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Sommario anno XII numero 6 - giugno 2003

 I NOSTRI PAESI - pag.4

grottaferrata
Le fortezze 
(In particolare quella di S. Nilo) (parte settima)
(Massimo Medici) - Si è parlato di fortezze, di merli, di armi medievali, di archibugi e dell’influenza che la polvere da sparo ha esercitato sulla progettazione e costruzione delle fortezze.
Abbiamo visto di come si fossero evolute per resistere alle nuove armi che via via si andavano inventando in conseguenza del sempre maggior utilizzo di quella miscela esplosiva e di come si fossero trasformate per accoglierne altre destinate al loro interno. È bene, ora, trattare di alcune specifiche caratteristiche, sia architettoniche che militari, riguardanti la nostra fortezza di Grottaferrata.
Attualmente si accede all’Abazia attraverso una grande porta rivolta verso la cittadina. Ma questa entrata è posteriore alla costruzione della muraglia del castello, poiché originariamente si accedeva sulla sinistra e solo dopo aver attraversato il ponte levatoio che conduceva a quella grande porta rivestita da una lamiera metallica cosparsa di grossi chiodi. Corazzatura necessaria per renderla inattaccabile dal fuoco in caso di assedio.
Ma facciamo un passo indietro per abbracciare con un solo sguardo quest’opera al fine di osservarla con l’attenzione che merita. S’è detto che la si poteva raggiungere solo attraverso un ponte levatoio laterale alla cinta, ma frontale alla porta stessa. Guardiamo, ora, come questa era difesa: era sormontata da merli posti al sommo della rocchetta, e talmente alti da garantire un’accelerazione notevole alle pietre ed ai massi che potevano essere lanciati dagli assediati, proprio al di sopra della grande porta corazzata. Ma s’ha da fare un’altra considerazione: i difensori non stavano solo al di sopra degli assedianti (come è normale che fosse), ma avvalendosi del fatto che la parte più alta della rocchetta sporgeva di circa un metro all’esterno, stavano anche sull’esatta verticale di quelli. Tra i merli, costruiti come s’è detto a sbalzo sulle mura, erano ricavate quelle “caditoie” delle quali e del cui uso abbiamo trattato nell’articolo precedente. Erano queste dei fori circolari dissimulati tra un merlo e l’altro, ricavati in parte nel muro verticale del parapetto, ed in parte nel pavimento e circondati da un piccolo bordo di mattoni che aveva lo scopo di impedire che qualche soldato, durante il turno di guardia notturno, vi mettesse inavvertitamente un piede. Ma continuiamo nello studio della difesa della porta: essa era sormontata dalla muraglia alla sua destra che poteva, quindi, essere usata per battere gli assalitori d’infilata laterale, proprio nel momento in cui questi erano intenti a tentare di sfondarla con gli arieti. E fin qui stiamo parlando di armi medioevali.
Guardando, però, con attenzione ai lati della porta ed in basso sia a destra che a sinistra, vediamo quelle strane feritoie il cui uso è stato descritto precedentemente. Esse erano ad altezza d’uomo ed unitamente alle caditoie difendevano la porta principale con quel misto di tecniche ante e post invenzione della polvere da sparo della quale si è ampiamente già parlato.
Al di sopra vi sono due fori attraverso i quali rientravano le catene del ponte levatoio, quando questo era alzato.
Ma il cardinale della Rovere, uomo di gusto, oltre che di spada e di chiesa, non dimenticò di ornare con svariati bassorilievi entrambi gli stipiti, facendoli sormontare dalla scritta IVL CARD OSTIEN che letta interamente e senza abbreviazioni vuol dire “Iulianus Cardinalis Ostiensis”. Il riferimento ad Ostia è motivato dal fatto che, oltre ad essere Commendatario dell’Abazia di S. Nilo, Giuliano Della Rovere (futuro Papa Giulio II) aveva anche incarichi pastorali nella vicina Ostia.
A destra e a sinistra della scritta si scorgono due “cornucopie” intrecciate fra loro, due per ogni lato, simbolo di abbondanza e di fortuna che, allora come adesso, è bene abbinare alla sorte delle armi.
Al di sopra di tutto ciò si ammira un frontone triangolare che copre, quasi fosse un tetto, tutto il portale.
A questo punto per descrivere compiutamente tutta la notevole opera, è utile far cenno dei bassorilievi che la incorniciano. Salgono, da entrambi i lati due esili tronchi che, dal basso, si spingono verso le cornucopie: sono l’Arma della famiglia Della Rovere alla quale il cardinale Giuliano apparteneva. A sinistra si scorge la figura di un elmo in verità disegnato con molti particolari di aspetto elegante. Poi una faretra, un cannone incrociato con un arco ed entrambi coperti parzialmente da una frombola. Andando ad osservare ancora più in basso scorgiamo (un po’ consunti dai secoli, per la verità) uno scudo e due lance incrociate e, poi, una corazza ed ancora lance.
Dalla parte opposta, sempre partendo dall’alto verso il basso, un elmo anch’esso molto elegante, un’altra faretra, un altro arco ed uno scudo, una spada, due schinieri, una picca, un’altra faretra ed una corazza.

