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Sommario anno XII numero 5 - maggio 2003

 ATTUALITÀ E COSTUME
Il paese invisibile
(Federico Greco
albertinoelulla@hotmail.com) - Ormai ci siamo abituati, sentire la voce del giornalista televisivo che scandisce in maniera abulica il numero delle vittime di incidenti stradali, non ci turba più; ma attenzione, la nostra non è becera indifferenza, ma semplice assuefazione a ciò che si manifesta con tragica, disarmante ripetitività.
Ogni anno, nella sola Italia, si piangono circa 6.000 morti (cifra purtroppo approssimata verso il basso), vittime della casualità, della velocità, dell’imprevisto sempre in agguato e della idiozia.
La domanda che più spesso ci poniamo è come si possa porre un freno a questa sciagurata situazione.
Le contromosse che i vari governi, in collaborazione con le forze di Polizia, hanno adottato nel corso degli anni non sembrano essere in grado di arginare questo fiume di sangue che regolarmente si riversa su strade ed autostrade.
Cominciò il non rimpianto ministro Ferri, con l’introduzione di limiti di velocità in autostrada (prima di questo provvedimento vigeva il concetto di “guida prudente”, senza che i confini di questa “prudenza” fossero delineati.) e strade a scorrimento veloce.
                       
Passando, poi, all’obbligatorietà delle cinture di sicurezza, all’introduzione di autovelox (strumenti per la rilevazione di un veicolo in movimento) sempre più precisi, evoluti e “nascosti” , di etilometri (strumenti delegati alla misurazione del tasso alcolico presente in un individuo) per arrivare alla nuova “trovata”, le luci accese anche di giorno in autostrada e in strade a scorrimento veloce, nelle quali i due sensi di marcia siano divisi da barriera (per esempio il GRA).
Vorrei partire da questa ultima norma. Credo sia importante ribadire che in città e sulle maggior parte delle strade, le luci non vadano accese. Vedo ancora tanta, tantissima confusione a questo riguardo. L’esperienza inglese, da sempre molto attenta alla sicurezza stradale, ci ha mostrato come tale rimedio non abbia migliorato affatto la situazione, risultando perlopiù inutile. In seconda istanza la durata delle lampadine si riduce drasticamente con un minore longevità della batteria.
Le cinture di sicurezza, invece, si sono dimostrate valide, in alcuni contesti validissime, nel contenere i danni derivanti da incidenti, anche gravi. Oggi ve ne sono modelli altamente sofisticati, quelle cosiddette con “pretensionatore” che migliorando l’ancoraggio del corpo al sedile, ritenendolo, però, in maniera meno brusca, garantiscono risultati ancora migliori. Complementari alle cinture di sicurezza sono gli airbag, quelli comunemente chiamati “palloncini gonfiabili”, che contribuiscono in maniera determinante ad elevare lo standard di sicurezza di una vettura.
È importantissimo ricordare che airbag, senza le cinture indossate, può provocare lesioni gravissime, anche con urti a bassa velocità. Cerchiamo di capire, in maniera semplice, il perché. L’airbag è collegato ad un dispositivo, normalmente azionato da una piccola carica esplosiva, che, in caso di impatto, fa gonfiare il cuscino. Questo cuscino si apre ad una velocità elevatissima, stimabile nell’ordine dei 300km/h, quindi con una violenza notevole. La cintura ha il compito di contenere il corpo in maniera tale che il conducente “urti” il cuscino quando questo è in fase di sgonfiamento. Senza la cintura indossata il corpo, nella maggior parte dei casi il volto del conducente, viene colpito (nel vero senso del termine) dall’airbag in fase di gonfiaggio ( ad oltre 300km/h !!!), con tutte le conseguenze, spesso gravissime che ne possono derivare.
Spesso sul banco degli imputati viene posta l’alta velocità.
Che all’aumentare della velocità aumentino le difficoltà di controllo del mezzo e, in virtù di questo, crescano i rischi di incedente, è fuor di dubbio. È però altrettanto fuor di dubbio che da sola la velocità sia difficilmente la causa scatenante di incidenti. Ma questa è un’annosa questione che da tempo divide opinione e critica, sarebbe quindi troppo pretenzioso da parte mia cercare di “trovare la verità” nel poco spazio che ho a disposizione. Solo una considerazione vorrei fare in proposito. Se il limito massimo consentito è quello di 130 km/h, perché si continuano a costruire macchine che superano abbondantemente tale velocità… si sa, l’occasione fa l’uomo ladro.
In Giappone, per esempio, tutte le autovetture sono limitate elettronicamente a 180 km/h e la potenza massima non può superare i 280 CV (che è comunque una potenza piuttosto elevata). Infine la prevenzione. Andrebbe già a priori contestato il termine, infatti “prevenire” , almeno nella accezione che il vocabolario ci fornisce (impedire che qualcosa avvenga o si manifesti, provvedendo adeguatamente in anticipo) cozza in maniera manifesta con la strategia degli organi preposti alla controllo della sicurezza stradale, che tendono a reprimere, nascondendosi e appostandosi in luoghi nascosti alla vista.  Solo se vi è una certezza di una pena e solo con una forte presenza delle forze dell’ordine sulle strade, si può sperare di migliorare la situazione. Nascondere un autovelox dietro ad un cespuglio non sortirà nessun effetto, se non quello di rimpinguare le casse dei comuni o dello Stato. L’automobilista deve sapere che ad ogni infrazione corrisponderà una sanzione. Il ricevere una contravvenzione a casa, tre mesi dopo che si è verificato il fatto, a cosa serve??!!!
Concludendo, rispettiamo le norme e otterremo risultati, indossiamo la cintura sempre e comunque e non per timore di incorrere in un vigile (che spesso, tra l’altro, lascia correre!!) ma perché ci possono salvare la vita. Che ognuno rispetti il suo ruolo, l’automobilista sia prudente ed il poliziotto coscienzioso, solo così, forse, finirà di sparire un piccolo paese ogni anno!!
 ATTUALITÀ E COSTUME

Sommario anno XII numero 5 - maggio 2003