
motivato l’istituzione dei Parchi nazionali. |