frascati
Mostre fotografiche alle Scuderie Aldobrandini
(NR) -
Il rilievo assunto dalle Scuderie Aldobrandini del Comune di Frascati nel circuito museale nazionale è nuovamente confermato dalle tre mostre fotografiche presentate lo scorso martedì 13 maggio. Si tratta di Afghanistan Zero di Simon Norfolk, Attraverso l’Afghanistan di Riccardo Venturi e Star City a cura di Colors Magazine. Queste tre suggestive esposizioni d’autore rientrano nel festival internazionale di Roma “FotoGrafia”, che per  l’occasione ha eletto come unica sede esterna la Città di Frascati. Il festival, promosso dal Comune di Roma e prodotto da Zone Attive, si avvale per le mostre ospitate alle Scuderie Aldobrandini della collaborazione dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Frascati. Le esposizioni saranno visitabili fino a domenica 22 giugno 2003. Il catalogo dell’edizione 2003 di “FotoGrafia” sarà pubblicato da Federico Motta Editore.
Il paesaggio afgano catturato da Simon Norfolk, vincitore dell’European Awards nel 2002, è senza tempo e dimensione. Venticinque anni di guerra hanno creato una bizzarra stratificazione temporale nelle stesse rovine. Se dopo il Rinascimento artisti come Lorraine e Friederich hanno rappresentato l’inevitabile declino delle più importanti civiltà come contraltare all’eternità di Dio, Norfolk in Afghanistan Zero contrappone alla piccolezza degli uomini l’onnipotenza delle armi moderne. Dieci foto di grande formato conducono l’osservatore in un paesaggio assurdo e surreale. Lo stesso paesaggio che fa da sfondo alla vita quotidiana di tanti uomini, donne e bambini.
La mostra di Riccardo Venturi, vincitore con i suoi reportage del World Press Photo nel 1997, ci porta a scoprire altri aspetti di questo Paese ferito: la sua cultura antichissima e la sua bellezza commovente. Pochi fotoreporter hanno trascorso tanto tempo in Afghanistan. I ventuno scatti di Attraverso l’Afghanistan nascono da questo rapporto intenso, dettato dalla necessità giornalistica e consolidato dalla voglia di conoscere il paese. Dal regime dei Talebani all’ultima guerra. Dai bazar di Kabul alla pigra Jalalabad. Dai bunker di Al Qaeda a Tora Bora alla mistica moschea di Mazar I Sharif. Dalla quiete dei villaggi Uzbeki del Faryab allo spettacolo di Band I Amir, un lago a 3.000 metri d’altezza.
La Città delle Stelle (da qui il titolo della sezione Star City) è stata costruita nel 1960 in una foresta di betulle vicino Mosca, per sviluppare il programma spaziale sovietico. Nel 1961, dopo il corso di addestramento nella Città delle Stelle, Yuri Gagarin fu catapultato nello spazio: era il primo essere umano a lasciare il pianeta. Quattro anni dopo, Alexei Leonov si avventurò fuori dalla sua capsula orbitante, diventando il primo cosmonauta a passeggiare nello spazio. Quarant’anni dopo, la comunità è ancora lì: i bambini frequentano la stessa scuola e gli anziani si iscrivono allo stesso circolo cinofilo. Presso Star City, dal 25 aprile al 5 maggio 2002 ha seguito l’addestramento per la missione Marco Polo l’astronauta Roberto Vittori, che con il vettore russo Soyuz ha raggiunto la stazione spaziale internazionale ISS. Roberto Vittori è astronauta ESA (Agenzia Spaziale Europea) di nazionalità italiana. L’ESA ha il suo stabilimento italiano, ESRIN, proprio a Frascati. Ancora oggi Roberto Vittori è spesso ospite dell’ESA di Frascati dove svolge attività di divulgazione scientifica. Nove le foto di grande formato in mostra.
“FotoGrafia” - Fino al 22 giugno 2003 - Scuderie Aldobrandini – Piazza G. Marconi, 6
Orari: dal martedì al venerdì 10-18; domenica e festivi ore 10-19. Lunedì chiuso.
Per informazioni: 06/9417195.

 I NOSTRI PAESI - pag.4

Sommario anno XII numero 6 - giugno 2003