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Sommario anno XII numero 6 - giugno 2003

 COSTUME
Salute… in fumo
(Federico Greco -
albertinoelulla@hotmail.com) - Da status symbol a feccia dell’era moderna, da affascinante e provocatoria ad esecrabile, questa è stata l’evoluzione della sigaretta negli ultimi decenni.
Dapprima, anche grazie ad una grande prodigalità, ogni film era ricco di richiami alle “bionde”, così come le chiamano i loro estimatori, era impensabile immaginare i duri uomini del far west senza un mozzicone di sigaro serrato tra le labbra. Oramai è considerato peccato persino parlarne in  maniera troppo esplicita, negli Usa chi fuma è considerato alla stregua di un delinquente della peggior  risma ed ora anche in Italia, con il solito endemico ritardo, si è deciso di rendere dura la vita degli oltre 12 milioni di fumatori.
Disegni di legge si sono affastellati sugli scranni di parlamento e senato e ora, finalmente, pare si sia giunti ad un testo che soddisfi tutti e, quindi, destinato a diventare legge nei tempi  da essa stabiliti.
Credo sia pleonastico ricordare, seppure a grandi linee, i temi guida della nuova legge, ma, sinteticamente, possiamo dire che il fumo nei luoghi pubblici o privati aperti al pubblico, sarà totalmente bandito, salvo alcune eccezioni (ex. disponibilità di sale per fumatori e non fumatori).
Come abitudine, l’Italia si è spaccata in due, con una maggior propensione nel benedire la nuova legge, ma con una feroce rivolta (ovviamente solo intellettuale) da parte di chi alla sigaretta non sa o non vuole proprio rinunciare.
Che il fumare abbia una stretta, strettissima relazione con le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare con il volgarmente chiamato cancro al polmone, è un dato di fatto, così come è pure  incontestabile che ogni anno circa 90.000 persone, l’equivalente di una medio-grande cittadina di provincia, muoiano per cause senza ombra di dubbio correlate al fumo. Su questo punto si è un po’ tutti d’accordo, sia che si fumi o no, mentre lo snodo su cui tanto si dibatte è il fumo passivo.
La maggior parte degli studiosi è propensa ad abbracciare la tesi secondo cui il fumo passivo sia dannoso per chi è costretto a respirarlo, mentre una piccola nicchia tenta di rimanere aggrappata con le unghie alla tesi opposta. Sempre più frequenti, purtroppo, sono i casi di persone affette da malattie tipiche dei fumatori non perché essi stessi siano dediti all’uso del tabacco, ma bensì perché frequentanti ambienti in cui tale pratica è molto diffusa.
Fino a qui nulla di nuovo, come si usa dire, ma, se ci si sofferma solo per qualche istante sull’argomento, approfondendolo, se ne possono trarre interessanti spunti.
Lo Stato ogni anno spende centinaia di milioni di euro per la cura di malati affetti da malattie respiratorie, quindi in virtù di questo ha optato per “il giro di vite” di cui sinora abbiamo trattato, fino qui tutto bene, ma se le sigarette ed il tabacco in genere creano un tale nocumento allo Stato, perché lo stesso ne permette la libera vendita???? E ancora, perché venderle per poi vietarle? vista dalla parte di un fumatore la cosa deve risultare alla stregua del supplizio di Tantalo…
Il ministro Sirchia, interpellato proprio in merito a tale considerazione ha risposto che purtroppo vi sono interessi molto grandi nel mondo del tabacco e che vietarne la vendita comporterebbe una grave perdita di capitali per lo Stato. Beh, se si antepone il vil denaro alla salute del cittadino allora tanto vale che si vendano liberamente anche cocaina, eroina e chi più me ha più ne metta così da rimpinguare ancora di più le casse dell’erario.
Siamo di fronte ad un paradosso, sintetizzabile più o meno così: il fumo fa male e costa tanto allo Stato curare i malati che questo provoca, lo Stato spende moltissimo per le campagne di prevenzione, vara nuove leggi, ma continua a permettere la libera vendita dei tabacchi perché altrimenti ne deriverebbe un danno economico per l’economia… la cosa è talmente contorta da disorientare chiunque.
In seconda battuta mi viene da pensare perché si combatta il fumo e non l’alcol, che arreca, all’economia e a chi ne abusa, danni pari se non maggiori di quelli del fumo.
La risposta più frequente che i rappresentanti del Governo forniscono è che se si beve si danneggia solo se stessi, mentre se si fuma si danneggiano anche le altre persone presenti… ma come, mi domando, non esiste da qualche parte una norma che stabilisce che nessuno può volontariamente procurare danno a sé stesso??? e ancora, se un ubriaco, come spesso accade, prede il controllo del suo mezzo, sterminando magari una intera famiglia sulla strada delle vacanze non crea un danno anche agli altri????!!!!!!
Meditate gente, meditate!!
 COSTUME

Sommario anno XII numero 6 - giugno 2003