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Sommario anno XII numero 5 - maggio 2003

 VISTO DA...
Dalla nostra inviata… ad Amman
(Roberto Esposti
flann.obrien@email.it) - Controluce può forse vantarsi di essere l’unico giornale dei Castelli Romani ad avere una corrispondente in Medio Oriente. Ilaria De Simoni, laureanda in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università “La Sapienza” di Roma ed in questi mesi in Giordania per motivi di studio, ha gentilmente accettato di essere intervistata in merito alla Guerra in Iraq, avvalendosi della collaborazione dei suoi due amici Hammude, di origine palestinese ed Hammude, giordano.
D: Buongiorno Signorina De Simoni, Lei attualmente si divide tra Amman ed Irbid per motivi di studio. Come ha trovato l’accoglienza giordana?
R: Mi sono sentita come a casa, tutti pronti ad aiutarti, vi basti pensare che per trovare un appartamento ho impiegato solo due giorni, grazie all’aiuto di persone che, nonostante non conoscessi, mi hanno dato una mano. Inizialmente, devo dire la verità, ero un po’ titubante riguardo al loro comportamento, ma con il passare del tempo, ho capito che sono delle persone meravigliose e soprattutto rispettose degli altri. È stata davvero un’accoglienza fantastica, non me l’aspettavo. 
D: In Italia abbiamo potuto vedere che nelle città giordane ci sono state un gran numero di manifestazioni prima e durante il conflitto. Che impressione ha avuto del carattere di queste manifestazioni?
R: Sì, ci sono state molte manifestazioni, soprattutto durante la prima settimana del conflitto. Sono state per lo più manifestazioni a carattere pacifista, come le tantissime svoltesi in Europa. Erano chiaramente pro-Iraq. Questo è quanto ho potuto vedere dall’esterno perché è stato consigliato a noi stranieri di astenerci da qualsiasi forma di dimostrazione, per il timore di qualche rivendicazione nei nostri confronti.
D: Come è stata vista la guerra in Giordania? Come l’inizio di uno scontro di civiltà o più prosaicamente come un guerra di interesse? O altro?
R: La guerra è stata vista come un conflitto dettato dall’interesse, ma penso che la cosa sia palese, chi potrebbe pensare il contrario?!
D: Se ha avuto modo di discuterne con i suoi amici giordani o arabi in generale, come hanno accolto la posizione di appoggio al conflitto assunta dall’Italia?
R: I miei amici giordani e palestinesi hanno accolto molto positivamente il comportamento tenuto dal popolo italiano, mi riferisco alle numerosissime manifestazioni pacifiste tenutesi in Italia. Per quanto riguarda, invece, la posizione assunta dal nostro Governo, diciamo che questa non è stata ben accetta.
D: La caduta del regime di Saddam Hussein quali sentimenti ha provocato tra i suoi amici arabi e nell’opinione pubblica?
R: Si potrebbe aprire un dibattito al riguardo, ci sarebbero molte cose da dire e inoltre i miei amici non hanno un’opinione univoca al riguardo. Potremmo iniziare dalle cose che li accomunano e cioè che entrambi considerano la “caduta del regime di Saddam” come una liberazione per il popolo iracheno, costretto a vivere per molti anni sotto un regime dispotico, tirannico e assolutamente antidemocratico.
Ma come in tutte le cose c’è sempre il rovescio della medaglia, perché la caduta di questo regime va a riversarsi su un’altra situazione, ugualmente drammatica, ossia il conflitto israelo-palestinese. L’Iraq era l’unico Stato che poteva realmente aiutare la Palestina a risollevarsi da questa tragedia, ora non vi è più alcun appoggio da parte dei paesi arabi, tranne che da parte della Siria e dell’Iran.
Tornando al punto in questione, uno dei miei amici considera il breve periodo di governo americano in Iraq, una cosa positiva. Non è della stessa opinione l’altro mio amico che è assolutamente contro qualsiasi forma di governo americana in qualsiasi paese arabo, in quanto, fermamente convinto che l’America vorrebbe il controllo di tutti i paesi del mondo.
Per quanto riguarda l’opinione pubblica, diciamo che non può esprimersi negativamente nei confronti dell’America, legata a questa da interessi economici. Ma nello stesso tempo aiuta ed ha aiutato, in passato, il popolo iracheno, offrendo ad esso un rifugio in terra giordana e sussistenza.
D: Le recenti minacce americane rivolte ad altri paesi dell’area, come la Siria e l’Iran, destano preoccupazione lì?
R: Preoccupazione? Sì, senza dubbio. È un gioco matematico: l’America ha messo fuori gioco lo stato che più le dava fastidio, l’Iraq, uno stato che si reggeva da solo, che non voleva essere controllato da forze esterne; una volta liberatosi di questo, non rimane che liberarsi degli altri due stati che più destano preoccupazione, la Siria che anch’essa si regge da sola, e l’Iran, il più forte stato indipendente dal punto di vista religioso. Una volta messi fuori gioco anche questi stati, gli unici rimasti a poter offrire un aiuto alla Palestina, l’Iran perché stato musulmano, la Siria perché vorrebbe riconquistare il Golan (toltogli da Israele nel 1967) la Palestina non potrà più contare sull’appoggio di nessuno e l’America finalmente otterrà ciò a cui ha sempre aspirato: la terra che va dal fiume Nilo all’Eufrate. Basta dare un’occhiata alla cartina geografica per rendersi conto che, in tal caso, andrebbero assoggettate: la Palestina, il Libano, la Giordania, la Siria e l’Iraq.
D: Ha notato cambiamenti nell’atteggiamento dei giordani verso gli occidentali dopo l’inizio delle ostilità?
R: No, assolutamente non ci sono stati cambiamenti nei nostri confronti. 
D: Nel ringraziarla e nell’augurarle una buona permanenza in quel magnifico paese che la ospita le chiediamo se c’è qualcosa che vuole aggiungere.
R: In effetti c’è una cosa che vorrei aggiungere: i miei amici mi hanno parlato di un’organizzazione sionista, la LUBI SUHYUNI. Non so se ne avete mai sentito parlare, è un’organizzazione capeggiata da ebrei ricconi che vivono in America e che, pare stiano spingendo l’America a fare guerra alla Siria e all’Iran in modo che la Palestina non potrà più contare sull’appoggio di nessuno, per potersi così prendere la terra che va dal Nilo all’Eufrate. Come già vi ho detto in precedenza, sicuramente muoveranno guerra alla Siria o all’Iran, imbastendo la solita storia della bomba atomica. Un’altra cosa: la Giordania prende il petrolio “agratise” dall’Iraq perché è il solo paese per il quale l’Iraq può passare per fare operazioni di import-export.
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