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Sommario anno XII numero 3 - marzo 2003

AMBIENTE
Check Up del WWF
(WWF) - Due terzi dei Parchi nazionali è già operativo, la metà ha gia nominato Direttori e Presidenti, il turismo è ormai un motore ben rodato visto l’esercito di oltre 18 milioni di visitatori che godono ogni anno di strutture e servizi ben collaudati quasi ovunque. Sono alcuni dei dati che emergono dal Check Up del WWF sui Parchi nazionali presentato alla vigilia della II Conferenza nazionale delle Aree naturali protette che si è tenuto a Torino. Tutto questo in 10 anni di applicazione di una buona legge su cui oggi il Governo vorrebbe mettere mano. E il WWF coglie l’occasione per fare l’inventario dell’enorme ricchezza naturale che grazie ai parchi è stato possibile difendere, una vera “forza della natura” capace di attirare turismo e occupazione. Resta un vuoto ancora sulla ricerca scientifica e il monitoraggio permanente della biodiversità e sulla presenza di figure dirigenziali nelle piante organiche compresi i “manager” verdi per gestire al meglio le 21 aree protette nazionali. Laddove ci sono carenze di gestione o problemi questi vanno individuati nella mancata applicazione della legge o nell’incapacità dei dirigenti e non, come si vorrebbe far credere, in presunti limiti normativi. A meno che per limite non si intenda la difficoltà che si ha nei parchi per realizzare nuovi impianti sciistici, strade in aree naturali, nuove edificazioni, la caccia. Dai dati del Check Up spicca anche un campione di gestione, il Parco delle Dolomiti Bellunesi, che merita anche un primo posto per l’ecoturismo poiché è visitato ogni anno da oltre 150.000 persone che fruiscono di una carta di Qualita dei Servizi Turistici.
Maglia nera per la gestione alla Sardegna, un gioiello naturale che attende ancora l’istituzione del Gennargentu (cancellato persino dalla Gazzetta Ufficiale che elenca i parchi istituiti) e registra lentezze insostenibili nei parchi della Maddalena e Asinara.
“Senza le aree protette avremmo perso molti protagonisti della natura italiana - ha dichiarato Fulco Pratesi - Presidente del WWF Italia - Grazie alla presenza dei parchi in 10 anni le popolazioni di molte specie hanno fatto un grande balzo in avanti, da 0 a oltre un migliaio nel caso del cervo in Abruzzo mentre per altre sono raddoppiate o triplicate. Orsi, stambecchi, lontre, lupi, picchi neri, caprioli, camosci si sono tranquillamente riprodotti grazie alle aree protette e altre meno conosciute ma rarissime, come il gobbo rugginoso, il pelobate fosco o il pollo sultano, hanno arricchito il nostro paesaggio grazie a progetti di allevamento e reintroduzione nei parchi. I mammiferi soprattutto hanno riconquistato via via i parchi limitrofi alle aree con nuclei stabili, sfruttando i pochi corridoi naturali rimasti”. “Una storia di successo quella dei parchi: nessuna altra Legge Quadro in Italia, pensiamo a quella sul Paesaggio o quella sulla difesa del suolo, ha prodotto in pari tempo risultati cosi tangibili - ha dichiarato Gaetano Benedetto, responsabile Relazioni Istituzionali del WWF - Il rischio ora si chiama “riclassificazione” dei parchi, ovvero, l’attribuzione alle aree protette di nuove denominazioni, come parco fluviale, agricolo, forestale o di cintura metropolitana (tutto tranne che naturale), un fenomeno che sta già producendo i suoi danni in regioni come la Lombardia e il Lazio dove si stanno aprendo le porte a piani d’area che prevedono pesantissime infrastrutturazioni (vedi Piano d’Area Malpensa nel Parco del Ticino) o si vogliono inserire nel sistema parchi agricoli che in realtà stralciano migliaia di ettari ai parchi esistenti”.
Per difendere questo patrimonio il WWF si presenta alla Conferenza di Torino con 4 richieste: rilanciare la “Carta della Natura” prevista dalla Legge Quadro sui parchi e il Piano Nazionale per la Tutela della Biodiversità, entrambe necessari per raccogliere e organizzare le innumerevoli conoscenze sul patrimonio naturale del paese e garantire la finalità prioritaria dei parchi, ovvero, la conservazione della biodiversità di habitat e specie; snellire la burocrazia, promuovere i manager verdi e l’autonomia dei parchi per risolvere i problemi piu urgenti nella gestione delle aree protette;valorizzare il ruolo dei parchi e delle comunità locali, riconoscendo ad alcune categorie, quali gli agricoltori, il ruolo fondamentale di gestori del territorio.
“Sono questi gli strumenti indispensabili affinché la “forza della natura” non crolli sotto il peso di minacce incombenti come caccia, nuovi abusi edilizi, incendi, infrastrutture o cattiva gestione - ha affermato Franco Ferroni, responsabile Aree Protette del WWF Italia, che ha curato anche il Check Up del WWF sui Parchi”.
AMBIENTE

Sommario anno XII numero 3 - marzo 2003