rocca
di papa
La
stampa locale va
(Gianfranco Botti) - Prendi Rocca di Papa, mai fattasi il
sangue amaro per un mancato riconoscimento di una fama di dotta, tipo
Oxford.
Al presente sforna tre giornali locali. Chapeau! direbbero in Francia.
Tanto di cappello! Diciamo noi. Anche per la puntualità che rispettano.
Bimestrale per la Spiga e Il Notiziario, mensile per il Segno. In verità
quest’ultimo la sta incontrando difficoltà, di tipo finanziario, come
capita. L’ha scritto con franchezza, merce sempre rara, nel pubblico e
nel privato. Come sempre, quando si apprendono difficoltà - individuali o
di gruppo - se non si è cattivi o invidiosi segue rammarico. Nella
fattispecie, rammarico per la vocazione giornalistica di Andrea
Sebastianelli, espressa precocemente dai tempi de’ il Rocchigiano. Col
rammarico, segue pure chiarezza. Se il Segno stenta, allora non è
agganciato a nessuno. Come s’andava insinuando dal suo apparire, in
buona o in mala fede. È sicuramente giornale di sinistra, con tutte le
perplessità d’espressione che oggi affannano la sinistra. Altrettanto
sicuramente non è strumentalizzato, ha ambizioni: va oltre il locale,
sente e ricerca il comprensoriale. È aperto: non solo politica, anche
cultura, in senso lato intesa. Merita auguri, glieli faccio. Non senza,
però, sbilanciarmi in una constatazione amara e confortante insieme.
Poichè ogni giornale è lo specchio del fondatore, Il Segno difficilmente
navigherà nell’oro. Sebastianelli è uno di quelli che non praticano il
compromesso, strumento gettonatissimo per aggiustare i bilanci. Se il
Segno è ispirato dalla politica, chi proprio non può farla è Il
Notiziario, impedito in quanto portavoce del comitato di quartiere Le
Vigne-Sacramento. D’obbligo, allora, attenzione concentrata sul
territorio, con segnalazione di problemi e indicazioni di soluzioni.
Ordinario rapporto tra una qualsiasi amministrazione e una qualsiasi
periferia.
Tuttavia, se il giornale zonale non può assennatamente immettersi
politica comunemente intesa, manifestazione di molteplicità e conflitto,
pure la politica impeccabilmente si pone, nell’altra eccezione, quella
riferita alla cura della realtà comune. Per la stoffa di Simonetta
Spaccia, che ha ripreso e rilanciato il giornale fondato con lungimiranza
da Aldo Maria Marchese.
L’approfondimento sociologico che in vecchiaia sto compiendo mi fa
consapevole del disturbo che arreco alla Presidente ogni volta che ne
scrivo bene. Il che (tra parentesi) capita spesso, seguitando ella a
meritare, per quanto fa, per come lo fa. Disturbo che si rappresenta in
freddezza per l’elogiata. Infatti, sta scritto: “non per i tuoi
difetti sarai invisa, essi consolano; per le tue doti raccoglierai
malanimo, esse fanno da specchio”. Chi riceve elogi suscita
insofferenza, che allontana la collaborazione altrui, di cui abbisogna chi
agisce tanto e bene. Una collaborazione fiacca impedisce di fare di più e
di meglio, con abbassamento di tono collettivo. Di ciò, ripeto, ho
nozione. Pur lo scrivo, con la speranza che la ragione prevalga
sull’istinto (specialmente femminile), e ci si convinca che appoggiare
chi comunitariamente fa bene non è riduzione di personalità, è buon
senso civico.
Altro giornale locale che non fa politica, ma per libera scelta, è La
Spiga. Tutto amministrazione e localismo, è un giornale di ristretta
redazione, anzi ristrettissima. Dagli ultimi numeri sembra
“a una penna”
sola. Autoreferente a chi lo
fa, come un guanto alla mano. Pregi: carta, colori, distribuzione (che più
curata non si può). Limiti: visione unilaterale, orizzonte ridotto,
ricerca di consensi. Nonché la pretesa, sfumatamente supportata, di
rappresentare la parrocchia storica. La quale parrocchia, per la storia,
un suo giornale l’aveva, iniziato con don Giuseppe Gianfranceschi,
continuato con don Giancarlo Schiboni, dismesso con don Giovanni Busco
all’indomani dell’erezione della seconda parrocchia ai Campi. Era,
Comunità Parrocchiale, un buon prodotto, raffinato, per annuncio
religioso, aggiornamento pastorale, cultura locale. La cui cessazione
seguita a stupire chi sa che il cardinale Ruini incita i cattolici a
penetrare nei media e a non perdere la partita dell’informazione. Chi ha
a cuore determinate tematiche, tipo l’enciclica del Giovedì santo,
sarebbe interessato, se non conoscesse la reticenza d’ambiente, a sapere
se il giornale sia stato strozzato a Rocca o a Frascati. Comunque, una
perdita. Considerato che l’iniziativa giornalistica accentrata della
Curia, annunciata come alternativa alla produzione locale, s’è presto
rilevata inconsistente, per contenuti e vitalità. Non è facile portare
avanti un giornale. Se manca ispirazione.
La rassegna della stampa locale di Rocca di Papa non sarebbe completa se
non contemplasse anche questo giornale, Notizie in... Controluce, che dal
2000 accoglie mie puntuali corrispondenze. Che verranno pure scolorite, ma
si staccano da conoscenza e attaccamento. Riguardo agli spicchi in
dialetto, non ho difficoltà a ribadire che li confeziono con il solo
scopo di costituire una documentazione di un valore - il dialetto, appunto
- che va inesorabilmente esaurendosi. Ma il dialetto va tutelato. È un
distillato di secoli, collega alle radici, racconta le vicissitudini,
soprattutto le tribolazioni dei nostri antenati.
Allora, ogni sforzo di fissarlo e lasciarne traccia è positivo, specie
se, nel farlo, non traspare supponenza alcuna. Riguardo alla
comprensibilità del dialetto, sulla quale ogni tanto qualcuno perplesso
mi interpella, si abbia presente che tre sono le difficoltà che esso
presenta: scriverlo (non c’è grammatica), stamparlo (non sono previste
correzioni), leggerlo (non tutti sono pratici, anche in lingua).
Controluce lo sa, e sta pensando, per il dialetto, ad audiocassette
allegate.
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